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Autore: EleenaGa    22/03/2013    0 recensioni
Non prendetemi per una ragazza che crede nell'amore dopo tre giorni. Credo nel credere che la persona che hai visto una volta si innamori di te, come tutte le ragazze vorrebbero.
(accetto consigli su come scrivere, aiuto.)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Giornata dell'acqua, evviva.

Mi preparo per fare la camminata che separa il mio plesso da quello con l'Aula Magna, addossandomi gli sguardi che i troppi ragazzi della scuola mi lanciano.

Penso a come sarebbe se in quella stanza ci fosse anche David, il bel ragazzo che avevo visto una volta nemmeno bene e che mi aveva incantata. Maledetto Cupido, non ne fai una giusta. Le mie gambe iniziano a tremare quando vedo l'aula piena di ragazzi più grandi di me, che all'entrare della mia classe iniziano con le risatine e gli sguardi.

Per l'evento le sedie erano disposte in quattro rettangoli che formavano un grande rettangolo separato da due corridoi dove ci sarebbero passati fotografi e professori.

I primi due insiemi di sedie sono occupati, quindi ci sediamo in fondo a sinistra, io in fila esterna, sperando di vedere il ragazzo di cui ero inflatuata. Per l'occasione mi ero messa il maglione più bello che avevo, mostrando anche un po' più di pelle del dovuto (Il mio abbigliamento a volte tradisce il mio modo di pensare da santa) e una collana gentilmente rubata dalla mia migliore amica. Avevo passato circa dieci minuti quella mattina per avere un trucco omogeneo e per essere apprezzabile da un ragazzo che mi vede per la prima volta. Che cosa ridicola. Fatto sta che David a quella conferenza stava partecipando davvero, era nel rettangolo di sedie in alto a destra rispetto a me, ed avevo una visuale perfetta sulla sua testa, con lo scalda collo messo a cappello e il codino che esce fuori. Si gira per metà per sorridere al suo amico.

Eccola, la cosa più bella del mondo.

Migliore di un cielo stellato.

Migliore di una stella cometa.

Migliore di un'aurora boreale.

Il suo sorriso.

Le labbra lasciavano in bella vista una dentatura perfetta, e sulle guance si creavano delle rughe ben definite, di cui probabilmente mi innamorai già dalla prima volta. Ogni suo gesto o movimento era perfetto, gli occhi scuri riflettevano la gioia di una risata.

Mi ero incantata nel guardarlo, era meraviglioso, perfetto.

Mentre rideva con gli amici spostò lo sguardo indietro verso le persone alle sue spalle, e per un decimo di secondo i suoi occhi incrociarono i miei, e subito staccai il contatto arrossendo e scoppiando in un sorriso così grande che ce ne stavano due. Greta si girò verso di me con uno sguardo curioso, chiedendomi:

-Cosa ridi?

-Mi ha guardata..Mi ha guardata! -Ripetei con un filo di voce, mentre nascondevo la faccia per l'imbarazzo di una scena così.

-Dove? Chi? -Greta si agitò sulla sedia allungando il collo per scorgere ciò che probabilmente avevo visto.

-Attenta! E' quello in terza fila, al secondo posto da sinistra .Ci siamo guardati per un secondo, è stato fantastico.

-Ahah ma dai, e te sei così felice per uno sguardo? Ti ha almeno sorriso?

-Stava già sorridendo, non lo so.

Ritorno a volgere il mio sguardo verso di lui, finché il suo vicino di posto si gira guardandomi e mettendosi a ridere.

Ecco che il sogno finisce, gli occhi mi si riempiono di lacrime, il sorriso scompare, le mani tremano.

Mi stanno deridendo. Sono patetica.

Sfilo il Samsung dalla tasca scrivendo un messaggio a qualcuno, qualsiasi persona.

Mai e poi mai lo avrei guardato di nuovo.

“Non piangere, non piangere” mi ripetevo, ma era difficile tenere la testa china e mandare le lacrime dentro quando chiunque avrebbe potuto leggere la tristezza nei miei occhi. Presi le cuffie, le infilai nell'orecchio, misi la prima canzone triste che era sulla lista, e alzai il volume.

Chiusi gli occhi, e rilassai la testa all'indietro, non curandomi di ciò che succedeva intorno.

Che poi le persone sono strane. Stanno male e spesso cercano di stare peggio, facendo le cose che sanno li faccia piangere, come ascoltare la canzone meno appropriata in quel momento.

 

I have died everyday waiting for you.
Darling don't be afraid I have loved you
for a thousand years.
I love you for a thousand more.

 

Lo guardo, tradendo me stessa. Non mi guarda, non sa di me.

Inizia a muoversi, qualcuno lo avrà chiamato. Volge la testa indietro a sinistra, e gli occhi che prima trattenevano le lacrime ora si erano seccato incontrando i suoi profondi occhi marroni.

“Abbassa lo sguardo stupida!”

Occhi giù, sguardo sulla chiusura lampo dei jeans. Rimbalzano sulla lavagna multimediale, rimbalzano su di lui, che intanto non ha staccato lo sguardo nemmeno un secondo.

“Guardalo, non staccare gli occhi. Che fai? Sembri impazzita! Chiudi gli occhi, sono spalancati!”

Gli angoli della sua bocca dolcemente si alzano, formando una versione ridotta delle rughe a cui accennavo prima.

Non potevo fare a meno di sorridere anche io.

Avevamo creato un mondo, in quei secondi di sguardi, di occhiate, dove il filo rosso del destino si intrecciava formando un meraviglioso fiocco.

George, il ragazzo accanto a lui, lo riportò nel mondo, riportando anche me , che ero imbarazzatissima e ridevo come una stupida senza motivo.

-Aspettami fuori quando è finita la presentazione.

Un messaggio apparentemente innocuo, se non si va a pensare che la persona che lo ha scritto sia proprio il ragazzo dei sogni.

Un messaggio su Facebook che non cancellerò mai, il nostro primo messaggio scritto.

 

L'ora che seguì fu infinita. Nemmeno uno sguardo in più, niente di niente.

E se volesse parlarmi per dirmi che gli dispiace di avermi guardata?

E se volesse solo sfottermi perché ci credevo?

E se mi desse buca?

Sarebbe un colpo basso, ma cosa potevo aspettarmi da un ragazzo che non conoscevo?

In ogni caso, contro ogni presagio, lo aspettai. Anzi, fu lui ad aspettarmi, con le mani in tasca che saltellava col corpo per il nervoso.

“Cosa gli dico? Ciao? No ti prego guardami e salutami te, non so che dire!”

-Ciao. - Tornato il sorriso. Prima di allora non avevo sentito la sua voce. Che mi ero persa.

-Ehi.

-Ho notato che mi guardavi in aula... Posso chiederti perché?

“Ma sono domande da fare? Mio Dio che vuoi che ti risponda? Sì ti amo troppo sei la mia vita?”

-Niente, scusa. -Che risposta ridicola. Ti guardavo senza motivo, sai, sei solo qualcosa di bellissimo.

-Ah.. Comunque volevo dirti che..

Arrossì, si grattò la testa, si guardò intorno, si chinò verso di me.

-..Che sei carina.

Sorriso sorriso sorriso sorriso. Entrambi eravamo a denti scoperti che ci guardavamo negli occhi, eravamo felici di un segreto forse detto precocemente, qualcosa che ci imbarazzava e allo stesso tempo ci rendeva sereni, come due ragazzi innamorati che si ritrovano dopo tanto tempo, dopo essere stati via per anni, si incontrano, ed è qualcosa di fantastico, indescrivibile.

-Elena dobbiamo andare!

Mi chiama la classe, e mi sveglio da quel paradiso.

-Posso accompagnarti fino al tuo plesso?

-Certo.

Il viaggio che separa i due plessi non è tanto, e mi preoccupai di come avrei fatto per salutarlo. Avrei voluto baciarlo, dimostrargli che mi piaceva davvero, che lo ritenevo bello.

-Vorrei finire di sentire come ti trovi in classe, quindi.. Ti va se quando esci ci vediamo?

-Oggi non posso..

-Ah...

Non rideva più ormai, aveva la bocca simile allo smile :( , gli occhi tristi che fissavano il terreno, dovevo fare qualcosa.

-Ma domani, se ti va, non ho impegni.

Col sorriso migliore lo salutai sapendo che il giorno dopo lo avrei passato finalmente con lui, David, il ragazzo che sognavo.

 

Pensavo che cose così accadessero solo nei film strappalacrime, dove la ragazza alla fine trova sempre il suo amore, che sia il ragazzo che sogna o il migliore amico.

E nel mio caso è proprio il ragazzo dei miei desideri, la persona che era da un mese nei miei pensieri pur avendolo visto una volta. Cioè, ho un appuntamento! Con David!

 

Giornata dell'acqua, evviva!*

  
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