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Autore: Ashbear    25/03/2013    0 recensioni
Se la vita fosse un libro che va letto, una riga potrebbe cambiare il corso della storia? A volte, è meglio che quelle parole non vengano scritte.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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WHERE SILENCE HAS LEASE
scritta da Ashbear, tradotta da Alessia Heartilly
Parte III
.

"Non farlo."

Lei non ha parlato, dando ascolto al mio avvertimento. Non intendevo che lei non parlasse, ma da quando ho cercato di fermare l'inevitabile correre in cerchio sulla colpa (la mia colpa), non ho incontrato altro che silenzio.

Volevo sentirla parlare.

Avevo bisogno di sentirla parlare; avevo solo bisogno di lei.

Ma dirle quanto?

Quelle erano parole ancora fuori dalla mia portata. Mi sono ingannato credendo che avrei avuto la forza di dirle prima che fosse troppo tardi - proprio come mi sono ingannato a credere che avessimo ancora una possibilità. Il mio sbottare era stato istintivo, perché odiavo sentirla parlare così.

Rinoa Heartilly sembrava pessimista e logora; sembrava sfiduciata e dura; era perché sembrava fredda - come me.

Questo mi spaventava a morte. Sono sbottato.

Lei stava solo ripetendo quello che aveva sentito (da un dannato cretino) e scendeva a patti con la realtà. Mi sono rifiutato di permetterle di aggrapparsi al mio punto di vista cinico nei suoi ultimi minuti (ore?) di vita. Sono stato educato a pensarla così - a far domande, a razionalizzare, e a riaffermare sempre. Qualità che mi hanno reso un SeeD e Comandante eccellente, ma orrendo in praticamente tutto il resto.

La cosa stupefacente era che anche lei era stata educata a una vita simile, (eppure diversa) ma aveva trovato un modo di scappare, di sfuggire per essere una persona migliore. Invece di restare un facoltoso membro dell'alta società, aveva lasciato tutto che quello che conosceva per aiutare gli altri.

Lo dico di nuovo: lei è la persona più dannatamente forte che conosco.

Il silenzio (il suo silenzio) forse era durato un minuto, il problema era che sessanta secondi erano una vita per noi - due vite che temevo di perdere.

Quante altre possibilità mi sarebbero state date? Non molte.

A volte, i miei pensieri erano chiari e altre non riuscivo a dire il mio nome. Tutto quello che potevo dire era che iniziavo a sentirmi un'altra persona. Un mero ospite in questo guscio, che condivideva lo spazio fisico, ma non i pensieri... Sapevo di avere il braccio ancora sul suo fianco, ma non sentivo più il contatto tra i nostri corpi. La sentivo ancora attraverso i ricordi, ma ero troppo egoista per condividere quei ricordi con il mio doppio.

Alla fine volevo che fossero i miei ultimi pensieri. Piccoli dettagli. Cose che il mondo non avrebbe mai saputo - la morbidezza della sua pelle dopo una doccia, il sapore del burrocacao alla menta in inverno, e il calore che irradiava dal suo corpo sotto al mio.

Ho chiuso gli occhi mentre cercavo di immaginare tutto di lei. Volevo ricordare tutto fino alla fine. Mi sono sempre chiesto se i nostri pensieri coscienti sono davvero gli ultimi a scomparire. Speravo di sì. Un'altra teoria che avrei provato presto.

Nel buio non c'erano suoni, a parte il nostro respiro.

E poi l'ho sentito. Il suono più forte di tutti.

Paura.

Quanto vicino, quanto lontano?

La distanza era una delle molte variabili matematiche che ora decidevano la nostra sopravvivenza.

Un crack raggelante che emanava da qualche parte (vicino o lontano). Mentre la stringevo ci siamo aggrappati ai nostri ricordi e, nel silenzio, abbiamo aspettato.

Aspettato.

Non ho mai affrontato un momento di terrore così puro. Niente battaglie. Niente nemici. Le possibilità di sopravvivenza non dipendevano dalle mie abilità. Ero impotente (silenzio assordante.)

Alla fine, sembrava una slavina, mentre pezzi di terra piovevano giù. Mi aspettavo quasi che lei gridasse; io volevo quasi gridare, ma di nuovo, sarebbe stata energia sprecata. L'assalto non era durato molto, ma in prospettiva era anche durato un'eternità.

E quando l'ultimo sassolino ha smesso di cadere - all'inizio - il silenzio era bellissimo.

La frana è stata un promemoria crudele della nostra realtà; come se non ce fossero già abbastanza.

"...Nessuno sa esattamente dove siamo, vero?"

Non so cosa mi aspettavo di sentirle dire, ma non era quella domanda (retorica). Scrollandomi di dosso quel pensiero, mi sono accorto che non importava cosa sentivo, l'unica cosa che importava era che la sentivo di nuovo. Molto semplice.

Disperatamente, desideravo che lei potesse sentirmi, ma perché qualcuno possa sentire un altro deve parlare. Io non potevo. Mi mancava la capacità di dirle i sentimenti che avevo troppa paura di pensare. Lei lo sapeva. (Spero)

Invece scelgo la via codarda - rispondere alla sua domanda.

"No... non proprio."

"Va bene... grazie per non avermi mentito."

"Meriti la verità... a prescindere da tutto."

"Evviva." Lo ha detto come una risata sarcastica. Allora io ho grugnito una risposta. Non aveva senso, ma trovavamo entrambi dell'umorismo nella nostra situazione. Il momento è finito con la stessa velocità con cui è cominciato. Stavamo lentamente peggiorando, ma dovevamo entrambi andare avanti. Dopo lo scambio di prima, sentivo di doverle di essere quello ottimista. Continuavo a pensare a quella scintilla di speranza.

"Ho mandato un messaggio a Quistis, per dirle che le avrei dato le provviste domani prima delle lezioni. Siamo solo a circa cinque chilometri a nord-est da dove abbiamo parcheggiato. Ci troveranno."

...Prima o poi.

Quando si accorgeranno che siamo scomparsi.

Domani. Quando lei entra a lezione... dopo pranzo.

Ci troveranno... o almeno, i nostri corpi.

Ma insieme. Saremo insieme. Insieme...

Trovavo impossibile cercare di fare l'ottimista; piegare il tessuto dello spazio e del tempo era un concetto molto meno estraneo, per me. Un altro lavoro. Un altro fallimento.

"Ok." Il suono della sua voce mi raggiunge a malapena. "...le hai mandato un messaggio?"

Non ero sicuro di dove stesse andando a parare, il mio cellulare era in macchina; ne avevo persi tre per incidenti sul lavoro solo in questo quadrimestre, e Cid si stava stancando di sostituirli. Ironico, il telefono stavolta sopravvive.

"Sì, ma è in macchina. Sarebbe inutile attraverso le rocce."

"Lo so." Potevo sentirla sorridere. "Sono solo meravigliata che tu abbia mandato un messaggio a qualcuno, di proposito, signor Anti-Tecnologia."

Mi conosceva. Il suo sorriso era come un virus, invisibile ma continuo. "Chissenefrega. Continuavo a sentir la gente che si lamentava di come sia una forma impersonale di comunicazione. Me l'hanno venduta. Mi hanno incastrato a impersonale."

Le è scappata una risatina. Dio, non saprà mai quanto è stata bella. "...Squall, non credo che sia il gancio che cercavano. Almeno forse non ucciderai altri telefoni."

"Autodifesa," ho ribattuto.

Di nuovo lei ha riso - stavolta seguita da un colpo di tosse secca. Conoscevo quel dolore; eppure in qualche modo lei si è ricomposta.

"Squall?"

"Hmm?"

"Penso... penso che con l'ultima frana-"

"Lo so."

L'ho interrotta; non potevo sopportare di sentire il resto. Sapevo che qualsiasi cosa ci fosse nell'aria stava peggiorando; qualcosa aveva fatto spostare la terra e respirare diventava sempre più difficile. In poco tempo, parlare lentamente e stare a terra non avrebbe fatto un cazzo di differenza.

Credo che quello sia stato il momento in cui ci siamo rassegnati entrambi, accettando il nostro destino con l'ultimo barlume di dignità e grazia. Almeno quando avrebbero scoperto i nostri corpi saremmo stati vicini, con il mio braccio, protettivo, intorno a lei - sempre che non fossimo schiacciati dalle rocce e identificare i nostri resti fosse compito degli strumenti scientifici - era un pensiero aggressivo, ma era una dura verità.

Facevo schifo con l'ottimismo.

Comunque la gente non vuole la verità. Quelli a cui importa si concentreranno su di noi insieme, sorvolando sui dettagli orrendi. Renderanno romantico il nostro inferno e crederanno che abbiamo trovato una pace finale. Qualcuno vorrà sempre credere al meglio nella morte, anche nel peggio. Questo solo per portare un qualche falso conforto ai vivi; ai morti ha smesso di importare molto prima.

... Forse potevamo ancora trovare pace.

"Ah, io, ehm..." Lei sembrava terrorizzata all'idea di chiedermi qualcosa, e per una volta io avevo paura di sentirlo.

E se stesse cercando una qualche dichiarazione finale di sentimenti che non potevo darle? (codardo)

Sapevo che a lei importava ancora molto. Anche a me. (parole troppo terra terra per dire quanto)

"Squall, farebbe male... voglio dire, posso...?"

Anche sul punto di spezzarsi, mi impressionava quanto lei riuscisse a darsi un contegno; io di certo stavo per perdere la testa.

"È possibile anche solo che io...? So che farà male, ma voglio coricarmi. Voglio dire, ancora una volta."

La sua barriera si è spezzata, ma non potevo biasimarla. Erano lacrime dolci, non isteriche, solo accettazione... e rimpianto.

"Farebbe troppo male se appoggiassi la testa sul tuo petto... un'ultima volta."

Un'ultima volta. Questo mi perseguitava, ma non potevo indugiarci.

"Va bene." Più che bene. Avrei pagato volentieri ogni prezzo fisico solo per darle questi momenti di felicità.

Lei non poteva vedere le mie lacrime, ma c'erano. Si mescolavano allo sporco, scavandosi un sentiero sulle mie guance. Piangere non dipendeva dalla mia debolezza; era la manifestazione del permettermi questa felicità... e accettarla.

Sfidando le regole praticamente di qualsiasi cosa conoscessi, usando ogni grammo di volontà, lei è riuscita a tirarsi su a sedere. Prima, quando si è ritratta, era seduta e si è coricata - la gravità era stata sua alleata, allora. Ora era un nemico.

Ho ascoltato tutto; il mio udito in qualche modo è diventato più acuto da quando ho ripreso conoscenza. I suoni dipingevano l'immagine nella mia mente - da come il suo corpo si trascinava sullo sporco del pavimento ai suoi grugniti poco da signorina. Ne sarebbe stata imbarazzata, ma io non lo ero. Ogni minuscolo movimento diventava la sua lotta privata, eppure sentivo una fitta di speranza per lei - forse non era ferita quanto me.

Non ho potuto evitare di tornare all'inizio di questo incubo. Avrei preferito non sprecare nemmeno un pensiero su quei ricordi, ma contro la mia volontà tornavano lentamente. L'esplosione era stata brillante, ma altrettanto breve. Un'onda accecante si era spinta all'esterno, divorando tutto sul suo cammino.

(Odio questi ricordi più di quanto abbia odiato qualcosa nella mia vita.)

Io ero di schiena, (come un vero codardo), ma questo mi ha salvato la vista. Voltandomi ho visto qualcosa liberarsi dal soffitto e colpirla sulla testa. È bastato a buttarla a terra; sembrava una grandinata, mentre rocce di tutte le dimensioni continuavano a colpirla. Non ero nemmeno sicuro se lei fosse viva o se fosse... beh, se fosse.

(...non viva)

Da lì, sono saltato giù dal ripiano e ho fatto del mio dannato meglio anche solo per arrivare a lei. Il viaggio più lungo che io abbia mai affrontato è stato fatto nel giro di quei pochi secondi. Ricordavo vagamente di aver mollato gunblade e torcia... e quelle dannate Ragnatele sarebbero costate la vita a Rinoa. L'ho coperta con il mio corpo, prendendo quello che speravo fosse l'impatto di forza; era semplicemente diventato troppo, il dolore troppo intenso. L'ultima cosa che ricordavo era la fine della frana - la vampa debole, azzurra e iridescente della Protect. - e poi - niente.

Silenzio.

Dopo sono arrivati gli scoppi di realtà, che fluttuavano avanti e indietro prima di svegliarmi in questo incubo. Quello che non so ricostruire, perché i ricordi ancora mi sfuggono, è come sono passato dal proteggerla all'arrivare alla fine a sedermi contro il muro con lei al mio fianco.

Immagino che quei ricordi vuoti non facciano differenza; sono questi momenti a fare la differenza.

Era il fatto che, nonostante tutto, Rinoa trovava umorismo in questa situazione mentre cercava ancora di muoversi.

"Dio, ho la grazia di un Behemoth e Raijin che ballano sulle punte."

"Allora siamo una bella coppia. Io sono eloquente come Fujin che recita poesia classica."

Lei ha riso di nuovo e ho potuto sentire che nella risata c'era del dolore; era diventata il suo sfogo emotivo.

Alla fine è riuscita a spostarsi. Il 'come' ancora non lo capivo. Sapevo già che mi avrebbe fatto male. Mi sono preparato, ma non volevo darlo a vedere.

Lei lo sapeva. E io sapevo che lei sapeva.

"Sei sicuro?"

No. "Sì."

Sembrava che stesse sospesa su di me, o così credevo. Volevo chiederle se stava bene, ma la risposta mi spaventava. Ma mi ha colto di sorpresa quando ho sentito che mi toccava il viso con la mano. Era dolce, ma ha finito per colpirmi tra l'occhio e il naso; non mi ha fatto male, ma ha aggiunto altro alla bellezza comica dei nostri commenti di prima.

Ma a differenza di allora l'umorismo è svanito e ogni grammo di emozione che provavo (per lei) è stato portato in superficie. Ho sentito le sue dita muoversi lentamente sulla mia pelle, finché ha esitato. Ha trovato le mie lacrime, ma non ha detto niente. Sapeva che non era per debolezza, ma per umanità. Le sue dita hanno tracciato piccoli cerchi, asciugandole. Ha seguito la linea della mia mascella, tracciando tutta la lunghezza del mio viso. Mi ha visto con le mani, vedendo molto più a fondo di quanto la luce potesse mai mostrare.

Ho chiuso gli occhi.

Ero grato che il mio viso potesse sentire queste sensazioni, e per la primissima volta non potevo più nascondermi dietro una maschera. Non potevo spiegarlo, ma sapevo che questo era di gran lunga il momento più intimo che avessimo mai avuto - anche più che fare l'amore con lei. Andava oltre il fisico.

Ero esposto. (un fallimento)

Noi eravamo entrambi esposti.

Le nostre paure non erano più velate mentre la nostra mortalità ci legava. Le sue dita sporche di terra mi hanno toccato le labbra. Non le ha mai sollevate, ma potevo sentire che lottava per muoversi. Potevo sentire il suo dolore, ma potevo anche sentire questo bisogno; lo condividevamo entrambi.

Un ultimo atto d'intimità e lei era disposta a pagarne il prezzo, non importava quanto alto fosse. (forte non debole)

Era la prima volta che il buio non aveva un'aura di morte; la prima volta che il silenzio non era una cosa da temere. Conteneva aspettative. Le sue dita l'hanno guidata finché è stata finalmente capace di chinarsi - baciandomi dolcemente sulle labbra. Era morbido e dolce all'inizio, finché una diga si è rotta in entrambi.

E tutto all'improvviso, ho ricordato perché la vita era importante; come entrambi avessimo così tanto davanti a noi - il futuro che avrebbe dovuto essere nostro. Quello che mi spaventava; quello che mi spaventa ancora, ma io volevo quella paura. Lo desideravo; desideravo lei. Il suo tocco, la sua risata, il suo amore. Lo avrei preso tutto, egoisticamente, anche se non avrei mai potuto darlo tutto indietro.

Non avrei mai superato la paura, ma dopo essermi svegliato nel silenzio nulla sembrava insormontabile. Sapevo che sarebbe finita presto, conoscevo il sacrificio che lei stava facendo per questi momenti rubati. L'unico cosa che riuscivo ad assaporare era il sangue, tutto il resto era dimenticato. Abbiamo ignorato entrambi così tanto nel bacio, ma non intendevo indugiarci durante quello che probabilmente sarebbe stato l'ultimo.

Questa poteva essere la mia ultima possibilità di dirle cosa provavo, quanto lei fosse diventata parte della mia vita. Due parti di un tutto, ma due parti che erano individui in ogni senso della parola. È finito e di nuovo il buio aveva preso una tonalità inquietante.

"Squall, a prescindere da tutto, non rimpiango niente. Ti amo."

Ironico. Io rimpiangevo tutto, ma non ho detto niente. (dannato codardo) Sapevo che lei non si aspettava parole o una qualche grandiosa dichiarazione d'amore. Quella era una delle cose che ama... mi piacevano di lei; no, così tanto di più che 'piacere', ma la rispettavo. Rispetto e fiducia sono due cose che non mi vengono facili, e a dire la verità lei è l'unica che se le è mai guadagnate entrambe.

Il rispetto lo avevo per pochi eletti, ma la fiducia non l'avevo per nessuno. (fino a lei)

Lei non riusciva più a tenersi su, e io mi sono preparato al dolore che sapevo sarebbe arrivato. Era un pasticcio, ma lei è riuscita a coricarsi. Ho trattenuto il poco fiato che avevo. Lei ha abbassato lentamente e attentamente la testa. Si è appoggiata più in alto sul mio petto, così non ha colpito le costole più in basso, che sembravano messe peggio. Ha fatto di tutto per non farmi male, anche a discapito di se stessa. Eppure, c'era qualcosa dentro. Lo sapevo. Lo sentivo. Lei era in verità messa peggio di me, ma qualcosa le dava più contegno. Forse erano i suoi poteri di Strega; forse le davano forza finché...

Dio, perché non ci avevo nemmeno pensato? Ero davvero un fallimento come Cavaliere. Lei avrebbe dovuto passare i suoi poteri a qualcuno... chiunque ci avesse trovato, avrebbe... beh, il Garden avrà uno dei propri membri con i poteri. Merda, sapete una cosa, è una loro battaglia. Io e Rinoa abbiamo le nostre.

Ho spinto quei pensieri lontano dalla mia testa. Ho già pensato alla dottoressa Kadowaki, a Seifer, e all'istruttore Aki, devo pensare solo a una persona - quella che ha dato tutto per amarmi.

E anche se fa male, il nostro dolore va oltre ogni descrizione, averla appoggiata al mio petto, sapendo che lei c'è sembra... casa.

Ancora una volta due parti del tutto.

Il virus è tornato. Ho sorriso.

Adesso, anche il silenzio non potrebbe rubarmi questo momento.

"Sai, quando ero piccola..." Lei si è fermata per tossire. Quando ha tossito l'ho sentito anche io, ma di certo non mi importava. Tutto quello che volevo era solo allungarmi a picchiettarle la schiena - un gesto semplice come una stretta di mano o il bisogno incessante di Zell di darsi pugni ai palmi - ma a prescindere da quanto fosse semplice, non potevo. (inutile)

"Mi dispiace," si è scusata lei. "Dicevo... quando ero piccola, mia madre mi parlava sempre prima che mi addormentassi. Mi leggeva favole o mi raccontava storie inventate da lei... Beh, una cosa che ha detto una sera non aveva senso. Era verso la fine, forse è per questo che me lo ricordo. Ma ha detto che 'una battuta può cambiare il significato di tutta una storia... quindi a volte è meglio non dire quella battuta'."

Sentirla parlare così tanto in realtà mi ha colto di sorpresa. C'era qualcosa di distante nelle sue parole, non era con me. In quei secondi Rinoa Heartilly era bambina, nel suo letto, che ascoltava sua madre. Quel pensiero era bellissimo. Eppure c'era dell'altro, qualcosa che la turbava, ma non ero sicuro di quanto a lungo lei potesse continuare con quella facciata... La sua voce aveva iniziato a strascicarsi - non molto, ma più parlava più io lo sentivo.

"Sai... Mi ci è voluto tanto per capire come o cosa intendeva... Ho passato troppo tempo a rimuginarci."

"Eri giovane. Non dovevi capire. Ma ti ricordi le parole."

"Sì... sì. Troppe parole quella notte. Troppe."

Non volevo chiederle cosa intendeva. Me lo avrebbe detto, se voleva. Non l'avrei costretta, ma avrei sempre ascoltato. Avrei risposto, però, perché stranamente mi trovavo a capire più di quanto ci fosse in superficie.

"A volte la risposta è semplice, scegliamo semplicemente di renderla complicata."

"Sì."

Dopo quella risposta, l'ho sentita tremare di nuovo. Aveva scoppi di forza, e poi ricadeva nella debolezza - mentre io rimanevo sempre lo stesso. Sapevo adesso che erano i poteri, ma il suo corpo stava diventando troppo debole. E, proprio come prima, sapevo che lei sapeva. Ma nessuno di noi due ne parlava; forse era l'unica cosa in cui entrambi trovavamo codardia.

Poi ho capito - non avrei chiesto del passato, quei segreti erano suoi, ma forse si trattava del presente. Di noi.

"Allora, la nostra battuta non detta quale sarebbe?"

Non volevo davvero sentire la risposta, ma sapevo che lei aveva bisogno di dirla. Lei ha taciuto per qualche secondo, rabbrividendo su di me. Mi sono accorto che mi sbagliavo - Rinoa non aveva bisogno di dirlo - doveva farlo.

"...E quando la sua sveglia suonò, Squall Leonhart si svegliò accorgendosi che lei non era altro che un sogno, e respingendo quei pensieri si concentrò sul superare l'esame SeeD di quel giorno."

"Non farlo."

Ed ecco che lo facevo di nuovo. Il mio odio per me stesso si manifestava in un'unica parola di rabbia.

"Squall, se noi non fossimo reali, allora non saremmo qui. Non ti avrei mai fatto del male."

Ho deglutito, mentre si realizzava una delle mie paure. Non potevo dirlo a parole, ma mi sentivo solo - come quel bambino piccolo che voleva che qualcuno lo volesse. Non potevo dire molto - temevo che saremmo finiti in un circolo infinito di colpa.

"Non possiamo cambiare questo. Non possiamo cambiare noi. Rinoa, se mi svegliassi e scoprissi che era un sogno, sarei più felice a dormire per tutta la vita. Per favore sappilo, ok?"

Penso che prima avessimo ragione, qualcosa stava cambiando ancora. Era arrivato all'improvviso, ma sembrava che Rinoa fosse stata più sensibile agli effetti. Forse il destino aveva stabilito questi ultimi momenti insieme - il nostro bacio era un regalo di ringraziamento da parte del tempo, ma ora chiedeva pegno.

"Ok?" ho ripetuto a voce un po' più alta. Ho cercato di scuoterla, un tentativo azzardato a dir poco. "Rinoa."

Il suo corpo aveva smesso di tremare, e il peso sembrava premere di più. Come se si fosse sostenuta per il mio bene, ma il suo corpo fosse caduto di sua spontanea volontà.

"Rinoa?!" ho gridato un po' troppo forte, un po' troppo disperato. Sapevo che non avrebbe risposto. Potevo ancora sentirla, ma era debole.

Di nuovo, ho pianto. Vergognandomi, imbarazzato, ho pianto di nuovo. Non c'era più qualcuno ad asciugarle, a passarmi le dita sulla guancia, o a baciare un uomo che di certo non meritava nessuno di quei doni.

Abbiamo entrambi pagato il prezzo per il mio orgoglio. Tutto quello che voleva lei era un semplice pranzo sul mare e io le ho dato un appuntamento con la sua tomba. Tutto quello che voleva lei era ordinare il dolce, io le ho detto che ci sarebbe stato tempo dopo, l'avremmo preso al Garden. Non c'era. Le ho preso (rubato) anche quello.

Non importa cosa faccia il mondo di questa tragedia o che celebri la mia vita. Io saprò la verità... e da qualche parte lei saprà la verità...

Ma la SeeD non lascerà che sul mio epitaffio ci sia il mio fallimento. Eroico. Coraggioso. Impavido morto cercando di salvare Rinoa; non vedranno mai che è stata lei a salvare me.

...Ma quella battuta avrebbe cambiato la storia del Garden.

Ho chiuso gli occhi, non c'era altro da fare che dormire. (e ricordare)

Terrò vivi i nostri ricordi, fino a che non potrò più farlo. Ricorderò tutto di lei - e proprio come per gli altri - le sue parole risuonano all'improvviso dentro di me. Parole che ha detto prima di partire per la Dimora della Strega, minuti prima del mio ultimo addio. Hanno più senso, adesso; forse il destino voleva che le capissi solo adesso... e non allora.

"La vita è un libro scritto mentre vivi; quando la storia finisce, i ricordi degli eroi vivono attraverso i ricordi degli altri."

Al passato, continueremo a vivere nei ricordi degli altri.

Insieme.

E questa è una battuta che va scritta.

*~*~*~*~*

Tempo. è passato. Non so quanto ne è... passato. Riderei a questa ironia. Se mi fossi svegliato solo abbastanza per questo pensiero - per ricordare le sue parole.

"Il tempo non aspetta... non importa quanto ci si aggrappi... ti sfugge."

Voglio scappare (dal tempo) dai miei pensieri. Le mie parole sono state le ultime che Artemisia ha sentito... mi ha ricambiato il favore. alla fine.

...fine?

Quanto tempo è passato da allora? Rinoa? Lei. Lei non può essere. Sono impotente. stupido.

Non ce la faremo fino a domani. Non ce la faremo a superare la notte. Non so nemmeno se lei, se lei... no, non penserò - non quello.

Ho chiuso gli occhi. Ero provato (esausto) e debole (spezzato) volevo solo dormire. (svanire)

Luce. Cinerea, opaca (non luminosa) mi penetrava attraverso le palpebre chiuse. aperte?

Ho lottato per aprire gli occhi e mi sono chiesto se sarebbe stata l'ultima volta. Non volevo morire, per lei, per noi, ma avevo accettato quel destino. Insieme. Coricarmi accanto a lei mi portava sempre una pace che non sapevo esprimere; sogni sereni e reali.

La luce mi attirava, ipnotica e tentatrice. Una Sirena nel buio. Mi sono fissato sulla bellezza. Mi chiedevo cos'era davvero - se fosse davvero... (ero?)

Salvezza.

Se fossi religioso, crederei che fosse un faro - un benvenuto silenzioso di una divinità taciuta.

Cessazione.

Se credessi alla scienza, potrebbe essere quando le funzioni mentali smettono di esistere; quella scarica elettrica che dà la scintilla alla vita - e che la reclama anche.

In ogni caso. Fine. (al passato)

I miei credo cadono da qualche parte nel mezzo, ma il tempo darà la risposta. Voglio che lei sorrida, che parli... egoista, non voglio, non voglio. rinoa?

Voglio solo che quella luce sia la sua salvezza. Se è reale. (Immaginata?) Per favore fa' che non soffra, non più... Siamo stati in bilico su questo bordo per quanto tempo - minuti, ore? La gente direbbe che abbiamo avuto il nostro lieto fine, ma in modo tragico.

C'è bellezza nella nostra follia.

Lei potrebbe saltare; noi potremmo cadere. Insieme.

Se mi costringessi a credere, spererei che ci sia una qualche specie di vita oltre la morte... Ma non dichiarerò una qualche religione ritrovata in questi ultimi momenti. Ho vissuto la vita tra le ipocrisie; non permetterò che la mia ultima scelta cosciente sia unirmi a loro. La salvezza è per chi la merita; non pregherò qualche dio solo sull'orlo del baratro.

...Ma potrei sperare. Per lei.

Se essere un ipocrita la aiutasse in qualche modo, allora lo farei. Se c'è una qualche forma di Eden là fuori - dovrebbe essere per lei. (Rinoa, sei?) Perché non sono riuscito a dirtelo? fallito...

voglio lottare. voglio arrendermi. sono stanco.

La luce si muove, uno spettro nel buio... è bellissima. Come lei. Il suo corpo è ancora su di me, senza sensi, spezzato (come noi) siamo insieme - spezzati insieme. Ero felice; felice con lei, felice accanto a lei. sereno. se lei è morta, allora lo sono anche io.

Ho chiuso gli occhi, i miei ultimi pensieri per lei (non lasciar andare) di noi insieme.

...Cado.

"Zell, sono laggiù, li vedo tutti e due."

"Merda. Irvine, tienila indietro. Quistis, avranno bisogno di tutto quello che abbiamo."

"Selph, non guardare. Sta' indietro."

"Devo... per favore, Irvine."

"Squall, Rinoa, potete sentirmi? Per favore..."

(No. Non posso)

*****
Nota della traduttrice: oltre i cambi bruschi dei tempi verbali, in inglese spesso Ashbear ha iniziato le frasi proprio con la minuscola. Siccome è una sua scelta precisa, l'ho rispettata anche in traduzione.
Vi ricordo come sempre la newsletter e che ogni commento verrà tradotto & inoltrato ad Ashbear (a cui ho inoltrato già i commenti ricevuti finora; attendete la risposta XD). Inoltre, è da poco attiva anche la pagina fan su Facebook! La trovate qui, e gli aggiornamenti verranno segnalati anche tramite la pagina fan (sia in italiano che in inglese!). Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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