SENZA MEMORIA
CAPITOLO 3
FRIENDS
Per
Shun, il risveglio fu quantomeno traumatico: si ritrovò sdraiato in un letto,
sotto un pesante piumone, con un visino di bambino che spiava ogni suo
movimento. “Chi sei?” domandò con voce flebile il giovane, cercando di
sollevarsi dal materasso; quello si sporse su di lui, cercando di afferrarne le
parole. “Il mio nome è Jacov, cerca di non muoverti, hai preso una bella botta”
rispose, in un giapponese un po’ stentato, “Conosci la mia lingua, dove sono?”
domandò il ragazzo, stupito, guardandosi attorno con un aria spaesata. Il
bambino ci mise un po’ a comprendere ciò che l’ospite gli diceva, poi capì: “
sei a casa mia, nel villaggio di Kobotek, in Siberia, sai dov’è?” rispose il
ragazzo, “Come stai? Qual è il tuo nome?” domandò ancora premuroso. Shun rimase
immobile per una manciata di minuti, poi scosse il capo, ricadendo pesantemente
sul cuscino: “non ricordo nulla… Solo una gran nebbia nel cervello..” Sospirò
quasi impercettibilmente. Jacov si morse il labbro inferiore, poi urlò qualcosa
nell’altra stanza, frasi che Shun non capì, e riprese a parlare: “Ora riposati,
hai preso una bella botta. Presto tornerà un mio amico, lui saprà aiutarti,
d’accordo?” si preoccupò il piccolo, rimboccandogli le coperte. Shun, scivolò
nuovamente nel mondo dei sogni, sentendosi stranamente felice. Per la prima
volta, sentiva che i sogni che faceva così spesso avevano un senso.
“Hyoga…”
Alcune
ore dopo, qualcuno bussò alla porta, era Cygnus, andato a rendere omaggio da
solo al suo amato maestro e a sua madre. “Hyoga! Finalmente sei tornato! Il
ragazzo si è svegliato, ma dice di non ricordarsi nulla di sé, neppure il nome.
Vuoi tentare tu?” disse Jacov. Hyoga restò interdetto: “Non si ricorda nulla?
potrebbe essere lo shock...”, rimase pensieroso, poi disse, risolutamente: “Si.
Devo almeno provarci: è un mio amico, e mi ha salvato più volte dalla morte! In
nome del nostro legame di amicizia e dell’affetto che nutro per suo fratello
Ikki, devo provarci.”. Si diresse a passo deciso verso la stanza. In quel
momento, Shun era preda di un terribile incubo, talmente tremendo che lo avrebbe riportato
presto alla ragione: quattro ragazzi stavano camminando furtivi verso un
castello oscuro; penetrati all’interno, i quattro vennero però uccisi da
un’esplosione. Dopodiché, una risalta malvagia riecheggiò nelle solitarie sale
del castello, seguita da una voce: “Shun, presto sarai mio!!!!”. Il cavaliere si
svegliò con un urlo talmente potente che fece accorrere Hyoga e Jacov. “Shun,
amico, che ti succede?” domandò preoccupato il Saint del Cigno; il Saint di
Andromeda alzò la testa, squadrò per un momento il viso dell’amico, e si
illuminò: “Hyoga! Cosa ci fai qui?” domandò. Hyoga si finse offeso, ma era
sollevato per il risveglio del compagno di avventure; “Sei a casa di Jacov! Ti
abbiamo trovato in un lago ghiacciato, eri praticamente morto, ma le nostre cure
ti hanno salvato.”; gli si sedette accanto e gli prese la mano, tastandogli il
polso: “A proposito, dove eri finito? Sono due mesi che sei sparito nel nulla!
Ikki sta letteralmente impazzendo dal dolore; appena ti sarai ripreso ritorniamo
difilato a Tokyo.” disse il cavaliere Hyoga. Shun scosse la testa: “No, prima
dobbiamo andare in Germania; lo spirito di Hades è ancora integro e vive nel suo
castello da qualche parte laggiù. Mi accompagnerai?” domandò. “Certo! Adesso che
ti ho ritrovato, non ho alcuna intenzione di perderti... . Ora riposati. Presto
ti rimetterai” sorrise Hyoga, pronunciando quelle parole che volevano dire molto
di più di ciò che sembrava, e
uscendo poi dalla camera.
Rinfrancato dal fatto che l’amico si
fosse ripreso, si diresse verso la sua stanza, e chiudendo accuratamente la
porta. Dopodichè aprì il grande armadio di legno accanto alla finestra, e vi
frugò dentro per alcuni minuti, trovando finalmente ciò che cercava: sotto una
pila di pesanti, ma colorati maglioni, fatti a mano da Katya, la sorella
maggiore di Jacov, rinvenne una spessa busta marrone sigillata con un po’ di
cera; la prese in mano, la guardò con aria intenerita, e se la portò al cuore,
spostandosi poi verso la vicina scrivania. Con attenzione, il Santo tolse il
sigillo, e la aprì, facendo cadere sul piano di scrittura alcuni oggetti: due
fotografie, un piccolo foglio ripiegato con cura, e infine un rosario di grani
di legno, ripiegato su se stesso, scuro come la notte. Prese in mano le due
foto, e dispose con cura quasi maniacale gli altri oggetti sul tavolo,
sdraiandosi poi sul letto, pancia in giù, e mani dietro la nuca; insicuro,
guardò le immagini che serrava nella mano pallida e affusolata, e subito un
fiume di ricordi lo sommerse: la prima, quella più vecchia, ormai sbiadita,
benché le immagini fossero ancora distinguibili, raffigurava un gruppo di
bambini, alcuni di neppure 8 anni, che posavano sorridenti su una scalinata di
marmo, o almeno lo sembrava, ma non era molto sicuro, poteva anche sbagliarsi.
Era un ricordo bellissimo, che tutti loro serbavano gelosamente nel cuore, la
prima volta che si erano conosciuti, ai tempi del collegio di Villa Kido, quando
ancora erano solo dei piccoli
innocenti, che non immaginavano neppure lontanamente il destino che li
aspettava, un destino bellissimo e terribile allo stesso tempo: in prima fila,
c’erano lui, Shun, com’era carino e tenero, accanto a Ikki e Jabu. Sopra, in
piedi sugli scalini, c’erano Seiya, che ridacchiava sommessamente, tenuto a bada
da Shiryu, già a quel tempo il più responsabile tra loro, e poi Nachi, Ichi, e
ancora dietro, Geki e Ban; quando ancora non sapevano che quell’uomo, che li
fissava benevolo da un lato del porticato, era loro padre. Con un gesto
stizzito, Hyoga la ripose nella busta, fissando poi la seconda, decisamente più
recente, ricordo di un tempo così vicino, ma così lontano, quando Shun era
ancora con loro, prima di quell’orribile esperienza, che tutti aveva minato e
separato: era stata scattata in piena estate, quando ancora il sole riscaldava
fulgido la Terra, e poteva benissimo venir interpretata come una proiezione del
loro desiderio di stare finalmente insieme, senza alcuna preoccupazione, loro e
Saori, la loro Dea, che non era più la bambina
viziata che comandava tutti a bacchetta di un tempo, ma una dolcissima giovane
che si sarebbe volentieri sacrificata per la Terra intera. Comodamente seduti
sul prato, disposti a casaccio tra i fiori e l’erba, stavano lui e Shiryu, a
gambe incrociate accanto a Seiya, che cingeva con un braccio le spalle di Ikki,
mentre Shun e Saori sbucavano da dietro, coi menti poggiati sulle spalle del
Cigno e del Dragone… Come s’erano divertiti quel giorno, chiacchierando e ridendo. E poi, il
dramma, la Guerra Sacra, la scomparsa di Shun, il coma di Seiya, e la propria
partenza, per la Siberia: “Chissà se Seiya-kun si sarà ripreso… Qui non arriva
il telefono, e la posta giunge molto raramente, spero stiano tutti bene.” Si
disse il biondo, riflettendo con una punta di amarezza su quegli ultimi mesi,
tristi e oscuri, passati tagliato fuori dal suo mondo, non per necessità, ma per
sua scelta, per non soffrire ancora. Con uno scatto, mollò la busta, e si rizzò
a sedere sul letto. Gli occhi color del ghiaccio fissi verso il pavimento, e
uscì di casa, senza curarsi del freddo pungente, nonostante la terribile
tormenta del pomeriggio si fosse placata. Alzò lo sguardo al cielo, e vide la
Stella Polare rilucere sopra di lui, sembrava un faro nella notte. Passeggiando
in mezzo alla neve, non si accorse di essere giunto di nuovo dove era stata
sepolta la mamma, inghiottita dal mare; si inginocchiò lì davanti, e si passò
della neve sul volto, arrosandolo, : “Mamma, finalmente è tornato.. Non voglio
più perderlo, mamma. Shun mi è mancato tantissimo, nessuno l’ha mai saputo.
Nessuno ha mai immaginato quanto io gli voglia bene, quanto io sia legato a lui..” mormorò il
ragazzo, sempre inginocchiato. “Ma ora rimedierò! Lo accompagnerò in Germania,
ce la faremo. Non è più solo, ci sono io. Giuro che ritorneremo a casa sani e
salvi, assieme.” sussurrò. Guardò in alto, e finalmente rivide la costellazione
di Andromeda rilucere come un tempo. Poco lontano, anche le altre loro
costellazioni rilucevano più intensamente del normale. Qualcosa stava
cambiando.
SCUSATE PER IL RITARDO NELL’ AGGIORNARE, MA HO AVUTO
MOLTE COSE DA FARE, E PRORPIO NON MI DECIDEVO A RICOPIARE IL
TUTTO.
RINGRAZIO IN MODO PARTICOLARE TUTTI COLORO CHE LEGGONO E
RECENSISCONO: Marianna (Sono una ragazza, non un ragazzo^^) Kristi87 (Nessun
problema, non preoccuparti!^^) Hagaren, Coldfire e
Blustar.
In particolare, dedico il capitolo a Claudio, un mio caro
amico che ha avuto qualche problema.^^
UN BACIO E A PRESTO!!!
GRAZIE DI TUTTO!!!
SHUN