Dorati raggi di un sole primaverile illuminano pigramente il suo volto, per l’ennesima volta, bagnato. Le lacrime scintillano alla luce fioca che entra nella stanza e solcano le sue guance fino a frantumarle. Crudeli gocce d’acqua, che affiorano dai suoi occhi spenti, che hanno perso il vecchio sfavillio. Un filo di vento sibila e penetra nella stanza fino a colpire spietato il suo corpo fragile. Rabbrividisce, ma il freddo la domina da tempo. La paura di mangiare la raffredda fino a congelarla, il terrore di un chilo in più la riscalda fino ad ustionarla.