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Autore: Moon Angel    22/03/2013    1 recensioni
Un amore impossibile,
Una ribellione che sconvolgerà le regole dell'universo,
Un cigno innamorato dell'angelo sbagliato:
Il paradiso e la terra non sono mai stati così vicini.
Sopratutto se ad unirli è solo una semplice ragazza
_________________________________________
Ditemi cosa ne pensate, grazie!
Moon Angel
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUATTRO
 


Il rumore dei passi  dei ragazzi risuonava per tutti i corridoi e le scale della scuola. La massa informe di adolescenti si dirigeva verso il cortile, in attesa che qualche professore spiegasse cosa stesse accadendo. Quando la prima orda di ragazzi riempì l’ampio cortile innevato, iniziarono a raggrupparsi in piccoli gruppi che aumentavano a pari passo dei pettegolezzi sulle ultime novità.
  Lorenzo, appena arrivato nel cortile, andò verso il gruppo del terzo anno, cercando di infilarsi nell’ampio cerchio di compagni. Appena vi si inserì trovò i visi degli amici.
«Ciao! Lore»­­ era stato un ragazzo dai folti capelli neri e qualche mèches verde a parlare.                                    
«Ciao Marco, hai visto Sophie? L’ho persa di vista al suono della campanella anti-incendio» chiese, abbottonandosi il piumino blu fino alla gola.                                      
«No, non l’ho vista nemmeno io» disse Marco «Ma non preoccuparti, arriverà a momenti» aggiunse.                                                                                                                  
«Okay, aspetterò» disse Lorenzo, cercando di sopprimere l’immagine martellante dell’amica dai suoi pensieri. Marco gli disse qualcos’altro, ma la sua mente si era già persa a fantasticare su dove potesse essere finita Sophie.  
 Lorenzo era sempre stato iperprotettivo nei confronti di Sophie, nonostante non ci fosse alcun sentimento oltre alla profonda amicizia che li legava.
O forse sì…
********
Sophie, intanto, si era fermata sulle scale, bloccata da una sensazione sgradevole. L’aveva sentita appena uscita dall’aula, ma l’aveva associata a un sentimento di liberazione dalla presa malefica delle interrogazioni del Prof. Ma ora sapeva che non era così, perché la sensazione persisteva, nonostante fosse già uscita dalla classe da ben dieci minuti buoni. Si appoggiò al corrimano, che sentiva inspiegabilmente troppo caldo, per essere un semplice pezzo di metallo. Un leggero odore di bruciato le punzecchiò il naso, facendola starnutire. Aggrottò la fronte, disgustata da quell’odore malsano. Tolse la mano dalla ringhiera, poiché la temperatura di quest’ultima stava aumentando in continuazione. Guardò davanti a se, aveva ancora due rampe di scale da scendere per arrivare al cortile. Quella prova anti-incendio stava diventando fin troppo verosimile per i suoi gusti. Cominciò a scendere le scale, sempre più velocemente, impaurita da cosa potesse trovarsi alle sue spalle.
 Non osò voltarsi, continuando a saltare gli scalini due a due. Voleva al più presto tirarsi fuori da quella situazione, diventata troppo insidiosa. Mancò uno scalino, e i suoi piedi rimasero sospesi per alcuni attimi che le sembrarono interi minuti. Il tempo sembrava andare a rallentatore come in certi film d’azione con effetto rallenti fin troppo accentuato. Un solo istante le bastò per cadere rovinosamente a terra, sul pavimento freddo e usurato dal tempo. Si sentì sfiorare da un’ondata di calore improvvisa, che la fece uscire dal leggero effetto di trance che l’aveva accompagnata per tutta la caduta.
 Scattò in piedi, con i riflessi pronti e i sensi attivati dalla sensazione di pericolo che iniziava ad avvertire. Ma il calore che aveva percepito pochi istanti prima sembrava non volerla abbandonare. Si girò di scatto, e un’intensa fiammata la fece paralizzare nella posizione in cui si ritrovava. Le si raggelò il sangue nelle vene, facendola tremare nonostante la temperatura continuasse ad aumentare pericolosamente. Non riusciva più a staccare gli occhi dalle fiamme, che continuavano a divorare ogni ostacolo si trovassero davanti.
 Aveva sempre avuto paura del fuoco, orrenda creatura senza consistenza, che trasformava tutto in cenere. Un flash-back prese possesso dei suoi occhi, costringendola a ricordare fin troppo nitidamente quelle scene che aveva relegato nell’angolo più remoto della sua mente.
Rivide gli occhi azzurri di sua madre e la sua figura venire inghiottiti dalle fiamme, mentre lei stava, paralizzata, ad osservare quell’immagine crudele, senza aiutare in alcun modo i suoi genitori a svicolare da quella fine certa.
 Vide la morte guardarla negli occhi, cercando di inghiottire anche la sua vita. Se non fosse stata lì la zia a salvarla, sarebbe morta da tempo. E adesso la morte stava cercando di prendersi la sua rivincita. Ma quella volta non c’era nessuno pronto a salvarla.
 La sua vita, ora, dipendeva da cosa avrebbe fatto nell’arco di soli cinque minuti. Si riscosse, e iniziò a correre ovunque il fuoco non lambisse le pareti. La sagoma scarlatta di un estintore la stava aspettando alla fine delle scale,  un barlume di speranza le si accese nel cuore. Ruppe il sottile strato di plexiglass giallastro che la divideva dalla sua unica via di salvezza. Svelta prese l’oggetto, e si girò di scatto, guardando le fiamme in segno di sfida. Brandì l’estintore come arma, e lo puntò verso il fuoco, che si avvicinava ogni istante di più. premette la leva nera, pregando che funzionasse. In pochi istanti dall’oggetto fuoriuscì una leggera schiuma biancastra, che placò l’avanzare delle fiamme.
“ Funziona!” pensò esultante, continuando a intrappolare la vampata di calore. Ma la lotta per la sua salvezza non era ancora conclusa, il destino doveva ancora giocare la sua ultima carta.
 Una lingua di fuoco le si avvicinò pericolosamente alla mano, facendola scattare all’indietro. Involontariamente lasciò cadere l’estintore, che prese a rotolare giù per le scale. Si guardò attorno, in cerca di un altro estintore pronto a salvarle la pelle.
 Ma non ce n’era nemmeno l’ombra. A quel punto c’era solo una cosa da tentare per rimanere ancora vivi. Prese a correre per il corridoio vicino alle scale, incurante delle fiamme che le lambivano la schiena. E vide ciò che si aspettava: luce. Era quella abbagliante del sole che veniva riflessa dalla neve e attraversava senza fatica la lastra di vetro che fungeva da finestra. Ci si abbatté contro, frantumando lo strato trasparente e rompendolo in mille pezzetti che brillarono alla fioca luce del sole. Sophie allargò istintivamente le braccia, come se si fosse dovuta tuffare nel suo amato lago. Sotto di lei, il giardino innevato sul retro della scuola, visto da tre piani d’altezza. Improvvisamente avvertì un leggero dolore attanagliarle le scapole.
 Sentì qualcosa perforarle dolorosamente la pelle della schiena, e il suo grido di dolore riecheggiare nel freddo vento d’inverno.
Cadde con un tonfo nella neve, con la certezza di essersi rotta qualcosa, nonostante la caduta fosse stata meno rovinosa del previsto. Del sangue le sporcò il tessuto dei jeans. Bianco, solo il bianco riusciva a vedere, quello della neve, macchiato di rosso.
Poi tutto fu buio.
 

 
  
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