Nonostante fosse iniziata la primavera, il clima era ancora gelido e tutti giravano ben protetti dai loro giubbotti pesanti. Nanni, il fruttivendolo, se ne stava spaparanzato tranquillamente dietro al bancone, godendosi il riscaldamento e l’affaccendarsi dei passanti nella luce fredda di quel marzo azzurro.
Le campane della chiesa avevano da poco suonato le tre che un uomo di colore, decisamente sporco e poco coperto nella sua maglia a maniche lunghe, si avvicinò alle cassette di Golden giallo sole e, dopo essersi guardato intorno furtivamente, ne afferrò una.
Nanni si precipitò immediatamente fuori, facendo sobbalzare l’uomo, che nascose la mela dietro la schiena, come un bambino.
“Ho visto quello che hai fatto” disse il fruttivendolo, pacato, cercando di indovinare le reazioni dell’altro.
“Io non ho fatto rien de mal…” provò a dire, con voce nasale, bloccandosi poi alla vista dello sguardo deciso dell’uomo “Ho solo tanta faim, signore, excusez-moi” concluse, fissandosi le scarpe sdrucite.
“Vieni dentro, su” gli propose Gianni, posandogli una mano sulla spalla. L’uomo scattò istintivamente e Gianni, scusandosi, ritirò la mano.
Lo fece sedere su una sedia che aveva dietro, nello sgabuzzino, e iniziò a tirar fuori dal frigo prosciutto cotto e stracchino, ringraziando la moglie che aveva insistito tanto per quell’investimento.
L’uomo di colore guardava stralunato ora lui ora il cibo che continuava a mettergli davanti, sorpreso e incredulo. Gianni, posatogli innanzi un bicchiere e un cartone del latte, lo esortò a mangiare e poi a servirsi di qualsiasi frutto vedesse nel negozio.
Passarono così tutto il pomeriggio, uno mangiando e l’altro godendo della felicità di quello sconosciuto, immersi nei profumi e nei colori della frutta del negozio.