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Autore: Hupa    13/10/2007    6 recensioni
Ok...una introduzione che sia tale...vediamo... Russia, notte... nuooooooo...non so che scrivere apparte che c'è Kei che di punto in bianco prende e se ne va di casa, naturalmente il nonnino ciò non gliela fa passare e il porello dovrà decidersi se stare dietro al suo orgoglio (e quindi morire congelato) oppure chiedere aiuto ai suo compagni... oh... si dai...non sono fatta per queste cose! xD
Genere: Drammatico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Max Mizuhara, Rei Kon, Takao Kinomiya, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SEDICESIMO

 

“Oh! Lady Doll, Lady Doll!

Non saltare…

ma chi te lo fa fare

questo continuo scappare!

E’ forse la noia… la paura…

l’orgolio… o l’angoscia?”

 

La mano stringeva con forza la maniglia.

Il sole lo colpiva alle spalle proiettando la sua ombra sulla superficie bianca della porta.

- Sono un idiota… un gran pezzo d’idiota… -

L’ ininterrotto martellare del suo piede sul marmo del pavimento si sovrapponeva ad ogni altro suono…

 

 

La donna stava ancora aspettando oltre quella porta…

Aspettava che lui si decidesse ad uscire, ma naturalmente lui non ne aveva la minima intenzione.

Non sarebbe mai andato incontro a quella donna.

Mai.

 

 

Kei non lo chiamava più…

Non sentiva più la sua voce e nemmeno l’incessante battere della porta che veniva forzata.

Cominciò a chiedersi se l’indesiderato ospite se ne fosse andato…

Probabilmente era per questo che il russo aveva smesso di chiamare…

…di chiamare il suo nome.

La sua mente era confusa… come doveva comportarsi? Che doveva fare? Perché in quel momento non riusciva a raggiungere un livello vagamente superiore alla stupidità?

Sapeva solo una cosa…

… quell’ insopportabile spiffero… se non chiudeva qualla maledetta finestra presto avrebbe dovuto vedersela con un orribile torcicollo.

 

- _ . - ° * ° -  . _ . - ° * ° - . _ -

 

Anche se cercava il più possibile di nasconderlo era molto agitato.

Troppo agitato.

Aveva il fastidioso presentimento che qualcuno avesse fatto qualcosa che non doveva fare.

Come ad esempio ricevere una chiamata che non era indirizzata a lui.

Almeno era questo che gli diceva la memoria del registro chiamate del proprio cellulare.

Il registro delle chiamate ne segnalava una ricevuta durante la mattinata, in quella breve mezzoretta sfruttata per consumare la colazione nella sala da pranzo dell’albergo,  ma lui il cellulare lo aveva dimenticato in camera.

E chi allora aveva risposto?

Max e Rei erano con lui…

Takao era con Kei…

Kei dormiva…

E quindi…

Takao aveva risposto al suo cellulare.

Nessun’altro avrebbe potuto.

E quindi…

Perché non gliene aveva parlato quando ne aveva avuta l’occasione?

Lo stesso Takao gli aveva domandato se aveva qualcosa da chiedergli.

“Che idiota….”

E se il giapponese avesse in qualche modo fatto sapere il luogo in cui si trovavano?

“Perché ha risposto proprio alla chiamata di quella donna!”

Il moretto non era così idiota da rivelare il luogo in cui si trovavano…

Ma allora perché quella mattina era così agitato?

Aveva sicuramente combinato qualcosa.

Adesso temeva di ritrovarsi faccia a faccia con il direttore ad ogni angolo che svoltava…

Si guardò per l’ennesima volta intorno.

Prima a destra….

…poi a sinistra.

Volti senza nome che attraversavano le vie di Mosca…

Ognuno con i proprio pensieri a cui badare.

- Puoi anche tranquillizzarti Yuri… non ci possono riconoscere conciati a questo modo… -

La voce calma di Rei attirò l’attenzione del rosso su di sé.

Due occhi celesti si alzarono in cerca delle due pietre d’ambra, ma gli occhi del moro erano ben nascosti all’ombra del berretto.

Capì che anche lui lo stava osservando quando le sue labbra si curvarono in un sorriso rassicurante.

Max sospirò da sotto la pesante sciarpa.

- Ci vuole ancora molto? Non ne posso più di girare conciato in questo modo! Mi stanno fissando tutti! -

Rei ridacchiò lanciando occhiate comprensive al grosso cappello di un arancione acceso che troneggiava sulla testa dell’americano.

Era l’unico che avevano trovato in grado di raccogliere l’intera chioma bionda del compagno.

- E meno male che non dovevamo attirare troppo l’attenzione! -

- Non preoccuparti… Così, più che sembrare un tipo sospetto, dai più l’idea di avere un pessimo gusto nel vestire… -

- Grazie per le tue parole confortanti Yuri…. Come farei senza di te…. –

Max si imbronciò e proseguì di qualche passo davanti a loro.

Rei scosse il capo rassegnato.

- Comunque siamo quasi arrivati… L’hotel non dista ancora molto… -

E infatti…

Al termine della stretta via che stavano percorrendo, Yuri fu costretto a coprirsi gli occhi per la luce solare che li investì nella loro entrata nella piazzetta antistante l’hotel.

Lanciò uno sguardo preoccupato verso le finestre cercando di riconoscere quella appartenente alla loro stanza.

Non ci riuscì…

 

- _ . - ° * ° -  . _ . - ° * ° - . _ -

 

Una leggera brezza gli scostava dal volto i lunghi ciuffi argentei rivelando la pelle liscia del volto ancora un po’ arrossata dalla febbre.

Le sottili sopracciglia si levarono mentre lo sguardo cadeva lungo tutto ciò che lo circondava incutendogli un vago sentore di instabilità…

- Spiegami Takao… perché sono qui? -

La voce era leggermente sfumata dalla stanchezza, ma il tono seccato non veniva di certo diminuito da una simile sciocchezza.

Le occhiate diffidenti continuavano a scrutare i dintorni, esaminando il salto nel vuoto che divideva la ridotta superficie del bordo della finestra dall’impalcatura eretta attorno all’edificio accanto.

Il metro e mezzo abbondante che li separava non era certo confortante e neppure l’altezza che comportavano i tre piani dell’albergo…

Era una cosa da fuori di testa!

- Takao! -

Si voltò furente, lo sguardo iracondo reso ancora più minaccioso dai segni della nottata appena trascorsa, occhi vermigli che scrutavano con collera il povero moretto.

Il povero in questione se ne stava alle sue spalle, di tanto in tanto lanciava rapidi sguardi alla stanza accanto, ma era evidente che tutte le sue attenzioni e preoccupazioni erano rivolte al ragazzo di fronte a lui.

Le sbirciatine all’altra camera erano solo infantili pretesti per non incrociare il suo sguardo.

“Fissa il pavimento è più sicuro… questo ti può ammazzare solo con un’occhiata…

Tipico atteggiamento di colui che ha qualcosa da nascondere…

…o da temere.

- Ecco.. – la voce che uscì dalla sua gola era bassa, leggermente roca… - non ci sono altri modi per svignarsela… pensavo fosse una buona idea. -

Le parole mancavano di sicurezza, ma Kei sapeva quanto avesse ragione…

D’altronde un semplice divano non avrebbe tenuta bloccata quella porta per troppo tempo.

In qualche modo quella donna sarebbe presto entrata e se anche fossero riusciti a evitarla nulla poteva rassicurarli sul fatto che non ci fosse qualcun altro nella hall ad attenderli.

Takao sprofondò con stentata disinvoltura le mani nelle tasche dei pesanti pantaloni tenendo lo sguardo basso.

Attendeva una sua risposta…

- Spero che questo non sia anche il motivo che ti ha tenuto chiuso qui dentro per tutto questo tempo mentre la Tanaka cercava di entrare… -

Due occhioni cobalto si alzarono subito su di lui.

- La Tanaka? -

Quasi lo urlò alzando al contempo entrambe le sopracciglia.

La curiosità apparve per un istante sul viso del russo che ricambiò accigliato lo sguardo del giapponesino.

- La conosci? -

- No, mai sentita… -

- E allora cos’era quella reazione? –

- Quale reazione?! –

- Quella che hai appena avuto… -

- Ho avuto una reazione? –

- Non fare l’idiota! –

- Chi è la Tanaka? –

- Non cambiare discorso!! –

- Kei, cerca di calmarti, ti salirà di nuovo la febbre… -

- Tu… brutto idiota! –

Con un balzo il russo scese dal davanzale e afferrò Takao per il colletto strattonandolo con violenza…

- Ti diverti a farmi saltare i nervi? -

- Sei tu che sei più irascibile del solito… datti una calmata! Volevi andartene via da qui? Ecco! La vedi quella finestra? La vedi l’impalcatura? Ecco la tua uscita! Non ti piace? Allora restatene qui e aspetta che quella Tanaka o come diavolo si chiama ti venga a prendere! Tanto non è un mio problema… sei tu che hai voluto provare l’ebbrezza dell’essere un fuggitivo! E perché poi? Perché sei fuggito proprio adesso Kei!? -

Quel fiume di parole aveva scombussolato Kei più di quanto già non fosse…

Si ritrovò per un istante senza parole.

Questa volta era lui che cercava una scusa per distogliere lo sguardo eppure stringeva ancora nel pugno la stoffa della felpa del compagno.

Le nocche bianche per lo sforzo.

Era stanco…

Era malato e per quanto cercasse di sforzarsi questo non cambiava… la febbre poteva anche essere quasi del tutto scesa, ma gli mancavano le forze…

…gli mancava la volontà per proseguire.

Takao gli afferrò la mano e con lentezza gliela tolse dal suo colletto.

Lo sguardo era serio, non dimostrava tutta la rabbia che aveva svelato poco prima.

Si limitò semplicemente ad allontanarsi dal compagno, risistemarsi la felpa e mettersi in disparte ad osservarlo.

Qualsiasi suo pensiero celato dal suo volto inespressivo.

- Non vuoi parlarmene… - Il tono calmo, serio…quasi comprensivo.

Kei alzò un sopracciglio nella sua direzione…

Intuendo la sua silenziosa domanda il moro specificò.

- Del motivo per cui sei fuggito… -

Kei sbuffò lanciando uno sguardo all’impalcatura fuori della finestra…

Per un istante avvertì una strana sensazione… come se il collo fosse stato avvolto da un asciugamano imbevuto d’acqua calda.

Cercò di non badarci.

Tutto ciò gli stava facendo perdere qualcosa di molto peggio della pazienza.

- Non l’avevi ancora capito? -

I suoi occhi tornarono a indirizzarsi in quelli del moretto.

Dopo tanto tempo, rivide il famoso sguardo glaciale del Kei passato.

Vide quegli occhi rossi, di un colore rosso vivo, un colore che generalmente è considerato “caldo”, divenire ancora più freddi di quelli di Yuri, gelidi di natura.

Takao si passò una mano tra i capelli, preoccupato e al contempo infastidito dal comportamento del compagno.

Cercò di non sbuffare anche lui, ma non poteva fare altro.

Allora si calmò, sapendo di essere più colpevole di quanto Kei credesse, sapendo che doveva ritenersi fortunato perchè se in quel momento Kei avesse saputo che quella donna era lì per colpa sua, in quel momento lo avrebbe picchiato a sangue.

Forse però avrebbe preferito che fosse stato così.

Almeno non sarebbe stato schiacciato dal rimorso.

Dal senso di colpa per aver trascinato Kei in quella situazione.

Se non avesse risposto a quel cavolo di cellulare adesso Kei se ne starebbe tranquillo su un letto a sbollire la febbre e non ad aggravarla di fronte alla fredda corrente che passava dalla finestra del bagno.

Però pur sapendo che tutta quella ridicola situazione era colpa sua non cercò di opporsi alla necessità di liberarsi di un peso…

…di cercare in qualche modo di alleviare la sua colpa…

…di costringere qualcun altro a fare la scelta che le sue azioni avevano comportato.

- Allora? Cosa vuoi fare? Saltiamo o restiamo? -

Nonostante si sentisse una carogna a fare quella domanda, non poté evitare di sentirsi più sollevato dal fatto che qualsiasi strada avrebbero preso, sarebbe stato Kei a sceglierla.

Il russo si avvicinò di nuovo alla finestra continuando ad osservarne il decisamente poco confortante panorama.

Il suo sguardo indugiava prima sull’immenso scheletro di ferro e travi poi sulla stradina di sotto, semibuia e deserta.

Quella finestra, l’unica del piccolo bagno, si affacciava su un vecchio teatro in restauro, affianco all’hotel, pochi metri a separare i due edifici.

L’attenzione ritornò sull’impalcatura; logori cartelli di avviso non mancavano di ricordare ai due ragazzi che l’edificio e la struttura stessa fossero fin troppo pericolanti.

Ogni sbarra di ferro, ogni vite, ogni trave ed ogni chiodo erano ricoperti da strati di usura.

Continuamente corrosi dal tempo.

Era evidente che il restauro di quel teatrino non procedeva con costanza da chissà quanto tempo.

Eppure non aveva altra scelta.

Senza grazie né prego si issò sul davanzale mettendosi in piedi.

Takao manteneva lo sguardo su di lui, gli occhi leggermente socchiusi per via del riflesso del sole sul vetro della finestra.

- Allora si salta. -

Non seppe dire se nella sua voce vi era preoccupazione oppure sollievo, ma in ogni caso quelle parole non gli suonarono per nulla piacevoli.

Lo sguardo gli cadde di nuovo sulla strada di sotto…

…sul suolo calpestato e impolverato della piccola via.

Era un bel volo…

- Kei? -

- Si? –

- Non salti? –

Il tono quasi canzonatorio di Takao stava decisamente per fargli perdere la pazienza.

Cos’aveva quello da fare tanto lo sbruffone…

- Ahah… hai paura? In effetti è un bel volo… -

Dentro di lui, una scintilla riaccese la fiamma del suo orgoglio.

Takao stava per sporgersi in avanti per osservare meglio il vuoto sotto di loro, ma il russo lo precedette spiccando un salto dal cornicione di marmo e atterrando con un pesante tonfo su una trave di legno dell’impalcatura di fronte.

Un sinistro scricchiolio…

Se fosse stato un gatto in quel momento Kei avrebbe rizzato di colpo le piccole orecchie pelose all’indietro arruffando il pelo lungo tutta la schiena.

Un brutto presentimento lo costrinse ad afferrare il palo più vicino evitando con cura le parti incrostate dalla ruggine e prediligendo quelle ancora integre.

L’improvviso contatto con la superficie gelata del metallo lo fece sussultare senza nemmeno rendersene conto.

L’occhiata di trionfo che rivolse al moro trovò soddisfazione nell’espressione di quest’ultimo.

Difatti Takao pareva completamente spiazzato: gli occhi cobalto spalancati e la bocca distorta in una strana smorfia di incredulità mista a orrore.

Kei non gli lasciò un solo istante per parlare, le sue labbra sfoggiavano ora un perfido sorriso di sfida.

- Tocca a te, Takao… -

Prima di rispondere, il giapponese si assicurò di deglutire e prendere un profondo respiro.

- Kei! Sei un idiota! Sei matto!? Saltare così di colpo! -

Kei alzò un sopracciglio, leggermente infastidito.

- Sei tu che mi hai messo tutta questa premura… con le tue arie da cuor di leone… -

- Volevo solo fartela pagare per prima! Non pensavo che fossi così sconsiderato da buttarti così su due piedi… potevi almeno… contare fino a tre… potevi cadere… -

Entrambi inconsciamente lanciarono un’occhiata furtiva alla stradina che scorreva sotto di loro.

Entrambi, inconsciamente, deglutirono… persi nel pensiero di un risvolto ben peggiore…

Kei fu il primo a ritornare alla realtà.

- Non fare tanto il dispiaciuto. Adesso tocca a te. Vuoi che ti tenga il conto? Allora al tre. Uno… -

Takao incontrò il suo sguardo…

- Due… -

Si voltò…

- Tre! -

E sparì alla vista del russo.

- Ehi! – Kei era evidentemente furente.. – Dove vai, Takao! –

Fece per sporgesi verso la finestra per avere una migliore visuale, ma il cigolio delle travi gli fece presto perdere ogni intenzione.

- Maledetto codardo! -

Stava cominciando seriamente a considerare la possibilità che il compagno lo avesse piantato in asso quando lo rivide apparire di nuovo davanti a lui.

- Prendi questo! -

Non fece tempo a lanciargli qualche imprecazione contro che qualcosa di leggero e soffice gli volò addosso oscurandogli la visuale, lo afferrò come suggerito da Takao prima che cadesse di sotto.

In quel preciso momento un violento scossone al suo fianco accompagnato da un forte tonfo gli fece capire che anche il moro aveva fatto il grande salto.

- Takao! Che diavolo… -

Un sinistro scricchiolio…

- Beh… via il dente via il dolore… -

Esclamò esaltato il ragazzo con gli occhi blu guardandosi alle spalle.

Quest’ultimo gli rivolse un sorriso raggiante mentre con una mano si aggrappava a lui per non perdere l’equilibrio.

Kei gli afferrò la mano evitando che si sbilanciasse all’indietro e facesse una brutta fine.

Sotto il braccio reggeva il pesante giubbotto invernale che Takao gli aveva appena lanciato.

Quando ebbe ripreso stabilità e si fu messo in una posizione eretta il moretto gli indicò con l’indice l’indumento parlando con un sorrisino che voleva essere un incoraggiamento.

- Infilalo prima di congelarti; non stai ancora bene… -

E senza attendere sue risposte iniziò ad indossarne uno simile che lui stesso si era portato appresso.

Ancora titubante Kei iniziò a vestirsi, incitato più dal freddo pungente che dalle parole di Takao.

All’inizio ebbe l’impressione che con quel coso indosso avrebbe solo patito più freddo, ma quando il suo calore cominciò ad avvolgerlo trattenuto dall’imbottitura del giubbotto iniziò notevolmente ad apprezzare quel soffice tepore.

Per una volta Takao aveva pensato a qualcosa di utile.

- Allora? Iniziamo a scendere? -

Fu la sua voce a riscuoterlo dalla momentanea riflessione; scosse il capo ritornando alla realtà e immediatamente iniziò a scrutare con più attenzione tutto ciò che li circondava.

Gli bastava un appiglio, una piccola sporgenza e avrebbero potuto cominciare la loro discesa.

L’alternativa, tralasciando quella di ritornare indietro, era di entrare nel teatro attraverso una delle finestre disseminate un po’ ovunque nella parete, ma non conoscendo assolutamente la planimetria dell’edificio era da considerarsi una perdita di tempo.

Sarebbero sicuramente scesi prima scalando l’impalcatura.

- Takao… - mormorò, interrompendosi a causa di alcuni colpi di tosse – dietro di te c’è una scaletta. Inizia a scendere da lì… -

Il moretto emise un flebile suono che venne considerato come tacita conferma e si voltò cercando con lo sguardo la scaletta.

La vide a pochi passi da lui, ricoperta di ruggine.

Fischiettò divertito mentre il suo fiato si condensava in una piccola nuvoletta bianca.

- Perfetto! -

La scaletta portava solo alla fila di travi inferiore e lì si interrompeva, ma almeno era già un inizio.

- Kei, nelle tasche del giubbotto dovrebbero esserci dei guanti… -

Il russo infilò una mano in una delle tante tasche dell’indumento, quella più grande, e in effetti ne estrasse un guanto nero. La infilò nuovamente dentro e ne estrasse l’altro che prontamente fasciò la mano corrispondente.

Quando li ebbe indossati entrambi e riportato la sua attenzione sul nipponico notò che anche lui ne sfoggiava un paio di identici.

Almeno oltre al freddo non si sarebbero nemmeno preoccupati di prendere il tetano toccando quei pali arrugginiti.

Se solo fosse stato così attrezzato anche quella famosa notte…

Sarebbe bastato quel giubbottone caldo e asciutto a evitargli quel fastidioso malanno…

Dei passi metallici attirarono la sua attenzione e vide che Takao era già a metà della scaletta e si stava preparando a saltare sulle travi poco più in basso.

Si avviò anche lui verso la scala, ma quando fece per guardare giù dovette reggersi con forza alle aste di metallo colto dalle vertigini.

Malore che era più riconducibile alla stanchezza che all’altezza.

Chiuse gli occhi per qualche secondo, poi li riaprì inspirando l’aria gelida. Questa bastò a fargli riprendere un po’ di forze.

- Tutto, ok? -

Il moretto non poteva averlo visto da lì sotto, eppure saltava fuori sempre nei momenti peggiori.

- Sto arrivando… -

Borbottò ignorando del tutto la sua domanda.

Cominciò a scendere notando quanto ogni passo gli risultasse sempre più faticoso. Evidentemente non stava così bene come sperava.

Con un ultimo piccolo sforzo raggiunse con un salto le spesse quanto consunte lastre di legno che fornivano il supporto di quel piano.

Si piegò un istante, riprendendo fiato, assicurandosi che in quel momento Takao stesse guardando da un’altra parte.

- Lì c’e un’altra scaletta… -

Disse quest’ultimo indicando con la mano guantata un punto a pochi metri da loro.

Bene… a questo punto restavano solo altri due piani e avrebbero raggiunto la “terra ferma”.

Fece un passo per avvicinarsi, ma qualcosa lo bloccò…

Un sinistro scricchiolio.

La prima cosa che lo segnalò del pericolo fu l’urlo di sorpresa che Takao lanciò al suo fianco.

Si sentì mancare la terra da sotto i piedi, allungò freneticamente le mani nella speranza di afferrare qualcosa, ma l’unica cosa che riuscì ad afferrare fu il terribile pensiero di cadere nel vuoto.

 

 

 

O-oh… ahi… non so che dire… spero che non si sia notato il piccolo periodo di attesa che ha separato questo cap. dall’altro…

No…vero? Ditemi di no…ToT

E’ la mia fine… immagino che sarò stata un’ inconsapevole vittima di furiose bestemmie e maledizioni varie… Nuooooooooooooooooooooooooo!!! >o<

Chiedo perdonoooooooooooooooo!!! So che non ve ne può fregare niente, ma chiedo lo stesso perdonooooo!!! Anche perché altrimenti non saprei cos’altro dire… immagino che adesso tutti i miei lettori saranno volati via con la nuova era… adesso posso solo sperare che tutto ciò venga almeno… lontanamente… apprezzato dalla nuova generazione… o quantomeno compatito.

Và, quella povera autrice che manco riesce a scrivere un ff in modo regolare… porella…

No, ne?

Capit… allora… alla prossima!! xD

Comunque sia, a tutti voi che avete sempre comentato, un grazie di cuore. <3

 

  
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