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Autore: Learna    29/03/2013    8 recensioni
Dopo l'ultima battaglia a Ichigo cade il mondo addosso.
Costretta a scappare dovrà decidere di chi fidarsi e di chi no.
Sarà costretta ad allontanare le persone che le vogliono bene per paura di ferirle.
Gli incubi la perseguitano.
Una sola persona, malgrado tutto, sceglierà di starle accanto. Nella buona e nella cattiva sorte, così recita la promessa.
Una persona diversa dalle altre. Un umano non umano.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sapevo che la cosa era progettata per proteggerci, ma il motivo per cui io ora mi trovi a fare le valigie insieme a Kisshu mi rimane ignoto.
-Si può sapere perché devi venire anche tu con me?! –
L’alieno stava con le braccia incrociate appoggiato allo stipite di quella che per una notte doveva essere ma mia stanza. Sul viso un sorriso malizioso e divertito.
-Perché micetta, non mi vuoi? –
-E se ti dicessi che è proprio così? –
Sempre tenendo le braccia incrociate si spostò dallo stipite e si mise a camminare nella mia direzione, senza fermarsi, tanto che dovetti retrocedere fino a posare la schiena contro il muro di legno della stanza.
Kisshu posò la mano destra sulla parete, sopra di me, avvicinandosi sempre di più con il viso fino ad arrivare ad cinque centimetri dal mio.
-Eppure sembravi così contenta di rivedermi prima, in macchina. –
Avevo il viso in fiamme, ne ero sicura.
-Ero solo sorpresa di vederti vivo. –
-Non mentire Ichigo. –
Con la mano libera aveva afferrato una ciocca dei miei lunghi capelli rossi, accarezzandola, annusandone il profumo.
-Non era per quello, ammettilo. –
-Era proprio per quello. –
Tener lo sguardo fisso nel suo mi stava risultando difficile. Sapevo che non era la verità, eppure non riuscivo a trovare una risposta che mi convincesse di più.
La mano di Kisshu passò dietro la mia schiena, all’altezza della vita e mi attirò a se. Mi inarcai all’indietro per non finirgli addosso. Il viso a pochi millimetri da quello del ragazzo.
-Quindi se io ora facessi così non ti importerebbe. –
Con il volto si era abbassato e mi aveva soffiato quelle parole sul collo, per poi lasciarvi dei baci lenti e sensuali, facendomi rovesciare la testa all’indietro.
-Kisshu, basta. –
Mi strinse di più a se.
-Ammettilo che ti piace. –
Fu il suo tono sicuro e divertito a provocare la mia reazione. Lo allontanai sa me violentemente, facendo leva con le mani sul suo torace.
-Ma chi ti credi di essere?! Ti conviene smetterla, perché se no ti lascio qui. –
Ero tornata a passo spedito verso la mia valigia.
-Spiacente gattina, ma sono stati Ryan e Kyle a dirmi di venire con te. –
Si era girato dalla mia parte e aveva alzato le braccia come a dire che non c’era più niente da fare.
-E allora ne parlerò con loro. –
-E di cosa, di quello che è successo qui? –
Stavo piegando una maglietta, ma al sentire quelle parole la buttai direttamente in valigia, esasperata.
-Non è successo niente Kisshu. Niente! –
Non c’era più. Delle braccia mi strinsero da dietro, la testa posata nell’incavo della mia spalla.
-Posso aiutarti? –
 Con gli occhi aveva indicato la valigia.
-No grazie, ho finito. Perché non vai a fare la tua invece? –
-Speravo mi aiutassi tu. –
Le sue labbra sul collo. Il respiro a solleticarmi la pelle.
SBAM!
-Ichigo, sei pron.. –
Una sorridente Retasu era entrata dalla porta e ci guardava sconvolta.
-Oh, scusate, non volevo interrompervi. –
-No Retasu, non è come pensi! –
Ma le mie parole non servirono a niente. La ragazza se n’era andata.
-Kisshu!!! –
In men che non si dica mi ero allontanata dal ragazzo, avevo afferrato la valigia e gliel’avevo scagliata contro, ma lui si era limitato a spostarsi per evitarla, gli occhi chiusi.
-Mi hai mancato. –
-Fuori di qui! –
L’alieno si era ritrovato chiuso fuori dalla porta in un battibaleno. Anche se quell’ostacolo non gli avrebbe impedito di rientrare mi assicurai di chiudere la porta a chiave. Mi sedetti sul letto, le mani aperte a sostenermi, la testa rovesciata all’indietro. Erano solo quattro ore che ce lo avevo intorno e già non lo sopportavo più. Provai a chiudere gli occhi per rilassarmi un po’, ma la scena di alcuni palazzi che venivano disintegrati mi balenò in mente, costringendomi a riaprirli. Sarebbe stata una lunga nottata.
Guardai l’orologio della sveglia posta sul comodino di legno.
Erano le venti e ventidue. Avevo ancora otto minuti prima della cena, ma decisi comunque di uscire dalla camera, stare sola mi faceva venire in mente ricordi troppo freschi e dolorosi.
Spensi la luce e chiusi la porta.
-Uhm, già fuori? –
La voce di Kisshu alla mia sinistra mi fece prendere un colpo.
-Che ci fai tu li?! –
-Aspettavo che uscissi, sai, ho provato a smaterializzarmi dentro, ma i tuoi amici si sono preparati bene, anno messo un rivestimento ai muri per impedircelo. –
Mentalmente ringraziai Ryan e Kyle.
-Ah, Ichigo, sei qui. Vieni, ti stavamo aspettando. –
-Arrivo Kyle. –
Quando giunsi in sala tuttavia mi accorsi con orrore che gli unici due posti rimasti liberi sono vicini. Di fianco a me è seduta Purin con un sorriso furbo in faccia.
Decisi di non farci caso e mi accomodo a tavola, ma Purin non si fece scappare l’occasione per avvicinarsi a me e coprendosi la bocca con la mano sinistra iniziare a parlarmi all’orecchio ridacchiando.
-Allora Ichigo, cos’è successo? Retasu è venuta di qui con una faccia! Ci ha chiesto di non disturbarvi per un po’. –
Ero diventata cadaverica e uno stato di malessere mi era salito dallo stomaco, facendomi quasi passare la fame.
Anche Kisshu se ne accorse e si sporse in avanti per fissarmi in volto. Il viso stupito.
-Che succede Ichigo? –
Da bianca ero passata a rosso pomodoro.
-Ni-nien-niente! –
Ma Purin tornò all’attacco e stavolta non con me. Si girò verso Kisshu e senza più preoccuparsi di tenere la voce bassa rivolse a lui la stessa domanda fatta in precedenza a me, o almeno ci provò, perché fu prontamente fermata dalla mia mano che gli aveva coperto la bocca prima che qualcuno riuscisse a capire a cosa si riferiva. Nessuno a parte Retasu, che teneva lo sguardo basso ed era rossa in viso.
Mangiammo i manicaretti preparati da Kyle e da Ryan tra le chiacchiere più strane.
-Ichigo, potresti venire a darmi una mano? –
-Arrivo. –
Ero stata fin troppo accondiscendente per i miei modi, ma avrei fatto di tutto pur di uscire da quel giro di occhiatine curiose.
Raggiunsi Ryan in cucina. Aveva addosso un grembiule bianco e stava lavando i piatti.
-Si Ryan? –
Mise sul a scolare il piatto appena lavato, poi si girò verso di me sfilandosi il grembiule a lanciandomelo addosso.
-Ehi! –
-Saranno anche affari tuoi Ichigo, ma fino a che siete qui, vorrei che vi astenesse da certi comportamenti. Avrete tutto il tempo dopo. –
Sapevo a cosa si stava riferendo e il fatto che lo sapesse significava solo ulteriore imbarazzo per me.
-Ryan non è colpa mia. Vallo a dire a lui! È lui che ha i comportamenti osceni. –
-Sei proprio una bambina Ichigo, non capisco proprio cosa ci trovi di interessante in te Kisshu. Sbaglio o tu non hai fatto niente per allontanarlo? –
In effetti era vero. All’inizio non avevo cercato minimamente di allontanare Kisshu, anzi, mi ero lasciata andare.
-Ma… -
-Niente ma Ichigo. Ora per punizione laverai tutti i piatti. –
Rimasi interdetta un momento, non riuscendo ad assimilare quello che aveva detto. Solo quando se ne andò dalla cucina salutandomi con la mano capii che lui non avrebbe fatto nulla.
-Sfruttatore! –
Mi venne il forte impulso di mollare li tutto e tornare di la, ma il pensiero di trovarmi di nuovo sotto gli sguardi maliziosi di Kisshu mi fece desistere. Afferrai il primo piatto che mi capitò a tiro e lo lavai, continuando così fino a quando, mezzora dopo, non ebbi finito.
Quando tornai in sala da pranzo non c’era più nessuno. Se ne erano andati tutti.
Nemmeno negli altri spazi trovai qualcuno. Mi avevano lasciata li da sola.
Mi sedetti su una poltrona del soggiorno.
-Ichigo. –
Mi sentii chiamare da dietro. La voce calda di Kyle.
-Kyle! Pensavo ve ne foste andati. Pensavo ve ne foste andati anche voi. –
Delle lacrime iniziarono a scendermi dagli occhi e in poco mi ritrovai tra le braccia di Kyle. Mi consolava, mi accarezzava la schiena.
-Non ti lasceremo mai sola. –
Nonostante le sue parole non riuscivo a convincermi. Nella mia testa, anche il solo dividerci per tenerci al sicuro era un abbandono, anche se sapevo che era un’idea sbagliata.
Un’ombra si proiettò sul pavimento buio della stanza. Kyle fissava la figura serio, come se la stesse minacciando. Mi voltai anche io nella direzione del nuovo arrivato. Kisshu se ne stava in piedi, sulla porta, le mani nelle tasche dei pantaloni neri. Una semplice T-shirt bianca addosso coperta in parte da una giacca elegante nera. Il tutto contrastava benissimo con i suoi capelli verdi.
-Da adesso sarà lui a tenerti al sicuro. Va da lui. –
Kyle era strano mentre diceva quelle cose, forse l’affidarmi ad un alieno era ancora troppo lontano dalla sua mentalità, ma non poteva fare altrimenti.
-Vieni Ichigo, stiamo facendo i fuochi d’artificio per salutarci. –
Era stato Kisshu a parlare stavolta, allungando una mano verso di me e tenendo l’altra in tasca.
Kyle aveva abbassato lo sguardo verso di me e mi aveva sorriso e io di rimando. Mi ero allontanata da lui e nel mino tempo possibile avvicinata a Kisshu che mi aveva accolta a braccia aperte.
Uscimmo dalla stanza e ci dirigemmo in giardino, dove trovammo le altre intente a guardare gli scoppiettanti fuochi d’artificio.
-Ehi Ichigo. Già finito? –
-Questa me la paghi Shirogane. –
Il ragazzo si piegò in avanti tenendo le mani in tasca, in modo da arrivare alla mia altezza.
-Ammettilo che ti mancherò. –
-Non penso proprio Shirogane. Ichigo sarà troppo occupata per pensare a te. –
Era stato Kisshu a intervenire. Quella frase aveva qualcosa di strano, qualcosa di equivocabile. Ci impiegai un po’ a capire cosa Kisshu volesse insinuare, ma per allora i due erano già distanti da me che rossa come un pomodoro boccheggiavo rivolta alla porta, dalla quale pochi secondi dopo sbucò Kyle.
-Ichigo, tutto bene? Sei rossa come un semaforo! –
-Si Kyle, tutto bene. –
Dovevo arrendermi, non sarei mai uscita da quel circolo vizioso di ragazzi il cui unico scopo era mettermi in imbarazzo.
-Dai, raggiungi le altre, è la vostra ultima sera insieme. –
Già, l’ultima sera. Non le avrei più riviste per non so neanche quanto tempo. Entrambi ci voltammo verso il gruppo e Kyle si sbrigò a raggiungere Ryan che con chiamava con in mano delle scatole di fuochi di artificio vuote.
Sarebbe stati mesi difficili quelli che ci aspettavano. I mesi più difficili della mia vita.
   
 
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