Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Evillinnie    19/10/2007    6 recensioni
[...] Si fa presto a dire che il tempo lenisce le ferite, ci vuole di più a convincersi che sia così.
Entrambi. Troppo. Soli. Infine.
~ [ Draco/Hermione ] [ Partecipante al "Unforgivable Fate" indetto su Manga.it ] [ Dedicated to Kysa. ] ~
Three Chapters.
[ Ristesura ]
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Title: Photographs

Author: Evillinnie

Summary: "Si fa presto a dire che il tempo lenisce le ferite,

ci vuole di più a convincersi che sia così."

Characters: Draco/Hermione [ Leather and Libraries ]

Rating: PG13

Advises: OOC, Long-Fic, Angst

Categories: Introspettivo, drammatico

Desclaimers: Sto trattando per la vendita di Draco Malfoy, Hermione invece resta incatenata ai diritti della Rowling. Oltretutto non ci guadagno un centesimo bucato, yay.

Chapter one

***

Se Hermione Granger avesse voluto trovare la precisa linea che divideva la luce fredda e artificiale delle lampadine babbane da quella fioca e languida delle candele galleggianti con buona probabilità avrebbe fallito.

Si appiattì contro il muro più di quanto non fosse in quel momento, simile ad un fantasma spaventato, benché questo non si sarebbe mai – mai – abbassato a respirare affannosamente, semmai gli fosse stato concesso.

Il petto tendeva contro le cuciture strette della stoffa chiara e lucida dell’abito da sera, arricciato in minuscole pieghe impalpabili.

Era certa che, se avesse di nuovo provato a correre, ogni filo di quel vestito avrebbe reclamato libertà, spezzandosi e lasciandola respirare.

Pertanto si limitò a tranquillizzare il suo respiro, fissando blandamente l’infinito vuoto del pavimento; e poi sotto, ancora più sotto, sotto, sotto.

Quando percepì il suono di altre, miserevoli risate, entrò nell’unica stanza ad avere la porta schiusa, seppur con certo remore.

Non che rinchiudersi in una simile stanza potesse in alcun modo allontanarla da lui, da quelle risate forse persino più vuote dei suoi occhi – no, no, poteva averlo davvero pensato? -, tuttavia provarci non le provocava alcun danno.

Visibile, perlomeno.

Trasse una flessibile bacchetta scura, azzardandosi a richiamare alcune candele a rischiarare il posto.

La prima cosa che s’illuminò fu uno scaffale di medie dimensioni, che riusciva a ricoprire senza alcun problema l’intera parete.

Diviso in due ripiani di alluminio, conteneva una quantità sproporzionata di recipienti sul secondo e una tank professionale sul primo.

Aggrottò le sopracciglia, sbigottita.

Provò ad articolare una qualsiasi parola che spezzasse quel ridicolo silenzio, ma non ne trovò una adatta alla situazione.

Draco Malfoy scattava fotografie con un metodo puramente babbano.

Se ciò non era ridicolo, era di gran lunga assurdo, sbagliato.

Fuori da ogni sua aspettativa.

E dire che, a sorprendere Hermione Granger, ce n’erano stati di eventi, ma quello in cima a tutti, senza dubbio.

Si impose di spostare lo sguardo, schiaffeggiando con la mano sinistra l’aria pesante; le candele si mossero verso la direzione indicata, illuminando una parete tappezzata di foto: semi lucide, leggermente opache – ore di lavoro, mani di chi, col passare degl’anni, aveva imparato un’arte alla perfezione.

Le rimirò una ad una, ammirando segretamente i migliori scatti.

Non sentì la porta schiudersi ancor più di quanto non fosse, né in un primo momento colse a pieno la rabbia impressa nella maschera di ferro – argento? – che Draco Lucius Malfoy sfoggiava sul viso, calcando i suoi lineamenti.

Hermione sentì di aver infranto una regola in più nella sua collezione proibita.

«Mezzosangue,» - l’apostrofò, senza alcuna sorpresa – se non l’altro, ben nascosta -, spalancando un ghigno intriso di derisione.

Studiò con frenetica calma ogni contenitore, ogni foto appesa e, infine, con docile negligenza, posò lo sguardo su di lei, senza apprensione alcuna.

«I tuoi amichetti Auror se ne sono andati da due,» Mugugnò qualcosa, fingendo di pensarci su, - «tre, tre minuti, Mezzosangue.»

Se ci fosse stato disprezzo nella sua voce – e c’era, c’era, vero? – nessuno dei due, nemmeno lui stesso, era riuscito a coglierlo.

«Mi pare d’esser di ronda, Malfoy. E’ a mio piacimento quando e come andarmene, sbaglio?» - replicò con tono saccente, alzando il mento e tirando il naso all’insù, provando pallidamente a rendere viva la propria imitazione di tanti, troppi anni prima.

«Una cosa è controllare i miei movmenti, un’altra è ficcanasare in stanze private.»

Draco schioccò le dita, ancora irritato, spegnendo le candele una ad una.

Entrambi, immersi nell’oscurità, trassero un sospiro di sollievo.

«Era una stanza aperta, ero libera di entrar-» Alitò qualcosa, ma non uscì un fiato dalle sue labbra secche, ricoperte di rossetto lucido, mascherate.

Le dita di Draco non penetravano la pelle, andavano ben oltre.

«Puoi capovolgere la mia casa, gli eventi della mia vita, me stesso, forse…» - ammonì, senza modulare la voce, che graffiava, graffiava!, e sembrava rimbombare ogni dove, - «ma non puoi capovolgere i ricordi, le foto, oh. Le foto no, Granger. Questa stanza no, no.»

Hermione prese malamente aria, aspirando con il naso l’odore di chiuso e di antico mischiato all’alcol che si respirava in quella stanza.

Mosse nuovamente le labbra, tossicchiando: - «Davvero, Malfoy?» Tentò un leggero attacco di sarcasmo, alzando il sopracciglio destro con evidenza.

«Che squallore, Granger.»

Si avvicinò agli scaffali, scartabellando tra fotografie e liquidi di cui Hermione non conosceva né il nome né la funzione.

Non. Conosceva.

Si massaggiò il collo freddo, nel vano tentativo di ridare colore alla pelle.

«Come mai ti dedichi alla fotografia babbana, Malfoy?» - chiese, cercando di riprendere quel poco di contegno che era sicura potesse ancora avere, da qualche parte.

Draco non rispose.

Non che ci volesse poi molto a cogliere e decifrare il silenzio, tuttavia fra le parole e questo preferiva di gran lunga il secondo.

Solita caratteristica dello Slytherin prendere la strada più semplice, Malfoy non faceva eccezione, benché si contraddicesse con non poco masochismo nello scattare foto dopo la morte dei genitori.

Hermione capiva.

Osservò le sue spalle non troppo larghe, sulle quali la camicia ricadeva più o meno alla perfezione.

Immaginò quante volte la mano di Lucius Malfoy si fosse posata su queste, morto ad Azkaban fieramente, come un eroe testardo dalla parte sbagliata della scena, ribaltato oltre lo specchio di una favola babbana.

«Presumo che lo Sfregiato e la Lenticchia siano stati buoni amici per te, vero?» - insinuò allora, colpendola più in basso di quanto avesse creduto.

Godendo quando lei abbassò lo sguardo lasciando divorare il suo orgoglio da una serpe che non conosceva altro veleno oltre le parole.

«Presumo che Narcissa Malfoy sia stata una brava madre per te, vero? D’altro canto, rispetto alle sue qualità di strega, è qualsiasi altro ruolo abbia avuto è sicuramente migliore.»

Ridendo quanto lui serrò i pugni lasciando distruggere la sua vanità da un grifone che non conosceva altra vendetta oltre il rancore.

Non c’era bisogno di vendetta. Oh, no.

Una carneficina per delle sconfitte su entrambi i fronti.

Via la madre di Draco Malfoy, via gli amici di Hermione Granger.

Entrambi. Troppo. Soli. Infine.

Il silenzio sembrò ucciderli, soffocarli, nasconderli fra le sue infinite pause.

Si guardarono di sfuggita, penosamente, arrancando nell’aria, finché ogni luce non si spense, decretando l’uscita ufficiale di ogni ospite indiscreto.

Il buio fu troppo buio, troppo, per poter ancora convivere con esso.

«E’ una debolezza?» - domandò Draco, senza doverla cercare con gli occhi, immaginando la sua pelle tirata nel tentativo di guardarlo, ancora e poi ancora.

Cercando la risposta alla domanda che lei stesse porgeva, ogni giorno.

«E’ una debolezza?» - ripeté testardamente, come se la sua voce non fosse stata tanto cristallina da perforare ogni fibra circostante.

«Cosa?» Hermione sentì gli angoli della bocca tirarsi giù, tristemente. Si prese fra l’indice e il medio una ciocca di capelli, distraendosi da quel sorriso che non c’era.

«Cercare di intrappolare gli attimi, il tempo stesso, dietro le immagini...» - cercò i suoi occhi, senza incrociare una sola macchia di orgoglio, - «non si muovono, vedi? Restano lì, ma non svaniscono come nella mente. Possono sbiadire, però rimangono sempre, sempre, sempr-»

Sarebbe stato facile ripetere quel ‘sempre’ eternamente, continuando a fingere che lei non era altro che parte nella tappezzeria, di un passato esistito in un mondo non più suo.

«Forse.» - replicò, avvicinandosi allo scaffale e memorizzando rapidamente la posizione di qualche boccetta la sua superficie vetrosa era intaccata dai residui di qualche vecchia etichetta, - «Meglio che abbandonarsi ai richiami della mente.»

«Masochismo.» - soffiò Malfoy, - «Per me e per te. Strano a dirsi, non ti pare?»

Lei sospirò teatralmente.

«Potter e Weasley, quei miserabili che hanno ucciso una nobildonna come mia madre… non meriterebbero mai, e dico mai Granger!, un simile dolore.»

«Il dolore aiuta a non dimenticare. Il masochismo l’accompagna, nel bene e nel male.» - si giustificò, come se ne avesse realmente bisogno.

La stanza era piena di fotografie.

Draco afferrò la sua macchina fotografica, articolando le dita con notevole abilità e scioltezza.

La fissò.

Avrebbe potuto dire due cose ed entrambe avrebbero fatto male sia a lui che a lei.

«Non ho foto di Mezzosangue.» - sussurrò, concentrato esclusivamente sull'obiettivo. Mosse la mano destra e le candele si rianimarono immediatamente, emanando una fievole luce aranciata.

Le guance di lei avvamparono.

Uno scatto.

Due.

Tre.

«Spostati qui.» Le indicò la finestra, aprendo con un ampio gesto le vetrate nascoste da pesanti tende senza colore.

Un terrazzo di grandezza indefinita dava sul cortile del piano inferiore, decorato da una vastissima quantità di fiori che s’intrecciavano sulla ringhiera sino ad arrivare alla parete.

Il profumo delle candele si confuse con quello delle rose e della notte.

C’era forse da chiedersi se le stelle avessero profumo.

«Ferma.»

La follia di essere il suo obiettivo, la sua attenzione, il suo ricordo, le impediva di infastidirsi a quella luce accecante e artificiale.

Una follia assurda ed egoista.

«Vieni qui, Granger.»

La sua voce era presa da quegli scatti e da lei, esteticamente soggiogata, come se tutto ciò che dicesse avesse senso.

Lo vide fare una strana smorfia, e ancora e ancora.

Si burlava dei suoi ricordi assopiti.

«San Potter e la Donnola, che atteggiamenti stupidi. Facile nasconderli in un angolo della propria mente, convinti che nessuno abbia il coraggio di imitarli per non darti un dispiacere, vero?»

Avrebbe potuto difenderli, tuttavia non riusciva a farlo nemmeno con sé stessa.

Trovare la forza di cambiare qualcosa del proprio destino era decisamente più difficile che nascondere tutto e fingere che non fosse mai esistito.

Altre foto.

Altri scatti.

Malfoy piegò le ginocchia e la inquadrò dal basso.

Lei chiuse gli occhi, serrandoli come se fossero imposte di una casa.

Arrendersi era entrato fra le sue priorità.

«Mi schifa fotografarti così.»

Passò rapidamente le dita sulla stoffa costosa dei suoi pantaloni, prima di allontanarsi.

«Tu però ti sei ridotto a scattare fotografie per vivere nel passato,» - constatò, cercando di rivoltare la sua posizione, strisciando e strisciando ancora, - «non è che abbia granché da schifarti, Malfoy.»

Attese una reazione, persino uno schiaffo: qualcosa di punitivo che le facesse male, più male dei ricordi.

Le sue dita però erano ferme, intenzionate a rimanere tese lungo i fianchi.

Draco cercò i suoi occhi d’oro.

Poteva ferirla, ma nel farlo si sarebbe tagliato.

Quanto gusto c’era, da uno a cento?

«»

«Sai come si sviluppano le pellicole?» - domandò sconclusionatamente il ragazzo e, senza aspettare un suo cenno, la invitò a rientrare.

La Granger lo seguì, sollevata dal fatto che non avesse prolungato quell'inutile scambio di dolore: che lui ne cedesse a lei e lei, di rimando, gliene lasciasse altrettanto, non poteva beneficare nessuno dei due. Peccato.

Troppe cose facili si rivelavano irrimediabilmente impossibili.

L’aria calda, all’interno, le infuocò il volto, ma non si diede la noia di tornare di un colorito più o meno presentabile.

Lo vide trafficare con la tank e alcuni prodotti chimici, muovendosi rapidamente mentre vari liquidi si diluivano fra loro, nell’acqua.

Rimase ferma, accaldata, fuori posto, ad osservarlo lavorare nel suo nuovo habitat, dove avrebbe potuto facilmente deriderlo.

«Ho bisogno di fare due passi, - esalò, distrutta, - posso?»

Chiedere il permesso era segno di educazione ed Hermione era una ragazza educata, chiederlo a Malfoy era segno di sottomissione… ed Hermione era una ragazza sottomessa.

Lui non rispose, ma le sue spalle si distesero, come se sapere che i suoi occhi dorati non erano posati sulla sua pelle potesse acquietare il suo respiro.

La Granger si voltò, oltrepassando la porta con mal celata sicurezza, finché un tintinnio leggero alle sue spalle la obbligò a tornare indietro.

Draco.

Draco le aveva sciolto i capelli da quella complicata pettinatura che li tendeva al liscio. Un gesto solo. E le sue dita ancora alzate a mezz'aria.

«Così va meglio.» - bofonchiò, gettando a terra il cerchietto, accessorio inutile.

Uscì con la schiena dritta, piano, lenta, e sempre più veloce, ogni centimetro calpestato dai suoi tacchi, inghiottito sotto la sua misera suola nera, piano.

Una volta giunta in un corridoio sconosciuto, in un’ala sconosciuta del maniero, ebbe l’impulso di nascondersi in una stanza altrettanto sconosciuta, con la sciocca convinzione di nascondersi da Malfoy.

Entrò facendo una lieve pressione su una maniglia d'oro, che completava l’opera di tanto prestigio e ricchezza.

Si sorprese di trovare aperta anche quella stanza, prima che la sua attenzione venisse catturata dall’arredamento.

Una finestra incantata, nella parte sud della stanza, dava su un mare piatto e scuro; scartoffie ammuffite, private da qualsivoglia magia, poggiate ordinatamente su una scrivania di legno antico; un tavolino da toeletta, sobrio e femminile.

L’odore dei cosmetici aleggiava sopra quello della morte, con la stessa ignobile funzione di un profumo.

Solo le foto, forse, avrebbero potuto farne a meno.

Ce n'erano esattamente tre sul comodino sinistro e due su quello destro. L'alternanza perfetta fra la raffigurazione di Narcissa e quella di Lucius.

Foto che si muovevano.

L’unica a farlo si trovava all’interno di una cornice il cui materiale sarebbe potuto essere perfettamente inclassificabile, fra altre due foto imponenti, al suo fianco.

Draco.

Le due foto, ai suoi lati, lo accompagnavano amaramente.

«Da lì, perlomeno, non se ne andranno.»

Hermione girò appena il capo, segnando una nuova crocetta all’elenco di regole infrante; ebbe come l’intuizione che, da un momento all’altro, lui sarebbe entrato, posandosi con disinvoltura allo stipite della porta, fingendo di non tremare per provocarle la stessa paura, con un qualcosa di masochistico che l’avrebbe realmente spaventata.

In quel momento, però, non colse nulla.

«Devo andare?» - chiese, avvicinandosi alla porta con eccessiva calma. «Hai sviluppato la pellicola?»

«Vieni a vedere.» - la invitò, accennando con gli occhi allo spostamento.

Quando rientrarono nel laboratorio la lasciò per prendere un contenitore bianco, candido, posto sul secondo piano dello scaffale.

«E' il rivelatore, il prodotto principale per lo sviluppo.» - spiegò, togliendo il tappo e versandone il contenuto nell’acqua.

Ripose il contenitore in alto, osservando divertito l'espressione estasiata di Hermione quando comparvero le prime pellicole sviluppate.

«Torna domani.»

«Eh?»

«Torna domani, Granger.»

[ Si fa presto a dire che il tempo lenisce le ferite,

ci vuole di più a convincersi che sia così. ]

Lei non annuì, però sorrise e sbiadì nella notte come una consunta fotografia vista e rivista troppe volte.

N\A

Odio rileggerla.

Non sono mai riuscita a capire nulla di questa fanfic, per quanto l'abbia scritta e riscritta centinaia di volte.

Ho intenzione di riportare tutti e tre i capitoli alla luce, sotto una revisione completa, anche perché - fosse per me - l'avrei già tolta dalla mia galleria.

Però... però questa fanfic è dedicata alla Babi. Non potrei toglierla da lì, non sarebbe giusto.

Quindi, anche se forse perderà quella magia che non ho mai capito, sono passata alla ristesura.

Spero non sia andata poi così male.

Ja neH!

L-

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Evillinnie