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Autore: highfivekeats    24/03/2013    1 recensioni
«Innamorarmi? Io? Non succederà neanche in un’altra vita.»
«Ah sì? – disse Cole, ridacchiando malefico – E cosa mi dici di Cate Sturridge?»
«È solo un’altra delle ragazze che voglio farmi.»
«Questo lo dici tu. Ho visto come la guardi…»
«Io non la guardo in nessun modo.» mi difesi.
Cole scosse la testa, poi divenne pensieroso e infine sorrise malefico. «Ti va una scommessa?»
Rizzai le orecchie. «Spara.»
«Ti innamorerai di Cate prima di portartela a letto.»
«Ci sto – dissi, stringendo la mano a Cole – Tanto, è risaputo che vincerò io.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono passate due settimane, dalla festa di Halloween. Tra me e Justin non è cambiato niente, e nessuno dei due ha più tirato fuori l’argomento bacio. Vorrei farlo io, ma non ho il coraggio di affrontarlo. In più, i miei sentimenti sono confusi più che mai, nei suoi confronti. Non so neanche io cosa provare.
In quanto a Tom, non gli ho detto niente. Né del bacio, né del fatto che sapevo tutto. Continuavo a dire che volevo aspettare il momento giusto per farlo, ma la realtà è che non riuscirei a sopportare la sua mancanza in caso di litigio. Tradimento o meno, Tom è il mio migliore amico da quando sono nata, non ce la faccio ad essere arrabbiata con lui.
«Buongiorno – disse una voce alle mie spalle, facendomi sobbalzare – Credevo mi aspettassi, stamattina.»
Mi voltai, sorrisi a Justin. «Fa un freddo cane, ho preferito usare la macchina anziché venire a piedi – dissi, voltandomi di nuovo verso l’armadietto – Non pensavo tenessi così tanto a me da preoccuparti se non vengo a scuola con te.»
Justin rise, si appoggiò con la schiena all’armadietto di Macie. «Mi scoccio di farmela a piedi da solo, ho bisogno di qualcuno con cui chiacchierare.»
«Oh, beh, allora scusami.»
«Cos’hai? Mi sembri strana.»
Mi voltai verso di lui, trovando i suoi brillanti occhi color caramello fissarmi in attesa che parlassi.
«Si tratta di Tom – sospirai, abbassando lo sguardo – Mercoledì l’ho sentito dire a Mike che è innamorato di me e io... ho paura.»
«E di cosa?» mi chiese, facendo una risata.
«Di ferirlo, idiota. Insomma, Tom è il mio migliore amico da quando ero in fasce, non posso guardarlo diversamente... Dio, impazzirò.»
Justin rise. «Vedrai che si sistemerà tutto.»
Scossi la testa. «Non credo proprio. Hai già incontrato il ragazzo nuovo?» gli chiesi, per cambiare discorso.
«No – disse, facendo spallucce – Ray mi ha detto che è canadese.»
«Ho sentito che è di Stratford – dissi, alzando lo sguardo verso di lui – Magari lo conosci.»
Lo sguardo di Justin era vacuo, perso nel vuoto. Notai che il suo labbro tremava e i suoi occhi erano grandi come palline da golf.
«Ryan.» balbettò, con voce tremolante.
Mi voltai nella direzione indicata dai suoi occhi, e vidi un ragazzo biondo, con gli occhi azzurri e piuttosto alto. Guardava Justin con un ghigno divertito stampato in volto.
«Esatto, Bieber, sono proprio io. Sorpreso di vedermi?»
«Sapevo che vi conoscevate già – dissi, sorridendo. Stampai un bacio sulla guancia a Justin – Vado a lezione, altrimenti la Gilmore mi uccide.»
«A dopo.» disse Justin, con voce flebile, mentre mi allontanavo.
 
-Justin’s Pov.
 
Continuavo a guardare Ryan, che ora camminava per raggiungermi.
Non era cambiato molto dall’ultima volta che l’avevo visto, come non erano cambiate le mie sensazioni riguardo a lui. In un attimo, tutto ciò che avevo passato a causa sua e dei suoi amici mi passò in testa come succede nei film, quando qualcuno fa un incidente e rivive la sua vita in un flash.
«Bieber, sei cambiato – commentò, quando fu il più possibile vicino a me – Quella è la tua ragazza? Piuttosto carina, per uno sfigato come te.»
«Non sono più uno sfigato. Sai, Butler, le cose sono cambiate da quattro anni a questa parte. Non sono più il ragazzino fragile che ti piaceva tanto picchiare e prendere in giro.»
Ryan rise, per niente intimidito dal mio discorso. «Sarai pure cambiato di aspetto, ma nel profondo sei ancora quello sfigato che cantava davanti a un teatro per racimolare qualche spicciolo. Dimmi, scrivi ancora canzoni?»
«Non sono cose che ti riguardano – dissi, prendendolo per il colletto della maglia e inchiodandolo all’armadietto – Ricordi come a Stratford non ero nessuno? Bene, dimentica tutto questo. Qui comando io, e non ci metterei niente a schiacciarti. Chiaro?»
Ok, non era del tutto vero, ma ero comunque uno dei più popolari, a scuola.  Non mi ci sarebbe voluto poi molto a mettergli tutta la squadra di basket contro...
«Sì, certo – disse, allontanandomi con uno strattone – Ci vediamo agli allenamenti, Bieber.»
«Cosa?»
Ryan si voltò, mi sorrise beffardo. «Non lo sapevi?» mi chiese ridacchiando, poi si allontanò.
Scivolai per terra, mi appoggiai con la schiena contro l’armadietto mentre il mio cuore batteva all’impazzata nella cassa toracica.
 
Passai le restanti ore di lezione a prepararmi mentalmente per quando, all’allenamento di basket, avrei dovuto incontrare Ryan e comportarmi come se la cosa non mi facesse venire voglia di piangere. Avevo evitato chiunque e durante l’ora di pranzo mi ero chiuso nel ripostiglio delle scope aspettando la campanella, e questo mi faceva sentire come se fossi ritornato lo sfigato di Stratford.
Feci un respiro profondo, prima di entrare in palestra. Notai Cate, Macie e Cole sugli spalti, deglutii ricordandomi che avevo promesso a quest’ultimo di pranzare con lui.
Entrai nello spogliatoio in fretta e furia, mi cambiai velocemente e quando uscii vidi Ray entrare in palestra seguito da Ryan. Mi si bloccò il cuore in gola, le mie mani presero a tremare.
«Wow, hai fatto presto oggi – commentò Ray ad alta voce, mentre si avvicinavano – Di solito arrivi dopo mezz’ora.»
Gli sorrisi in risposta, non avendo la forza di parlare.
«Conosci già Ryan?» mi chiese, quando si furono avvicinati.
«Sì – risposi con voce monocorde – Da anni.»
Ray mi guardò con espressione interrogativa.
«Eravamo molto amici a Stratford – mentì Ryan – Vero, Justin?»
No, no, no no e no.
«Sì.» mentii, sapendo che Ray non mi avrebbe creduto se avessi detto la verità. Andiamo, chi crederebbe che Justin Bieber soffriva di atti di bullismo? Sembra una cosa impossibile persino a me.
Negli anni, avevo cercato di nascondere il più possibile quel periodo della mia vita, e ad assumere una maschera. La cosa aveva funzionato a tal punto da farmi diventare un ragazzo abbastanza popolare, e quantomeno intoccabile. Ho fatto in modo che la gente mi rispettasse, e ciò aveva comportato abbandonare il canto anche se era un’attività che amavo, perché si sa, un ragazzo che canta non è mai ben accetto. Io l’avevo capito a mie spese...
 
«Mi sembri strano.» notò Cate, mentre uscivamo dalla palestra.
«Sto bene, lo giuro.» mentii, cercando di non guardarla in faccia.
Avevo dimenticato che Cate era una buona osservatrice... che tu sia maledetto, Cole Weber, per avermi lasciato da solo con lei.
«Non è vero. Andiamo, puoi dirmelo se c’è qualcosa che non va.»
«Ti ho detto che sto bene! Perché continui a chiedermi cosa c’è che non va? Sto fottutamente bene.» sbraitai, con la voce più alta di un’ottava.
«Va bene... non scaldarti tanto.»
«Scusa, è che... sono un po’ stressato per via della scuola.» dissi, sedendomi su di una panchina.
Cate si sedette accanto a me, mi costrinse a guardarla negli occhi. «Non centra niente Ryan, vero?»
Il mio cuore sembrò bloccarsi per poi ripartire a battere furioso, mentre gli occhi verdi di Cate mi scrutavano interrogativi.
Scossi la testa, cercai di scacciare il groppo che si era formato nella mia gola. «No... non centra niente.» mentii, nonostante la mia testa mi stesse dicendo di raccontare la verità a Cate. In fondo, sapevo di potermi fidare di lei, come lei si era fidata di me...
«Eppure quando l’hai visto mi sembravi così strano... come se avessi avuto paura di lui.»
«È stata solo una tua impressione, allora – dissi, alzandomi – Ci si vede, Cate.»
Cate si alzò con me, mi prese la mano. «Ehm... senti, Justin... riguardo al bacio della festa di Halloween io... non potremmo far finta che non sia mai successo?»
Scossi la testa, mi avvicinai lentamente al suo viso. «A me è piaciuto.» dissi, vicinissimo alle sue labbra.
Cate stava per allontanarmi, ma ormai le mie labbra erano già sulle sue.
 
-Cate’s Pov.
 
Le farfalle invasero il mio stomaco per l’ennesima volta, mentre le labbra di Justin accarezzavano lentamente le mie.
Era sbagliato, sbagliatissimo, ma non riuscivo ad allontanarlo. Ero come bloccata, come se i pochi neuroni che mi funzionavano ancora avessero smesso di lavorare.
Ripresi a respirare solo quando si staccò, fissandomi divertito.
«Quindi no, non voglio fare finta che non sia successo – disse, allontanandosi – A domani, Cate!»
Lo salutai con un timido cenno della mano; mi portai un dito sulle labbra come a cercare di cancellare ciò che era appena accaduto. Beh, era impossibile.
«Perché l’hai fatto?»
Mi voltai, trattenni il respiro.

 

*
 

Sciao bele.
Allora, partiamo dal fatto che sono in ritardo. Venerdì non ho avuto tempo, ieri non avevo voglia - ero depressa per il concerto, dato che non sono potuta andare - e quindi la cosa si è ridotta a domenica. Scusatemi.
Comunque, ecco il capitolo. Cosa ne pensate? c:
E volevo ringraziarvi, perché la storia è arrivata a 30 seguite e 31 ricordate. Davvero, grazie di cuore.
Va beh, ora vi lascio con il capitolo c:
A presssto.
PS: voi siete andate al concerto? Com'era? *tosse* Justin si è tolto la maglietta? AHAHAH *tosse*

  
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