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Autore: Liy    20/10/2007    2 recensioni
Ho scritto questa fanfic dopo aver letto tutte le scans uscite fin'ora... quindi userò alcune cose che accadranno veramente, ma in modo diverso...
Cosa succederàall'Unità Cross una volta arrivata in Giappone? Come si concluderà la storia? Scopritelo leggendo questa mia What's if...
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lenalee Lee, Rabi/Lavi, Road Kamelot, Tyki Mikk | Coppie: Allen/Lenalee
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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89th Night – End

 

[Da qualche parte, nell’Arca di Noah]

 

Lavi guardò la ragazza davanti a lui sbigottito. Non riusciva a capire cosa fosse successo a quei due, ma di certo Lenalee non gli aveva dato uno schiaffo per niente. Improvvisamente sentì un rumore davanti a lui. “Ancora? Ma quante volte dovrò colpire quel bastardo?” Prese Lenalee per il braccio e la strinse a sé, facendo allungare il manico del martello, per portarla in salvo da tutti gli altri. La lasciò cadere a terra che stringeva ancora il corpo di Allen e le indicò una casa, facendole segno di entrare.

- Ma Lavi… Che sta succedendo? -

- Niente Lenalee, lascia fare a me… Tu entra, il vecchio Panda e gli altri ti spiegheranno tutto – le sorrise, cercando di tranquillizzarla, ma ottenne l’esatto contrario. La ragazza scoppiò a piangere, mentre stringeva una mano del ragazzo dai capelli bianchi. – Lenalee… cosa… ? -

- Lui ha detto che mi ama – disse con sincerità, fissando il volto pallido del ragazzo. – Mi ha anche baciata sai? – Le lacrime iniziarono a rigarle il volto.

Lavi non riusciva proprio a capire. Lei lo amava da tempo ormai, aveva tanto sperato che un giorno accadesse quello che ora gli stava dicendo e, allora, perché piangeva? Le si avvicinò, e solo allora notò il rivolo di sangue che usciva dalla bocca di Allen. Appoggiò subito una mano sul petto del ragazzo, alla ricerca di un segno di vita. “Non può essere…” Sembrava morto. “No… lui è morto!” Si avvicinò pure con la testa; magari si era sbagliato lui e ora avrebbe sentito il suo respiro caldo soffiargli fra i capelli. Niente. – Ma… Lenalee, lui è… -

- E’ morto! Lo ha ucciso il Noah… - Accarezzò la guancia del ragazzo a terra, guardandolo come un artista contempla una sua opera d’arte appena completata, con amore, pronto a proteggerla. Riprese il corpo del ragazzo in spalle e lo condusse dentro la casa. – Lavi, tu lo sai quanto lo ho amato… non avere pietà ad uccidere il Noah se lo incontrerai sulla tua strada – il volto della ragazza era duro, e non lasciava trasparire altra emozione se non la rabbia.

Il rossino osservò le sue mani. Si stavano sgretolando, ma avrebbero retto abbastanza per vendicarsi della morte di un loro compagno. Annuì e si voltò, pronto a tornare a combattere. – Ora, Lenalee, vai dentro. Non voglio che un’altra morte mi gravi sulle spalle –

La ragazza acconsentì, * Lenalee… promettimi una cosa… devi… dire agli… agli altri… che vi ho… vi ho sempre voluto bene… ti prego, di… dirglielo…* si ricordò delle parole di Allen e si voltò verso Lavi, per l’ultima volta. – Lavi, Allen mi ha pregato di dirvi che ci ha sempre voluto bene – Il ragazzo fece finta di non sentirla, mentre allungava il martello per scomparire fra le case, ma mentre andava incontro all’akuma, gli cadde una lacrima. “Stupido. Bookman non ha un cuore, quindi non deve nemmeno permettersi di piangere.” Asciugò subito il viso. “Era solo una macchia di inchiostro. Una macchia come tante altre. Devo essere imparziale in questa guerra; non dovevo affezionarmi a nessuno.”

 

Lenalee si trascinò a fatica dentro la casa, anche se le gambe erano guarite, la ferita che le era stata inflitta al cuore no. Le venne subito incontro Miranda, col volto spaventato e un po’ sporco di sangue. – Lenalee! Ragazzi, è tornata Lenalee! E c’è anche Allen! –

Dall’ombra uscirono il vecchio Bookman, Crowley e Chaoji, che aiutarono subito la ragazza a posare il corpo di Allen su un divano lì vicino.

- Com’è successo? – chiese Bookman, fissando la mano fredda del ragazzo. – Come è morto? -

Lenalee non rispose subito, voleva cancellare quelle immagini per sempre dalla sua testa, ma le avevano sempre detto che fa meno male affrontare un problema che respingerlo, allora, con voce calma e controllata spiegò tutto agli amici. Le ci vollero molto coraggio e controllo, per resistere dall’impulso di rimettersi a piangere e tutta la sua forza in quel momento veniva dalle ultime parole pronunciate da Allen *Non… piangere più… sei… più bella… quando sorridi…* La ragazza avrebbe davvero voluto fuggire da quella triste realtà, ma non ne trovava il coraggio. L’unica speranza che la reggeva era che tutto quello che stava accadendo era un sogno, non la vera e semplice realtà, solo un sogno. E quando si sarebbe svegliata, avrebbe trovato Allen che sorrideva mentre, sulla nave che portava in Cina, discutevano dei piani di Komui con il resto dell’unità Cross.

- Ho capito –, disse Bookman, - e… Lenalee, posso chiederti se tu sai per caso cosa era successo ad Allen la prima volta che aveva incontrato un Noah? -

La ragazza non riusciva a capire. Di cosa stava parlando il vecchio? Inarcò leggermente le sopracciglia, cercando di ricordare. * La mia innocence mi ha salvato, sostituendo le cellule mancanti. Questo è il motivo per cui sono ancora in vita* “Eri in vita…”

- Allen aveva detto che era stata la sua innocence a salvarlo. Il Noah gli aveva fatto un buco nel cuore e la sua innocence aveva sostituito le cellule che ormai non esistevano più – spiegò, ora che aveva ricordato tutto. – Un akuma di terzo livello si era infiltrato nella sede Asia e Allen aveva riacquistato l’innocence, più potente di prima, proprio in quel momento – respirò profondamente. Ecco, era riuscita a dire qualcosa su Allen senza piangere. E non lo aveva fatto perché non le importava più nulla di lui, ma solo per cercare di piacere a quel ragazzo sdraiato sul divano, oramai senza vita. – Bookman, ora spiegami che è successo a voi -

Il vecchio panda iniziò a raccontare di come avevano attraversato senza saperlo il portale che portava nell’arca. Poi spiegò che l’akuma che era sulla nave stava ancora combattendo con Lavi, che aveva evocato l’innocence al limite massimo. – Non resisterà ancora a lungo… - concluse Bookman, - con una tale evocazione non riesce a distruggere l’akuma e l’effetto dell’innocence si starà già facendo sentire –

Lenalee strinse le mani in petto. “Perché doveva finire così? A quante morti dovrò ancora assistere? Non posso resistere ancora a lungo… E’ troppo da sopportare.” Nonostante quei pensieri non pianse, perché si era imposta di non farlo, solo per mantenere una promessa. Si voltò, per vedere il viso pallido di Allen, ma contro ogni sua previsione, non lo trovò; vide solamente la stoffa lacerata del divano. – Dov’è Allen? -

 

Lavi alzò nuovamente il martello. – Ma ti decidi a morire? – lo abbatté dove credeva che si trovasse l’akuma. Niente. Un buco nell’acqua. Quel livello tre si divertiva a prendersi gioco di lui, e più quel gioco andava avanti più Lavi si infuriava. Il rossino vedeva le sue mani sgretolarsi pian pianino; di quel passo non sarebbero più guarite, non avrebbe più potuto maneggiare il suo martello, scrivere i suoi appunti… non sarebbe più stato un Bookman. Tutta la sua vita, dedicata ai Bookman, ad apprendere le loro regole di vita, sarebbe stata vana, inutile, se le sue mani si fossero disintegrate lì.

“Lenalee” le aveva fatto una promessa. Avrebbe ucciso il Noah. “Allen” anche se nell’ultimo periodo non erano andati molto d’accordo, erano sempre stati amici, sin dal primo momento che si erano visti. “Ti vendicherò Allen, esaudendo così il volere di Lenalee.”

- Ora mi hai davvero stancato bastardo! Esci allo scoperto! – urlò all’akuma, arrivato ormai allo stremo delle forze. – Vieni fuori e affrontami! -

Dalle macerie di una casa comparve la testa del livello tre. – Cercavi me? – chiese, fingendo interesse.

Il rossino lo guardò disgustato, digrignando i denti. – Si. Non volevi uccidere me e i miei compagni? Affrontami ora, o non ne hai coraggio? – domandò per provocarlo. Adesso che aveva l’innocence evocata al limite massimo, non aveva l’intenzione di sprecare quel momento, già gli effetti stavano avanzando su di lui, avrebbe terminato quello scontro in fretta.

- Mi dispiace, Bookman junior, ma ho appena ricevuto un ordine di cambiamento di programma. Il padrone mi ha chiesto di cercare il ragazzo maledetto e di disintegrarlo, quindi ti dovrò uccidere in fretta, scusa se non ti dedicherò più tempo -

Lavi pensò di aver capito male. – Allen? Lo ha già ucciso il Noah, lasciate riposare il suo cadavere in pace – urlò, ritrovando un po’ di forza.

L’akuma sembrò non capire. “Cosa sta dicendo quell’umano? Il costruttore ha detto di uccidere il maledetto che è ancora in vita…” Il livello tre scosse la testa, ora doveva solo pensare ad uccidere quel moscerino che gli sbarrava la strada. Ora, che finalmente aveva ottenuto un incarico importante dal Conte in persona, non doveva fallire, doveva eliminare il più in fretta possibile quel ragazzino che gli intralciava la strada. Poi avrebbe puntato verso la sua vera missione, quella più importante. – E ora levati di mezzo! – Il livello tre si precipitò verso Lavi, ma non fece in tempo a sfiorarlo che una spada spuntata dal nulla  lo distrusse. Il giovane Bookman rimase immobile.

- Lavi! Smetti di usare la tua innocence o le tue mani si sgretoleranno… -

Quella voce… non poteva essere. Lo aveva visto, pallido, fra le braccia di Lenalee. – Allen?! – Non poteva essere, probabilmente si era sbagliato. “E se invece…” Si voltò di scatto e lo vide lì davanti a lui, con la faccia un po’ sporca ma sorridente, in una mano reggeva un spada di dimensioni enormi rispetto al suo corpo. – Allen… ma tu eri… -

Il ragazzo continuò a sorridere. – Morto? Allora te ne sei accorto pure tu… Io ero morto, mi trovavo in un posto strano, nel quale avevo visto tutte le anime che gli esorcisti avevano salvato e quelle che non erano mai state richiamate sulla terra e io ero una di loro, non so come, ma ero lì, stavo bene, mi sentivo bene. Poi ho aperto gli occhi e ho sentito Bookman che parlava di te, ha detto che eri in pericolo, così sono corso qui, senza farmi vedere dagli altri –

Nonostante l’improvvisa felicità nel rivedere il compagno, non riuscì nemmeno a sorridere. Il martello che reggeva in mano si rimpicciolì lentamente, fino a stare interamente nel palmo di una mano. – Allen, quella spada… è il tuo braccio? –

L’inglese sembrò stupito della domanda, - oh, dici che si nota tanto? –

Il giovane Bookman scostò lievemente il mantello sulla spalla del compagno, per osservare meglio. – Oh, no… il braccio mancante quasi non si vede… il tuo mantello lo copre – disse, osservando attentamente e cercando fissare in testa anche questa evoluzione dell’innocence del ragazzo maledetto. Oramai era difficile tenerle a mente tutte.

Allen si azzittì all’improvviso, il sorriso scomparve dal suo volto e si mise in ascolto. – Lavi, lo senti? – domandò, cercando di nascondere la preoccupazione dal suo volto. – Sembra… -

Il rossino terminò la frase prima di lui: - … il rumore di qualcosa che si rompe. Oserei dire che questo posto sta crollando – Si voltò e quello che vide lo lasciò senza fiato: Allen, con la spada stretta ancora in mano, aveva il viso deturpato dalla rabbia e dalla paura mentre osservava un punto imprecisato dentro l’Arca, dove, Lavi notò dopo, su una delle tante case, si poteva scorgere un numero notevole di persone che li stavano osservando. – Ma quelli… -

- Lavi, rievoca la tua innocence, mi servirà una mano – gli disse Allen, scattando all’improvviso verso quelle figure. Il giovane Bookman non esitò un attimo e corse verso l’amico, evocando l’innocence. – Chi sono quelli? Ho una strana sensazione… - il martello che aveva fra le mani iniziò ad ingrandirsi. Allen alzò la spada e disse: - Tu colpisci con quanta forza ti rimane, al resto penserò io… -

Dal gruppetto che si trovava sul tetto di quella casa scattarono verso di loro una decina di akuma di livello uno. Lavi si bloccò ed iniziò a combattere, mentre Allen, una volta arrivato sul quel tetto, iniziò a guardarsi attorno. – Allora Conte, questa è la terza volta che ci incontriamo –

- Buon giorno! Spero che tu sia stato bene nella nostra arca! ? -

Allen fece un sorriso. – Beh, diciamo semplicemente che non ho gradito molto il soggiorno, non vorrei offendere usando altre parole – disse, voltandosi verso uno dei tanti Noah che si trovavano lì, - questa suppongo sia la famiglia Noah al completo, vero? -

Dal gruppo compatto di persone avanzò una bambina dagli occhi ambrati e il sorriso maligno, che allo stesso tempo era quello di una ragazzina  felice e allegra. – Allen, quanto tempo è passato dal nostro ultimo incontro? –

Il ragazzo inglese fece una smorfia. La prima volta che si incontrarono… non poteva dimenticarlo. Road Kamelot. Questo era il nome della ragazzina. – Beh, se intendi quella volta che mi hai infilzato l’occhio… - Gli tornarono in mente immagini di quella notte: il sangue, gli akuma e le due esorciste, Miranda e Lenalee, entrambe vittime come lui di uno scherzo di cattivo gusto.

Road sbuffò. – Ce l’hai ancora con me per quella storia? – lei, che era il membro più anziano della famiglia Noah, doveva star lì a subirsi i lamenti di quel moccioso, “che oltretutto è molto carino…” Avrebbe voluto andare d’accordo con lui, sarebbe stato magnifico, ma anche combatterlo non le dispiaceva, poteva sempre “giocare” con lui in quel modo. – Dove sono tutti i vostri compagni? Se la sono data a gambe? – domandò.

Allen non le rispose nemmeno. Fece un passo in dietro, portando la spada dritta davanti a lui, in segno di sfida, verso quel gruppo che ora lo osservava attentamente. – Questa lotta deve finire qui, ora! – Scattò in avanti, colpì con la spada diversi membri della famiglia Noah, che si stavano proteggendo, ma i loro tentativi furono vani: delle croci comparivano laddove il ragazzo li aveva colpiti, senza ucciderli però, perché la spada li aveva trafitti ma non tagliati. Lentamente i colpiti iniziarono a cadere a terra, emettendo delle urla disumane, mentre il loro lato oscuro iniziava a scomparire. – Ma cosa..? – Tyki Mikk si portò davanti a tutti; era pieno di ferite e dei grumi di sangue si erano fermati sui capelli. – Moccioso, vuoi spiegarmi come fai ad essere vivo? Questa è la seconda volta che ti uccido con le mie mani… e tu sei ancora vivo e vegeto? Non sei un esorcista normale –

 

Lenalee spiccò un altro salto, stando attenta a non lasciare indietro nessuno dei suoi compagni, che nonostante le ferite e la stanchezza, non avevano esitato un attimo a seguirla per cercare Lavi e… Allen. “Allen, dove sei? Perché sei scappato senza dirmi niente?“

- Dai ragazzi… sento che sta per succedere qualcosa… ho una strana sensazione, come di oppressione alla bocca dello stomaco – disse mentre continuava a saltare sui tetti delle case bianche.

Crowley si bloccò improvvisamente, iniziando a tremare. – Crowley, che cos..? – Chiese Miranda, ma quando l’uomo rialzò la testa tutto fu chiaro: qualche akuma si trovava nelle vicinanze. – Sento il loro sangue… sono deboli, ma tanti… - disse il vampiro voltandosi alla sua destra. – Di là! –

 

[Inghilterra, Sede principale dell’Ordine Oscuro]

 

Reever stava correndo alla velocità della luce verso l’ufficio del Supervisore Komui. Lo avevano chiamato dicendogli che era un’urgenza. “Che sia ancora scappato?” Si aggrappò alla maniglia dell’ufficio per frenare e la abbassò. L’oscurità gli impedì di capire cosa stava succedendo lì dentro, ma era certo di sentire la voce del Supervisore, che stranamente suonava seria. “Qui è successo qualcosa…”

- Komui, mi hai fatto chiamare? – chiese, trascinandosi tra le infinite carte sparse sul pavimento per poi arrivare al piccolo divanetto. – Komui… -

L’uomo di fronte a lui mosse la testa, portando un dito alle labbra. Probabilmente stava parlando al telefono. – Ho capito. Grazie dell’informazione Bak, proverò a mandare qualcuno laggiù per accertarmi che… come no? E allora cosa dovremmo fare? Io non ho intenzione di rimanere con le mani in mano, mentre mia sorella e i suoi amici stanno rischiando la pelle! – concluse Komui, sbattendo il telefono sul tavolo.

Reever aspettò un momento prima di parlare, ma poi chiese: - Cosa voleva dirmi? Mi hanno detto che è urgente… -

- Si. Mi hanno informato che da qualche ora Hebraska sembra strana, non ci si può avvicinare. E ora il direttore della Sede Asia mi ha riferito che hanno perso ogni comunicazione con la nave incaricata di scortare Allen, Lenalee e tutti gli altri fino in Cina – fece un sospiro, prendendo fiato, - Ho perso il segnale con la radio trasmittente di Allen e ora sono completamente stanco, poteresti, per favore farti venire un’idea geniale per salvare tutti? Io non so cosa fare… - si portò le mani alla testa, lasciandosi cadere sulla scrivania, mentre un centinaio di fogli caddero a terra.

Reever non aveva nessuna idea: era la prima volta che gli capitava una cosa simile. – Hebraska, che sintomi ha? – chiese, per tenere sveglio il Supervisore.

Komui alzò di poco la testa, senza però guardarlo negli occhi. – Heb dice che i cubi dentro di lei hanno iniziato ad agitarsi. Il suo corpo non è più sotto il suo controllo. Credo che… - stava per dirlo, ma Reever terminò la frase per lui: - … un nuovo Generale? Chi? Dove? –

 

[Giappone, Edo]

 

Theodore distrusse l’ultimo akuma con l’aiuto di Kanda, poi cadde a terra, stringendosi il petto con una mano.

- Generale! L’hanno colpita? – Mari corse verso di lui, aiutandolo ad alzarsi. – Come sta? Cosa è successo? Ha sentito il suo cuore accelerare i battiti… -

Kanda si avvicinò ai due, sorreggendo il Generale per l’altro braccio. – E’ l’innocence...? – chiese, prendendo l’anziano alla sprovvista. “Questo ragazzo è furbo… infatti è il migliore della mia squadra…” – Credo di s… - un’altra fitta al petto gli troncò il respiro. “Dev’essere il cuore… si sta rivelando…”

 

[Da qualche parte, nell’Arca di Noah]

 

- Ah! – Lavi fu colpito da un akuma, che quasi lo fece cadere dal tetto della casa. – Bastardo! – si rialzò e lo colpì con il martello, distruggendolo assieme ad altri due, non fece però in tempo ad accorgersi che un livello due gli era arrivato alle spalle. “Questa è la fine…” pensò.

- Esorcista! Ti ammaz..! – il giovane Bookman fu investito dall’esplosione alle sue spalle, e non si voltò nemmeno a vedere cosa era successo, aveva paura di quello che i suoi occhi gli potevano mostrare.

- Lavi! Sei ancora vivo? Lavi! – era la voce di Lenalee. Il rossino sorrise, “sono salvo”, e svenne; non ne poteva più, aveva assoluto bisogno di riposare. – Lavi! – le braccia della ragazza lo strinsero, non troppo forte però. – Lavi ora ci penseremo noi… -

Lenalee lasciò Lavi alle cure di Bookman e si preparò a combattere contro gli akuma. Erano ancora molti, ma non aveva paura perché sapeva che la sua innocence non l’avrebbe abbandonata. Ora erano di nuovo insieme e più forti di prima; nessun akuma le avrebbe impedito di andare da Allen, che sapeva per certo trovarsi dietro quella folla di persone.

La ragazza alzò il piede destro e lo abbatté a terra; oltre alla forte scossa di terremoto, laddove si era formata la crepa sul terreno, spuntarono dei rami che prima avvolsero tutti gli akuma, per poi trascinarli sotto terra. Quando la spaccatura nel terreno si richiuse, uno spruzzo di sangue fu tutto quello che rimase delle macchine demoniache del Conte.

Miranda e Crowley fecero qualche passo avanti, avvicinandosi a Lenalee. – Chi sono quelli invero? – chiese il vampiro. – Sono tantissimi… -

La ragazza più giovane rispose semplicemente: - Credo che siano dei Noah. Allen è dall’altra parte del tetto, dobbiamo andare da lui, quindi non trattenetevi ed uccidete quanti più Noah potete. Sembrano normali esseri umani, ma non lo sono veramente, loro sono in grado di distruggere l’innocence, quindi state attenti –

 

Allen fissò Tyki Mikk intensamente. Avevano capito entrambi che quella era la resa dei conti, non ci sarebbe più stato nessuno scontro fra i due. – Quant’è amara la sconfitta, piccolo baro? – chiese il Noah accennando un sorriso. – Anche se fin’ora non ti ho mai ucciso veramente, questa è la tua volta, non sopravviverai… -

Il ragazzo inglese non fece caso alle sue parole e scattò in avanti, la spada alzata, pronta a colpire. Tyki portò una mano in avanti, per proteggersi con Tease, ma fu inutile, la spada spezzò Tease in mille pezzi e trafisse il Noah, facendo comparire un’infinità di croci sul suo corpo. – Ma com’è possibile..? Aaaargh!!! – si portò le mani alla testa, mentre il suo volto si faceva completamente nero.

Il Conte del Millennio spostò Tyki Mikk con un calcio e attacco Allen senza preavviso; inizialmente sembrava disarmato, ma poi prese fra le mani i suo ombrello, Lero, che si tramutò pian piano in una spada identica a quella di Allen, ma dai colori inversi. Il ragazzo alzò l’arma. Le due spade si scontrarono, ma quella del Conte premeva con più forza, e Allen venne sbalzato via.

- Conte, questa storia deve finire… - l’esorcista sputò a terra, sporcando con un po’ di sangue il tetto bianco della casa. – Non lascerò mai che gli akuma continuino a popolare questo mondo, perché questo mondo, per quante volte può sembrare triste, appartiene agli esseri umani -

Allen si rialzò, ma una scossa di terremoto lo fece tornare con la schiena a terra. – Ma cosa… - tutti gli akuma, che fino a quel momento non avevano smesso di sparare, erano scomparsi e i Noah si erano improvvisamente voltati, dando la schiena allo scontro fra il Conte e il ragazzo.

- Allen! – Era la voce di Lenalee. – Lenalee! Come sta Lavi? -

- Allen Walker, non distrarti – il Conte gli si parò davanti sferrandogli un colpo con l’elsa della spada. – Combatti Allen Walker! Sfogati! Ho ucciso molti tuo compagni! – il ragazzo vide gli occhio del Conte attraverso le lenti che portava sugli occhi: erano pieni di rabbia e follia. – Su, Allen Walker, vuoi che io uccida anche quei tuoi compagni? -

Allen venne colpito più volte dalla follia del Conte e, dopo l’ennesima volta, rimase a terra, stanco di quella guerra inutile che non aveva fatto altro che fare molte vittime, anche innocenti. “Noi esorcisti siamo dei distruttori davvero allora? Non abbiamo salvato nessuno, abbiamo solo pensato a noi stessi, alle nostre vite. Infondo noi non distruggiamo gli akuma per donare pace alle loro anime, lo facciamo solo perché… perché quelle armi sono pericolo per le nostre vite…” pensò, chiudendo gli occhi. Ormai non gli importava più niente. Sarebbe morto lì. E non sarebbe importato a nessuno; i suoi unici amici sarebbero morti con lui, in quell’Arca.

“Allen! Lenalee!” i due ragazzi spalancarono gli occhi, guardando in alto. – Ma cosa..? – la ragazza smise di attaccare i Noah e si concentrò su quella voce. – Chi è?! –

“Allen, Lenalee… questa guerra deve finire. Il Conte non deve essere sconfitto, ma eliminato. Se torna un’altra volta sarà la fine per tutti.”

- Chi è?! – domandò Allen, alzandosi in piedi.

“Combattete. Con tutte le vostre forze.”

- Chi sei? – chiese Lenalee.

Il Conte e tutti i Noah nel frattempo si erano bloccati, scossi dalle urla dei due ragazzi. Pure Miranda, Crowley e Bookman erano rimasti scioccati. “Ma sono matti? Parlano da soli.”

- Cosa vuoi da noi? -

“A volte per il bene di tutti qualcuno si deve sacrificare. Siate degni della mia fiducia, e sappiate che tutti hanno riposto la loro speranza in voi due.”

I due esorcisti non capirono immediatamente, poi tutto fu loro chiaro. Si guardarono un attimo e poi abbatterono le loro armi a terra. Dal suolo si alzò una luce accecante, che si diffuse in tutta l’Arca. – Ma che diavolo..? -  Il Conte indietreggiò, formando un gruppo compatto con i Noah rimasti.

- Se non possiamo battervi con le nostre innocence separate, lo faremo con il potere di tutti gli esorcisti e delle loro armi – spiegò Lenalee.

Piccole particelle dorate si allontanarono dai corpi di Miranda, Crowley, Lavi e Bookman, e si fusero con le due innocence di Allen e Lenalee. – Questa è una cosa mai vista… - esclamò Bookman.

La luce nell’Arca si fece sempre più accecante, fino a diventare insopportabile per gli occhi del Conte e dei Noah. – Che cosa stanno facendo?! – chiese uno di loro.

- Ora! – urlarono all’unisono i due ragazzi.

La luce scomparve improvvisamente, un’onda d’urto si propagò per tutta l’Arca, seguita da un potente boato.

 

Epilogo

 

Dopo la grande esplosione che mandò in frantumi l’Arca di Noah, tutta l’innocence scomparve dal pianeta. Nessuno ne sa ancora la causa, molti ex esorcisti credono che una volta scomparso il Conte, Dio abbia sottratto loro “la forza”.

L’Ordine Oscuro fu sciolto sei mesi dopo dal Vaticano, senza preavviso. Improvvisamente la Chiesa smise di pagare le ricerche dell’organizzazione segreta e tutto ciò che era successo fino a quel momento venne smentito dal Papa in persona, che disse: “Non credete alle voci che sentite in giro, quelle voci sono state diffuse dal Diavolo che vuole sfasciare la nostra fede.”

Per quanto questa scusa fu banale, tutto il popolo mondiale fu convinto dalle sue parole.

Cinque settimane dopo l’annuncio del Papa, gli ex membri dell’Ordine, che erano stati prontamente scomunicati, si erano ritrovati in Cina, rintanandosi fra delle case di credenti Buddisti. Hanno parlato a lungo di partire per un viaggio in Giappone, sperando di trovare qualche prova per dimostrare che non stavano mentendo; così, qualche settimana dopo, Komui, Bak, e molti ex esorcisti e finder s’imbarcarono, partendo verso quel paese dimenticato da Dio.

Una volta arrivati ad Edo, trovarono per le strade deserte da anni i detriti degli akuma, andati distrutti dopo la scomparsa dei Noah e del Conte. Komui, disperato, vagò assieme ad un gruppo di persone fidate fra le vie di Edo, in cerca di Lenalee, la sua sorellina data per dispersa assieme a tutta l’Unità Cross.

Quando arrivò sulla spiaggia a nord di Edo, trovò i resti dell’Arca di Noah, a terra giaceva una sola persona: ero io, l’unico sopravvissuto. Mi portarono in salvo e una volta che mi fui ripreso, iniziarono a farmi un mucchio di domande. – Dove sono tutti? – e altre simili e più riservate.

Io non risposi mai loro. Non avevo voglia di descrivere gli ultimi attimi di vita delle uniche persone a cui mi fui mai affezionato. Quando però mi si presentò davanti Komui, il mio silenzio fu rotto, e gli dissi la verità: - Lenalee e Allen, e tutti gli altri sono morti. Ci hanno salvati. Non so perché sono vivo. Mi sento in colpa perché sto respirando… io sono qui e loro no… -

Stranamente Komui rimase impassibile, mi abbracciò e se ne andò dalla mia stanza, mentre una lacrima gli era scesa da volto.

Due giorni dopo, i resti dell’Arca vennero seppelliti e sopra di loro vi comparve una lapide, con scritto: “Ai caduti di questa lotta, perché non vengano mai cancellati dalla memoria di nessuno: Allen Walker, Lenalee Lee, Miranda Lotto, Aleister Crowley III, Bookman (il suo vero nome è stato dimenticato da tempo ormai) e  tutte le anime innocenti che si trovavano in quell’inferno.”

Qualcuno ha detto che dopo dei mesi ha visto un uomo simile al Generale Cross prostrarsi alla lapide, per pregare, ma subito dopo è scomparso. Kanda ha fatto perdere le sue tracce, probabilmente era partito per cercare quella persona a lui cara, ma anche lui si era presentato sulle spiagge del Giappone a pregare.

I miei compagni.

Io non li ho mai dimenticati, e per questo ho scritto questo libro, per far sapere a tutti di questa lotta sanguinosa che ha prodotto più morte che salvezza. So già che questo libro e queste informazioni verranno perse, ma spero che nel mondo esista sempre qualcuno che mi possa credere, perché ormai, cinquant’anni dopo quella tragedia la maggior parte della gente non ricorda nulla.

Non dimenticate anche voi.

Lavi, l’unico membro dell’Unità Cross

sopravvissuto alla guerra.

 

 

 

 

 

 

Finalmente è finita. Vi ho fatto aspettare un pò, ma ho avuto molto da fare e non riuscivo a scrivere il finale.

Spero vi piaccia... poi beh, i commenti li lascio a voi, sei anche liberi di dirmi che è una cavolata, ma vi prego di commentare. Ringrazio tutti quelli che hanno commentato fin'ora e anche quelli che hanno letto senza commentare. Questa "avventura" è finita, e spero non in modo troppo superficiale e scontato.

Grazie a tutti, alla prossima (se ci sarà mai un prossima ^_^')...

   
 
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