Capitolo 46. Vivere
Un sole caldo,
si levò placido all’orizzonte, illuminando di bellezza anche quella nuova
giornata. In un solo mese, tutto il polveroso pianeta di No-Mans-Land, si era
tramutato in un rigoglioso e verdeggiante pianeta blu. Le zone desertiche ora,
si erano ridotte solo a luoghi isolati del pianeta, mentre per tutto il resto,
erano montagne, colline, grandi foreste, boschi, vallate, praterie, mari,
laghi, fiumi, torrenti, ruscelli canterini. Si erano perfino formati sia a Nord
che a Sud del pianeta, i ghiacciai eterni, esattamente come due poli distinti.
Tutto il rigenerato pianeta, ricordava in maniera impressionante l’antica Terra,
e a detta di ciò che avevano sempre sostenuto gli spiriti plant, ricordava
molto anche Anthares.
In quei
giorni passati velocemente, dopo la fine dell’ultima Grande Guerra contro Don
Deviler, le persone avevano ripreso con pacifica ed impegnata routine, le loro
vite in ogni dove, continuando prolifere a moltiplicarsi, migliorare le qualità
e le comodità delle città, con stavolta la differenza, di non usare mezzi
invasivi o nocivi per il rinato pianeta, ma altresì rispettandone l’equilibro
con mezzi e tecnologie che ne usano le potenzialità, rispettandone la purezza.
Molto di ciò era possibile grazie alla presenza dei plant, ed ai loro speciali
poteri fusi con la terra, che consentivano questa importante possibilità, tra
sviluppo e rispetto della natura. Ed un po’ era anche merito di molti anziani
uomini, discendenti dai coloni della Terra, che ricordavano bene ciò che era
stato loro raccontato ed insegnato, circa la morte del loro mondo d’origine,
per la stessa mano dell’uomo, che con crudeltà ed ignoranza, ne aveva
prosciugate fino all’ultimo, tutte le risorse e le energie vitali. Grazie a
questi ricordi, si era sparsa a macchia d’olio la consapevolezza e la
sensibilità necessarie a non commettere più gli stessi errori del passato, ma a
trovare soluzioni alternative e meno egoistiche, per poter vivere bene quella
nuova possibilità di vita. Oltre alle grandi e fiorenti città, si erano formati
anche molti e vasti paesi di campagna e periferia, e anche diversi piccoli
villaggi più nascosti e sperduti tra le vallate ed i boschi. Proprio uno di
questi piccoli paradisi pacifici, era divenuto la nuova casa ove mettere
definitivamente radici, per i discendenti dei coloni SEEDS, che assieme al
maestro, avevano costruito un tranquillo villaggio, in un angolo verde di pace,
dove poter vivere finalmente con serenità. Insieme a loro, si erano stanzianti
a vivere in maniera definitiva, lontani dagli occhi del resto dell’umanità,
anche Vash, Meryl, Knives, Milly e Wolfwood. Il reverendo, era divenuto il
pastore del villaggio, costruendo di suo pugno, pietra dopo pietra, la chiesa
del luogo e la sua casa dove vivere con Milly, che rimastagli fedele accanto,
l’aveva seguito e sostenuto in ogni cosa. Ad aiutarli in questo progetto,
c’erano stati anche Vash e Meryl, che insieme a Knives, avevano dato vita ad un
luogo di raccoglimento e pace interiore per chiunque avesse avuto bisogno. Vash
e Meryl poi, avevano provveduto aiutati dai loro amici, a costruire una casa
dove poter vivere insieme, insistendo inizialmente, perché Knives restasse a
vivere con loro. Ma egli fu irremovibile a tal proposito, preferendo invece
l’ospitalità di Wolfwood e Milly, in una delle tante stanze presenti nella
“Casa Madre” adiacente alla Chiesa. Preferiva vivere da solo, seguendo comunque
il fratello in ciò che gli chiedeva di fare per aiutarlo, iniziando pian piano
e con fatica, a rapportarsi con la gente del villaggio che lo conosceva bene
sapendo tutta la storia. Quel mese era servito molto a Knives, per fare i conti
con sé stesso e guardare in faccia la vita senza nascondersi.
Il primo giorno che era giunto a Flowers
Village, questo il nome che gli abitanti avevano scelto, era stato guardato
inizialmente con terrore e smarrimento. Aveva letto negli occhi di tutte quelle
persone, il dolore e la paura più profondi. Si era stretto nelle spalle,
abbassando lo sguardo a terra, già sopraffatto dalle voci di coloro che aveva
mietuto, divenute più forti e insistenti, sotto a quegli sguardi spaventati.
-Benvenuto
a casa, Knives!-
La voce
roca e profonda, la piccola mano rugosa e callosa, tesa verso di lui, l’avevano
fatto alzare di scatto a guardare chi, tra tutti, era riuscito ad andare oltre.
Era stato quel piccolo ometto dal sorriso saggio, che tutti, Vash compreso,
avevano sempre chiamato ‘Maestro’. Il discendente degli anziani che in passato avevano vegliato sui coloni
dormienti, sulla nave madre SEEDS, assieme a Rem e la squadra di pilotaggio. Il
solo che non aveva mai avuto un singolo momento di dubbio o smarrimento nelle
sue convinzioni, circa tutta quella dolorosa storia.
-…- Knives
non era riuscito a rispondere, troppo sopraffatto da quel momento, e
dall’incredibile stupore, dovuto al fatto che, una volta stretta quella piccola
mano con la sua, le voci nella sua testa, si erano chetate, lasciandolo libero.
Il resto lo
fece il tempo, la buona volontà di Vash e Meryl nei suoi confronti, e il lento
avvicinarsi alla sua persona da parte dei paesani. Knives aveva partecipato
alla costruzione della Chiesa di Wolfwood e Milly, senza farsi troppo pregare,
lavorando e sudando quasi sempre in silenzio, lasciandosi guidare e trasportare
da ciò che sentiva nel suo io, e da ciò che provava in quelle condizioni per
lui nuove e sconosciute. Era stato spesso coinvolto, in risate e chiacchiere
attorno al fuoco alla fine di ogni dura giornata di lavoro, aveva imparato a
mangiare il cibo che produceva la terra e che preparavano gli uomini,
trovandolo buono, e non disgustoso come invece si era sempre convinto.
Assaggiare per la prima volta i liquori era stata fonte di strane sensazioni
per lui, e grasse e divertite risate per Vash e gli altri, nel vederlo
completamente in balia di quell’afrodisiaco ma anche dannato nettare degli
uomini. In quelle sere a riposare sotto le stelle, Knives aveva più che altro
ascoltato il fratello ed i compagni, raccontare, ricordare o ridere di
qualsiasi cosa, senza intervenire praticamente mai, sempre con quell’aria seria
e quasi imbronciata in viso. Nessuno però, l’aveva mai forzato a comportarsi in
modo diverso, e Vash spesso gli ripeteva che ci voleva tempo, non c’era fretta
per potersi aprire al mondo ed agli altri. Lentamente, quelle allegre serate
attorno al fuoco, dopo il duro lavoro giornaliero, erano state sempre più
animante dalla gente del villaggio, che si univa loro nella cena, nelle risate,
e anche in qualche strampalato canto improvvisato con tanto di chitarra.
Nonostante la perplessità per tutte quelle situazioni nuove, Knives si
ritrovava sempre più a suo agio, al suo posto, come fosse naturale la sua
presenza lì, e la presenza di tante altre creature attorno a lui. La notte non
riusciva ad addormentarsi subito, restando alcune ore seduto sul bordo del
letto, a fissare le lune e le stelle dalla finestra che teneva aperta, immerso
nei suoi tanti pensieri. Il dolore che provava al centro del petto, ogni qual
volta vedeva scene tenere tra Vash e Meryl, lentamente, si stava estinguendo.
Si rendeva conto che, più permetteva a sé stesso di vivere e di immergersi in
quella realtà, e più accettava quel suo amore non ricambiato, tramutandolo pian
piano in affetto disinteressato.
L’ultimo
giorno di lavori, quando si stava sudando parecchio, per montare la pesante
campana di rame, sulla torre principale della Chiesa, successe qualcosa sia
dentro che fuori Knives.
-Ehi! L’hai
vista?- aveva sghignazzato Vash verso Wolfwood
-E’ tornata
anche oggi?- aveva sghignazzato Wolfwood a Vash
-Pare una
cosa seria per lei..- aveva nuovamente sghignazzato Vash
-Mh! Solo
che tuo fratello ha il salame sugli occhi!- sghignazzò nuovamente Wolfwood
-Volete
piantarla di parlare di me, come se non ci fossi?!- si era alterato Knives come
da copione,
I tre,
insieme ad una ventina di altri uomini, stavano tirando con molta fatica, sotto
al sole del mezzogiorno, diverse funi che muovevano un complicato macchinario
di legno e metallo, che serviva ad agganciare e posizionare la grossa campana
di rame, sulla torre principale della chiesa. Nonostante la fatica ed il
sudore, come al solito, da qualche settimana, Vash e Wolfwood, non perdevano
occasione di fare strani commenti con annesse risate, che Knives non riusciva
ancora a decifrare. Il tutto era riferito ad una giovane e graziosa ragazza del
villaggio, che da diverse settimane, sempre all’ora di pranzo o di cena, si
presentava sul luogo dei lavori, portando a Knives un panno morbido per
asciugarsi il sudore, dell’acqua e del cibo preparato da lei. Dal canto suo,
Knives non ci aveva visto niente di ‘strano’, prendendo quelle attenzioni da
parte della ragazza, come le stesse che gli stavano riservando gli altri
paesani, pacifiche ed amichevoli.
-Vorrei
proprio sapere, cosa vi fa tanto ridere! Che c’è che non và, se Elhena mi porta
acqua e cibo? Non mi pare diversa da tutti gli altri!- aveva sbottato
nuovamente il glaciale biondo, tirando con più energia,
-AHAHAHAHHA!!!
Ma l’hai sentito, Vash?!! AHAHAH!!! ‘Che c’è che non và’, dice! Oh, mio
Signore!!! AHAHAHAHHAHA!!!!- scoppiò a ridere Wolfwood tra gli affanni per i
tanti sforzi,
-Ehehehe!
Ma no! Non c’è niente di male, infatti! Solo..ecco..non ti sembrano..attenzioni
più..GENTILI o INTERESSATE, rispetto a quelle degli altri abitanti?^^- gli
aveva sorriso e spiegato Vash,
-…- e
Knives ovviamente, non sapeva proprio cosa rispondere. Un po’ perché non ci
aveva mai fatto caso, e un po’ perché niente di simile gli era mai capitato.
-Non
preoccuparti, fratello! Come ti dico sempre, non c’è fretta! Tu continua ad
ascoltarti, e vedrai che andrà tutto bene!- aveva aggiunto Vash allegro.
-CE
L’ABBIAMO FATTA, AMICI!! LA CAMPANA E’ AL SUO POSTO!!!- aveva gridato un altro
bracciante dall’alto del campanile,
-EVVIVA!!!
BENE!!!-
Mollando le
funi, e lasciando che il meccanismo di aggancio funzionasse, tutti dal basso,
avevano urlato trionfanti e soddisfatti. I lavori per la Chiesa di Flowers
Village erano ultimati, ora che la campana era finalmente al suo posto. Knives
non si era quasi scomposto, mentre tutti, compresi Vash e Wolfwood,
saltellavano ovunque, ridendo e sbraitando la loro gioia per il lavoro
compiuto. Aveva solo fatto un piccolo sorriso compiaciuto, provando
soddisfazione dentro di sé, nel raggiungimento di un obiettivo prefissato
insieme ad altri compagni, dopo aver faticato e sudato con impegno.
-Ahahaha!^^
I miei complimenti, Knives! Hai fatto un ottimo lavoro anche tu!-
Un
asciugamano bianco gli era caduto sul capo, ed una voce argentina e gentile,
alle sue spalle, l’aveva riscosso da quei suoi attimi di piccola gioia
personale. Si volse allora, per vedere così il bel viso delicato e sorridente
di Elhena, che lo guardava con molta ammirazione.
-Grazie..-
bofonchiò un po’ incerto e serio,
Ma Elhena
ormai, era abituata ai suoi modi, comprendeva, sapendo ogni cosa, perché Knives
fosse così difficile da avvicinare, e così, gli si era messa accanto quasi
invisibile, delicata e attenta, stando anche ore seduta nello stesso silenzio
del biondo, tranquilla e serena. Quel ‘grazie’ da parte di Knives, era una
delle tante importanti parole che si era conquistata con pazienza e gentilezza,
senza mai invaderlo nel suo silenzio o nei suoi pensieri, prendendolo per
quello che era, accettandolo senza volere niente di più, che la sua presenza.
Da poco Knives parlava di più, e quel di più era molto spesso con lei. Di
questo Vash e gli altri si erano felicemente accorti, insieme al tenero
interesse silenzioso e mal celato di Elhena, verso Knives. Quante volte,
l’avevano vista arrossire impacciata, se lui si fermava a guardarla più a lungo
del solito nelle loro conversazioni. Oppure, quante volte l’avevano vista
maldestra, farsi cadere dalle mani qualsiasi cosa, se Knives le stava più
vicino del solito.
-Ehm! Ti ho
portato il pranzo! Hai fame?^^ Oggi ho fatto l’arrosto!- aprì il dialogo lei,
con allegria e calore, mostrando a Knives il cestino contenente le cibarie, e
facendogli un sorriso smagliante.
-…- Knives
non rispose subito, prendendosi degli attimi per fissarla pensieroso
“Non ti
sembrano…attenzioni più GENTILI o INTERESSATE, rispetto a quelle degli altri
abitanti?”
Cosa voleva
dirgli Vash, con quelle parole? Che Elhena poteva essere interessata a lui, non
solo come compaesana.. o come amica? Si accigliò maggiormente, mentre il suo
cervello si arrovellava alla ricerca di una comprensione a quelle allusioni,
che però Knives non riusciva a trovare da nessuna parte. Essere gentili e
positivi nei suoi riguardi, poteva essere un conto, anche se aveva avuto non
molte difficoltà a credere che davvero lo stessero accettando tra loro! Ma
addirittura, pensare che una creatura delicata, gentile e bella come
Elhena..potesse..
-!!!-
strabuzzò gli occhi, facendo balzare la fanciulla sul posto
Ma da
quando in qua..pensava ad Elhena, come una creatura bella? Da quando, la
pensava? Si stupì, quasi sconvolse nel prenderne consapevolezza. Non ci aveva
mai badato o pensato su. Si era semplicemente lasciato guidare dal suo io, e
dalle belle sensazioni piacevoli che provava con accanto quella gentile
ragazza. Non si era mai soffermato a guardarne i particolari.
-K-Knives? S-Stai
bene?- la sentì chiamarlo preoccupata, e avvertì il leggero calore di una sua
piccola manina delicata, sfiorarlo su un braccio.
Sbattè le
palpebre, stupito per chissà quale numero di volta di sé stesso, guardandola
poi negli occhi, notando come le sue guance si imporporassero in maniera
esponenziale. Le fece un piccolo sorriso, annuendo col capo:
-Si, ho
davvero molta fame! Andiamo?- le disse semplicemente, lasciando che fosse di
Elhena, il turno di sbattere più volte le lunghe ciglia.
Alla fine,
andarono a sedersi sotto al solito albero dalle lunghe chiome fluenti, dove si
poteva godere di una bella ombra e di un venticello rinfrescante, e come ogni
volta, Elhena disponeva una tovaglia a terra, tirava fuori dalla cesta piatti,
bicchieri e posate e divideva il cibo per lei e per Knives. Mentre la giovane
era impegnata in tutto questo, il biondo non aveva ancora smesso un solo
istante di fissarla intensamente, riscoprendosi attento ad ogni suo più piccolo
gesto, o espressione del viso. La guardò bene, mentre si spostava una ciocca di
biondissimi capelli mossi dietro ad un’orecchio, e mentre continuava a preparare
il tutto, avendo costantemente un piccolo sorriso felice, su quelle labbra così
rosse e dall’aspetto morbido. I suoi occhi blu si muovevano veloci e ridenti
ovunque, fino a volgersi nella sua direzione:
-Ecco! E’
tutto pronto! Tieni, buon appetito! Spero tanto che ti piaccia!^^- la sentì
dire euforica, mentre gli porgeva il suo piatto colmo di carne e insalata,
-Grazie...-
le bofonchiò nuovamente, afferrandolo, osservandone un attimo l’aspetto, per
poi tagliarne una fetta addentandola e masticandola in religioso silenzio,
Elhena come
sempre, prima di mettersi a mangiare a sua volta, lo fissava in un misto di
ansia, preoccupazione e speranza, nel voler sentire cosa ne pensasse. Si
dedicava sempre con tanto impegno alla preparazione di pranzo e cena per quel
ragazzo tanto tenebroso, quanto affascinante.
“Era iniziato tutto per caso, nei
primi giorni dei lavori alla Chiesa. Elhena si era trovata a passare da quelle
parti, proprio all’ora di pranzo con nel cestino solo del pane e del formaggio
con una bottiglia di latte, diretta al bar del centro per il suo turno
pomeridiano di lavoro. Non aveva avuto tempo per mangiare a casa, e così, si
era frettolosamente preparata qualcosa da sgranocchiare prima del suo turno.
Passando spedita nei pressi dei lavori, aveva notato un bel ragazzo biondo,
seduto da solo all’ombra di un verdeggiante albero, che fissava con aria
assorta nel vuoto. Si era fermata a guardarlo con più attenzione, attirata
anche dalle grida di altra gente che partecipava ai lavori, e stava in quel
momento mangiando allegramente in compagnia, notando tra quella gente Vash e il
reverendo Wolfwood. Facendo due più due, capì che il biondo solitario era senza
dubbio Knives. Allora, si era avvicinata a lui timida e titubante, spaventata
all’idea di esser cacciata via in malo modo.
-E-ehi..hai fame? Perché non mangi
con gli altri?- aveva esordito così, chinandosi di poco verso di lui, una volta
accostatasi al tronco dell’albero,
-…- per tutta risposta, il primo impatto, Elhena lo ebbe con gli occhi glaciali di Knives, che inizialmente la spaventarono molto, per il freddo che vi leggeva dentro. Poi però, lo vide tornare a guardare nel vuoto, fare un sospiro profondo e mutare espressione. Sembrava davvero triste.
-Oggi non mi và di stare in mezzo a quel casino..- le
aveva poi detto, in maniera naturale, facendole capire, che l’allegria e
giovialità di tutte quelle persone riunite, lo mettevano davvero a disagio.
L’aveva guardato preoccupata, e poi
con comprensione. In fondo, la sapeva la storia di Vash e Knives, e immaginava
le non poche difficoltà che quest’ultimo si doveva trovar ad affrontare con sé
stesso, e quella nuova condizione di vita a lui sempre rimasta sconosciuta.
-Allora senti..- fece poi con un
sorriso gentile, sedendogli accanto, posando la cesta sulle gambe -..vuoi
dividere il pranzo con me?^^ Non è molto..è solo del pane con formaggio e
latte..però è molto buono! Eh eh!-
-…- l’aveva guardata sorpreso da
quel gesto così gentile. In fondo erano due perfetti sconosciuti.
-Ah! E non preoccuparti! Non ti
disturberò affatto! Me ne starò tranquilla ed in silenzio. Eh, eh, eh! Anche a
me piace godermi spesso la pace di ciò che mi circonda! Tieni! Buon
appetito!^^-
Mentre parlava allegra, aveva aperto
la cesta, diviso pane e formaggio, e allungato una mano per dare a Knives la
sua parte.
-…- lui la guardò ancora con
stupore. Quella ragazza, stava davvero dividendo il suo cibo, con uno
sconosciuto? – Ma tu..lo sai chi sono io?- le chiese titubante, prendendo tra
le mani il cibo che gli veniva offerto.
-Eh? Certo che lo so, anche se non
ci conosciamo di persona!^^ Tu sei Knives! Il fratello di Vash! Piacere di
conoscerti, io mi chiamo Elhena!- per tutta risposta, la ragazza gli tese una
mano aperta, facendogli un calorosissimo sorriso aperto,
Knives aveva strabuzzato gli occhi,
davvero stupito da quella creatura. Poi, inevitabilmente, gli era venuto da
ridacchiare, forse per i modi di fare così semplici e aperti, forse per l’aria
buffa che un po’ aveva, forse per le sensazioni molto calorose che stava
provando. Alla fine, l’aveva guardata di nuovo, e aveva stretto con la sua,
quella piccola mano aperta verso di lui:
-Piacere Elhena, io mi chiamo
Knives!- le aveva risposto con un piccolo sorriso
Dopo di chè, avevano mangiato pane e
formaggio in silenzio, sorseggiato il latte persi entrambi nei loro pensieri,
finchè Elhena non era dovuta scappare di corsa in centro villaggio per il suo
lavoro. Da quel giorno, era sempre tornata, sia nelle ore del pranzo, che della
cena, portandogli molte cose buone preparate da lei.”
-A-allora?
Come ti sembra?-
La voce
timida e impacciata della fanciulla, lo riportarono al presente, dopo quel
piccolo tuffo nei ricordi di come si erano conosciuti. Finì di masticare,
deglutì e poi la guardò:
-E’ davvero
molto buono- le aveva risposto con la sua sempre solita aria seria, facendo
comunque la felicità di Elhena, che rise di gioia.
-Davvero?
Ne sono molto contenta!- e detto ciò, addentò a sua volta la sua parte di cibo,
masticando con gusto, trovando ciò che lei stessa aveva preparato, ancor più
buono di quello che era, e tutto grazie alle parole di Knives.
Il biondo
la guardò, mentre masticava con gusto, con quell’aria innocente e giuliva.
Sorrise tra sé, sentendo le risa stuzzicargli le corde vocali, per poter uscire
libere all’esterno. Il volto un po’ buffo oltre che dolce e molto bello, di
quella ragazza, gli provocava sempre quel nuovo e piacevole effetto. Gli veniva
da ridere. Ma non da ridere, con crudeltà o sadismo. Knives provava calore con
vicino quella creatura, e la sensazione di benessere provocava nel suo essere
il desiderio di esprimersi con vere risa di gioia.
Come al
solito, Elhena si era messa a mangiare tutta sorridente, ma in silenzio, per
rispettare quello che era Knives coi suoi pensieri, ma questa volta, fu
diverso:
-Sai..mi
mancheranno..queste giornate. I momenti passati sotto quest’albero..- aveva
iniziato a parlare lui, lasciandola spiazzata e incredula. Era la prima volta,
che Knives le parlava così sciolto di sua iniziativa!.
Lo guardò
sbattendo i suoi grandi occhi blu, senza sapere cosa rispondergli, con la
forchetta e un boccone di carne a mezz’aria.
A Knives
veniva ancora da ridere nel vederla così buffa.
-Ora che la
Chiesa è pronta, dovrò trovarmi altro da fare.. Mi mancherà la tua cucina, e la
tua allegra compagnia, Elhena!-
-!!- le
guance della ragazza, andarono in fiamme nel giro di tre secondi, dopo quelle
ultime parole.
Quasi non
credeva possibile una cosa del genere. Anche lei quella mattina, si era sentita
molto triste, sapendo che era l’ultima volta che si sarebbe recata alla Chiesa,
per mangiare e passare qualche momento con Knives. Non aveva certo il coraggio
di dirgli, che se era d’accordo, avrebbe continuato a preparagli tutti i pranzi
e le cene che voleva! Era troppo timida per azzardare una cosa del genere,
spaventata all’idea che lui si potesse accorgere di ciò che si era resa conto
di provare. Era convinta che per uno come Knives, una maldestra ed impacciata
come lei, non potesse assolutamente andare bene. Pensava ci volesse una donna
al suo opposto, e si accontentava del fatto che lui avesse accettato almeno la
sua compagnia come amicizia. Ora non sapeva come prendere quelle parole, quegli
occhi glaciali, che ora la guardavano gentili, leggeri come le acque di un
ruscello e non freddi, ma calorosi. Non
sapeva come rispondere a quel sorriso gentile. Era travolta dalle emozioni che
l’atteggiamento di Knives le stava facendo provare. Quanti passi da gigante
stava compiendo il biondo, nell’aprirsi al mondo? Elhena non credeva affatto
che molto del merito era suo.
-Pff!
Eh,eh,eh! Ma che hai? Sei proprio buffa, lo sai? Eh,eh,eh!-
Lo sentì
ridere, allegro e sereno, ed aveva una risata, davvero molto calda e gentile.
Elhena sorrise, sentendo quelle risa entrargli nel cuore. Adesso lo vedeva
chiaramente, Knives era senza dubbio il fratello di Vash.
-S-se
VUOI!!!- sbraitò all’improvviso, sporgendosi in avanti verso di lui,
lasciandolo stupito da quel repentino cambiamento.
Resasi
conto della gaffe, Elhena si ritrasse indietro ancor più rossa di prima, ma
facendosi comunque coraggio:
-Se
vuoi..ehm..I-io! Io continuerò a prepararti pranzo e cena..f-finchè vorrai..-
concluse balbettando, finendo a guardarsi le punte delle scarpe con esagerato
interesse.
-…- Knives
si ritrovò col petto ancor più caldo di prima.
“Non trovi
che siano attenzioni..più GENTILI o INTERESSATE?”
Sorrise,
mentre le parole di Vash tornavano a suggerirgli qualcosa nelle orecchie.
Guardò il profilo di Elhena, così rossa in viso, agitata e tesa, così bella e
buffa. Knives non sapeva ancora esprimersi su quelle nuove sensazioni ed
emozioni, ma sentirle dire, che se lo voleva, avrebbe continuato a stare in sua
compagnia, lo rendeva davvero felice.
-Non devi
andare al lavoro, oggi?- le domandò gentile
-N-no! Ho
finito il mio turno stamattina. O-oggi sono libera, devo solo andare a fare un
po’ di spesa e..-
-Ti và se
vengo con te? E’ da tanto che non faccio due passi al villaggio-
Lo guardò
di nuovo senza parole. Lui le stava davvero dicendo, che voleva stare con lei,
ancora?
-Eh? M-ma
certo! Certo che mi và, Knives!^^-
rispose quasi con le lacrime agli occhi.
Nemmeno
Elhena, sapeva interpretare chiaramente, ciò che era appena successo tra loro.
Di sicuro, vedeva un ragazzo chiuso e difficile, che si era aperto un po’ di
più, che si mostrava maggiormente alla luce. Vedeva che la sua compagnia per
lui era stata piacevole, e desiderava continuare a coltivarla meglio, quella
loro conoscenza.
-Allora…cosa
mi preparerai di buono, stasera?- le domandò allegro, mentre le porgeva una
mano per aiutarla a mettersi in piedi,
Elhena
sussultò profondamente, perché quella era la prima volta, che le loro mani si
univano perché era lui a volerlo. Gli sorrise di una felicità che lo toccò
dentro, facendogli iniziare seriamente a credere, che suo fratello Vash, non
aveva affatto visto male. Uno come lui, poteva piacere davvero? Uno come lui,
poteva avere la possibilità di essere amato, guardato unicamente, come la
persona più bella e importante del mondo intero? Uno come lui, poteva avere
davvero la possibilità di amare e di essere amato?.
Non sapeva
ancora rispondersi, era troppo presto, ci voleva del tempo. Ma mentre lui ed
Elhena, si avviavano fianco a fianco verso il villaggio, Knives sorrise tra sé,
pensando che non c’era fretta, che poco a poco, sarebbe riuscito a comprendere
ogni cosa sia all’interno che fuori da sé stesso. Anche in questo ammise, si
trovava d’accordo con Vash.
Continua
Ciao carissimi tutti!!^^
Ahhhhh!!! *sospira*
Sono proprio contenta di essere riuscita a scrivere questo capitolo e a dargli un'imbastitura semplice ma scorrevole, riuscendo a farci stare dentro tutta la parte di Knives ed Elhena!^^
Mi è piaciuto tanto raccontare di questa gentile, bella e buffa ragazza che si avvicina al glaciale biondo e poco a poco, fa sciogliere tutte le sue pareti di ghiaccio, riuscendo addirittura a farlo ridere!!
Ehm...non vi nascondo, che un pochino, avrei voluto farlo penare questo benedetto e maledetto ragazzo! xD Con tutto quello che ha combinato al nostro povero Vash!. Ma poi, la sentimentale che c'è in me si è svegliata e mi ha detto : "Ehi! Dai!! Ok la pena che deve scontare e tutto il resto..ma dagli la possibilità di capire sul serio come ci si sente da uomini"
E allora.... xP Ecco cos'è saltato fuori!^^
Spero vi sia piaciuto!
Vi avviso, che questo era il penultimo capitolo! Il prossimo incentrato su Vash e Meryl, sarà il conclusivo!
Grazie a tutti quelli che mi hanno seguita fin qui! *inchino*
Tantissimi baci ed abbracci! A presto!!
Martychan ^_^