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Autore: Ashbear    17/03/2013    0 recensioni
Se la vita fosse un libro che va letto, una riga potrebbe cambiare il corso della storia? A volte, è meglio che quelle parole non vengano scritte.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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WHERE SILENCE HAS LEASE
scritta da Ashbear, tradotta da Alessia Heartilly
Parte II

Mi sono trovato ad aggrapparmi ad ogni parola che riuscivamo a dire.

Il nostro chiacchiericcio forzato e inutile si era trasformato in una specie di poesia. Personale e intimo, qualcosa che il mondo non avrebbe mai condiviso. Desideravo sentirle dire ancora un'altra parola; ascoltare un'ultima storia. Un pensiero consolante. Perché con le parole veniva la speranza e quella in qualche modo spezzava il silenzio.

E quando si fermavano.

(e l'avrebbero fatto)

Quando il silenzio avrebbe preso il sopravvento...

(come un cancro)

Lei non era pronta. Nessuno di noi due lo era.

(qualcuno lo è?)

Una volta pensavo di... No. Questo era prima. Era cambiato.

(dopo di lei)

Quando abbiamo gli occhi fermi sulla nostra mortalità, le priorità e le prospettive cambiano - dubbi e rimpianti diventano soffocanti come un qualsiasi oggetto fisico. Il fatto di aver evitato la croce della sua domanda divenne il peso che mi schiacciava. La verità sarebbe venuta a galla (...a meno che) e il pensiero che Rinoa incolpasse se stessa era qualcosa con cui non potevo convivere... anche se 'convivere' era una definizione precisa.

Avrebbe pensato che era colpa sua; io sapevo che era colpa mia. Due opinioni entrambe vere - entrambe false.

Questo mi ha ricordato una teoria che il Professor Aki una volta spiegò a lezione. Mentre sto qui ad ascoltare Rinoa che lotta per respirare, mentre sento ogni osso rotto sotto la pelle... Mi rendo conto che per quelli che alla fine guideranno le ricerche - per quel breve istante - sembreremo insieme vivi e morti.

Un concetto che ho 'capito' seduto in classe, ma non ho mai compreso finché la vita non è diventata la mia insegnante. Aki non saprà mai che le sue parole sono state capite almeno da uno studente. Se solo questa nuova chiarezza non avesse avuto un prezzo tanto alto.

Rinoa ha fatto un suono simile allo squittio di un topo; ho abbassato gli occhi su di lei, stesa accanto a me, anche se era del tutto inutile. Mi sono accorto in fretta che non dovevo sentirla. Non penso nemmeno che lei si sia resa conta di star pensando ad alta voce, e i pochi frammenti che sono riuscito a capire - facevano male. Dico continuamente agli altri di non saltare alle conclusioni senza prove. Vorrei poter seguire i miei stessi consigli.

"Passare del tempo, no. Non me con me... pranzo, coraggio. Quistis... sempre. Balamb e qui? Come ha fatto... Come?"

Quando ha ripetuto l'ultima parola con quella disperazione, mi sono sentita male. Sapevo che non avrebbe mai lasciato perdere il 'come'. Come ho detto prima, io non potevo. Rinoa e io eravamo più simili di quanto importasse ammettere alla popolazione del Garden.

Loro dicevano determinati.

Eppure, loro dicevano che lei era testarda.

A nessuno fregava un cazzo che la qualità di fondo fosse la stessa. Una aveva una connotazione negativa e l'altra positiva. La prospettiva è dannatamente difficile.

Pensare alla prospettiva, (alla colpa. tutta mia) ho avuto bisogno di assicurarmi che lei capisse la verità.

La verità per come era, non per come la vedeva lei.

Facendo un respiro profondo, ho cominciato a parlare. "Rin-"

Non ho detto altro che non fosse una tosse profonda e roca. Proprio da me inalare prontamente quella merda. Mi sono irrigidito, mentre il mio corpo ha iniziato ad avere gli spasmi. È stato come un coltello a serramanico che si scavava lentamente la strada in tutto il mio corpo. Tra l'ondata di nausea e le costole rotte che usavano i polmoni come cuscinetto, facevo di tutto per mantenermi vigile. Il mio corpo urlava per chiudersi, solo per un attimo.

Lotta. La mia mentre gridava lotta (non per me.)

Rinoa dipendeva da me quanto io dipendevo da lei - un altro pensiero consolante. Comunque, ero qui. Lei non era sola. sarebbe stato così semplice chiudere gli occhi e riposare... solo per. un momento. un singolo momento. una fuga temporanea. il dolore.

"...Squall!" ha tossito lei.

Ho aperto gli occhi, non pensavo di aver dormito, ma la paura nella sua voce diceva il contrario, a quanto pareva. Il tempo non era più relativo, e la sanità mentale era una cosa che andava messa in discussione.

"Sto bene." Le parole sono state brusche. Ero arrabbiato con la debolezza (il mio fallimento.)

"Perché non riusciamo a ricordare?"

Questo ha confermato quello che sapevo: lei ha creduto che i miei ricordi fossero confusi come i suoi. Lo erano stati. All'inizio. Non le ho detto una cosa diversa.

"Squall, tu..." Ha esitato. Sapevo che lei avrebbe capito. "...ricordi?"

Era un'accusa travestita da domanda.

Stavolta il silenzio ha detto un'altra cosa.

La mia colpa.

"...Oh."

Volevo scusarmi, (non mi dispiaceva), volevo abbracciarla, volevo allungarmi verso di lei, baciarla sulle labbra. Fare qualsiasi cosa per non farle affrontare questo; volevo darle piacere, ma tutto quello che le davo era dolore.

Il suo silenzio momentaneo diceva quello che lei non riusciva a dire. Era ferita, non arrabbiata.

Il suo dolore è diventato il catalizzatore per sbloccare la verità.

"Siamo usciti dalla strada... sulla piana. Nord. Siamo andati a nord. Sembra... giusto."

Ad ogni ricordo che tornava in superficie, il mio stomaco si rivoltava. Non ci sarebbe voluto molto; le immagini sarebbero diventate più lucide, mentre le si schiariva la mente. Per essere uno che aborriva la debolezza, diamine, ne ero la personificazione. Non mi ero mai sentito così codardo in tutta la mia vita.

Dovevo essere io a dirglielo, io-

Lei si è tirata su a sedere. Il dolore deve essere stato travolgente. Il grido da far agghiacciare il sangue ha tagliato il silenzio, tagliando anche me.

"...Dio, il soffitto, cadeva... Ovunque!"

Conoscevo il terrore della sua voce; era la stessa sensazione che provavo cercando di raggiungerla mentre veniva giù tutto. Disperati gemiti tra le grida che non finivano mai, mentre lottava contro l'assalto dei ricordi.

E io... io rivivevo ogni momento con lei. Un torrente di parole spezzate, ansiti, e grida piene di panico echeggiavano nella grotta. Era una colonna sonora per la morte e la disperazione e il (mio) fallimento.

"Fira i-io..." Ha tossito - un suono più gutturale di qualsiasi altra cosa io abbia mai sentito. Sembrava... inumano.

Scomparsa. Se ne era andata.

Rinoa è riuscita a ritrarsi. Mi sono sentito nudo. Esposto. Il dolore era molto peggio di qualsiasi cosa il mio corpo mi gettasse. Non mi interessava morire provandoci; lei non avrebbe incolpato se stessa.

Mi sono mosso. Non avrei dovuto.

"Rin... colpa mia."

Alla ricerca nel buio; nel nulla. Ero impotente, spezzato. debole. I miei movimenti erano limitati. Il mio tempo era limitato. Ma non avrei permesso che noi finissimo così.

"Non dare colpe... per favore."

Ecco cosa stavo dicendo, ma tutto quello che sapevo era che avevo bisogno di lei. Era spaventoso da morire, ma avevo bisogno di lei. Era... era...

...Una commedia romantica dipinta nell'inferno.

Tossire, strozzarsi, toccare le rovine - con le mani sanguinolente e piene di lividi - per trovarla. Lei non si è spostata di tanto. Non poteva farlo. Abbastanza da essere fuori dalla mia portata.

O erano le rovine o erano le mie ossa, ma mentre trovavo un modo per spostarmi sentivo un torrente costante di scatti e scricchiolii. Sapevo che non poteva essere tutto da parte mia, ma mentre il dolore mi faceva venire le lacrime agli occhi, sapevo che in parte lo era. L'ho trovata caduta di fianco. Sono caduto con lei, fregandomene delle ripercussioni.

"Non lascio... te."

Parlavo con voce roca, sentendola di nuovo accanto a me. Questo era ufficialmente il peggior nascondino della storia.

"...Dovresti."

Non lo intendeva davvero. Rinoa si stava prendendo tutta la colpa. Ho alzato il braccio per appoggiarlo su quello che pensavo fosse il suo fianco. Per un breve momento, ho sentito mentalmente la dottoressa Kadowaki che mi gridava che stavo facendo proprio tutto sbagliato. Era così. Ma era l'unico modo di fare tutto giusto.

"Io... ti ho ucciso." L'ho sentita tremare sotto la mia mano. Volevo sottolineare che non ero morto, ma lei non intendeva questo. Una discussione sulla semantica non era quello che ci serviva, e stando alla teoria di prima, potevo essere considerato come tutte e due le cose.

"I-io," ha continuato a ripetere lei tra i colpi di tosse. Diceva cose senza senso - era per lo shock o peggio? Non avevo idea di cosa potesse fare a lungo termine l'inalare questo gas, o cosa avesse già fatto.

Lei si è sporta in avanti, ritraendosi. Temevo che avrebbe cercato di muoversi di nuovo. Io non potevo. Era una rivelazione disperata - così avrebbero molto probabilmente scoperto il mio corpo. Non avevo mai pensato alla posizione in cui sarei morto (qualcuno lo fa?). Ora lo so. Se lei se ne fosse andata, io sarei stato anche solo. un dannato fallimento patetico. Non meritavo di guidare nessuno, di proteggere nessuno. Di certo non meritavo di essere un cavaliere. Ero stato io a ucciderla.

Meritavo questa morte poco dignitosa (e oltre).

Ma lei non se ne era andata.

Si era solo ritratta. Il suo corpo espulse ciò che conteneva, perdendo qualsiasi traccia fosse rimasta del pranzo. Le grida di dolore. Le avrei dato tutta la mia forza, ma sarebbe stata un'offerta flebile a dir poco. Il tempo era scollegato. Sembrava che lei soffrisse da sempre, ma non era così. Tutto quello che poteva fare era starmene lì mentre lei vomitava bile finché non rimaneva più nulla. debole. flebile.

Lei è tornata da me; una consolazione che non meritavo. Lei si è accorta della stessa cosa - la colpa è inutile. Era la nostra fine, ma non eravamo soli. Eravamo entrambi per terra nella caverna, sporchi, sudati e senza fiato. A boccheggiare per aria che, di nuovo, non si riusciva a trovare.

Eravamo insieme.

Divertente, con un altro sfondo, se qualcuno ci avesse visto di sfuggita, sarebbe potuto sembrare che fossimo esausti per del sesso appassionato, a parte i vestiti e le ferite fatali. Avevo un umorismo che spuntava in momenti strani; tutto lì. Eccoci, entrambi salvatori del mondo - il grande Comandante del Garden di Balamb e la Strega che poteva 'distruggere il mondo in un solo gesto'. Quelle persone non si sarebbero trovate qui.

Quelle persone non esistono, noi sì - Rinoa e Squall.

Come una stella cadente, un pensiero fuggevole è passato nel buio - uno più spaventoso di tutti gli altri venuti prima. Volevo che morissimo. Veloce, insieme, senza dolore o colpa - i nostri corpi nascosti sotto la terra. Mi chiedo se i nostri spiriti avrebbero trovato pace nel silenzio, piuttosto che nella paura.

In quel secondo, ho desiderato che fossimo morti.

"Meritavi di meglio... meglio di questo, meglio di me."

E molto semplicemente, la sua voce mi ha ferito. Avevo appena desiderato che lei fosse morta - che fossimo morti. Avevo rinunciato. Era di nuovo quel senso di déjà vu. Il dare, il prendere, la paura, la disperazione e il ritrovamento poi della speranza.

Mi vergognavo di chi ero, di questo mostro che ero diventato. No. Io non meritavo lei. Non c'era di meglio per me. Ma lei sì. Un ragazzo che dava più di quanto potessi fare io o dire quello che lei meritava di sentire.

"Non dire così," ho detto troppo velocemente, con il risultato di tossire letteralmente le parole. Lei è paziente, mentre di nuovo riesco a calmarmi. Posso sentire il tremore costante del suo corpo; temo che sia il gas che le entra nel sangue. Non è bello, lo so.

Non fallirò con Rinoa; non fallirò con me stesso. Di nuovo trovo chiarezza mentre mi assegno l'ultima missione di questa vita - convincerla:

non è colpa sua. (è mia)

Lei ha significato tutto per me in questi ultimi anni. (più di quanto possano dire le parole)

E che la a...

Deve sapere le cose. Tutto qui. (dannato scemo patetico)

Ho cercato di risistemare attentamente il braccio, appoggiandoglielo sul fianco - sembrava una scelta migliore che la sua pancia. Ho il polso come una bambola di pezza, e ho notato di avere il braccio intorpidito - non so dire quando è successo - i nervi che non lavoravano più sono stati rimpiazzati da un torpore doloroso. Mi sono convinto che non importa, perché la mia mente riesce a ricordare la sensazione che mi dà lei. Il modo in cui le mie dita callose scendevano sulla sua pelle morbida. Lo ricorderò tutto. Adesso è quello che mi spinge avanti.

"Rinoa... non sei tu. Tu sei il motivo per cui siamo vivi."

Non era quello che volevo dire. Per nulla. Eppure, eccolo, è quello che ho detto.

"Mi hai avvisato del gas e io... merito tutt-"

"Basta!" Di nuovo, le parole mi escono brusche, ma quella è una strada che lei non seguirà. "Ci hai salvati."

Lei lo aveva fatto. Onestamente, non so nemmeno com'è possibile che siamo ancora vivi; come sia riuscita a usare una Protect dopo essere stata colpita da un grosso pezzo di soffitto della caverna. La sua magia è stata debole, praticamente prosciugandola, ma è stato quel sacrificio a darci tempo. Il pensiero mi provoca una fitta - un secondo fa desideravo che finisse tutto presto, ma Rinoa ha fatto tutto quello che era in suo potere (e anche di più) perché potessimo passare questi ultimi minuti insieme.

Mi rifiuto di dire che questo tempo è per dirci addio. Quando ho alzato il gunblade alla Dimora della Strega, ho preso una decisione cosciente di cancellare quella parola dal mio vocabolario. Ho lasciato gli addii ad Esthar non appena lei è caduta tra le mie braccia.

...A volte questo rende un po' difficile terminare le conversazioni al telefono, ma riagganciare funziona altrettanto bene. E quando si parla con qualche politico pallone gonfiato, è molto più soddisfacente.

Rimane la questione: non dirò mai addio.

Ma qui è dove si scontrano determinazione e testardaggine. Io volevo provare accanitamente una cosa; lei voleva provarne accanitamente un'altra.

"Fira? Quello non è salvare. Quello è uccidere. Dovresti stare con una tua pari. Una SeeD, non... una dilettante. Una bambina."

Sapevo che si trattava anche di questo. La mia battutina su di lei come una 'dilettante' è qualcosa che desidero essermi tenuto per me.

Ma non l'ho fatto.

Desidero anche di non averlo pensato davvero.

Ma l'ho fatto.

Eravamo persone diverse, allora, in circostanze diverse. Non nego chi eravamo allora, perché questo negherebbe chi siamo adesso.

"Rinoa, è stato quattro anni fa. Abbiamo avuto entrambi una vita di esperienza, da allora." Ho scoperto che parlare lentamente aiuta; forse era anche meglio stare vicino al pavimento della caverna. "Non sei una dannata bambina. Sei la donna più forte che conosco. La persona più forte che conosco."

Lo era.

La società è attaccata agli ideali, e quella forza è definita da un qualche modello. Non mentivo. Rinoa Heartilly è la persona più forte che conosco; mi fa desiderare di essere una persona migliore. Non un SeeD migliore - una persona migliore. Nessuno che io abbia mai conosciuto aveva così tanto potere. Rinoa non mi chiede mai niente - e lì sta la bellezza. Questo desiderio nasce da qualcosa di sconosciuto dentro; qualcosa che lei ha visto in me che io non sono mai riuscito a vedere.

Lei non mi ha risposto, però, anche se il suo pianto soffocato sembra aver smesso. Mi odiavo, mentre la mia mente saltava allo scenario peggiore. Finché ho sentito un sospiro, ma di sconfitta.

"Le persone forti non uccidono quelle che amano. Solo i dilettanti usano una Fira quando l'aria è piena di gas... soprattutto dopo essere stati avvertiti di non farlo."

"Basta. Smettila e basta." Mi esce come un ringhio basso e tonante. Sapevo come sembrava, ma la rabbia era diretta dritta contro me stesso. Come ho detto, affrontare la propria mortalità mette le cose in prospettiva - soprattutto la propria stupidità.

"Insisti così tanto a dare colpe? Bene, ti seguo. È colpa mia. I fidanzati non accorciano il pranzo, soprattutto per prendere provviste per persone perfettamente capaci di farlo da sole. I Comandanti non diventano noncuranti in missione; la noncuranza fa nascere errori. I Cavalieri dovrebbero proteggere, guidare - l'unico posto in cui ti ho guidata è alla morte. Io sono stato troppo dannatamente negligente, tu non avevi nemmeno un'arma. Ovviamente avresti usato la magia per difenderti."

Per la prima volta, le lacrime nei miei occhi non erano il risultato del dolore. Penso che dirlo ad alta voce abbia dimostrato ogni cosa - a me. In quel momento, ho saputo per certo che Rinoa era quella che meritava di meglio. Sapevo del gas, ma sembrava uno spreco di risorse venire fin qui per niente. Niente. Diamine, non le ho nemmeno permesso di scalare la roccia per prendere alcune pietre magiche sul bordo di un nido di Kedachiku. Quando è tornato, lei stava guardando me, e io le davo la schiena. Spaventata, ha fatto la cosa cosa che le è venuta naturale - quello che le avevo insegnato come Cavaliere.

L'elemento più basilare: fuoco.

Fuoco e Ghiaccio. Le prime due magie che imparano le matricole. Complementari. Intense. Bellissime. Mortali. Le più facili da imparare, le più impossibili da padroneggiare. Rinoa non usava Paramagia, la sua le veniva da dentro. In quel momento di sorpresa, ha seguito il sentiero che avevo cominciato con lei anni fa. Una Fira di grado basso è stato tutto quello che ci voleva. Come abbia avuto la forza di sostenere la Protect dopo sfida qualsiasi logica.

Lo dico di nuovo - io ho condannato entrambi; lei ci ha fatto guadagnare tempo.

"Sono arrabbiato con me stesso, Rinoa. Ho fallito ad ogni livello concepibile. Sono io il bambino che ha paura di condividere i giocattoli, perché mi sembra che nessun altro giochi correttamente. Sono io il dilettante. Ho paura di fidarmi di Quistis. Ho paura di fidarmi di te. Troppo avventato per vedere la mia incompetenza. Non sono un Comandante. Diamine, non sono nemmeno un SeeD. Dovrei essere degradato e cacciato dal Garden per pura ignoranza. Se vuoi dare la colpa a qualcuno, di certo non devi darla a te. Ma non ha più importanza. Vorrei che ce l'avesse, ma la colpa non significa più un cazzo. Questo è tutto e non voglio passare gli ultimi minuti della nostra vita a litigare."

Ma. Che. Diavolo.

Mi è scappata prima che ne fossi anche solo cosciente; avrei voluto poter dar la colpa al disorientamento dovuto al gas, ma non potevo. Avevo dannatamente ragione; non meritavo nemmeno di essere un fidanzato, un Cavaliere, un Comandante, o, a quel punto, un essere umano. Non importava cosa stesi pensato, fuggevole o no, dovevo essere la sua forza. Non avrei dovuto dirglielo.

"...Non ce la faremo."

C'era una tranquillità nelle sue parole, quasi come se in qualche modo stesse per accettare quello che ancora non volevamo credere. Forse perché ero io il cretino a dirlo e lei si fidava di me.

"Non farlo." Ho chiuso di nuovo gli occhi, rimproverandola dolcemente per avermi dato quella fiducia.

Sapevo che non avrei dovuto chiuderli, conoscevo le conseguenze, ma ero stanco di tutte le battaglie - con nemici, con il Garden, con Rinoa e con me stesso. Era costante, ma era quello di cui avevo bisogno. Io fiorivo in quel tipo di caos.

"Il nemico peggiore da combattere è quello che giace in silenzio dentro di te."

Me l'aveva detto proprio Seifer, tra tutti, circa un anno dopo aver sconfitto Artemisia. Ho fatto l'indifferente, allora, ma capivo i demoni - ora più che mai. Li abbiamo tutti nascosti dentro - alcuni li affrontiamo, altri non li affronteremo mai. Di nuovo, qualcuno non saprà mai che le sue parole mi sono rimaste impresse.

Forse me lo meritavo, ma sarebbe stata Rinoa a pagare per la mia arroganza. L'ultima cosa che volevo era che lei pensasse così - come me.

La questione era semplice: finché eravamo vivi, c'era ancora speranza. Rinoa me lo aveva mostrato.

*****
Nota della traduttrice: sì, lo so: i tempi verbali fanno schifo. In realtà credo che questi rientri in una scelta dell'autrice, che voleva mostrare i pensieri sconnessi di una mente annebbiata dal gas e dal dolore. Ho cercato di rispettare il più possibile sia i passaggi dell'autrice dal passato al presente, sia le regole italiane. Non so se ci sono riuscita. Ad ogni modo, i bruschi passaggi di tempi verbali si ritrovano anche in inglese, dove a volte si passa dal past simple al presente al futuro.
Vi ricordo come sempre la newsletter e che ogni commento verrà tradotto & inoltrato ad Ashbear (a cui ho inoltrato già i commenti ricevuti finora; attendete la risposta XD). Inoltre, è da poco attiva anche la pagina fan su Facebook! La trovate qui, e gli aggiornamenti verranno segnalati anche tramite la pagina fan (sia in italiano che in inglese!). Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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