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Autore: Ashbear    13/08/2012    0 recensioni
Se la vita fosse un libro che va letto, una riga potrebbe cambiare il corso della storia? A volte, è meglio che quelle parole non vengano scritte.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Premessa dell'autrice: una piccola parte è stata scritta di proposito secondo una scelta stilistica; vuole illustrare i pensieri annebbiati del personaggio. (Nota della traduttrice: nella storia originale ci sono svariate parole con la lettera minuscola anche dopo il punto fermo. Per questo motivo nella traduzione ho rispettato quella che ho considerato una precisa scelta dell'autrice, dato che ricorre spesso. La stessa cosa vale per i tempi verbali; anche nell'originale si passa dal presente al passato di botto, e credo sia una scelta anche questa. Ho comunque cercato di rispettare le regole italiane, dove mi era possibile.)

WHERE SILENCE HAS LEASE
scritta da Ashbear, tradotta da Alessia Heartilly
Parte I

Chiudi gli occhi.

Qual è il suono più terrificante che riesci a sentire? Qual è il suono più orribile che puoi immaginare?

Sono le preghiere non udite sul campo di battaglia - il guerriero spezzato che implora aiuto?

È il crepitio che senti quando lampeggia - il tuono roboante che scuote le fondamenta stesse di una persona?

O è il suono stridulo che si propaga da un monitor per il cuore - quella sensazione frantumante di disperazione mentre i medici incombono per salvare una vita?

Non è nessuna di queste cose.

Nemmeno simile.

È il suono del nulla. L'assenza. Il vuoto.

Non è il silenzio ciò che temiamo di più?

È quando il soldato smette di implorare; quando la tempesta diventa calma mortale, o quando il monitor tace - è solo quando sentiamo quello che ci spaventa di più.

È solo allora che arriviamo faccia a faccia con il più grande nemico: l'ignoto.

Purgatorio. Quei momenti tra la vita e la morte.

Quando incombe il silenzio. Quando vive la paura.

Ed è questo che sento adesso.

...Niente.

*~*~*~*~*

La cosa che ricordo di aver sentito per prima - il silenzio. Di solito mi è gradito, lo preferisco alla compagnia, ma questo sembra diverso. Ostile. freddo.

...Freddo?

All'improvviso capisco. Dopo il silenzio, è quello che sento dopo. Sono intorpidito. Gelato... no, un attimo. brucio? Non riesco a capire niente, nemmeno la temperatura che mi circonda; caldo e freddo sono diventati l'uno il sinonimo dell'altro.

Intorpidito, silenzioso, in uno stato perpetuo di confusione ubriaca - ecco cosa sento. pesantezza. Nulla sembra giusto, ma devo muovermi; devo fare qualcosa che non sia combattere contro me stesso nei pensieri.

Odio sentirmi... stanco. debole.

È incoerente, ma sta tornando. Ricordo di essermi sentito debole. déjà vu. È frammentato, ma ho avuto questi pensieri non molto tempo fa - erano minuti, ore... giorni? Mi sembra di ricordare questo desiderio quasi estraneo di cedere. Ma ho ricordato che c'era un motivo. Non lo farò; non posso. Il fallimento era un pensiero fuggevole - un effetto collaterale nato dal silenzio. Ma a prescindere da quanto fosse breve mi è passato per la mente. Mi sono permesso di lasciar entrare la debolezza; non posso perdonarlo.

Non sarò debole. fallimento.

Persino adesso è come se stia combattendo internamente per riprendere conoscenza; almeno, questo stato è quello che la mia mente accetta come conoscenza. Ma devo credere in me stesso, perché credo anche in lei. Lei è qui. Da qualche parte... vicino. Non moriremo così - così senza dignità, così poco adatto. Non lo permetterò e non lo farà nemmeno lei. Se questa è una fine - una fine che non riesco a ricordare adesso - saremo insieme, ci diremo le ultime parole...

No, combatteremo. vivremo.

Mentre cercavo di muovermi, volevo gridare, ma serviva forza; forza che non volevo sprecare in cose frivole come il mio dolore. Il dolore scatenava qualcosa - qualcosa che mi aiutava a concentrarmi di nuovo. Un po'. È abbastanza per notare che ho i capelli sporchi e appiccicosi, un misto di sangue e terra sangue; sangue e ancora sangue. È incrostato e secco, mi copre il viso come una seconda pelle. Mentre facevo una smorfia e i miei muscoli facciali si contraevano, sentito la sostanza secca rompersi, ma rimaneva ancora fermamente attaccata alla mia pelle.

Familiare. Questo sentimento è familiare. Ho seguito questa strada, molte volte. Non era la prima volta che combattevo. Combattere?

No. Una battaglia non sembra giusta.

...Eppure, il sapore metallico che ho in bocca non è d'accordo. Il sapore pungente è anche nauseante, così come il suo odore familiare; i miei sensi si stanno svegliando lentamente - per adesso. Ho la bocca secca, ma sono riuscito ad avere abbastanza saliva da pulirmi il sangue secco. Ho girato la testa, e ogni parte del mio corpo ha urlato d'agonia. Di nuovo, non darò al dolore il piacere di essere riconosciuto. Sputo, uno sforzo inutile, ma è un inizio.

Quella sensazione velata ritorna - spezzata e sconfitta - quando ho fatto del mio meglio per aprire gli occhi.

Vedo un vuoto. niente.

Non so cosa mi aspettassi, ma il silenzio e il buio vanno di pari passo; bellissimi e grotteschi. È spesso quello che desidero, ma adesso è quello di cui ho paura.

Anche nel buio, ho piegato la testa per guardare in basso.

Ho sentito lei.

Mentre guardavano ciò che non potevo vedere, gli occhi hanno iniziato a bruciarmi - era diverso. Non era familiare, era... diverso.

E poi ho ricordato. tutto.

I ricordi sono tornati a piombarmi addosso come hanno fatto le mura della caverna. Rinoa e io eravamo insieme, intrappolati tra le rovine e le rocce. Eravamo andati a pranzo a Balamb e poi io avevo voluto fermarmi... qui. Lei non voleva. Ricordo adesso; era mia responsabilità proteggerla, ma non ho ascoltato.

...Ascoltare?

Niente. Quanto tutto ha iniziato a rimettersi a posto è diventato anche più orripilante. Nel buio ho trovato solo silenzio. Non è durato tanto di più, dato che il mio respiro affaticato sembrava aumentare, era difficile respirare, non per le ossa rotte o ferite qualcos'altro. Gas. un esplosione.

Ho tossito; il gas mi bruciava i polmoni mentre inalavo, ma dovevo riprendere l'equilibrio. Mi ero allenato per questo - mi ero allenato per proteggerla. Rinoa e io eravamo diventati prigionieri condannati della caverna; il gas era un veleno che ci mangiava via lentamente la vita.

C'era una buona probabilità che questa lucidità fosse temporanea. Dovevo restare positivo, ma quando ho realizzato la realtà ho realizzato ancora quel flash di disperazione. Mi ero svegliato prima e avevo avuto questi stessi pensieri? Era un déjà vu, ma quanti cicli erano passati, se erano passati?

Non importava, perché avrei fatto qualsiasi cosa fosse in mio potere per rendere diversa questa volta. Sarebbe stata diversa; qualsiasi cosa succeda, lo affronteremo insieme. Ma dovevo svegliarla; devo pensare che sia ancora possibile. Essere ottimista non è una cosa che mi viene naturale. Non sono abbastanza ingenuo per credere che possa mai succedere, ma è diventato più semplice, ed è più di quanto noi due potessimo mai immaginare.

Sto cominciando a chiedermi se il gas inizia ad assottigliarsi, o se sono troppo andato per separare la fantasia dalla realtà. Mi sono svegliato dalla nebbia abbastanza per accorgermi che Rinoa è proprio qui. È stata appoggiata al mio fianco per tutto il tempo - e se questa è fantasia, potete tenervi la vostra dannata realtà. Ma mi ci è voluto davvero troppo tempo per accorgermi che era qui. Non importa se è buio pesto o mi sento da schifo, non avrei mai dovuto metterci così tanto. Non mi giustificherò; le scuse sono per i deboli.

L'unica consolazione al mio fallimento è che mi è vicina, ma per una volta averla vicina non basta. Voglio sentir battere il suo cuore. Voglio sentirla respirare. Voglio semplicemente sentire lei.

"Rin."

La mia voce è a malapena riconoscibile, persino per me. Può essere stata una combinazione di ciò che ci circonda e il fatto che avevo più terra in gola che sul fondo della caverna. Schiarendomi la gola, ho provato di nuovo.

"R-Rinoa."

Ho aspettato e aspettato prima di chiamarla più forte.

...Ed eccolo lì, il suono più spaventoso che si possa sentire - il niente.

Il silenzio era quasi assordante... mi ci è voluta tutta la volontà per non presumere il peggio. È più facile credere il male che sperare nel bene. Eppure, mentre respingo queste paure, inizio a sentirla a un livello più che semplicemente fisico. Il legame che condividiamo è debole, ma c'è. A malapena.

"Per favore..."

Quest'unica parola è stato tutto quello che sono riuscito a dire. Più piano, più disperato di qualsiasi altra cosa prima. Odiavo sentirmi impotente, ma la scelta non era mia. Con il torso ho fatto del mio meglio per scrollarla e svegliarla. Ero stato più brusco di quanto volessi, ma non potevo più mascherare la mia disperazione. Il dolore si è irradiato nel mio corpo, e ho boccheggiato involontariamente. Sapevo anche prima di muovere il braccio che me l'ero rotto... ed era solo l'inizio.

Le ossa si aggiusteranno, perdere lei no.

Forse mi ha sentito o forse stava solo reagendo all'essere toccata, ma ha finalmente iniziato a muoversi. Ha emesso un gemito, piano, e poi ha continuato a mettere insieme qualche sillaba criptica. Non so se dovevano essere parole, ma per me era la cosa più bella che avesse mai detto.

Lei era viva. Forse lo sapevo, ma non l'avrei accettato senza conferma.

"...Co?"

Ho creduto che avesse riacquistato conoscenza abbastanza da parlare, eppure la sua voce era roca. Di nuovo, era qualcosa che non sembrava da lei. Ironico, a volte desidero che parli di meno, ora desidero che parli di più. Ma lei poteva ancora parlare, era tutto quello che importava.

"Shhh, stai calma."

Il suo primo istinto è stato di muoversi, di solito lo è, ma non significa che il tuo corpo ne sia in grado. È come svegliarsi da un sonno molto profondo; il tuo cervello cerca di funzionare molto prima che il resto del tuo corpo possa farlo. I sensi ritornano - uno alla volta - le voci spesso sembrano stridule, e tutto intorno a te sembra vuoto. E nel buio, è molto peggio. Ho bisogno che lei sappia che non era sola; io c'ero. Non avevo idea di quanto fossero gravi le sue ferite, ma non potevo pensarci - non ancora.

"Squall?"

Sembrava disperata, e potevo sentire il suo corpo tendersi per la paura. Conoscevo quella sensazione, quella sensazione di riprendersi finalmente i sensi e aprire gli occhi solo per affrontare il buio... e il silenzio.

Non dimentichi mai del tutto quella sensazione di disperazione - la ricerca di ciò che è familiare. Volevo essere quel familiare.

"Rinoa, sono qui."

Non c'era nulla che volessi fare più di metterle un braccio intorno, consolarla, sussurrarle che sarebbe andato tutto bene. Non potevo fare la prima cosa per più di un motivo, ma potevo fare la seconda.

Anche se era una bugia, era una bugia che andava detta. "Sono qui. Andrà tutto bene. Promesso."

Altra ironia. Promesse e parole venivano dette con facilità, ma era difficile mantenerle. Una volta le avevo detto di 'stare vicino a me'. Forse se non fosse stata vicino a me non sarebbe stata lì adesso. Non mi perdonerò mai per questo. Dovrei essere io a proteggerla, ma è stata lei a rischiare la vita per proteggere me... Me ne ero dimenticato fino ad ora. Spero che lo dimentichi anche lei.

Il suo corpo si è rilassato, almeno sono stato in grado di offrirle un po' di conforto.

"...Io non... dove... Io?"

"Va tutto bene, devi restare calma. Ricordi dove siamo?

"...No. Sì. Frammenti? ...Forse?"

"Va tutto bene." Con il braccio sano, nel senso di quello che potrebbe essersi fratturato solo in una mezza dozzina di punti, mi sono allungato verso di lei. Ho chiuso gli occhi, e mi sono scoperti a stringerli forte per scaricare la tensione. Si sono riempiti di lacrime per il dolore mentre speravo che arrivasse tutto al culmine presto, ma riconoscerne l'esistenza gli avrebbe permesso di controllarli.

Non appena sono riuscito a toccarla con la mano, ho creduto che ne valesse la pena. Ma non appena le ho sfiorato lo stomaco con le dite, lei ha boccheggiato prima di emettere un grido gutturale. Non andava bene. Lo sapevo. L'ho provocato toccandola, e come se questo non mi ferisse abbastanza, lei ha iniziato a tossire, singhiozzi disperati che dicevano quello che avevo capito anche troppo bene.

"Qualcosa nell'aria, potrebbe rarefarsi." Ed è stato tutto quello che detto.

Per tutta l'angoscia che le ho causato, per il dolore causato dalla mia carezza; per aver terminato il pranzo prima e aver detto di prendere la dannata torta di zucca al Garden - perché pensavo che il dessert non fosse un uso produttivo del tempo. Ho dato priorità alla raccolta di materiali rispetto al passare tempo con lei, e l'unica scusa che potevo offrire era l'aria rarefatta.

Lei ha smesso di tossire, ma il suo respiro era ancora difficoltoso.

"...Grandioso," ha borbottato, anche se non ero sicuro del perché. Potevo intuire che sembrava esitante; non potevo vederla, ma c'era qualcosa dentro di me che poteva vederlo chiaro come la luce del sole.

"Squall... Non mi ricordo. Sono-" Non è riuscita a dire altro prima di iniziare a piangere.

Una parte di me era contenta che non ricordasse. Non volevo che sapesse la verità.

"Va tutto bene, è normale in queste circostanze."

"Normale," mi ha schernito lei tra singhiozzi silenziosi,. "Che cosa di noi è normale?"

O il gas non si stava rarefacendo o il mio corpo stava per chiudersi, per proteggersi dal dolore. Stava diventando il massimo che potevo fare per tenere gli occhi aperti - non che la visuale cambiasse. Non potevo chiuderli, e quando ho capito li ho aperti di botto.

"Siamo normali," ho detto, cercando di fare lo 'spensierato' al meglio delle mie capacità. "Sconfiggere una strega che comprime il tempo, salvare il mondo, fare una caraffa di caffè e finire il cruciverba di Timber Maniacs prima che sorga il sole... è una routine vecchia come il mondo. Anche se il fatto che tu sia sveglia prima che sorga il sole, o comunque intorno all'alba, è leggermente anormale."

"È una brutta cosa se cerchi di essere divertente."

"Mi offendi - ci provo."

Non faccio spesso dell'umorismo. Di solito mi usciva come brusco, e le mie risposte sarcastiche tendevano ad offendere la maggior parte delle persone, anche se io le ritenevo sicuramente così, ma Rinoa riusciva a leggerci attraverso. Sono le piccole cose a cui si pensa in momenti come questo.

È riuscita a fare una risatina - scordatevi le sillabe a caso di prima - questo era assolutamente il suono più bello che avessi mai sentito.

"Grazie," ha sussurrato. Di nuovo, non si è spiegata, ma ho capito.

Mi sono trovato a sospirare, dubitavo che avrebbe lasciato perdere di chiedermi perché fossimo qui, di sicuro io non l'avrei fatto.

"Rin, eravamo qui per cercare dei Kedakichu, ricordi che per il cambio di stagione a volte vanno nelle caverne... ricordi qualcosa... in parte?"

Onestamente speravo di no, ma dovevo chiederlo.

"No... beh, un poco."

"Dovevamo raccogliere delle Ragnatele che servivano a Quistis per una lezione. Mi sono offerto di prenderle."

"Il Comandante Squall Leonhart e il volontariato, straordinario."

"Difficilmente," l'ho schernita io. "A meno che il volontariato includa una Medusa sulle matricole giovani fino a quando hanno almeno tredici anni e non corrono senza sosta nei corridoi. Se è così, beh sì, iscrivimi."

"Sei davvero un cattivone."

Aveva ragione, ero un 'cattivone' perché in realtà avrei pietrificato le matricole fino ai sedici anni, mettendoci anche Zell e Irvine per buona misura, ma volevo essere generoso per lei.

   
 
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