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Autore: yllel    24/03/2013    5 recensioni
Il seguito della storia "Conseguenze". un caso misterioso porta ad affrontare la questione principale: puo' tornare tutto come prima?
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nuovo capitolo! Vorrei innanzitutto ringraziare come al solito Bored94, Efy, IrregolareDiBakerStreet e miserere che ogni volta commentano e mi fanno un sacco di complimenti... ma vorrei anche dire un grosso grazie a tutti quelli che leggono, hanno messo questa storia fre le seguite o le preferite... che hanno messo me, tra i loro autori preferiti.
E’ anche questa una grande soddisfazione!

Buona lettura!
 

L’ULTIMA AVVENTURA DI SHERLOCK HOLMES E MOLLY HOOPER
CAPITOLO 7
 

“Stanno scappando! Io vado a sinistra! Lestrade, con Glaves!”
Sherlock Holmes non perse tempo e si mise all’inseguimento del ragazzo che fino a pochi momenti prima, se ne stava oziosamente appoggiato a un palo su un marciapiede, a fumare in compagnia di un amico piu’ o meno della sua stessa eta’.
Questo, fino a che Glaves non si era presentato e aveva chiesto di poter porgere loro qualche domanda, cosi come avevano gia’ fatto con qualche altro ragazzo prima di loro.
Sherlock aveva chiesto di indagare nella direzione del piccolo spaccio fra giovani, convinto che fosse l’unico terreno su cui uno spacciatore mediocre come Crossing potesse muoversi al di fuori del suo territorio, senza correre troppi rischi e senza pestare i piedi a qualcuno piu’ in alto di lui.
A quanto pareva, ci aveva azzeccato, perche’ i ragazzi si erano guardati negli occhi per qualche secondo, poi si erano voltati e avevano cominciato a correre.
 In due direzioni diverse.
Sherlock aveva sbuffato, naturalmente: fosse stato per lui, avrebbe usato un approccio piu’ diretto, ma era il territorio di Glaves, che aveva insistito per usare i suoi metodi.
Subito dopo, era partito per riacciuffare uno dei fuggitivi, lasciando il capitano e Lestrade ad occuparsi dell’altro.
Sherlock ci mise esattamente tre minuti e ventidue secondi per raggiungere il biondo magrolino, che aveva compiuto il grande errore di infilarsi in un vicolo cieco, ritrovandosi a fissare con un accenno di panico il muro che gli impediva di continuare la fuga; guardo’ in alto, alla ricerca di qualcosa per appigliarsi.
“Lascerei perdere, se fossi in te” la voce del consulente investigativo gli arrivo’ vicinissima e con un balzo, si accorse di averlo alle spalle.
Rendendosi conto di essere in trappola, il ragazzo perse l’aria strafottente  che poco prima esibiva sul marciapiede, cominciando a scuotere la testa.
“Senta” alzo’ le mani in segno di resa “non so chi sia lei, ma io non ho fatto niente, stavo fumando con il mio amico e non e’ illegale”
Sherlock lo guardo’ per un attimo.
“A parte l’ovvio fatto che siete scappati quando vi e’ stato semplicemente chiesto di rispondere a qualche domanda, non stavate fumando tabacco. E’ da questa mattina che oziate in giro, visto che  avete  evitato  il compito di chimica alla costosa scuola a cui i vostri genitori vi mandano”
Il ragazzo sgrano’ gli occhi.
“Avete tolto la giacca e la cravatta, ma non avete cambiato i pantaloni, uguali per tutti e due: una divisa, ergo una scuola privata. Ce n’e’ una molto quotata nei dintorni. Nel polsino della camicia hai un bigliettino su cui si intravede una formula... non eri sicuro di avere il coraggio di saltare la scuola, oggi, per cui ti sei preparato nel caso avessi dovuto copiare. Siamo a giugno, era la tua ultima occasione per rimediare alla tua estrema insufficienza nella materia, nella quale sarai bocciato, naturalmente”
“E chi glielo dice che invece non avessi gia’ buoni voti e volessi evitare uno sforzo inutile?” lo sfido’ l’altro, con un’aria un po’ piu’ impertinente.
“La formula sul tuo bigliettino. E’ sbagliata. Se sei cosi idiota da non riuscire neanche a copiare in modo giusto, dubito che ci sia speranza. Ma questo e’ l’ultimo dei tuoi problemi, ovviamente”
“Che intende dire?”
“Tu e il tuo amico vi siete cacciati in qualcosa di grosso. Secondo il capitano Glaves, siete tra i pochi cosi’ stupidi da rientrare nei possibili candidati... abbiamo passato un interessante pomeriggio fra la gioventu’ dei dintorni. E il tuo cellulare mi dice che avete deciso di fare il grande salto e puntare piu’ in alto.”
“Il mio cellulare?” il ragazzo lo estrasse dalla tasca.
“Lo stavi guardando quando ci siamo avvicinati. Ultimo modello, estremamente avanzato. E costoso. Rubato, naturalmente, basta guardare la cover. L’hai comprato di nascosto, probabilmente a rate da qualche amico della scuola, tuo padre non ti avrebbe mai dato i soldi per farlo”
“E chi glielo dice?”
“L’altro cellulare che tieni in tasca. Quello che usi in famiglia, modello molto meno recente e accessoriato, quello che ti ha comprato papa’, quello che probabilmente ti ha detto sarebbe stato l’unico ancora per un bel po’ di tempo. I tuoi voti devono essere veramente pessimi. Tua madre ha voce in capitolo sui tuoi vestiti, basta guardare le tue scarpe firmate, ma papa’ decide per le altre cose, giusto? E non e’ molto soddisfatto di te, per cui non ti compra i tuoi giocattoli preferiti”
“Che stronzo...” borbotto’ il ragazzo.
“Si... me l’hanno detto spesso.” Il cellulare di Sherlock squillo’.
 “Si? Capitano! Ah, bene, vedo che anche lei e’ stato efficiente. Si, e’ qui con me” L’espressione di Sherlock si incupi’ leggermente, poi diede l’indirizzo a cui si trovava e riattacco’.
“Tu e il tuo amico ci racconterete un bel po’ di cose” commento’ seccamente, tornando a fissare il ragazzo.
Lui abbasso’ la testa e ficco’ le mani in tasca.

***

“Glielo abbiamo gia’ detto, non sappiamo di cosa state parlando!”
Da dietro il vetro della piccola sala interrogatori, Sherlock osservo’ Dave Matthews, 17 anni, incrociare le braccia al petto e scivolare un po’ di piu’ sulla sedia, fino ad assumere un’aria di finta superiorita’ e tranquillita’. Accanto a lui, Eric Gillmore, 16 anni, quello che lui aveva acchiappato, se ne stava in silenzio, sul viso un’espressione decisamente piu’ preoccupata.
Glaves, dal canto suo, se ne stava placidamente a sorseggiare il caffe’ dall’altra parte del tavolo.
“Ma non mi dite” commento’ infine, cominciando a sfogliare alcuni documenti.
“Quindi ho chiamato i vostri genitori per nulla. Credo che il fatto di essere stati convocati, mentre sicuramente avevano cose piu’ importanti di cui occuparsi, li indisporra’ parecchio. Mi scusero’, e’ chiaro. Insomma... in fondo avete solo saltato la scuola e stavate fumando un po’ d’erba. Quale padre non sarebbe comprensivo? Mi sembra proprio di conoscere il tuo, Eric... se non sbaglio siamo nello stesso circolo di pesca.”
Eric impallidi’.
“Mio padre sta venendo qui?”
Glaves annui’ serio.
“Beh, certo. Siete minorenni, non potevo fare altro che chiamare le vostre famiglie”
“Se pensa di spaventarci, si sbaglia di grosso” intervenne Dave “mio padre mi fara’ uscire di qui in men che non si dica”
“Si... e non sarebbe la prima volta che ti tira fuori dai guai, a quanto pare. Hai un bel fascicolo, figliolo... mi ricordo quando alle medie hai distrutto la palestra”
Il ragazzo fece un ghigno soddisfatto, tuttavia aveva perso un po’ della sua baldanza.
“E’ bravo. Ha gia’ individuato l’anello debole in Eric e sta dando loro l’impressione di non essere troppo nei guai... li fara’ crollare in men che non si dica”
Sherlock si volto’ verso Lestrade, che aveva appena fatto il commento.
“Hai avuto notevoli problemi durante l’inseguimento” osservo’.
L’ispettore si irrigidi’: era vero, Glaves aveva raggiunto Matthews molto prima di lui. Non si diede neanche il disturbo di chiedere al consulente investigativo come lo sapesse, visto che non erano insieme.
“Quel ragazzino correva piu’ veloce di me. E non conoscevo le strade. Mi ha fregato”
Sherlock lo squadro’ per alcuni secondi.
“La malattia e’ peggiorata, vero?”
Lestrade fece una smorfia.
“Andiamo, solo perche’ mi sono perso uno che ha meno della meta’ dei miei anni non significa che”
“Evita di tentare di mentirmi, per favore. Sei pallido e hai ancora il fiato corto. Le tue mani tremano e”
“Basta, Sherlock!” lo interruppe l’altro con ira “smetti di analizzarmi. Non e’ il primo sospettato che mi sfugge in un inseguimento, non sono ancora pronto per essere rottamato! Stai mettendo in dubbio la mia capacita’ di continuare a lavorare?”
Sherlock strinse le labbra. Era indubbio che Lestrade fosse stato in difficolta’ nell’inseguire il ragazzo, piu’ di quanto normalmente ci si sarebbe potuti aspettare, ma ora non era il momento di discuterne.
Torno’ a fissare il vetro, per seguire cio’ che accadeva nella sala interrogatori.
Lestrade lo guardo’ torvo ancora per qualche attimo, poi anche lui si concentro’ su cio’ che succedeva.
“Bene.” Esclamo’ Glaves “quando avremo risolto anche la faccenda dell’omicidio, poi potrete andarvene con i vostri padri”
I due spalancarono gli occhi.
Eric afferro’ con forza il bordo del tavolo.
“O-o-omicidio?” balbetto’ con voce strozzata.
Dave fu il primo a riprendersi.
“Ma che cavolo sta dicendo? Sta scherzando, vero? Noi non abbiamo commesso nessun omicidio!”
Glaves estrasse delle fotografie e le mise in fila sul tavolo.
“David Crossing, di Londra. E’ arrivato qui quattro giorni fa. Era uno spacciatore, diciamo che non era interessato al bel clima, ma a compiere qualche affare. Abbiamo chiesto un po’ in giro, sembra che voi due vi diate parecchio da fare a scuola, e non mi sto riferendo ai bei voti e allo studio. Ora, mi piace pensare che non siate stati cosi’ idioti da cacciarvi in un guaio veramente piu’ grosso di voi, ma al giorno d’oggi non si puo’ mai dire... qualcuno ha sparato a Crossing. Qualcuno che voleva fare affari con lui. Vi eravate stancati di vendere erba e volevate passare a qualcosa di piu’ forte?”
Sherlock osservo’ Matthews dare un’occhiata veloce al suo compagno, nel tentativo di comunicargli di stare zitto, ma il labbro di Eric aveva gia’ cominciato a tremare.
“Non e’ stata un’idea mia!”
“Sta zitto, Eric!” Dave si era raddrizzato sulla sedia.
“Sta zitto tu!” gli intimo’ Glaves con voce fredda.
“E’ stata tutta un’idea di Ryan, ha detto che erano soldi facili, che aveva conosciuto quel tizio a Londra e che poteva procurarci le pasticche!”
“Eric, sei uno sporco traditore!” Matthews tento’ di alzarsi dalla sedia, ma il capitano gli mise una mano sulla spalla.
“Se fossi in te, starei calmo, ragazzo. Chi e’ Ryan?”
Dave lo fisso’ con aria di sfida ancora per qualche secondo, poi capitolo’.
“Mio cugino. E’ venuto per le vacanze, studia a Londra. Merda, mi uccidera’” appoggio’ la testa al tavolo e fece un sospiro.
“Ditemi esattamente come e’ andata” li invito’ Glaves.
Eric fece una smorfia.
“Quel tizio, Crossing... e’ arrivato a Eastbourne quattro giorni fa.  Voleva fare subito l’affare, ma noi non avevamo tutti i soldi per pagarlo. L’avevamo detto, a Ryan, ma lui ci ha assicurato che se li sarebbe fatti anticipare da qualcuno che conosceva, poi glieli avrebbe ridati non appena venduto la roba. Ha detto che ci potevamo fare un mucchio di grana... Crossing era un po’ incavolato, poi ha saputo delle mucche, di come ci fosse un po’ di polizia in giro e si e’ innervosito. Ha chiesto di aspettarci in un posto isolato, cosi’ e’ andato in quel pascolo. Ci sembrava un po’ esagerato, ma poi abbiamo recuperato davvero tutti quei soldi e noi due siamo andati a cercarlo per fare lo scambio.
E’ saltato fuori che voleva starsene per conto suo per farsi un bel giro con la sua stessa roba.”
“Che intendi dire?” Sherlock era entrato nella stanza senza fare rumore ed Eric sobbalzo’.
“Ancora lei?”
“Chi cavolo e’?” chiese Dave.
“Sherlock Holmes” dichiaro’ Glaves.
I due ragazzi spalancarono gli occhi.
Quel  Sherlock Holmes?”
Lui si limito’ ad alzare un sopracciglio.
Eric fece un fischio.
“Wow... sono stato inseguito da Sherlock Holmes. Aspetta che lo racconti agli altri!”
Il consulente investigativo roteo’ gli occhi.
Adolescenti.
“Dubito che avrai la possibilita’ di farlo, Eric. Tuo padre probabilmente ti chiudera’ in casa per tutta l’estate, sempre che non decida di mandarti in qualche posto dove la disciplina sia davvero una priorita’”
Eric emise un gemito al ricordo del guaio in cui si era cacciato.
“Senta” ricomincio’ “noi siamo solo saliti al pascolo per incontrare quel tizio e quando siamo arrivati li, era strafatto!”
“Spiegati meglio” lo invito’ Glaves.
“Non connetteva! Biascicava le parole e non si reggeva in piedi. Gli abbiamo chiesto piu’ volte dove fosse la roba, ma niente! Era come parlare al muro... doveva essere della roba proprio buona. Abbiamo cercato in giro per vedere dove fossero le pasticche, ma non le abbiamo trovate. Alla fine ci abbiamo rinunciato e siamo scesi da Ryan, gli abbiamo detto quello che era successo e lui e’ andato in panico!”
“Era tutto preoccupato...” si intromise Dave “non capisco perche’, l’affare era sfumato, punto fine. Poteva restituire i soldi ai tizi che glieli avevano dati. Ma lui ha continuato a chiederci se eravamo sicuri di non aver trovato le pasticche... a un certo punto ci ha anche accusato di essercele intascate. Gli ho detto che era proprio uno stronzo, se pensava questa cosa di suo cugino e poi ce ne siamo andati. Tutto qui, lo giuro!”
“Si, noi quel tizio di Londra non l’abbiamo piu’ visto!” rincaro’ Eric.
Glaves indirizzo’ un’occhiata interrogativa a Sherlock  e lui annui’.
I ragazzi sembravano dire la verita’.
“Era lui, che voleva fregare voi” disse infine.
Dave spalanco’ gli occhi.
“Che sta dicendo?”
Sherlock sospiro’.
Adolescenti e ingenui.
“Non avrebbe mai venduto le pasticche con voi. Le aveva gia’ promesse a chi gli ha prestato i soldi, probabilmente gliene doveva gia’ parecchi e questo era il suo tentativo di cominciare a saldare i suoi debiti. Voi gli servivate per evitare di correre troppi rischi. Ecco perche’ era cosi agitato dal fatto che l’affare fosse sfumato. E’ tornato al pascolo e si e’ portato via Crossing, per cercare di farlo parlare e farsi dire dove fosse la droga”
“Ryan stava tentando di fregarci??”
“L’hai piu’ visto?” chiese Glaves.
Dave scosse il capo.
“Non credera’ mica che l’abbia ucciso lui, vero?” domando’ con voce bassa, realizzando solo in quel momento la gravita’ della situazione.
“Lui, o i tizi per i quali stava lavorando. Crossing non ha parlato, a quanto pare, e loro hanno perso la pazienza”
Dave ed Eric si guardarono spaventati.
Lestrade era stato in silenzio fino a quel momento.
“Se quel tizio era fatto, prima o poi l’effetto deve essere svanito. L’hanno tenuto per un bel po’ di ore, perche’ non ha dato loro la droga? Aveva tutta la convenienza a farlo”
Sherlock strinse le labbra.
“Non sono cosi sicuro che fosse in grado di farlo... ricordi cosa ha detto Molly? Gli organi stavano collassando. Stava morendo”
Glaves assunse un’aria preoccupata.
“Vuol dire che potrebbe cominciare a circolare una droga cosi pericolosa?”
Sherlock non rispose subito.
“Voglio tornare al laboratorio” disse infine “devo verificare una cosa”
“Io devo cercare questo Ryan...” si rivolse con uno sguardo interrogativo verso Dave, che abbasso’ di nuovo il capo.
“Pades. Ryan Pades” mormoro’.
“Mi faccia sapere quando l’avra’ trovato. Credo che le possa essere utile l’esperienza dell’ispettore”
Lestrade guardo’ Sherlock e annui’, ringraziandolo silenziosamente per la sua fiducia.
“Resto con lei, Glaves. Le do una mano, se non le spiace”
L’altro fece un cenno con la testa.
In quel momento, una voce risuono’ nel corridoio.
“Dove diavolo e’ quell’idiota?”
Eric si fece piu’ piccolo sulla sedia, mentre la porta si spalancava e un uomo in un elegante completo si stagliava sulla soglia.
“Clarence” comincio’ con un sospiro, rivolgendosi al capitano “dimmi che non e’ grave come sembra”
Glaves non fece in tempo a rispondere.
“E’ grave, ma non gravissimo, signor Gillmore. Credo che suo figlio abbia imparato la lezione... naturalmente, non c’e’ nessuna speranza per quanto riguarda la chimica e questa e’ una vera disdetta. E’ una materia molto utile. Per lo meno, per come si esprime, siamo salvi dal punto di vista della lingua e della sintassi.
Buon giorno”
Dopo questa affermazione, Sherlock Holmes usci’ dalla stanza lasciando tutti a bocca aperta.

***

John Watson si guardo’ intorno, veramente incerto su come procedere.
Le torte esposte nell’area dolci della mensa del centro ricerca sembravano davvero tutte buone.
Fece un sospiro: avendo passato buona parte del pomeriggio in un laboratorio in compagnia di un tecnico che non aveva pronunciato piu’ di tre parole (tre, sul serio), penso’ che poteva per lo meno meritarsi due fette in attesa dei risultati finali.
Si, decise. Se le era guadagnate.
“La torta di mele e’ veramente ottima. Arriva fresca dal paese tutte le mattine” la voce di Molly lo fece girare di scatto.
Noto’ subito la sua aria stanca, probabilmente aveva saltato il pranzo per recuperare il lavoro che aveva lasciato indietro per occuparsi dell’autopsia.
Noto’ anche il suo sorriso incerto, come se non fosse sicura che lui le volesse parlare.
Oh, Molly...
“Allora la provero’” le rispose “ma solo se mi fai compagnia”
I tratti del viso della ragazza si rilassarono e annui’.
John si rese conto che in questo modo, avrebbe dovuto accontentarsi di una sola fetta per non fare brutta figura.
Decise che non gli importava.

***

Il professor Drewer osservo’ la coppia che si sedeva al tavolino della mensa e cominciava a parlare. Quel Dottore sembrava in gamba e naturalmente, il fatto che si fosse allontanato dal laboratorio, gli permetteva di verificare il risultato delle analisi per primo.
Doveva sbrigarsi: avrebbe avuto bisogno di tempo, se fosse stato necessario eliminare qualche dato.

***

“Questa torta non e’ ottima... e’ semplicemente perfetta!” John chiuse gli occhi e assaporo’ il delizioso mix fra pasta frolla e mele.
Molly fece una risata.
“Non dirlo alla Signora Hudson!”
Anche John rise.
“Si... e’ una bella gara! Sono sicuro che se fosse qui, si metterebbe alla caccia della cuoca per farsi dare la ricetta!”
Molly annui’ e si rimise a mangiare la sua fetta.
“Mi e’ spiaciuto, per il tuo divorzio” disse improvvisamente.
John alzo’ gli occhi dal suo piatto e la guardo’ incuriosito.
Lei scosse la testa.
“No, scusa... non avrei dovuto dirtelo. Probabilmente e’ un argomento di cui non vuoi parlare, io volevo solo... non lo so. Farti sapere che mi spiace.”
Lui raggiunse la sua mano sul tavolo.
“Molly... calma. Va bene, e’ ok. Io riesco a parlarne, ora. E’ passato. Sono solo stupito che tu lo sappia... insomma... non ci siamo piu’ visti e...” tacque imbarazzato, anche se era veramente grato che questa conversazione si stesse svolgendo.
“La signora Hudson... io sono passata un paio di volte a trovarla e lei me l’ha detto. Era molto dispiaciuta per te, per tutto il dolore che avevi provato con... con Sherlock e poi con Sarah. Mi spiace, John... l’ultima cosa che avrei voluto era mentire a tutti voi, ma io dovevo...” fece un grosso sospiro, incapace di continuare.
“Salvarlo” concluse John per lei, dando una stretta alla sua mano.
Lei sgrano’ gli occhi.
“L’hai salvato, Molly. E sei stata bravissima. Avrei dovuto ringraziarti molto tempo fa, tutti noi avremmo dovuto farlo”
Molly abbasso’ la testa.
“Il suo ritorno deve essere stato uno shock per tutti e capisco che foste arrabbiati. Insomma, non la Signora Hudson, lei mi ha chiamato, ma tu e Lestrade...”
John fece una smorfia.
“Arrabbiati?”
“Beh, l’ispettore ha praticamente smesso di venire all’obitorio, come se mi stesse evitando e tu... suppongo che non avessi nessun motivo di frequentarlo, visto che non l’ha fatto neanche Sherlock”
John si diede mentalmente una pacca sulla testa: Lestrade aveva le sue buone ragioni, che tuttavia non avrebbe spiegato a Molly, non fino a che non fosse stato pronto, per lo meno, ma lui... aveva semplicemente prima evitato Sherlock e tutto cio’ che lo riguardava, poi era stato troppo impegnato a riabituarsi alla loro vita di nuovo insieme.
“Ascolta” esclamo’ in tono deciso “nessuno e’ arrabbiato con te, te lo assicuro. E’ solo che quell’idiota di Sherlock ha sempre la priorita’ su tutto, anche quando uno decide di ignorarlo... ma questo credo che tu lo sappia gia’” le rivolse un sorriso caldo e rassicurante, che lei ricambio’ dopo un attimo.
“Si lo so... grazie. Ma davvero hai cercato di ignorarlo?”
John annui’ serio.
“Ci ho veramente provato, te lo assicuro!”
Molly scoppio’ a ridere, poi un’ombra passo’ sul suo viso.
“Ti rivuole davvero a Londra, lo sai, giusto?” le disse John con gentilezza.
Lei rimase in silenzio.
“Lo so che non sono affari miei, ma e’ mio amico e so che per quanto disfunzionalmente cerchi di dimostrartelo, lui sia dispiaciuto per quanto e’ successo. E’ uno sciocco immaturo per quanto riguarda i sentimenti e l’uomo piu’ irritante che conosca, ma”
“Non cosi tanto. Non sempre, insomma”
John sorrise.
Molly, dolce Molly.
“Giusto, non sempre. Solo quando fa sfoggio di tutto il suo sapere o ti racconta di cose che ti riguardano, senza che tu neanche lontanamente possa averle immaginate. Quello spaccone dice di aver capito che avrei divorziato, da come Sarah ha acconciato i capelli il giorno del matrimonio! Se non fosse stato morto e non fosse stato a Londra di nascosto, credo proprio che non si sarebbe fatto problemi a dirmelo!”
John bevve un sorso del suo caffe’ e addento’ un altro pezzo di torta emettendo un suono soddisfatto, poi si accorse dell’espressione di Molly.
“Scusa, non credo sia molto simpatico scherzarci su, adesso che ci penso... beh, questo pero’ ti fa capire che il mio divorzio e’ una cosa che ho superato. Piu’ o meno, insomma” guardo’ indeciso il viso della ragazza, chiedendosi perche’ fosse tanto sorpresa.
“Sherlock e’ tornato a Londra mentre era...morto?” domando’ infine lei.
John comincio’ a pensare che forse aveva fatto una stupidaggine.
“Beh, si... ma non per tante volte” disse cercando di rimediare “insomma, non ha fatto che prendermi in giro per il discorso a suo dire smielato che ho fatto sulla sua tomba il giorno del funerale, ma poi”
“Sherlock era al suo funerale?”
Ok, penso’ John osservando gli occhi di Molly diventare lucidi, ho fatto una grande sciocchezza.
Enorme.
In quel momento, Sherlock Holmes apparve sulla soglia del locale della mensa e comincio’ ad avvicinarsi al loro tavolo, un sorriso sul volto rivolto a Molly: era un buon momento per verificare quanto terreno avesse riguadagnato, con la storia dell’sms e dei complimenti dopo l’autopsia.
Si blocco’ non appena noto’ l’espressione della ragazza.
Lei chiuse gli occhi.
Aveva passato due anni aspettando notizie di Sherlock, preoccupandosi e angosciandosi perche’ lo credeva chissa’ dove, impossibilitato a tornare per avere almeno un po’ di conforto e un contatto umano
( un contatto amico)
invece lui era tornato, di quando in quando. Ma non l’aveva mai cercata, non le aveva mai fatto sapere di essere vivo.
E questo faceva ancora piu’ male, dell’unico sms al suo rientro definitivo e dei due mesi e mezzo di silenzio che ne erano seguiti.
Aggrappandosi al tavolo, si alzo’.
Si diresse verso di lui e gli si fermo’ di fronte, fissandolo dritto per un attimo, finche’ non senti’ le lacrime pungerle gli occhi.
Sherlock ebbe la spiacevole sensazione che lei lo stesse guardando, veramente guardando, per l’ultima volta.
Poi Molly gli giro’ intorno e usci’ dalla stanza.
 
 
 
 
 
  
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