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Autore: KuromiAkira    23/03/2013    3 recensioni
- Non è per il fatto che sembri una donna. È proprio come ti comporti - gli spiegò, mentre cercava di calmare la bambina.
Midorikawa fissò l'uomo, intuendo che, questa volta, non lo stava prendendo in giro. - Come mi comporto? - chiese poi, arrossendo imbarazzato.
- Come una madre, intendo. -
[HiroMido + nuovo personaggio + comparsa di vari personaggi, tra cui Fuyuka Kudou]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Camelia/Fuyuka, Jordan/Ryuuji, Nuovo personaggio, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Midorikawa si stiracchiò, quando finalmente finì le pulizie.
Poteva concentrarsi seriamente sulla casa solo di domenica, unico giorno in cui non era impegnato alla Kira Company; quindi, quando finalmente concludeva, si sentiva davvero soddisfatto.
Si sedette sul divano, sospirando e iniziando a giocare con i lunghi capelli verdi, legati nella solita coda alta, scivolategli sul petto a causa del movimento, quando sentì il campanello suonare.
Immediatamente si alzò, chiedendosi chi potesse essere. Certamente non Hiroto, dato che aveva le chiavi e che non era nemmeno da tanto che era passato a trovare i bambini del Sun Garden.
- Sì? - chiese, aprendo leggermente la porta.
All'ingresso vide una bambina dai lunghi capelli biondi e mossi, i cui grandi occhi castani sembravano osservarlo con curiosità.
Ryuuji la fissò qualche istante, certo che non fosse un'orfana del Sun Garden.
Ma la sconosciuta, comunque, gli sorrise e si mise le mani dietro la schiena. - Ciao - lo salutò, allegra.
- Ehm... ciao - rispose un po' incerto l'uomo, ancora stupito. Tuttavia si piegò appena con le gambe, in modo da essere alla stessa altezza della ragazzina. - E tu chi sei? - chiese, gentilmente.
- Io sono Midori! - affermò lei, allargando il sorriso. - Ryuuzaki Midori. -
L'adulto sbatté un paio di volte le palpebre, rievocando la neonata il cui nome non aveva mai lasciato i suoi pensieri.
- Tu sei davvero... - iniziò
- Midori! - esclamò qualcun'altro, salendo i pochi scalini che portavano all’ingresso e raggiungendo velocemente la porta di casa. Era una bella donna dai lunghi capelli neri e Ryuuji, ora che la sua mente era tornata a un periodo passato, riuscì a riconoscere in lei la signora Sui, la madre adottiva di Midori. - Ti avevo detto di aspettarmi! - la sgridò la donna.
- Ryuuzaki Sui? - domandò allora Midorikawa, sempre più sconcertato. Non aveva mai sentito i coniugi Ryuuzaki da quando avevano adottato la neonata, dieci anni prima.
La donna sospirò, una volta ripreso fiato. Poi si voltò verso Ryuuji. - Oh, sì - mormorò, accostandosi alla figlia. Midori era partita in quarta e lei si era preoccupata di aver sbagliato indirizzo. Ma il padrone di casa non era cambiato molto fisicamente, quindi poté tranquillizzarsi. - Mi dispiace disturbarla senza preavviso, Midorikawa-san - disse, arrossendo per l’imbarazzo e inchinandosi.
- È lui Midorikawa Ryuuji? - esclamò la bambina immediatamente dopo, puntando l’uomo col dito. La madre non fece in tempo a riprenderla per quel gesto che la ragazzina parlò di nuovo: - Che bello, finalmente ti incontro! - affermò con un larghissimo sorriso radioso, prendendogli le mani con entrambe le sue.
Riprendendosi dallo stupore iniziale, Midorikawa le fece entrare dentro casa, conducendole verso il salotto.
- Sono davvero spiacente. Ho chiesto all'ospedale delle informazioni e un'infermiera dai capelli lilla mi ha dato questo indirizzo e... oh, forse dovevamo avvertire - iniziò la donna, mettendosi la mano sulla bocca, pensando solo in quel momento alla maleducazione mostrata.
Ma Ryuuji scosse la testa. - No, si figuri. Sono solo sorpreso, non me l'aspettavo - disse, ringraziando il cielo di aver finito le pulizie proprio poco prima che arrivassero. - Prego, sedetevi. Vi porto qualcosa da bere? -
- Dell'acqua andrà benissimo - rispose Sui.
Midorikawa guardò la bambina e le sorrise. - Ho anche dei succhi di frutta, se vuoi - la informò.
La bambina si voltò verso la madre, che annuì. Si illuminò. - Grazie mille! -
L'uomo si diresse verso la cucina, frastornato. Non avrebbe mai immaginato di poter rincontrare Midori, e ormai era passato così tanto tempo che non riusciva nemmeno a rendersi bene conto che la ragazzina dai capelli biondi fosse proprio la neonata a cui aveva salvato la vita anni prima. Non poteva che chiedersi come mai avessero deciso di incontrarlo così all'improvviso, senza nemmeno pensare di avvertire. Sembrava, infatti, avessero fatto tutto di fretta, a giudicare dal comportamento della signora Sui.
- Mi dispiace davvero tanto, spero solo di non disturbarla - ripeté la donna non appena il padrone di casa tornò con i bicchieri.
L’uomo dai capelli verdi sorrise. - Nessun disturbo, davvero. Anzi, mi fa piacere - la rassicurò, volgendo poi lo sguardo verso la bambina, che aveva già cominciato a sorseggiare la bevanda. - Non ho mai scordato la piccola Midori e sono davvero felice di rivederla - confessò.
La bambina ricambiò lo sguardo e, finito di bere, ricambiò il sorriso. - Anche io sono contentissima! Volevo tanto vederti - disse, lasciando l'uomo basito.
- Probabilmente si chiederà come mai siamo qui - intervenne quindi Sui, attirando l'attenzione di Ryuuji. - Vede, poco tempo fa, a causa di alcune circostanze, io e mio marito abbiamo deciso di dire a nostra figlia la verità sulla sua nascita - confessò e Midorikawa sussultò. La bambina era ancora piccola, in fondo.
Come intuendo i pensieri dell'altro, Sui sorrise. - Midori è davvero una bambina intelligente e matura e tra i suoi amichetti a scuola ci sono bambini adottati; quindi non era un argomento nuovo, per lei - specificò, volgendo lo sguardo verso la figlia, rimasta assolutamente tranquilla nell'ascoltare la madre. - Le abbiamo parlato anche della persona che la trovò, salvandole la vita. E lei ha risposto "Mi piacerebbe conoscere questa persona e ringraziarla". L’idea non mi sembrava male, ma solo in questi giorni le ho proposto di venire qui. Midori era così impaziente ed entusiasta, e mi ha contagiata talmente tanto che ho chiesto direttamente l'indirizzo, senza preoccuparmi di telefonare prima- concluse abbassando leggermente la testa, ancora un po' imbarazzata.
- Adesso capisco - mormorò Ryuuji, ormai più a suo agio. - La ringrazio per aver assecondato la richiesta di Midori, allora, perché ne sono veramente felice - assicurò, facendo un leggero inchino. Poi si volse verso la ragazzina. - E vedo che Midori è diventata veramente una bella bambina, proprio come mi aspettavo. -
La bimba bionda arrossì, nascondendo un sorrisino compiaciuto dietro il bicchiere, e ciò causo le risate della madre e di Midorikawa.
- Bene, Midori... sono proprio curioso. Parlami un po' di te - propose l'uomo, sporgendosi appena verso di lei.
La bambina annuì, ben disposta a raccontare e, con entusiasmo, gli parlò di tutto ciò che le veniva in mente, e lo fece con molta spontaneità.
Ryuuji ascoltò con molta attenzione. Nonostante avesse avuto a che fare con moltissimi bambini, Midori le era sembra stata particolarmente cara ed era davvero contento di sapere che aveva vissuto bene in quei dieci anni e, sopratutto, era lusingato dal fatto che avesse voluto conoscerlo.
Dal discorso della madre aveva intuito, comunque, che la piccola non sapeva esattamente tutto del proprio passato. Era naturale che i genitori adottivi le avessero nascosto alcuni particolari. Quindi era certo che lei stesse bene e non poteva che tranquillizzarsi a sua volta.
La lunga chiacchierata venne interrotta dal ritorno di Hiroto, che si annunciò appena entrato e che notò subito le scarpe all'ingresso.
- Hiroto! - lo chiamò il compagno dal salotto e, alzandosi, si affacciò all'ingresso. - Vieni, presto! - intimò, entusiasta.
- Abbiamo ospiti? - chiese, seguendolo. Appena entrato nella stanza riconobbe la donna adulta. - Ryuuzaki? - mormorò, stupito.
La donna si inchinò, ricordandosi anche di lui. Non era cambiato molto in quei dieci anni, sopratutto la pettinatura, anche se i capelli erano un po' più corti.
Ryuuji sorrise e avanzò, per accostarsi dietro la bambina e poggiandole le mani sulle spalle.
- Guarda Hiroto! Lei è Midori! Hai visto che bella bambina è diventata? - chiese, quasi con orgoglio.
L'uomo la guardò incredulo, e gli ci volle qualche istante prima di riprendersi quel che bastava per sorridere alla piccola. Infine avanzò e si inginocchiò davanti a Midori. - Oh sì, davvero bellissima! - affermò. - Piacere, io sono Kira Hiroto - mormorò, porgendole la mano.
Midori annuì e ricambiò la stretta. I genitori le avevano parlato anche di lui, quindi non fu sorpresa ma, anzi, era felice di poter conoscere anche l’altro uomo che, in passato, si era in qualche modo preso cura di lei. - È il tuo fidanzato, vero Midorikawa-san? - domandò, ricordandosi ciò che le aveva detto la madre, voltandosi verso l'uomo dai capelli verdi.
Lui le sorrise. - È mio marito - la corresse.
- Che bello! - esclamò la piccola, agitando la mano ancora stretta a quella dell'uomo, che fu poi informato delle circostanze che avevano portato in città la donna e la figlioletta.
Dopo aver parlato ancora un po' di sé, Midori chiese ai due uomini di raccontarle qualcosa di dieci anni prima.
Fu Midorikawa a iniziare a parlare, mentre Hiroto, annunciando di volerle mostrare una cosa, si alzò per andare in camera e tornò solo qualche minuto dopo, con un portatile già acceso.
Il marito si lasciò sfuggire un leggero sospiro. L'uomo dai capelli rossi non era cambiato di una virgola.
Kira si risedette, poggiò il portatile sul tavolino e lo girò verso le due ospiti. - Guarda, queste foto le abbiamo fatte in quel periodo - la informò. Sullo schermo c'era la sua foto preferita, la prima che aveva fatto a lei e Midorikawa. Ne era ancora orgoglioso, e non lo nascondeva affatto. L’aveva tenuta come sfondo del cellulare fin quanto il telefonino non si era rotto: fortunatamente aveva già salvato tutte le fotografie in diversi pc e chiavette.
Lo sguardo di Midori si illuminò nuovamente, incredula. - Sono io? - chiese, toccando lo schermo del portatile. - In braccio a Midorikawa-san! - esclamò poi, tutta contenta.
Sui sorrise, ma osservò anche lei, ammirata. - Che bella fotografia - commentò. - Sembrate davvero madre e figlia - disse poi.
Ryuuji sorrise, senza commentare. Ormai si era rassegnato all'idea di sembrare una donna, sopratutto perché aveva quelle apparenti fattezze persino ora che aveva superato i trent'anni.
- Allora mamma... è come se Midorikawa-san fosse stato la mia prima mamma? - domandò la bambina, quasi con sorpresa a quella strana consapevolezza, voltandosi verso la madre.
La donna sorrise, lo sguardo si fece leggermente cupo la pensiero che, in realtà, la 'prima mamma' era una donna attualmente ancora in carcere. Ma annuì, per nulla infastidita dal resto del discorso.
- C-come? - balbettò l'uomo, imbarazzato.
Hiroto rise. - Proprio come ti dissi io, ai tempi - gli ricordò, guardandolo e incrociando le braccia al petto.
La bambina vide poi tutte le altre foto, in alcune apparivano anche degli amici dei due uomini: Endou si era fatto fare una foto con la bambina, da mostrare poi a Natsumi solo per il gusto di dirle 'ecco come sarò quando avremo figli'. Hiroto volle poi immortalare l'istante in cui Kidou Yuuto prese per la prima volta in braccio una neonata e, considerata l'inconsueta goffaggine dell'uomo, ciò gli valse prese in giro per un bel po' di tempo (soprattutto da parte di Fudou, che poi si dimostrò ancora più impedito di lui); mentre la bambina guardava quella fatta con Kabeyama, poi, Hiroto ricordò che la neonata rimaneva in braccio al robusto uomo molto volentieri e che Heigorou ci sapeva veramente fare, con i bambini piccoli. Non per nulla, era poi diventato padre di ben quattro figli.
- Vuoi che te le metta su una chiavetta da portare a casa, Midori? - domandò l'uomo dai capelli rossi.
La piccola annuì. - Sì, così le riguardo a casa con papà! - affermò, continuando a scuotere la testa su e giù.
Infine, immancabilmente, Hiroto tornò ad ammirare la primissima foto. - Mi piacerebbe farne una simile - mormorò poi, quasi soprapensiero.
Ryuuji sussultò, ma la bambina sorrise.
- La facciamo? - propose, entusiasta.
- Davvero? - domandò l'uomo dai capelli verdi, non aspettandoselo.
Sui rise. - Aggiungeremo anche quella foto, sulla chiavetta - dichiarò.
Kira, felicissimo e impaziente, andò subito a prendere la macchina fotografica, per assicurarsi il massimo della qualità e, quando tornò, Midori si sedette senza alcun problema sulle gambe di colui che ormai considerava 'la prima mamma'.
- Su, non siate timidi - incoraggiò Kira, portandosi la macchina sugli occhi. - Sorridete! -
Tuttavia, non scattò subito. Non lo soddisfava l'espressione di Midorikawa così si mise intanto a parlare, per mettere il marito a suo agio.
- Sbrigati, Hiroto - intimò Ryuuji, inconsapevole di essere lui, il motivo per cui temporaggiava.
- Non sei spontaneo. Midori-chan, fai qualcosa! -
La bambina rise e fece la prima cosa che le venne in mente in quel momento: abbracciare Ryuuji e dargli un bacino sulla guancia. Imbarazzato, Midorikawa ridacchiò e Midori sorrise soddisfatta a Hiroto, che finalmente poté fare la foto.
Poi diede un'occhiata al risultato. - Ottimo - commentò, mostrandola prima a Sui e solo dopo, indugiando scherzosamente finché il marito non lo minacciò, sempre per finta, di lasciarlo senza cena -e ciò causò l’ilarità della bambina, che ricordò che un compagno di classe veniva minacciato dalla mamma allo stesso modo-, decise di farla vedere anche ai due 'modelli'.
Continuarono a fare foto e a parlare fino a sera quando, all'invito a rimanere a cena, seguì un rifiuto di Sui che informò che dovevano rientrare e preparare la cena per il marito, che lavorava anche di domenica.
Si ritrovarono così all'ingresso della casa, in una situazione che a Midorikawa ricordò il momento in cui, davanti all'ospedale, aveva osservato la macchina dei Ryuuzaki andare via.
- Spero di rivedervi, prima o poi - affermò Ryuuji, dolcemente. - Grazie per essere venuti da un'altra città solo per incontrarmi. -
Sui annuì. - È stato un piacere. Mi scuso ancora per non aver avvertito. Sa... sia io che mio marito crediamo molto nel destino. Per questo, quando abbiamo saputo che dietro al nome provvisorio Midori c'era un motivo preciso, io e Akira abbiamo deciso di tenerglielo così com'era. Credo... che sia un nome che ci lega tutti quanti - spiegò.
Hiroto annuì e cinse col braccio le spalle del marito che, lo sapeva, era commosso anche se non lo dava a vedere.
- Posso davvero tornare qui? - domandò infine Midori, guardando i due uomini davanti a lei.
Midorikawa annuì. - La porta sarà sempre aperta, per te. Torna pure quando vuoi. -
La bambina sorrise. - Grazie mille! - esclamò, saltellando poi per le scale, nonostante la madre, seguendola, la sgridasse per la pericolosità dell'azione. Quando poi fu in fondo alla scalinata, si voltò e scosse il braccio per aria, salutandoli. - Arrivederci! - gridò.
Ryuuji rise. - È proprio un peperino - commentò.
Qualche secondo dopo, comunque, Midori tornò indietro, di corsa. - Mi stavo dimenticando la cosa più importante! - affermò, trafelata.
Hiroto e Midorikawa si lanciarono un'occhiata, poi tornarono a fissare la bambina, in attesa.
Lei sorrise. - Sai, a me piace la scuola, e mi piace giocare con gli amici, e mi piace suonare il violino. A me piace tanto vivere quindi.... grazie di cuore per avermi salvata, dieci anni fa! - dichiarò, inchinandosi quasi a novanta gradi. - Sono felice di chiamarmi Midori, perché è un nome che ricorda il tuo e per me significa che sono viva. -
Ryuuji rimase qualche istante in silenzio, senza parole. Poi sorrise e si inginocchiò, abbracciando la bambina.
- Anche per me è un onore che tu abbia questo nome - affermò. - Raccoglierti quel giorno è la cosa migliore che ho fatto in tutta la mia vita - dichiarò, sorridendole. Aveva gli occhi lucidi e sembrava che, questa volta, non riuscisse a trattenere le lacrime. - Ci rivediamo, ok? - concluse poi, scostandole la frangia dagli occhi.
Midori annuì, salutò anche Hiroto e corse nuovamente dalla madre.
- La cosa migliore, eh? - domandò poi Kira, cingendo la vita al marito per avvicinarlo a sé.
- Sì, sì - rispose l'altro, intuendo dove volesse andare a parare l'uomo. - Tranquillo: nella mia Top Ten ci sono parecchie cose che ti riguardano - lo rassicurò scherzoso, scoccandogli un bacio a stampo sulla bocca.
Hiroto rise. - Dai, andiamo a mangiare. -
I due uomini rientrarono in casa e, dopo cena, passarono il resto della serata a rivedersi le foto, quelle vecchie e quelle nuove.








Note finali.: dato che in questi giorni non ho scritto nemmeno una riga dei nuovi capitoli delle due long, pubblico l'ultimo di questa. XD
Ho solo piccole precisazioni da fare:
Midori è bionda. Così completa i colori del semaforo con Midorikawa e Hiroto XD
I nomi dei genitori adottivi di Midori non li ho scelti a caso. L'ideogramma Midori, infatti, si può leggere anche Sui e ha una pronuncia alternativa, ovvero Akira. La signora Ryuuzaki si riferisce anche a questo, quando di un nome che li lega tutti (Hiroto ne rimane un po' fuori, ma è pur sempre il marito di Ryuuji, quindi può anche essere considerato il 'signor Midorikawa' anche lui u_u). In un certo senso anche il titolo si riferisce a questo, oltre a essere anche il cognome inglese di Midorikawa XD
Il discorso finale di Midori è un po' scritto così, ma è pur sempre una bambina di dieci anni e mi sarebbe suonato strano, farla parlare perfettamente, opratutto perché il discorso è abbastanza complicato da fare. XD
  
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