Liz non riusciva a stare ferma un secondo sulla sedia, continuava a cambiare posizione, accavallare le gambe, lisciarsi la gonna della divisa, spostare davanti e dietro alle orecchie le ciocche che le incorniciavano il viso.
“Basta Lucertola, ti prego! Mi stai facendo impazzire” sbottò Jules, uscendo dalla cucina col giornale davanti al naso e abbandonando il marito all’ansia della figlia.
“Liz” la richiamò dolcemente Andrew, facendola scattare: era a tal punto immersa nella sua ansia da non essersi accorta dell’uscita del padre.
“Sì papà?” rispose lei, tamburellando le dita sulla coscia e suonando una marcetta infantile.
“Fai un respiro profondo, su. Rilassati” la esortò il padre, accarezzandole le spalle dolcemente.
“Un altro, dai. E poi ancora un terzo” continuò, sempre  toccandole le spalle.
“Perfetto, ora andiamo. Hai tutto?” domandò, controllando velocemente che non ci fossero quaderni o appunti della figlia in cucina e in salotto.
“Sì papà. Mi manca solo il coraggio di affrontare la giornata” ammise, lasciandosi coccolare un poco da padre.
“Forza tesoro, andiamo. Ne parliamo in macchina” la incoraggiò Andrew, spingendola delicatamente verso lo zaino posato sul divano,  prendendo le chiavi dell’auto e salutando il marito che era ricomparso con un bacio sulle labbra.
Una volta arrivati in macchina Liz era ancora agitata e continuava a controllare l’orologio.
“Lucertola, arriviamo in tempo, non ti preoccupare. Il dibattito andrà benissimo! E, anche se perderai la competizione, avrai comunque ottenuto un successo: comunque vada, vincerai qualcosa” la incoraggiò l’uomo, trattenendosi dal darle una pacca sulla spalla, forse troppo militaresco e insensibile.
“Ovvero?” domandò la ragazza, concentrata sull’espressione del padre e finalmente ferma.
“Ovvero, se vincerai, farete le prove per usare le divise tutti i giorni, se perderai, avrai vinto il controllo dell’ansia e la preoccupazione dovuti a una causa del genere” spiegò, osservando di sottecchi la reazione della figlia.
“Tu dici?” chiese conferma Liz, con un mezzo sorriso speranzoso sul volto.
“Mi sembra evidente. E, tesoro, siamo arrivati. Buona fortuna” le augurò il padre, fermandosi di fronte all’ingresso del liceo.
“Grazie papà” disse la ragazza, sporgendosi per lasciargli un bacio sulla guancia.
“È il mio mestiere, piccola” rispose sorridendo Andrew, sicuro che la sua bimba avrebbe vinto.


____________________
Questa storia partecipa al contest 'Everybody ship now' indetto da Il_Genio_del_Male con il prompt del giovedì 'Comunque vada sarà un successo'.