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Autore: Inathia Len    23/03/2013    2 recensioni
sono passati venti anni e la figlia di Chrtistine torna all'Opèra. chi troverà tra i camerini divorati dal fuoco? l'Angelo della Musica piange ancora la perdita della sua amata? può la candida e innocente Danielle lenire il suo dolore?
dalla storia "...Vieni, seguimi e ti mostrerò quello che cerchi..." "...“Christine, Christine…”
Una voce spettrale sussurra il nome di sua madre, con la malinconia di chi ha troppo amato e perduto..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il momento che preferisce all’Opéra Populaire è proprio questo, quando tutti gli artisti si rintanano dietro le quinte ed a lei è permesso girovagare indisturbata. Lo spettacolo è iniziato, un’altra sera, un’altra opera, un’altra storia che prende vita dalle arie, dalle voci dei cantanti. Le ballerine, nei loro scintillanti costumi, pestano nervosamente la pece con le loro scarpine, scalpitando, soprattutto le più giovani, per entrare in scena. Danielle passa quasi inosservata in quel viavai frenetico, solo qualche vago cenno di saluto per la ragazza che tanto assomiglia alla madre così amata in quel teatro, inchini per la figlia del visconte. Lì è nel suo mondo, solo Danielle, non mademoiselle De Chagny. Scivola lenta tra le vecchie e nuove scenografie, attenta a non rovinare il lavoro degli scenografi. Dal palco sente provenire quell’aria, la prima, quella che rese famosa sua madre consacrandola alla lirica. I suoi genitori le hanno spesso raccontato che il loro primo incontro, avvenuto quasi venti anni prima, fece scattare quella scintilla in loro che non si è ancora spenta. Più Danielle li guarda, più è convinta che quello che hanno Raul e Christine sia vero amore, non pura passione. Sono l’uno il conforto dell’altra, ridono, piangono insieme e soprattutto hanno una famiglia meravigliosa. Anatole, il loro primo figlio, è il suo fratellone, di quattro anni più grande di lei, è partito una settimana per tornare alla Marina. È l’unico in famiglia ad aver ereditato gli occhi scuri dei Daae, mentre i capelli sono quelli chiari del padre. Danielle è la sedicenne figlia di mezzo, dai lunghi riccioli rossicci, come quelli della mamma, ma gli occhi azzurri del papà. Infine c’è la piccola Léonie, di dodici anni, la copia esatta di papà Raul con quei capelli biondi e gli occhi azzurri. È determinata ad entrare nel corpo di ballo dell’Opéra, anche se sembra che i suoi genitori non siano molto di quell’idea. Mamma Christine ha una paura folle di quella che è stata la sua casa fino a quando aveva l’età di Danielle, prima di sposarsi, sembra aver rinunciato completamente al canto, sua grande passione, tranne quando si lascia sfuggire una o due note, salvo poi guardarsi attorno con aria smarrita e preoccupata, come se qualcuno potesse averla sentita. È sempre sul “chi va là”, come se fosse convinta che una grande catastrofe si possa abbattere sulla sua famiglia e che quegli anni di pace debbano finire da un momento all’altro. Papà Raul fa di tutto per consolarla e passano intere ore da soli, a parlare. Cerca di rassicurarla come meglio può, lontano dai figli, nessuno dei quali ha idea di cosa abbia reso la loro madre così insicura e spaventata. Anatole dice che parlano del passato, di quando erano giovani, come se qualcosa o qualcuno avesse potuto fare loro tanto male da costringerli a guardarsi sempre le spalle. Lui ha molte teorie a riguardo, ma secondo Danielle sono una più improbabile dell’altra. Lei non crede a queste cose. Per lei la mamma è semplicemente nata così, un po’ più timida e timorosa degli altri. Eppure Anatole ricorda di un tempo, quando era molto piccolo, in cui non si erano fermati un attimo. Cambiavano quasi una casa alla settimana, allontanandosi sempre di più dal centro e dall’Opéra . Sembravano inseguiti da un demone invisibile, da un fantasma. Danielle ride di queste assurde fantasie, Léonie nemmeno le ascolta. Eppure qualcosa deve essere successo, continua a sostenere Anatole. Così, dato che nessuno in casa De Chagny sembra volerne parlare, Danielle ha deciso di indagare da sola. Accettato l’invito per l’Opéra di una amica e di sua madre, vestitasi con il suo abito più bello, è ora dietro le quinte del teatro. Vuole ritrovare il vecchio camerino della madre, quello che prima era della Carlotta Giudicelli, ma che per una stagione era stato il suo. Ha lasciato le quinte ed ora vaga per i corridoi di servizio come se non avesse mai fatto altro in vita sua, sebbene sia la prima volta tutta la sua vita che vi mette piede.
“Cerchi il suo camerino?” dice una voce alla sue spalle.
Danielle si volta, presa dal panico. Di fronte a lei c’è una donna molto vecchia, coperta di mille scialli e con i capelli raccolti in una lunga treccia.
“Scusatemi, dovete avermi confusa con qualcun altro” sentenzia Danielle e riprende a camminare.
“Oh no, mia cara. Riconoscerei la figlia della mia amata Christine dovunque, ma soprattutto qui, dove tante volte ho visto tua madre.”
Danielle si ferma confusa. Le hanno sempre detto di assomigliare a sua madre, ma non avrebbe mai pensato così tanto.
“E secondo voi il camerino di chi sto cercando?” chiede cercando di apparire calma.
“Ma che sciocchezze! Quello di tua madre, ovviamente. Sei fortunata, molto di quello che vedi è stato ricostruito dopo l’incendio di venti anni fa, di cui tu ovviamente saprai tutto, mentre…”
“Un incendio? Qui, all’Opéra, mentre mio padre ne era mecenate?”
“Ma certo, bambina!” vedendo la faccia confusa di Danielle, allora continuò “Vuoi farmi credere che Christine non ti ha mai raccontato di quella notte in cui rischiò di rimanere uccisa? Segnò anche il suo addio alle scene e l’inizio della loro fuga.”
Danielle è senza parole. Allora è vero quello che Anatole ricorda, ha un senso ora. Ma ancora non capisce chi avrebbe potuto appiccare un incendio in così bel teatro e soprattutto perché i suoi genitori non avevano mai raccontato nulla a loro.
“Vieni, seguimi e ti mostrerò quello che cerchi. Dicevo che sei molto fortunata, perché il suo camerino è uno dei pochi luoghi rimasto illeso, come d’altra parte tutti i luoghi che lei frequentava: la sala prove, l’alloggio delle ballerine…”
Danielle sente che quella donna le sta fornendo informazioni importanti, ma non riesca a ricostruire il puzzle che si va a formare.
Giungono poi davanti ad una porta che stona, lungo il corridoio. È più antica, lo si nota subito, nonostante i lavori di restauro abbiano regalato al teatro tutta la sua antica magnificenza. La porta è leggermente annerita, come se il fuoco avesse tentato di aggredirla ma poi avesse cambiato idea, lasciandola con una carezza. La donna gira la chiave e la porta di apre cigolando. Danielle entra, camminando quasi senza rendersene conto. Ha come l’impressione di essere già stata lì.
“Ha lasciato istruzioni che nulla venisse toccato” sussurra la donna.
“Ma di chi parlate, di mia madre?”
Ma la domanda cade nel silenzio. La sua guida ne se è andata, scomparsa, come inghiottita dall’oscurità del corridoio.
“Grazie” sussurra Danielle, a nessuno.
  
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