Libri > Il diario del vampiro
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Autore: cate25    30/03/2013    3 recensioni
ehm.. ed ecco qua la mia seconda Fic sui miei personaggi preferiti. Damon e Bonnie. ma.. comunque andrà avanti questa storia cercherò di inserire anche momenti con altre coppie.. non ho idea da dove sia saltata fuori questa "cosa" e non so come continuerà. Per ora, Damon è alle prese con qualcosa in cui non è mai stato bravo, i sentimenti.. ne salterà fuori? forse sì, forse no. magari con l'aiuto di qualcuno.. Spero che riuscirò a non deludere voi lettori.. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Quasi tutti | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Bonnie!! Alzati che è tardi!!” urlò la mamma dal piano di sotto, spazientita.Bonnie, al suono di quella voce, si svegliò e, con tutta la goffaggine di cui era capace, rotolò giù dal letto atterrando di faccia.
“Ecco. Ora sono sveglia.” Borbottò, sbuffando. Si alzò e, vestendosi in tutta fretta, scese le scale.
“Finalmente.”esordì la donna in cucina, indicandole con un gesto del capo un piatto con del bacon alla piastra e dei toast imburrati. “La colazione è pronta.”
“Colazione?” mormorò scettica Bonnie, sedendosi a tavola. “E i miei cereali dove sono finiti?!” pensò poi, disgustata.
“Forza, tesoro. Mangia o arriverai tardi a scuola.” Disse la donna, premurosa.
“Ehm.. Sai mamma, non ho molta fame..” disse Bonnie, pregando che il suo stomaco non la tradisse mettendosi a brontolare proprio in quel momento.
“Ma mi sono impegnata così tanto!!” si imputò, corrucciata.
“Apprezzo lo stesso lo sforzo, mamma.” Sorrise Bonnie, mentre si alzava dalla sedia, pronta a scappare.
“Se pensi che ti lascerò uscire da questa casa senza aver assaggiato il mio bacon, sei pazza.” La minacciò la madre, puntandole addosso un cucchiaio di legno.
“Mamma, parliamone..” cercò di dire Bonnie, indietreggiando. Poi, suonò il campanello. “Apro io!” corse fuori dalla cucina e andò ad aprire.
“Buongiorno, Streghetta.” disse Damon, con il solito ghigno divertito sul volto.
“Damon..” sussurrò Bonnie, prima che una figura alle sue spalle la interruppe.
“Cara, non mi avevi detto che aspettavi un ragazzo.” Squittì la madre raggiante, raggiungendo la figlia.
Bonnie si limitò a fissarla in cagnesco per il suo improvviso cambio d’umore.
“Mi chiedevo da chi Bonnie avesse ereditato la sua bellezza. Ora capisco.” Affermò Damon, prendendo con eleganza la mano della donna e facendole il bacia mano. “Piacere, Damon Salvatore.”
“Oh, ma che gentile.” Sorrise la donna “Io sono Karen.” Disse poi, con occhi sognanti. Bonnie inorridì a quella scena. Sua madre stava per caso filtrando con Damon!?!? Il suo Damon!?!
“Esatto. Karen, donna sposata con due figlie, Damon, ragazzo con manie da gentiluomo come il bacia mano. Presentazioni fatte!” Disse tagliente Bonnie, assottigliando gli occhi, minacciosa.
“Ehm, si. Sono sposata, io.” Sembrò ricordarsi d’un tratto Karen, distogliendo lo sguardo dal vampiro, che sorrideva compiaciuto.
“E tu devi fare colazione e correre a scuola, signorina.” Aggiunse poi, incrociando le braccia al petto, severa.
“Vorrei accompagnare a scuola sua figlia, se per lei va bene.” disse Damon, con voce vellutata.
“Oh, hai la macchina. Dunque sei più grande di..” cominciò Karen, sbattendo le ciglia.
“Sì, sì, ha la macchina e siamo in ritardo quindi..” tagliò corto Bonnie, afferrando la borsa sul tavolino del corridoio. “Ciao mamma!” disse poi, sgattaiolando fuori dalla porta, senza darle il tempo di ribattere.
“Andiamo Damon!” ordinò severa, entrando in macchina del moro.
“Quanta fretta, Uccellino.” mormorò lui, ghignando. Poi accese il motore e partì.
“Sei proprio incredibile!” esclamò Bonnie irritata, incrociando le braccia al petto.
Damon ghignò, domandando con finta innocenza “Che ho fatto mio dolce Pettirosso?”
“Sei uno scemo, ecco che hai fatto!” rispose Bonnie cose se fosse ovvio, digrignando i denti.
“Stavo solo facendo conoscenza con tua madre, che sembra una donna davvero..” cercò di difendersi Damon, trattenendo a stento il sorriso.
“Che sembra un bel niente!!” si infervori Bonnie “Di un po’ hai intenzione di sabotare 15 anni di matrimonio e convivenza!!?”
Damon per tutta risposta scoppiò a ridere, non riuscendo a trattenersi. “Ma.. Uccellino io..”
“Non dirmelo.” Cominciò ironica, Bonnie. “Negli anni 80, prima si portava a letto la madre, poi dopo la figlia e magari anche la sorella, no?!”
Damon ascoltava la sfuriata di Bonnie senza smettere di ridere, parcheggiando poi la macchina davanti a scuola.
“Ci mancava solo che la invitassi a cena e ..” continuò Bonnie, prima di essere interrotta bruscamente.
Damon le aveva preso il viso tra le mani, posando le labbra su quelle morbide di lei, un tentativo disperato per farla tacere. Poi, dolcemente, spostò la testa di lato, chiedendo l’accesso alla sua bocca, con la lingua. Bonnie acconsentì, mentre le guance si scaldavano.
“Mm.. ho trovato il modo per farti stare zitta.” Disse Damon, scostandosi leggermente.
Bonnie arrossì di botto, ma cercò di allontanarsi, invano. Damon non intendeva lasciarla.
“Damon, tu non..” cominciò irritata. “Shh.” La fermò lui, inchiodandola con lo sguardo.
“Uccellino, non intendevo farti ingelosire. Cercavo solo di essere gentile.” Disse Damon, immerso nei grandi occhi color cioccolata.
“Bugiardo. Tu lo facevi apposta!” esclamò Bonnie, ad un centimetro dal viso del vampiro, che sogghignò beffardo.
“No, aspetta. Cosa?! Io non sono affatto gelosa!!” aggiunse subito Bonnie, arrossendo violentemente.
“Mm.. Ora chi è il bugiardo?” ribatte Damon, stuzzicandola. Poi si rituffò sulle labbra dell’Uccellino, precedendola. Approfondì il bacio, attorcigliandosi un ricciolo rosso tra le dita. Adorava mettere le mani tra quei boccoli infuocati.
“Dam.. Damon, io.. Io dovrei andare a scuola..” ansimò Bonnie, una volta che il vampiro lasciò le sue labbra per passare al collo niveo, torturandolo con piccoli baci.
Damon si staccò, sorridendo compiaciuto. Adorava farla impazzire con quei piccoli gesti.
“Mm, d’accordo Uccellino. Ma ti vengo a prendere dopo scuola.” Disse il moro, senza ammettere discussioni, non che Bonnie avesse intenzione di contraddirlo. Anzi.
La ragazza annuì contenta, un po’ intontita dalla vicinanza col vampiro. In quella macchina iniziava a fare caldo! Si morse le labbra, imbarazzata, scese veloce.
“A più tardi, Damon.” mormorò prima di chiudere la portiera dell’auto.
“Non vedo l’ora, Uccellino.” sussurrò lui, osservandola mentre andava verso l’ingresso della scuola.
 
“Buongiorno ragazze.” Sorrise Meredith, raggiungendo Caroline e Elena agli armadietti.
“No, ti dico. Il viola non và più di moda.” Finì Care, risoluta, poi si voltò verso Meredith “Ciao, Mer”
Elena si arrese, sbuffando. “Ehi. Dov’è Bonnie?” domandò poi, guardandosi intorno.
“Oddio! Scusami tanto!! Non ti ho visto.. Io.. Non ti sei fatto male, vero!?” domandò allarmata, Bonnie, mentre si piegava sulle ginocchia per raccogliere la montagna di libri che aveva fatto cadere, scontrandosi con un ragazzo.
Le tre ragazze, al suono di quella voce così famigliare, si voltarono per guardare quella scena in fondo al corridoio mentre sorridenti, alzavano gli occhi al cielo. “Bonnie è sempre la solita imbranata..” mormorò Care, scuotendo la testa. “Sì, ma quel ragazzo è davvero carino..” squittì Elena, sporgendosi appena più avanti.
“No, tranquilla. Sto bene, anche se i miei libri non direbbero lo stesso.” Disse il ragazzo, raccogliendo l’ultimo libro rimasto a terra.
Bonnie, mordendosi le labbra, sussurrò un flebile “Mi dispiace..”
“Dai, non fa niente. Io sono Kevin.” disse il ragazzo, sorridente, porgendole la mano.
“Bonnie.” si presentò lei, stringendola piano. E solo lì guardò in viso il ragazzo.
Delle ciocche bionde gli invadevano buona parte della fronte, gli occhi azzurri erano così chiari che ci si poteva specchiare, i lineamenti delicati e denti bianchissimi che spuntavano dietro a quel sorriso amichevole.
“Ok, Bonnie. Ci vediamo in giro.” Disse Kevin, guardandola negli occhi, poi si voltò veloce, sparendo all’angolo tra le scale e l’aula di scienze.
Bonnie sorrise, prima di avanzare verso la fine del corridoio, dove scorse tre sagome famigliari fissarla spudoratamente. Le guardò, scettica, e le raggiunse.
“Ragazze che avete? Mi state fissando in modo alquanto inquietante.” Domandò cauta Bonnie, appena fu vicino alle sue amiche.
“Bonnie quel ragazzo è una bomba!! E ti guardava in un modo…” cominciò Elena, maliziosa.
“Eh già. Ti stava spogliando con gli occhi quello.” Confermò Care, annuendo col capo.
“Ma che state dicendo!? Non è vero!” esclamò Bonnie, imbarazzata. Meredith rise di gusto, mentre mormorava “Però è proprio carino..”
“Ok ok.. cambiando argomento.. Il ballo si avvicina!!!” esclamò Caroline, euforica.
Ad Elena spuntò un sorriso. “I vestiti li abbiamo. Ora mancano solo..”
“Gli accompagnatori.” Finì Care, saltellando sorridente “E indovinate un po’ con chi ci andrò??!”
“Tyler??” chiese Meredith “Klaus??” fece Bonnie, curiosa “Con entrambi?” domandò poi, Elena, guadagnandosi un’occhiataccia. “Bhe, due sono meglio di uno.” Si difese, scrollando le spalle.
“No, sceme. Ci andrò con Matt.” Annunciò Care, lasciando a bocca aperta le altre.
“Ma.. Care, lo sai che Matt a una cotta per Bonnie.” disse cauta, Meredith.
“Lo so lo so.” Fece Care, scuotendo una mano in aria. “Ed è proprio per questo che ci andrà con me.” Disse poi, ghignando diabolica.
“Così non lo chiederà a Bonnie e non soffrirà per un rifiuto. Era questo il piano, no? Non facciamo soffrire il povero e indifeso Matt.” Finì ironica, sospirando in modo teatrale.
“E come pensi di obbligarlo ad accompagnarti al ballo?” chiese Meredith, incrociando le braccia al petto.
“Obbligarlo? Oh, andiamo Mer. Io so essere molto persuasiva.” Sorrise Caroline, maliziosa.
“Care!” la riprese Bonnie, sconcertata. “No, ok. Forse è meglio così. Non avrei il coraggio di dirgli di no, nel caso me lo chiedesse.” Si corresse poi, mordendosi le labbra.
“D’accordo, allora è deciso. Questo è il piano.” Confermò Elena, entusiasta.
“Lo so. Sono un genio.” Disse Care, modestamente. Le altre alzarono gli occhi al cielo.
“E tu, Mer?.. Non puoi andarci con Alric.” Si rabbuiò Bonnie, dispiaciuta.
“Sì, lo so. Ci andrò con uno che frequenta il mio corso d’arte. A quanto pare si è preso una cotta per me.” rispose Meredith, scuotendo la testa con noncuranza.
“Oh. Ma Alaric lo sa?” domandò subito Bonnie, sorpresa.
“Sì, certo. Lui verrà al ballo, ma come supervisore insieme ad altri insegnanti.” Sospirò Mer, poi guardò Bonnie sorridendo sotto i baffi.
“Non vedo l’ora di vederti ballare insieme a Damon!” squittì poi, facendo sussultare Bonnie.
“Oh, si! Sarete bellissimi!” commentò Care, annuendo.
“Ehm.. ma i-io non-non so se andrò con lu-lui ..” balbettò Bonnie, puntando gli occhi sulle scarpe.
“Ma certo che ci andrai con lui!” si impuntò Mer “Non vuoi?” aggiunse poi, osservando l’amica.
“Certo che voglio! Ma, ecco.. non penso che me lo chiederà..” disse Bonnie, mordendosi il labbro inferiore.
“Oh, certo che te lo chiederà Bonnie!” la rassicurò Elena “Non preoccuparti”
“Sì, ha ragione. Damon ti accompagnerà al ballo. Fidati di me.” Fece l’occhiolino Meredith, sorridendo.
Driiiiin!! La campanella suonò, assordante, nel corridoio del terzo piano.
“Ragazze io vado. Ci vediamo alla fine delle lezioni!” corse via Mer, infilando i libri di storia nella borsa.
“Il prof di geografia ce l’ha con noi perché arriviamo sempre in ritardo. Muoviamoci!” sbuffò Elena, dirigendosi verso l’aula, insieme a Caroline e Bonnie.
 
Elena passò l’intera ora a fissare l’orologio appeso alla parete e il viso del suo amato Stefan. Il suo sguardo si spostava frenetico. Orologio. Stefan. Orologio. E di nuovo Stefan. Ne era certa, stava impazzendo, ma doveva chiederglielo. Sarebbe andata da lui appena finita quella noiosa lezione.
“Elena che hai?” le diede di gomito Bonnie, per attirare l’attenzione della sua compagna.
“Stefan.” Sussurrò quest’ultima, con tono triste. Bonnie si girò preoccupata verso il suo amico. Era intento a scrivere appunti su un foglio. Stava bene.
“Che c’è? Stefan non ha niente.” Mormorò Bonnie confusa.
“Dopo la nostra litigata mi evita di continuo. Non mi guarda nemmeno!” spiegò Elena, agitata.
“Dice che devo dimostrargli di amarlo davvero. Bonnie aiutami tu!” la supplicò poi.
“Oh. Bhe, che aspetti ad andare da lui?!” chiese l’altra, con fare ovvio. Anche se era rimasta notevolmente sorpresa dal comportamento di Stefan. Da lui non se lo aspettava, ma aveva agito bene! Sorrise tra sé. Per una volta Elena si sarebbe cimentata nel correre dietro ad un ragazzo, e non a essere rincorsa.
“Sì, hai ragio..” Elena venne interrotta bruscamente.
“Signorina Gilbert, vuole condividere qualcosa con la classe?” disse il prof, minaccioso.
Driiiin! La campanella suonò senza dare il tempo ad Elena di ribattere. Sospirò, chiudendo il libro. Guardò Bonnie che le lanciò un’occhiata eloquente. Così, prese la borsa e si affrettò a seguire Stefan che stava già uscendo dall’aula.
“Stefan!” lo chiamò, raggiungendolo all’inizio del corridoio.
Il ragazzo si voltò, ritrovandosi Elena di fronte. “Ciao Elena.” Disse con noncuranza, o almeno ci provò. Era Damon quello bravo a fingere, non lui.
“Ehm.. ecco.. “ cominciò Elena, accorgendosi di essere impreparata. Non aveva pensato ad un discorso sensato! E adesso? Oh, andiamo. Si disse mentalmente traendo un lungo respiro. Lei era Elena Gilbert. La ragazza più bella e popolare della scuola.
“Stefan, vorrei che mi accompagnassi al ballo.” disse sicura, puntando i suoi lapislazzuli in quelli verde foglia del moro.
“Ci divertiremo insieme.” Aggiunse poi, avvicinandosi, mentre scuoteva i lunghi capelli biondi.
“Mm.. Sai Elena..” cominciò Stefan, ma venne subito interrotto da un’esile figura che lo abbracciò per la vita attirandolo a sé.
“Stefan!” squittì la ragazza, avvinghiata al moro. “Abbiamo lezione di storia assieme. Ti siedi vicino a me?”
“Oh, certo Lisa.” Rispose gentile lui, senza scollarsela di dosso.
Elena la fulminò con lo sguardo. Quella insulsa ragazzina si stava strusciando addosso al suo ragazzo!!
“Tu!” mormorò Elena minacciosa “Leva le mani dal mio Stefan!”
“Mm? E tu che vuoi eh?! Stefan non è tuo.” disse Lisa, ignorandola e abbracciando di più il ragazzo in questione.
“Cosa!? Brutta..” iniziò Elena, preparandosi ad una rissa. Avrebbe strappato tutti quei capelli biondicci, con un taglio a caschetto, decisamente orrendi.
“No, Elena!!” la fermarono all’unisono Bonnie e Care, che avevano assistito alla scena nascoste dietro al muro. La afferrarono entrambe per un braccio, facendola indietreggiare.
“Ma che volevi fare, eh!? Stefan verrà al ballo con me! Lascialo in pace!” disse Lisa, scocciata.
Elena ammutolì, fissando il moro. “È la verità?”
“Deciderò con chi andare delle due.” Sospirò Stefan, scostandosi da Lisa.
“Ma..” cercò di dire Elena, scioccata.
“Sai, almeno Lisa ha avuto il coraggio di chiedermelo. Non di ordinarmelo.” Sussurrò Stefan, con calma. Poi, si girò camminando fino alla fine del lungo corridoio, confondendosi con gli altri studenti.
“Tanto sceglierà me.” La fronteggiò Lisa, sorridendo diabolica. Bonnie e Care si lanciarono un’occhiata, serrando maggiormente la stretta su Elena.
“Io ti faccio a pezzi razza di orrendo fungo biondo!!” urlò Elena, riferendosi alla pettinatura di Lisa, che, offesa, si passò una mano tra i capelli, lisciandoli.
“Sei solo invidiosa!” fece Lisa indignata. “Vedremo chi vincerà.” Disse, arricciando il naso cosparso di lentiggini. Poi si girò e, sculettando, raggiunse le scale che portavano all’aula di storia.
Elena digrignò forte i denti. “Bonnie, Care. Sapete chi sarà la mia prossima vittima.” Sorrise diabolica.
 
Meredith chiuse piano il libro di storia, mentre osservava il suo professore preferito salutare gli studenti che di fretta uscivano dall’aula. Sospirò. Quanto avrebbe voluto baciarlo. Ormai le lezioni di storia erano diventate un momento di gioco, in cui i due amanti segreti si lanciavano sguardi maliziosi e innocenti, stando attenti a non attirare troppo l’attenzione.
“Signorina Sulez, dovrebbe andare..” mormorò Alarci, non appena fu rimasta solo lei in classe.
“Oh, mi scusi, non mi sono accorta della campanella..” disse Meredith con noncuranza.
 “Ero troppo occupata a fissare il sedere del mio insegnante.” Sussurrò poi, alzandosi dal banco e avvicinandosi, sensuale. Solo la cattedra a dividerli.
“Meredith.” La ammonì Alaric, senza però trattenere un sorriso.
La ragazza si sporse in avanti, sbattendo le ciglia “Mm, non mi vorrà mettere in punizione, spero.” Disse con finta innocenza, corrucciando le labbra.
Alarci accettò la sfida. Voleva giocare? Allora avrebbero giocato. “Non mi da altra scelta, signorina.” Disse lui, appoggiando il registro sulla cattedra. “Interrogazione a sorpresa.”
“Oh, no!” esclamò Meredith, sedendosi sulla sedia accanto alla cattedra. Accavallò le gambe, spostandosi i capelli di lato. “La prego, sia gentile.” Sussurrò poi, spostando lo sguardo sulle labbra di Alaric.
“Mi parli del Risorgimento italiano.” Continuò imperterrito il professore, osservando la ragazza con malizia.
“Oh, si. Ne ha parlato..” cominciò Merdith, sicura. Poi, spostò una gamba sotto alla cattedra, fino a trovare quella di Alaric. Subito la sfiorò con la sua, poi iniziò a strusciarla lungo tutta la sua lunghezza, su e giù, lentamente.
“Ne ha parlato quel giorno in cui indossava una maglia bianca, attillata direi, che risaltava i pettorali. Oh, era davvero sexy.” Continuò lei, seducente.
“Ah. Mm..” gemette Alaric, non riuscendo a trattenersi. La gamba di Meredith non aveva smesso di muoversi ed aveva raggiunto il punto più sensibile di lui, sfiorandolo appena.
“Beccati in pieno.” Ghignò Damon, appoggiato allo stipite della porta. I due sussultarono per lo spavento.
Meredith ritirò veloce la gamba, scocciata. Quel vampiro aveva un tempismo perfetto.
“Damon! Che ci fai qui?” domandò Alaric, sorpreso. “Non sei uno studente, non potresti entrare!”
“E voi due non potreste fare sesso orale, ma.. Aimè il mondo è ingiusto!” sospirò teatralmente il vampiro, avvicinandosi alla cattedra.
“Oh, io me ne vado.” Sbuffò Mer, alzandosi dalla sedia e andando verso l’uscita.
“Ah, dimenticavo..” mormorò voltandosi verso il vampiro. “Devi invitare Bonnie al ballo.” Ordinò, risoluta.
“Cosa ti fa pensare che IO parteciperò a uno squallido ballo scolastico?” replicò lui, strafottente.
“Lo farai per Bonnie.” disse Meredith, con fare ovvio. “O sbaglio?” chiese poi,inchiodandolo con lo sguardo.
Damon sembrò esitare. “Ci penserò.” Borbottò.
“Ti conviene farlo in fretta.” Disse Meredith, sorridendo furba, sparendo poi fuori dall’aula, senza lasciare il tempo al vampiro di ribattere.
Damon si voltò verso il suo amico, confuso. “Che intendeva dire?”
Alarci scrollò le spalle “Non ne ho idea.. Allora, che ci fai qui?”
“Ieri notte ero nell’Old Wood e ho sentito delle scariche di potere..” cominciò Damon, avanzando verso la lavagna. Afferrò il gessetto.
“Nascondendo l’aura, ho seguita la scia di potere e ho trovato loro.. Li ho spiati da dietro un albero.” Sorrise furbo Damon, finendo il disegnino sulla lavagna, soddisfatto.
Alaric guardò confuso il disegno di Damon. Erano.. no, aspetta. Che diavolo erano?? “Damon, sono tre cagnolini? O dei conigli?” chiese, scettico.
“Cosa?!” si irritò Damon, osservando la lavagna. “Ok ok.. Disegno non è mai stata la mia materia preferita.” bofonchiò poi, voltandosi verso Alaric.
“Sono tre persone. Tre ibridi.” Precisò Damon.
“Ibridi?! E cosa ci facevano nell’Old Wood?” chiese il professore, irrigidendosi sulla sedia.
“Bella domanda, Rick.” Disse Damon, ironico. “È per questo che sono qui. Dobbiamo stare attenti, non sappiamo cosa vogliono. Potrebbero uccidere molte persone se non li teniamo d’occhio.”
“Sì, hai ragione. Stefan che ne pensa?” chiese Rick, preoccupato. Il vampiro distolse lo sguardo.
“Non glielo hai detto. Damon..” lo ammonì Rick, scocciato.
“Oh, glielo dirò! Non fare il drammatico, non mi andava di rovinare la giornata al mio fratellino, tutto qui.”
“Damon, rovinare la giornata a Stefan è il tuo passatempo preferito.” Esordì Alaric, ghignando.
“Rick, tu pensa a dirlo a Miss Inquietudine. Io penserò al resto.” Disse Damon, dando le spalle al professore. Un lieve spostamento d’aria risuonò nella stanza. Damon era sparito.   
 
“Dai Elena, calmati adesso.” La pregò Bonnie, mentre la sua amica continuava ad inveire contro Lisa.
“Sì, Bonnie ha ragione. Il ballo è domani sera, vedrai che Stefan ci penserà e sceglierà te.” Si intromise Care, cercando di rassicurarla.
“Uf! Non posso credere che Stefan mi faccia questo! Non può umiliarmi così!” piagnucolò Elena, contrariata. “Quella Lisa io giuro che..”
“Ehi Care, guarda!” sussurrò Bonnie, interrompendo l’imminente descrizione della morte sanguinolenta di Lisa che Elena stava per illustrare.
“C’è Matt! Và a parlarci.” La incitò Bonnie, indicando il ragazzo vicino agli armadietti.
“Oh. Sì. Missione seduzione-Matt in azione!!” mormorò Care ironica, prima di raggiungere Matt, con un sorrisetto furbo dipinto in viso.
“Ehi, Matt.” Lo salutò, appoggiando un mano sulla spalla muscolosa del ragazzo, che parve sorpreso.
“Oh, ciao Care. Devi dirmi qualcosa?” chiese Matt, cauto. Quel sorriso che Caroline sfoggiava gli sembrava strano. Di solito parlavano sì, ma sempre in gruppo.
 Lanciò un’occhiata dietro alla ragazza, scorgendo due figure familiari. Bonnie ed Elena che si lanciarono uno sguardo e si volatilizzarono in un secondo.
“Ehm, vedi Matt..” fece Caroline, con voce vellutata “Mi chiedevo se avessi già un’accompagnatrice per il ballo..” disse, facendosi più vicina. Poi, lasciò che la mano appoggiata alla sua spalla scivolò più giù, posandovi sul petto del ragazzo.
“Matt sussultò a quel contatto “I..Io no..non ho..” balbettò, impacciato.
“Perfetto” lo interrupe lei, sorridente. “Mi passi a prendere verso le 9.”
“Ehm, s-si va be-bene” arrossì Matt, mentre le dita di Caroline disegnavano dei piccoli ghirigori sul suo petto muscoloso.
“Mm.. Sono felice di andarci con te.” Ammise Care, sbattendo le ciglia ricoperte da uno strato di mascara.
Si sporse avanti e schioccò un bacio sulla guancia del biondo. Matt arrossì maggiormente e Caroline sorrise compiaciuta guardando la sua reazione, poi si girò dandogli la possibilità di ammirare il suo fondoschiena e andò via, in cerca delle ragazze.
 
Driiin! L’ultima campanella di quella giornata suonò e gli studenti uscirono dalla scuola.
 Stefan uscì di fretta. Lisa gli era stata appiccicata per tutto il resto della mattina e solo ora era riuscito a sfuggirle. Sospirò guardandosi le spalle. Nessuna traccia della biondina. E nemmeno di Elena.
“Fratellino. Cos’è hai visto un fantasma? Hai la carnagione di un morto.” Lo derise Damon, sarcastico, parandosi di fronte al fratello.
“Damon, ho avuto una giornata stressante, quindi se vuoi scusarmi..” fece Stefan, sorpassandolo.
“Mi piacerebbe lasciarti crogiolare nella tua autocommiserazione, MA..” disse Damon, bloccandogli di nuovo la strada.
“Abbiamo un problema.” Annunciò poi, con calma.
Stefan osservò cauto il fratello. Sembrava essere serio. “Che tipo di problema?” domandò, ma non era sicuro di voler sentire la risposta.
“Tre ibridi. Li ho visti l’altra notte nell’Old Wood.” Rispose Damon, arricciando il naso.
“Oh, no. Proprio ora che avevamo un po’ di pace.” Sbuffò Stefan, passandosi una mano tra i capelli castani.
“Fratellino, a Fell’s Church non esiste la parola pace.”
“Sì, è vero.” Sospirò Stefan “Dobbiamo stare attenti. Non possiamo permettere che facciano del male a qualcuno.”
“A me interessa solo che non si avvicinino a Bon..” di impulso Damon si bloccò, distogliendo lo sguardo. Davvero stava per dirlo davanti a Santo Stefano? Così da farsi beffeggiare da lui!? Oh no!
“Dobbiamo riferirlo all’allegra brigata, giusto? Andiamo a cercarli.” Disse poi, scocciato.
“Ehm, no forse è meglio se ce lo teniamo per noi. Non diciamolo alle ragazze..” mormorò Stefan, guadagnandosi un’occhiata interrogativa dal fratello maggiore.
“Ecco, vedi sono alle prese con il ballo e..” fece un respiro profondo “Non voglio rovinare loro questo momento, ok? Teniamocelo per noi.”
“Diventi sempre più sentimentale fratellino.” Sbuffò Damon, ma accettò la proposta.
“Dovremo tenerle d’occhio però. Non possiamo lasciare che vadano in giro da sole.” Disse poi, risoluto.
“Sì, hai ragione.” Acconsentì Stefan “A proposito del ballo…”
“Ah! Non provarci fratellino.” Lo ammonì Damon “Non ho intenzione di iniziare una conversazione in cui mi dici di portare al ballo Bonnie e io ribatto dicendo che i balli non fanno per me e bla bla bla.”
“Oh, Damon! sei sempre il solito testone!” esordì Stefan “Tanto ci andrai.” Mormorò poi, sorridente.
Damon si limitò a fulminarlo con lo sguardo.
 
 
“Ragazzeeee! Missione compiuta!” squittì Care, raggiungendo Elena Meredith e Bonnie nel cortile.
“Non avevamo dubbi.” Fece Mer, ironica. “Grande!” risero le altre due, battendogli il cinque.
“Ehi ragazze ho un’idea!” esclamò Care, raggiante. “Una giornata al Luna Park. Svago totale, divertimento assicurato! Che ne dite?” propose, facendo l’occhiolino alle tre.
Sul volto di Bonnie si dipinse un sorriso. “Sììììì, vi prego andiamoci!!” disse saltellando, contenta.
“Oh, per me va bene!!” acconsentì Elena “ Tu, Mer?” chiese, guardando la mora. Bonnie la fissava, implorante. Stava sfoggiando la faccia da cucciolo bastonato. Colpo basso..
“D’accordo sì, ci andiamo.” Si lasciò convincere Meredith “Sììì” esultarono le altre.
“Giostre, eh? Non vi sembra di essere un po’ cresciute per questo genere di cose?” domandò Damon, raggiungendo le ragazze, accompagnato da Stefan.
“Non si è mai troppo grandi per le montagne russe, Damon.” commentò acida Caroline. Elena non disse niente, troppo occupata a guardare Stefan con aria triste.
Damon sorrise a Bonnie, facendola arrossire. “Ciao Streghetta.”
“Ciao Damon” sorrise lei, felice di rivederlo.
“Be, si dal caso che avremmo voglia di passere anche noi una giornata di svago, vero Damon?” fece Stefan, osservando il fratello, sorridente.
“Già. È da un po’ di secoli che non partecipiamo a una fiera.” Commentò Damon, sforzandosi di essere davvero interessato. In realtà gli importava solo di tenere sotto controllo il suo piccolo Uccellino.
“Bene, allora. Ci andremo tutti insieme.” Disse Elena, puntando i suo lapislazzuli sulla figura di Stefan. Non si sarebbe arresa di certo, e quella giornata poteva risultare utile per passare del tempo con lui.
“Ci incontriamo là questo pomeriggio. Io vado a pranzo. Ciao!” salutò Maredith, andando verso casa.
“Streghetta, ti accompagno a casa.” Disse Damon, sorridendo malizioso.
“S-sì c-certo.” Balbettò Bonnie, seguendo il vampiro verso la macchina. “A dopo ragazze!”
Stefan stava per andarsene, ma venne fermato dalla voce di Elena. “Ti andrebbe di pranzare con me?”
“Ehm, scusa Elena ma preferisco di no. Ci vediamo più tardi.” La liquidò lui, sparendo tra la folla di studenti.
Elena digrignò i denti. Non avrebbe avuto vita facile. Le sarebbe stata addosso come una sanguisuga!
“Dai Elena, ti porto in un bar carinissimo a criticare tutte le vecchiette che hanno scarpe orrende e le fighette con l’abbinamento dei colori sbagliato” annunciò Caroline, prendendola per mano e trascinandola verso il bar più vicino.
“Grazie Care.” Rise Elena, grata alla sua amica.
 
Erano le tre di pomeriggio e si trovavano tutti davanti all’enorme parco, pieno di giostre e bancarelle, ma soprattutto pieno di persone.
“È fantastico!” esclamò Bonnie, felice. “Non vedo l’ora di fare un giro su quelle!” disse poi, puntando un dito verso le montagne russe.
“Streghetta, ma tu non soffrivi di vertigini?” mormorò Damon, ghignando divertito.
“Be.. Forse un pochino..” disse Bonnie, arrossendo “Ma voglio provare lo stesso!”
Damon rise di gusto. “D’accordo. Andiamo allora.” Fece lui, tendendole la mano.
Bonnie ci rimase di sasso per un attimo, poi guardò la mano di Damon e la afferrò, stringendola piano. A quel contatto sentì piccoli brividi percorrerle la schiena. Sorrise felice, lasciandosi trascinare da lui verso la giostra.
“Chi viene con me sulla ruota panoramica?” chiese Care, guardando però solo Meredith. La sua amica non capì subito il suo sguardo eloquente, così la prese per un braccio.
“Oh, bene Mer, andiamo!” disse, senza aspettare risposta, mentre la trascinava via.
“Ma.. ma..” cercò di ribattere Meredith, invano. Erano già sparite.
Elena sorrise diabolica. Ottimo lavoro Care, pensò trionfante. Lei e Stefan erano rimasti soli.
“Allora, io adoro la casa degli specchi. Andiamo?” chiese lei, osservandolo. Sembrava nervoso.
“Certo, ok.” Rispose secco Stefan, avviandosi. Elena lo seguì svelta, facendosi più vicina.
 
“Uccellino, stai tremando.” Le fece notare Damon, cercando di non ridere. Dopotutto ci era voluta salire lei lì sopra.
“Non è affatto vero!” fece Bonnie, imbronciata. Strinse più forte le mani sulle maniglie della piccola cabina su cui erano seduti. Ora aveva cambiato idea. Voleva scendere, aveva paura, ma non poteva fare questa figura pessima davanti a Damon. La giostra partì.
“AAAAAH!!” urlò subito Bonnie, terrorizzata, mentre Damon rideva come un matto, osservandola.
“Streghetta, mi stai spaccando un timpano!” le urlò nell’orecchio Damon, ghignando.
“Chiudi quella boccaaaa!!!!” rispose Bonnie, urlando a sua volta, in preda al panico.
Damon non si offese, sapeva che non era cosciente di quello che diceva.
“Oddio, ma quando finisce sta cosa!!?!” urlò ancora Bonnie “AAAH!!” in uno scatto di terrore, si gettò sul petto di Damon, nascondendo il viso sulla sua maglietta nera.
Damon, si corresse. Non era cosciente di quello che diceva e nemmeno di quello che faceva!! Sorrise compiaciuto, stringendo maggiormente a sé il suo impaurito Pettirosso.
 
“Sai Mer, devo confessarti una cosa.” Fece Caroline, ammirando il bellissimo panorama dall’alto della ruota panoramica.
“Sai Care, il mio braccio di sta mandando a quel paese.” Disse Meredith, che ancora si massaggiava l’arto in questione. Sorseggiò piano la coca cola, mentre fulminava l’amica con lo sguardo.
Caroline fece una smorfia. Forse non era stata molto delicata. “Dai Mer, ti ho chiesto scusa!”
“Sì sì” borbottò l’altra. “Che vuoi confessarmi?” chiese poi, curiosa.
“Penso che mi piaccia Matt.” Disse Caroline, sorridente.
Per poco Meredith non sputò la coca. Guardò l’amica a bocca aperta. “Sul serio.”
Caroline, alzò le spalle come a confessare la colpa.
“Matt??!” disse Mer, incredula. “Il nostro Matt?! Biondo, occhi azzurri, quarterback..”
“Sì Sì proprio lui.” rispose Care, interrompendola “È così dolce. E carino! E simpatico! E..”
“E ho capito!” tagliò corto Mer, poi sorrise all’amica. “Perché non ce lo hai detto prima?”
“Be, veramente lo scoperto da poco, ecco.” mormorò Care, imbarazzata.
“Ma perché non l’hai invitata oggi?” domandò confusa Mer.
“L’ho fatto! Ma aveva allenamento con la squadra..” si difese Care, sospirando.
“D’accordo. State bene insieme, comunque.” Fece Meredith
“Oh, sì! Trovi anche tu? Lui bellissimo e io magnifica! Oh, siamo perfetti!” fantasticò Care, sognante.
Meredith alzò gli occhi al cielo. “Forza scema! Scendiamo da qui!”
 
Certo, ad Elena piaceva la casa degli specchi, ma solo per un motivo. Ci entrava con un ragazzo, lei si perdeva e lui la veniva a salvare. Ecco lo scopo del gioco!
Si passò una mano tra i lucenti capelli, ansiosa. Si era persa. Ma non era sicura che stavolta sarebbe stata salvata. “Stefan? Stefan, dove sei?” lo chiamò, avanzando.
“Oh, maledizione!” inveì contro uno specchio che le sbarrava la strada.
“Stefan.. Ti prego, Stefan aiutami a trovare la strada.” Disse poi, esasperata. Non aveva mai detestato gli specchi. Le ricordavano sempre quanto fosse bella. Ma c’era sempre una prima volta.
“OOh, stupidi specchi!” grugnì, impaziente di trovare l’uscita.
“Ok ok, calmiamoci.” Si disse a se stessa, traendo un lungo respiro.
“Stefan, so che sei arrabbiato con me. Ma puoi fare lo scontroso quanto vuoi, non mi arrenderò.”
Uno spostamento d’aria dietro di lei la fece sussultare. “Forza, vieni con me.” Disse Stefan, prendendola per mano. In un minuto uscirono da quella casa ed Elena si ripromise di non metterci più piede per un po’ .
 
Bonnie si buttò letteralmente giù da quella giostra infernale. Stava ancora tremando e, ne era sicura, le sue corde vocali si erano danneggiate a forza di urlare tanto.
“Ti senti bene, Uccellino?” le chiese Damon, dolcemente, avvicinandosi a lei.
“Mm..” borbottò lei “S-Sì.”
“Sicura?” fece Damon, carezzandole i boccoli rossi. Bonnie alzò lo sguardo, scontrandosi con quegli occhi più neri della notte.
“Sto benissimo! Ho superato la mia paura! Grazie a te!” rise lei, raggiante.
Damon si intenerì nell’osservare la sua genuina spontaneità. “No, grazie a te Bonnie.” disse, abbassandosi per far combaciare le loro labbra.
Bonnie sentì le guance bollenti al contatto con quelle labbra perfette. Posò le mani sul petto marmoreo del vampiro, che posò le sue sui suoi fianchi, attirandola a sé.
Bonnie però, interruppe il bacio. Damon protestò con un debole ringhio, guardandola interrogativo.
“Devo chiederti una cosa.” Fece lei, nervosa. “Domani ci sarà il ballo..”
“Streghetta, lo sai che odio questo genere di cose.” La fermò il vampiro, cauto.
“Sì, lo so, ma io.. pensavo che..” balbettò lei, ma si bloccò scostandosi da Damon.
“Fa niente.” Disse secca. “Mi compri lo zucchero filato?”
Damon sembrò sorpreso dalla reazione improvvisa di Bonnie. “Sì, ok. Arrivo subito.” Disse un po’ scettico, poi si voltò andando verso la venditrice di zucchero filato.
Ne comprò svelto uno alla fragola, poi si girò.
Di Bonnie non c’era traccia. “Dannazione!” inveì contro la folla di gente. Gettò a terra lo zucchero filato.
 Nella tasca dei jeans vibrò il cellulare. Era un messaggio del suo Uccellino.
“Andrò al ballo. Con o senza di te.” Damon lesse veloce, facendo una smorfia. Trovare Bonnie sarebbe stato difficile in mezzo a quel caos, ma non impossibile.
 
“Grazie Stefan.” Lo ringraziò dolcemente Elena, una volta che si furono seduti su una panchina.
Stefan però guardava in mezzo al caos di ragazzini e bambini urlanti con le mamme pronte a correrle dietro.
“Sai io.. lo so che Lisa non ti piace davv..”
“Ehi guarda! Ci sono le altre!” esclamò Stefan, interrompendola. Alzò un braccio, chiamandole e facendole segno di raggiungerli.
“Ciao! Venite a fare un giro nella casa stregata?” propose Care, ingegnosa. Quella giostra era ottima come scusa per addossarsi al petto del proprio ragazzo.
“Oh, certo…” cominciò Elena, intuendo il piano di Caroline.
“Ma quello non è Damon?” domandò Stefan, interrompendola di nuovo. Elena sbuffò impazientita.
“Damon… dimmi che Bonnie sta finendo di fare un giro su i cavallini e che ci sta per raggiungere.” Disse Stefan, guardando di sottecchi il fratello una volta che fu vicino.
Meredith incrociò le braccia al petto “Sì Damon, diccelo. Dov’è Bonnie?” fece, minacciosa.
Tutti gli occhi era puntati su di lui.
“Bhe ecco.. non è esattamente così ma..” cominciò il vampiro, colpevole.
“DAMON!!” lo ammonirono all’unisono tutti.
“Non iniziate con la vostra paternale! Mi metterete in punizione più tardi.” Fece Damon, ironico.
“Ora devo trovare Bonnie.” finì, lasciandoli a bocca asciutta mentre correva via.
“Oh, e ti conviene trovarla!!!” gli urlò contro Meredith, arrabbiata.
“Bè, noi intanto possiamo continuare.. Quei due se la caveranno.” Disse Care, pronta ad andare verso la casa stregata.
“Mm, già.. ma è meglio che dopo vi riaccompagni a casa..” disse Stefan, nervoso. Non poteva rischiare che anche loro girassero da sole. Era pericoloso. Damon doveva trovare Bonnie al più presto.
Le altre parverono un po’ sorprese, ma poi acconsentirono. D’altronde la sera si avvicinava.
 
Damon controllò l’ora. Tra poco il sole sarebbe tramontato e di Bonnie neanche una traccia. Un po’ di gente stava tornando a casa, quindi il caos era diminuito, ma gli schiamazzi e i differenti odori confondevano i suoi sensi da vampiro.
All’improvviso intravide una chioma rossa, inconfondibile, sopra a una giostra per bambini. Era una specie di percorso a ostacoli, pieno di mocciosi urlanti. Ottima idea per nascondersi.
“Scendi subito da lì, Bonnie!” urlò arrabbiato, avvicinandosi all’entrata della giostra.
La ragazza sussultò per lo spavento, guardando in basso, verso quella voce. “Non ci penso neanche!”
“Non farmelo ripetere! Scendi!” le intimò Damon, irritato.
“Vieni a prendermi!” lo sfidò Bonnie, facendogli una smorfia.
Il vampiro cambiò espressione. Ora la guardava come si guarda una preda. “Pessima scelta, Streghetta.”
Bonnie rabbrividì di paura. Damon salì sulla giostra, dirigendosi verso di lei. Bonnie non ci pensò due volte. Iniziò a correre.
“Corri corri corri!!” si ripeteva lei, mentre schivava dei bambini che le intralciavano il percorso.
Qualcosa la afferrò per il polso. Damon. “Non ti consiglio di muoverti.” Fece lui, minaccioso.
Un bambino andò a sbattere contro la sua gamba “Moccioso, sta attento!” lo rimproverò, sempre più irritato.
Bonnie approfittò di quella distrazione. Scappò dalla presa ferrea di Damon e corse via.
Damon proruppe un ringhio di frustrazione e la inseguì.
Bonnie si voltò indietro. Pessima mossa. Inciampò e scivolò dentro un tunnel buoi. “Aaah!!”
Damon si fermò un secondo di fronte al tunnel. “Guarda te che mi tocca fare!” sbuffò prima di buttarsi.
Bonnie atterrò di faccia su un materasso, poi alzò la testa. Era tutto buoi. “Fantastico.” Borbottò, ricominciando ad avanzare. Stavolta a gattoni, tastando con le mani le pareti.
Sentì un rumore dietro a sé. Di scatto si alzò, terrorizzata, e cominciò a correre. Presto andò a sbattere contro qualcosa di duro. Tastò con le mani il tessuto. Una maglietta.
Deglutì a fatica, prima di sentire la voce vellutata di Damon “La corsa è finita.”
“Lasciami!” protestò Bonnie, mentre Damon la tirava per il polso. Finalmente erano usciti da quella giostra.
“Aah!! Aiuto!” urlò lei, fingendo di essere in pericolo. “Ma che cavolo urli?!” la sgridò Damon, perplesso.
“Ti spaccio per un maniaco!” lo avvertì Bonnie, con fare ovvio. “AAAh!!!”
“Credi davvero che degli insulsi umani possano fermarmi?” la beffeggiò Damon, continuando a trascinarla.
“Ehi, amico. Sembra che la ragazza non gradisca la tua compagnia.” Fece un ragazzo biondo, alto quanto il vampiro, parandovi di fronte insieme ad altri due ragazzi.
Stavano sbarrando la strada a Damon. Bonnie li guardò grata “Esatto!” mormorò lei, cercando di liberarsi.
“Io invece non gradisco la tua di compagnia.” Fece Damon, minaccioso. Mostrò i denti appuntiti in un’espressione da sadico.
I tre ragazzi indietreggiarono, impauriti. “Oh.. Ok.. scusaci, amico!” disse il biondino, prima di scappare via a gambe levate, insieme agli altri due.
“Oh, andiamo!” disse Bonnie, esasperata “Razza di codardi!!” urlò poi, imbronciata.
Damon rise beffardo, strattonandola fuori dal parco divertimenti. “Ci hai provato, Streghetta.”
“Dovremo camminare un po’. La macchina c’è l’ha il mio fratellino.” Le comunicò, trascinandola ancora verso il marciapiede che portava a casa di Bonnie.
“Scordatelo! Io resto qui.” Si imputò lei, liberandosi dalla presa di Damon. incrociò le braccia al petto, decisa a non spostarsi di un millimetro.
“Non costringermi ad usare la forza, Streghetta.” le intimò Damon, con un ghigno dipinto sul viso.
“Io non mi muovo da..” stava per dire Bonnie “AAhh!!” urlò poi, colta di sorpresa.
Damon l’aveva afferrata di scatto, portandosela su una spalla. Ora Bonnie si trovava a testa in giù, mentre il vampiro camminava beatamente, come se niente fosse, verso casa sua.
“Damon, mettimi subito giù!! Lasciami!!” si agitò Bonnie, dando dei pugni alla schiena del vampiro.
“Così non fai altro che farmi il solletico.” La avvertì Damon, ghignando.
“Non è giusto!!” sbuffò Bonnie, arrabbiata. Tirò qualche altro pugno, ma poi si arrese. Era inutile.
Lasciò che Damon la trasportasse, mentre girando la testa di lato osservava il cielo sfumato di rosso.
Era il tramonto. Sospirò tristemente. Il tramonto era il momento più romantico in tutti i film che si rispettassero e lei invece era caricata sulle spalle di Damon come un sacco di patate.
“Damon, fammi scendere. Ti prego.”
Damon sembrò pensarci su. “Se ti metto giù, cammini senza fare capricci?”
Bonnie sbuffò “Promesso.” Disse, obbediente.
Damon la fece scendere e continuarono a camminare in silenzio. Si fermarono solo sulla veranda di Bonnie.
Lei stava per aprire la porta con le chiavi, ma Damon gliele prese di mano.
“Restituiscimele, Damon!” le intimò Bonnie, frustrata.
“Solo un secondo, Uccellino.” disse lui, guardandola negli occhi. Si fece più vicino, con sguardo severo.
“Oggi sei stata sciocca. Non farlo mia più.”
Lei cercò di indietreggiare un po’, ma la porta non glielo permise. “A-altri-me-nti?” balbettò.
“Altrimenti la tua punizione non ti piacerà.” Disse Damon, inchiodandola con i suoi occhi neri.
Era infuriato, si accorse Bonnie. Ma anche lei lo era. “Dammi le chiavi.” Ordinò, secca.
“No fare la dura, Streghetta, non ti si addice.”
Bonnie con un scatto d’ira, pestò il piede al vampiro. Damon la fulminò con lo sguardo.
“Non rifarlo. Lo dico per il tuo bene.” Strinse la mascella, trattenendo la rabbia.
Bonnie deglutì, ma continuò a guardarlo negli occhi. Con estrema lentezza, Damon le afferrò il viso con una mano. Schiacciò il corpo fragile di Bonnie tra lui e la porta.
Sentì il cuore della Streghetta accelerare. “Mollami..” disse Bonnie, ma la sua volontà non era molta.
Damon sorrise compiaciuto per la poca convinzione nella voce. Mise un dito sotto il mento di lei, alzandole il viso, poi premette le labbra sulle sue.
“Mm..” mugugnò una protesta Bonnie, cercando di scostare Damon, invano. Il bacio venne approfondito in modo irruento dal vampiro e Bonnie cedette, rispondendo con foga al bacio.
Così il bacio divenne dolce e pieno di passione, mentre si accarezzavano a vicenda le labbra morbide. Damon si scostò con un sorrisetto furbo in viso.
“Ecco le chiavi, Uccellino.” disse con un ghigno, porgendo l’oggetto nella mani affusolate di lei.
Bonnie lo guardò irritata. L’aveva fatto apposta. Le aveva strappato un bacio, distraendola.
“Oh, brutto..” fece arrabbiata. Si scostò ed aprì veloce la porta. “Vai a quel paese, Damon!” disse poi, voltandosi a guardarlo sulla soglia di casa. Poi si girò, sbattendogli la porta in faccia.
 
   
 
   
 
 
 
 
 
 
  
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