Nick autore su EFP: roxy_xyz
Titolo: Maybe
Pacchetto Europa: Lisbona
Pacchetto Italia: Matera
Genere: Oneshot,
introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if?
Introduzione: Dean Thomas affronta il suo passato arrivando ad accettare anche una
delle morti più ingiuste.
NdA: Premessa
molto importante: sulla fine di Lavanda Brown ci sono due tesi, come ben
saprai, nel libro non si dice che fine fa dopo che Hermione l’ha salvata dalle
grinfie di Greyback, ma ci sono parecchie fonti in cui si dice che morì per le
ferite inferte. Per questo ho messo what if? non sapendo se posso considerare
la mia fiction legata alla saga. Tutta la shot è filtrata dal punto di vista di
Dean Thomas, che si troverà ad affrontare i suoi ricordi di bambino quando il
padre lo abbandonò per proteggerlo dai Mangiamorte che poi lo uccisero, e
infine ad accettare anche una delle morti più ingiuste. Tutte le informazioni
inerenti al passato di Dean e al padre, le ho prese da qui: http://it.harrypotter.wikia.com/wiki/Dean_Thomas.
Io ci ho ricamato solo ;)
Non c’è un vero pairing,
perché non ho voluto forzare le cose, ma solo la possibilità che se le cose
fossero andate diversamente, forse… maybe.
Buona lettura!
#Maybe
Sembrava ieri quando aveva
fatto il suo ingresso a Hogwarts. Su quelle stesse scale aveva mosso i primi
passi per raggiungere la Sala Comune; era nervoso ed eccitato allo stesso
tempo. Quando sua madre gli aveva rivelato di essere speciale, si era sentito felice,
aveva esultato; un sentimento che era scemato subito quando tutte le domande
che le aveva posto erano rimaste sospese nel vuoto, senza una risposta. Come
poteva, dopotutto?
L’unico che avrebbe potuto
aiutarlo era fuggito, per permettergli di vivere quel giorno come tutti gli
altri ragazzi della sua età. Forse, era stato quel pensiero a permettergli di
vivere e di sognare come qualunque altro.
Ogni cosa sarebbe stata
all’altezza delle sue fantasie? Sì, ne era certo.
Su quelle stesse scale si
era affrettato per raggiungere Ginny in cima e baciarla per la prima volta. Le
sue labbra erano screpolate ed erano rimaste immobili per quello che gli erano
sembrati minuti interminabili; e lui aveva pensato che l’avrebbe rifiutato e
che presto sarebbe arrivato uno schiaffo.
Avrebbe provato vergogna e
anche un pizzico di dolore: quelle mani affusolate erano abituate a farsi
rispettare dai suoi tanti fratelli.
Su quelle stesse scale
c’erano ora macerie, corpi devastati dal dolore, ragazzi che si erano visti
strappare tutto ciò che avevano sognato. Non era rimasto più nulla.
“Potresti dare una mano a
Madama Chips?” Era stato Harry a domandarglielo, e lui non aveva potuto fare
altro che accettare. Perché era giusto così. Anche se ogni gradino sembrava
privarlo di forza e volontà di reagire. Era così egoista desiderare solo di
Smaterializzarsi a casa e abbracciare la propria madre? Perché era stata
abbandonata una volta da suo padre, e poi da lui stesso, quando invece lei non
desiderava altro che vivere con gli uomini della propria famiglia, senza bugie,
ma solo in modo onesto. A volte, quando pensava a suo padre, si chiedeva se
sarebbe stato all’altezza del suo sacrificio, o se, invece, l’avrebbe deluso.
Lui era solo uno dei tanti studenti, non era stato un eroe come lui, come
Harry, come Neville.
Fece il suo ingresso in
Infermeria, ma nessuno sembrò notarlo. Non aveva mai visto così tante persone
in quel luogo, la maggior parte di essa correva da una parte all’altra della
stanza pur di aiutare i feriti, il resto pensava solo a dare conforto ai loro
amici, parlando o semplicemente tenendo loro una mano. Vide Calì fasciare la mano di un ragazzino
che non ricordava di aver mai visto, eppure lei non faceva altro che
sorridergli e rivolgere parole rassicuranti, non dando importanza ai colori
della sua divisa. Perché bisognava affrontare il dolore di una guerra per
capire quanto fosse stupido affermare la supremazia di un mago rispetto a un
altro in base alla purezza del sangue; c’erano cose più importanti di quello,
c’erano cose che aveva visto sgretolarsi a causa dell’odio.
C’erano troppe vittime che
non avrebbero più sognato come prima.
Fu allora che la vide, e
come spinto da una forza invisibile, mosse i passi per andare verso il suo
letto, anche se una parte del suo inconscio sembrava urlargli, avvisarlo di non
farlo.
Non si era preparato a
quello che avrebbe visto, in nessun modo lo sarebbe stato dopotutto.
Lei sembrava quasi
tranquilla mentre le infermiere bendavano le ferite del suo corpo.
La sua espressione era
indecifrabile, e per un attimo si chiese se provasse dolore o se non sentisse
più nulla. Doveva soffrire parecchio e invece non l’aveva mai vista così
rilassata.
“Dean.” disse solamente, e
lui non riuscì a replicare in nessun modo per qualche secondo, perché avrebbe
voluto andare via, ricordare la sua amica com’era prima e non in quello stato.
Ma la guerra era anche
questo: una tormenta che portava via tutto, lasciando solo detriti e una
manciata di bei momenti che venivano travolti e devastati dall’orrore. Non
avrebbe più pensato a lei senza ricordarla in quelle condizioni.
“Come… come ti senti?” Tra
tutte le frasi che poteva rivolgerle, disse quella più scontata, quella più
stupida. Di certo non si immaginava di sentirla ridere, e quel suono fu la cosa
più bella che avesse sentito in quella giornata infernale. Da quando non lo
faceva anche lui?
“Scusa, sono un idiota.”
“No, anzi. Ho preferito la
tua domanda sincera piuttosto che l’ennesimo sguardo pietoso.”
Come poteva dirle che
anche lui non riusciva a guardarla senza provare pena per lei?
“Comunque, mi sento strana. Hai presente quando nei sogni
vedi tutto dall’alto e assisti senza poter fare nulla? Ecco, mi sento proprio
così. Non posso fare molto, solo aspettare che…”
Non sorride più Lavanda.
Non c’è più tempo per
essere felice.
“Non dire così. È un nuovo
giorno, domani tutto sarà diverso.” Vorrebbe tanto credere alle sue stesse
parole Dean Thomas, ma è passato tanto tempo dall’ultima volta in cui ha
creduto a un lieto fine. Perché suo padre non era più tornato per finire quel
libro che avevano iniziato insieme quel giorno di Novembre di tanti anni fa.
Non aveva più toccato
quella pagine, come se fossero state imbevute di veleno.
Era solo un bambino,
quando per mesi e mesi era rimasto seduto su quel pavimento freddo, di fronte
alla porta, in attesa del ritorno di suo padre, arrivando a odiare persino sua
madre.
Guerra, sempre lei, era
stata la vera causa. Si era portata via la persona che più amava e ora stava
uccidendo persino Lavanda.
“Non essere sciocco, lo
sappiamo entrambi cosa mi aspetta.”
Scorreva ancora quel
dannato veleno, tra i sospiri e le poche parole di una ragazzina che non
avrebbe festeggiato la nuova alba come tutti gli altri.
“Mi piacerebbe vederti più
fiduciosa, invece.”
“Ti prego, ti supplico di
smetterla! Non sono una stupida, mi è bastato vedere gli sguardi dei dottori
per capire qual è il mio destino. Mi trasformerò, vero?”
Forse
conoscendo il suo destino, quella sua ipotesi sarebbe stata il minor dei mali,
perché avrebbe continuato a vivere; nonostante le sofferenze passate avrebbe
continuato a lottare per se stessa.
Forse
avrebbe potuto anche amare ed essere ricambiata, perché non erta giusto che lei
non si fosse mai persa nello sguardo innamorato di un uomo, mentre questo
avanzava verso l’altare, verso di lei, nel suo giorno più bello.
Forse
avrebbero potuto anche uscire insieme, e avrebbero riso insieme mentre
passeggiavano con le mani intrecciate, ricordando gli anni passati a Hogwarts.
Eppure sapeva anche lui
qual era l’altra possibilità, quella che neanche Lavanda riusciva a pronunciare;
perché una volta fatto, tutti i suoi castelli di carta sarebbero crollati.
Non ci sarebbe stata un
nuovo giorno per lei.
“Resti con me?”
Sorrisi rubati, incerti,
quasi colpevoli, colmi di paura per il futuro che si aspetta e per le sue
conseguenze.
Attimi di vita, brevi,
quasi fugaci, ma che sono capaci di cambiare il corso delle cose per il loro
impatto.
Gesti semplici, spontanei,
quasi innocui, ma che rimarranno impressi nella nostra memoria per tutta la
vita e ci aiuteranno ad accettare ogni dolore, ogni morte, anche quella più
ingiusta.
Dean Thomas afferrò una
sedia e le sorrise prima di accomodarsi al suo fianco; aveva smesso di notare
il pallore del suo viso o di provare orrore di fronte alle ferite di Lavanda.
C’erano cose più
importanti in quel momento.
C’era il sorriso di
Lavanda.