Stava giocando con i suoi capelli, avvolgendoli sulle dita per poi farli saltare. “Amo i tuoi ricci” commentò, continuando a infastidirla.
“Ho notato” le rispose, tornando poi a fissare il cielo che arrossiva come una signorina dell’Ottocento.
“Mi dici che hai? È mezz’ora minimo che te ne stai lì, assente, potrei dirti che sto per lasciarti e non mi sentiresti” si lamentò la più piccola, incuriosita e stizzita.
“Sto solo pensando, non fare i capricci, dai” le rispose, girandosi verso di lei e fissandola negli occhi. “I tramonti mi mettono sempre un po’ di malinconia, amo pensare cose tristi quando il sole muore” spiegò poi, vedendola di nuovo attenta.
“C’è un motivo che dovrei conoscere?” chiese, cercando di rompere quella cortina che era calata improvvisamente tra loro. Detestava non sapere ogni cosa della ragazza che amava, sapere che una parte dei suoi pensieri le era preclusa.
“Nulla di che, davvero. Penso solo che ci sono cose a cui non ci si può opporre, come la notte e la morte. O meglio, i cicli di giorno e notte e di vita. E magari c’è altro di meno evidente. Non so, ci si può opporre all’amore? Dici che potrei oppormi a quello che provo per te?” domandò, meditabonda.
“Vorresti?” chiese, toccata, la piccola, temendo che tutto quel discorso portasse alla conclusione infelice con cui lei l’aveva stuzzicata prima.
“Ma no scema, non ci pensare neanche!” la rassicurò, baciandole il naso. “Era per dire. Nel senso: non sono solo le cose brutte che subiamo passivamente, no?” continuò, non riuscendo ad allontanarsi dai suoi pensieri.
“Credo di no, in effetti” concordò, cercando di intuire dove volesse arrivare l’altra.
“Siamo fortunati, morte, notte e amore arrivano sempre” concluse, notando l’effetto che stavano avendo i suoi ragionamenti sulla compagna.
“Io sono fortunata doppio: mi piace sia l’amore che la notte” cinguettò allegra, abbracciandola.
“E la morte?” domandò, curiosa.
“Anche la morte, se con te” rispose semplicemente, sorridendo come una bambina.
“Mi farai morire di diabete” commentò, prima di baciarla.
Con lei tra le braccia, tutte le elucubrazioni che potevano bazzicarle nel cervello svanivano, disperse nel vento, e restava solo la sua bocca alla menta e l’erba sulle caviglie.


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