Teddy Bear
“Tanto
tempo fa mi hai detto, mentre mi accarezzavi i
capelli:
quando ti sveglierai, vicino al cuscino troverai un bel regalo."
ayumi hamasaki ~ Teddy Bear
In quel pomeriggio
di metà
inverno, la felicità sul volto di Lee HyukJae illuminava l’intera
stanza e
un’insolita atmosfera d'ilarità si librava nell’aria.
DongHae, ancora esterrefatto per la reazione del compagno, era quasi
tentato di
pizzicargli una guancia, ricordandogli quanto il suo comportamento
fosse
puerile, ma aveva accantonato l’idea non appena lo aveva visto
corrergli
incontro, travolgendolo con tutta la sua immensa gioia. Vederlo
sorridere era uno spettacolo più che convincente per dissuaderlo
dalle
sue, più che fondate, preoccupazioni circa la sua salute mentale.
Preoccupazioni che in realtà avevano sfiorato la mente di ogni
componente di
quella loro strampalata famigliola allargata, ma che alle fine
scomparvero con
l’avanzare dei minuti, consci che quella ritrovata allegria avrebbe
soltanto
giovato alla loro insostituibile “dance machine”.
Nonostante tutto, però, KyuHyun era stato più volte sull’orlo
di una
vera crisi di nervi, scatenata da quell’atmosfera così zuccherosa che
cozzava
con la natura rigida da "evil maknae", e molto probabilmente, se
Sungmin non lo avesse placcato con una certa costanza, questi avrebbe
riversato
la sua funesta ira contro un HyukJae piacevolmente divertito – tanto da
sembrar
regredito ad un tenero bambino di sette anni.
Era entusiasta di sé stesso.
Non vi erano dubbi al riguardo. E data quell’esagerata reazione,
DongHae non vi
trovò nulla di particolarmente sconvolgente quando una matassa bruna e
pelosa
con due occhioni neri e un fiocco rosso stretto al collo, fece
capolinea sulla
sedia girevole accanto alla sua, esibendosi in tutta la sua maestosità.
In
tutta franchezza, quell’orsacchiotto
gigante era molto carino e al tocco era pure dannatamente morbido; cosa
che lo
infastidì leggermente, quando vide il suo migliore amico strofinarvi
contro un
paio di volte.
«Hai intenzione di trascinartelo in ogni dove, ancora per molto,
Eunhyuk-hyung?»
domandò perplesso e vagamente irritato dalla cosa, KyuHyun, ma come
risposta
ebbe soltanto un sorriso talmente splendente che riuscì ad accecarlo e
ad
inquietarlo maggiormente.
«Piantala di sorridere Heidi, altrimenti rischi di farci venire il
diabete!» cercando
di far rinsavire l’amico, intervenne DongHae sorprendendo i presenti
con voce
piccata.
«Ti imita alla perfezione.» constatò Yesung, riferendosi a KyuHyun, il
quale lo
guardò contrariato.
In verità nemmeno lo stesso DongHae riuscì a capire il perché si
sentisse così
seccato, ma evitò di approfondire e tornò a concentrarsi su quegli
spartiti,
mentre la musica s’espandeva nelle sue orecchie.
Quando calò la sera decisero di rincasare tutti assieme, per potersi
gustare
uno di quei squisiti manicaretti che solo RyeoWook sapeva preparare. E
anche in
quel fatidico momento, mentre ognuno di loro s’apprestava a salire in
macchina,
DongHae non vi trovò nulla di strano nel cogliere la figura di HyukJae
che si
faceva carico di quell’ingombrante e tenero peluche, per poi adagiarlo
gentilmente sul sedile al suo fianco. E men che meno ebbe qualcosa da
obbiettare, quando notò il suo migliore amico interloquire amabilmente
con
quell’orsacchiotto in formato extra large.
In fin dei conti, sapeva bene che HyukJae soffrisse di profondi
squilibri
mentali. Quindi, davvero, non vi era nulla di cui stupirsi.
La costante
presenza di quel
gigantesco peluche persino a tavola, era stata mal sopportata sin da
subito da
KyuHyun, ma con tutto sé stesso aveva cercato di mantenere la calma.
Calma che
stranamente anche a DongHae era totalmente mancata e a farglielo notare
ci
aveva pensato Siwon, che preoccupato, si era soffermato a scorgere le
reazioni
dell’amico; notando l’agitazione che si era impossessata delle sue
gambe – che
continuavano imperterrite a muoversi, spinte da quel tic nervoso.
Gli occhi del povero
DongHae, forse
scossi dalla troppa stanchezza, non facevano altro che proiettare
l’immagine di
quel peluche da una parte all’altra della stanza, e quando non era la
sua
fantasia a dettar legge, ci pensava HyukJae a spostare quell’ammasso di
peli
sintetici in giro per la casa.
Anche quando si rifugiò in bagno, prima di coricarsi, ebbe la
sensazione di
ritrovarselo improvvisamente davanti agli occhi.
Probabilmente era davvero troppo stanco. Eppure, quando s’avvicinò in
punta di
piedi al letto di HyukJae, ebbe nuovamente la convinzione che
quell’orsacchiotto
di pezza lo seguisse. E ad esser precisi, ora gli sembrava
d’intravederlo nella
semi oscurità della stanza, poggiato su quello stesso letto.
Sorrise al pensiero – s’era rincretinito tutto d’un tratto, si disse,
ma
dovette velocemente ricredersi quando la sua mano sfiorò
inequivocabilmente
quella morbida, pelosa ed inanimata di quel pupazzo.
«Ed io che credevo fosse un’allucinazione!» esclamò in un flebile
sussurro,
cercando di non destare il suo migliore amico.
Strabuzzando gli occhi, ormai pienamente adattati all’assenza della
luce, cercò
un pertugio fra le lenzuola, ma con sua grande sorpresa, non riuscì a
trovarne
nemmeno mezzo. Quell’orsacchiotto, si era appiccicato a HyukJae come
una
piovra! E le braccia lasciate cadere a peso morto dal suo migliore
amico,
poggiate su quel corpo di pezza, certo non aiutavano DongHae a trovare
lo
spazio necessario per infilarsi di sottecchi in quel letto.
Tentò ancora una volta, ma nel sonno avvertì HyukJae mugugnare
infastidito.
Imprecando mentalmente verso una qualche sconosciuta creatura celeste,
il bruno
si allontanò e sconsolato tornò nel suo letto, sentendosi mortalmente
offeso.
L’indomani, appena
HyukJae spense la
sveglia, questi si tirò su nel letto, mettendosi seduto a gambe
incrociate,
osservando la figura del suo compagno che ancora giaceva placidamente
rilassata
su di un fianco nel letto accanto.
«Ah….Che bella dormita! – esclamò sbadigliando e sgranchendosi le ossa.
– Era
da tempo che non dormivo così!» a quell’ultima sua esternazione,
DongHae
trasalì e con un diavolo per capello scagliò il primo oggetto a portata
di
mano, il suo stesso cuscino, contro l’amico colpendolo dritto in
faccia.
«Ah?! Buongiorno anche a te, DongHae!» rispose con stupore il biondo,
confidando che quell’insolito saluto mattutino non celasse una collera
assopita
e crescente.
«Sì, anche io ho dormito bene!» esclamò con ironia, quasi sfociando nel
sarcastico.
«Mi fa piacere.» E nonostante la gentilezza mostratagli da HyukJae,
DongHae non
riuscì davvero a ricambiare quel sorriso smagliante, che mai come in
quell’istante gli sembrò irritante. E finì per scrutare il compagno con
rabbia.
«Che ho detto di sbagliato?!» replicò l’altro alzandosi dal letto,
andandogli
in contro.
«Niente. Assolutamente niente!» fu l’evasiva risposta, per altri
seccata, di
DongHae poco prima di uscire dalla stanza per recarsi al bagno.
La collera di DongHae
fortunatamente
scemò velocemente, gli bastò affondare i denti in quel piccolo pezzetto
di
cioccolato al latte per ritrovare la serenità. E con più
calma di
prima si apprestò, in seguito, ad assaporare quel boccone fumante di
Kimchi.
«Cioccolato e Kimchi?!» sottolineò Yesung con una smorfia di disgusto
stampatagli in faccia.
«E’ buono.» si limitò a rispondere il diretto interessato, esaminato
con
attenzione dai suoi compagni, altrettanto disgustati al solo pensiero
di
accostare due sapori tanto distanti fra loro come quello del cioccolato
e del
cavolo.
Lasciandosi inebriare dal dolce profumo che quella colazione
sapeva
donargli, DongHae comprese che sarebbe stato meglio sotterrare l’ascia
di
guerra per il resto della giornata. E così aveva fatto, almeno sino a
quando
non si ritrovò a cenare nuovamente accanto a quell’orsacchiotto, che da
seduto
era grande quanto lui, per sentire una certa irritazione salirgli verso
la
gola.
Addentò, ingoiò e tracannò più di un litro d’acqua, nel vano tentativo
di
scacciare quella fastidiosa sensazione, ma a nulla servì, se non a
procurargli
una certa esigenza fisiologica, che proprio non poteva contenere.
Si diede mentalmente
dello stupido e
si sciacquò la faccia.
Solitamente i peluches avevano la capacità di rallegrarlo e no, non
aveva in
antipatia gli orsacchiotti. Però… Però, quel orsacchiotto riusciva
davvero ad
irritarlo e non ne capiva nemmeno il motivo.
Si pizzicò la guancia, cercando di zittire quella fastidiosa vocina che
sentiva
nella testa.
Doveva essere davvero impazzito per provare rabbia contro un tenero ed
inanimato animaletto di pezza, seppur gigante.
Era un regalo per HyukJae.
Un bel regalo donatogli da tre sue ammiratrici durante una loro
sessione
d’autografi.
Un regalo che donò uno dei più sinceri e smaglianti sorrisi sul volto
di
HyukJae.
Non doveva detestarlo. Non poteva assolutamente.
Convintosi dell’irragionevolezza dei suoi pensieri, tornò nella sua
stanza.
Ad attenderlo, però, vi trovò ancora una volta quell’orsacchiotto che
quasi con
sfida, si era autoproclamato secondo inquilino del letto di
HyukJae.
DongHae sospirò rassegnato: quell’orso era la sua più grande rovina.
Osservò l’amico ormai già dormiente e dopo aver provato a sgattaiolare
nel suo
stesso letto, si allontanò. Quell’orso aveva vinto la battaglia, ma
DongHae si
era ripromesso che non gli avrebbe lasciato vincere anche la guerra.
Nei giorni a
seguire ci aveva
provato – DongHae aveva tentato in tutti i modi a liberarsi di
quell’ingombrante figura dal muso incredibilmente dolce e dalla
scaltrezza
unica, però ogni volta aveva fallito miseramente. Erano giorni che non
dormiva
in maniera decente, sempre perso ad elucubrare folli strategie per
poter
battere sul tempo quel soffice energumeno peloso. Si sentiva
dannatamente
frustrato.
«DongHae, calmati! Rischi di farti venire un esaurimento!» esclamò
quasi
esasperato LeeTeuk, sorseggiando la sua tazza di tè bollente.
«Sono calmo, hyung!» rispose di rimando DongHae, continuando
imperterrito ad
andare avanti ed indietro per la stanza, mettendo a dura prova la
pazienza del
maggiore.
«Perché non glielo chiedi semplicemente?» domandò l’altro, sorseggiando
ad
occhi chiusi per non farsi venire il mal di mare.
«A chi?! A quell’orso?» a quella risposta, posta come interrogativo, la
pazienza del leader toccò i minimi storici, e comprese che sarebbe
stato
meglio, per una volta tanto, far sbollire DongHae nel suo stesso brodo.
Era
grande abbastanza per vedersela contro un orsacchiotto di pezza e le
attenzioni
perdute del suo migliore amico; Il suo aiuto non sarebbe servito.
«Cosa devi chiedermi? – Intervenne Shindong, sbucando in cucina – E non
darmi
anche tu dell’orso, potrei pure offendermi!» DongHae lo
guardò
interdetto, non afferrando affatto a cosa si stesse riferendo, LeeTeuk
invece,
scoppiò in una di quelle sue famose risate incontenibili e abbracciò
l’amico,
portandoselo via poco dopo, lasciando da solo il più piccolo.
Ci avrebbe rinunciato – ecco cosa
avrebbe fatto. DongHae era finalmente giunto alla conclusione che non
sarebbe
mai riuscito a trovare una strategia degna di quel nome, però, a conti
fatti,
gli sarebbe bastato far valere le sue ragioni per raggiungere la meta.
E così,
mosso da crescente desiderio, si precipitò nella sua stanza a una
velocità tale
che quasi non scivolò con i soli calzini ai piedi.
Aprì la porta e illuminato dalla
piccola about-jour del comodino, vi trovò
HyukJae addormentato nel proprio letto, accovacciato su sé stesso
riscaldato
dal calore del piumino invernale.
L’osservò con dedizione: i tratti
del suo volto erano rilassati, il suo respiro
era profondo e i suoi biondissimi capelli ricadevano un po’ spettinati
sulla
sua fronte.
Era così tenero che fu quasi
tentato di scattargli una fotografia, per
imprimere nella sua mente quell’immagine così insolita e piacevole, ma
accantonò l’idea poiché non desiderava in alcun modo disturbare quel
sonno.
Nell’attimo che seguì, guardandosi
attorno, s’accorse che il suo più grande
rivale giaceva imponente vicino al suo migliore amico, ma fortuitamente
era
semplicemente poggiato sopra le coperte, accanto al cuscino.
Sorrise divertito, a dir il vero
quasi ghignò, pregustando già la sua
encomiabile vittoria.
Quella notte, nessuno al mondo
avrebbe potuto impedirgli di raggiungere il suo
obbiettivo. – Tanto meno quell’orsacchiotto smargiasso.
S’avvicino al letto zampettando
silenziosamente, inspirò profondamente e poi,
con delicatezza sollevò quel grande animale di pezza. Con il sorriso a
fior di
labbra, cercando di non far rumore, adagiò quel grosso peluche sulla
sedia alla
sua sinistra, per poi tornare a scorgere quello stesso letto, ora più
spazioso
di prima. Si voltò nuovamente, osservando quell’orsacchiotto che
d’improvviso
gli parve sventolare, con la zampa destra, bandiera bianca in segno di
totale
arresa.
Alla fine DongHae era riuscito a
vincere quella dannata guerra!
Sospirò entusiasta, s’avvicino
ancor di più al letto, frettolosamente spense la
luce e sgattaiolò sotto le coperte, accanto a HyukJae. Si accoccolò sul
compagno con decisione, spinto da quel magico calore che lo aveva
investito non
appena le sue gambe si erano fatte spazio fra quelle lenzuola
scomposte.
«Mmmm… » sentì mugugnare il biondo,
probabilmente ridestato dalla sua indomabile
leggiadria elefantesca.
«Donghae…» lo sentì sussurrare poi,
nel cuore della notte.
«Non volevo svegliarti, Hyukkie… »
asserì, sentendosi mortificato per averlo
destato da un così piacevole sonno.
«Non preoccuparti. – lo rincuorò
l’amico, avvertendo poi le braccia di DongHae
cingerlo a sé. – DongHae?»
«Uhm?»
«Finalmente ti sei deciso.»
«A cosa ti riferisci?»
«Beh, stanotte sei finalmente
riuscito nell’ardua impresa di vincere
contro "Mr.Orsacchiotto occhi dolci"» enunciò divertito
HyukJae.
«Mr.Orsacchiotto occhi dolci?!
– ripeté l’altro, tentando d’afferrare le
parole dell’amico. – Ma tu come? No, non ci credo… Lo hai fatto
apposta!» esclamò
con stupore il bruno, allontanandosi dal compagno e mettendosi seduto.
Nel buio della stanza non riuscì a
scorgere l’esatta espressione sul volto di
HyukJae, ma lo sentì chiaramente ridere – ridere di gusto.
«DongHae, lo sai di essere
terribilmente divertente?» rise ancora, stavolta
sguaiatamente.
«Tu, lo hai fatto seriamente
apposta! Io-io… Aish! Sei davvero crudele! – esclamò
con un leggero imbarazzo che cominciava ad imporporargli le guance –
Vuoi dirmi
che io mi sono dannato l’anima per nove giorni, cercando persino di non
destarti dal tuo fatato mondo dei sogni per non sembrare insensibile, e
tu
invece, te la godevi alla grande alle mie spalle?» aggiunse con
altrettanto
stupore ed ironia.
Eh sì, doveva ammetterlo, stavolta
glie l’aveva giocata sotto al naso! Ed era
stato pure bravo a calarsi con tanto interesse nella parte. Non aveva
sospettato minimamente.
«Scusa, scusa. Hai ragione. –
ammise fra una risata e l’altra. – E’ che alla
fine ci ho preso gusto!»
«Ci hai preso gusto ad appisolarti
su quell’orsacchiotto peloso?» domandò con
una punta d’irritazione.
«I primi due giorni mi sono
addormentato per davvero. Poi… Poi, ti ho visto
dimenarti al buio come un bambino capriccioso e mi è venuta voglia di
farti uno
scherzo!» ammise con pacatezza, senza però, riuscire ad impedire alle
sue risa
di scivolargli dalle labbra.
«La smetti di ridere?»
«Perdonami, ma è troppo divertente!»
“Divertentissimo; davvero!»
«DongHae…»
«Mi hai fatto esasperare con
quell’dannato orso per nove giorni, Aish! E non
ridere!» tentò invano di riprenderlo, consapevole di quanto si fosse
reso
ridicolo agli occhi del compagno.
«Beh, alla fine sei riuscito a
battere "Mr.Orsacchiotto occhi dolci",
no? Di cosa ti lamenti?» gli domandò con un filo di voce, profondo come
la
notte, riuscendo a pervaderlo di calore.
«Ah! – urlò preda dell’isteria – Ho
sonno!» esplose con infantilità DongHae,
coprendosi il volto con il lenzuolo, ricercando l’abbraccio di
HyukJae.
«Anche io ho sonno.» rispose di
rimando il biondino.
E dopo qualche istante d’agitazione
crescente, DongHae riuscì a trovare
nuovamente il suo equilibrio e con dolcezza premette il proprio corpo
contro
quello dell’amico, intrecciando le loro gambe in un caldo abbraccio.
Sorrise.
Solo poi, si ricordò di quella
frase che HyukJae gli aveva sussurrato tempo
addietro, scompigliandogli i capelli: "quando ti sveglierai,
vicino
al cuscino troverai un bel regalo."
Non erano i regali che
desiderava. Sorrise ancora, questa volta con
forza.
Poter scorgere ogni mattino il
profilo del compagno stretto nel suo abbraccio,
era il più bel regalo che potesse mai desiderare. Non aveva bisogno di
nient’altro.
«Buonanotte DongHae.»
«Buonanotte HyukJae.»
Avvertì la
stanchezza avanzare e le palpebre farsi sempre più pesanti.
Ora desiderava solo dormire;
dormire fra le braccia del suo migliore "amico".
NOTE
D'AUTRICE:
• Questa narrazione nasce dall'omonima canzone scritta e
interpretata da ayumi hamasaki. (La mia "Dea"della musica). Canzone
del 2000, contenuta nel terzo album di ayu: "Duty".
La versione su cui mi sono inspirata è a mio modesto parere la
migliore,
cantata nell'Arena Tour 2003/2004. In questa
performances la
voce di Ayu assume una tonalità dolcissima, molto più comunicativa
persino
dell'incisione su disco originale.
• Per ascoltare TEDDY BEAR - Arena Tour 2003/2004 qui:
https://www.bilibili.com/video/BV11W411E7YT
Se cliccate sul Link potete vedere anche il grande orsacchiotto
che ho idealizzato per questa fiction. Non è dolcissimo?
©
LADY ROSIEL/ Luna Azzurra