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Autore: I Biscotti Inflessibili    02/04/2013    14 recensioni
Le responsabilità di Thorin, figlio di Thrain, non si limitano all'incessante tentativo di riconquistare il perduto Trono sotto la Montagna e al frustrante desiderio di ridare agli esuli di Erebor la loro giusta dimora; la pazienza di Thorin Scudodiquercia è messa costantemente a dura prova dai suoi due personalissimi flagelli, la cui disarmante - irritante - affettuosità gli farà spesso guardare con impazienza quello che a confronto sarà il rilassante e rassicurante inferno di fiamme di Smaug il Drago.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note autrici:
La storia che segue è decisamente, incommensurabilmente, ecumenicamente demenziale. Che i fieri e possenti Nani da noi bistrattati non ce ne vogliano, se abbiamo ironizzato su certi comportamenti appena accennati nel film di Peter Jackson.

I personaggi non ci appartengono, ma siamo tutte concordi nel dire che anche noi vorremmo avere uno Zio Thorin.

I Biscotti Inflessibili si augurano che possiate apprezzare il parto di varie serate passate in delirante allegria, e che magari ce lo facciate sapere.


PS: v'è un momento in cui perfino il granitico e maestoso Thorin Scudodiquercia si lascia andare al turpiloquio. Ci auguriamo che possiate comprendere il suo frustrato punto di vista.

Saluti,
Charme, lady hawke e Maiwe.






La strada continuava, lunga e polverosa, ad est. Decisero di accamparsi; non avrebbero proseguito oltre, per quel giorno. 
Stavano già sorgendo le prime stelle, mentre il cielo si tingeva di rosso e d’oro. Alcune nuvole sovrastavano l’orizzonte e le cime degli alberi lontani, bagnandoli di luce intensa. Un tramonto spettacolare, che per un attimo fin troppo effimero infuse una stilla di speranza e fiducia nell’animo stanco e provato di Thorin, figlio di Thrain, principe del perduto regno nanico di Erebor. 
Un giorno lento e stancante si spegneva, e sorgeva un lunga notte di veglia e guardia. Una notte scura, nera. I suoi pensieri di esule seguirono lo spegnersi dei raggi del sole.
Prima che la plumbea consistenza delle sue responsabilità e i fantasmi del suo passato lo aggredissero e soverchiassero, come accadeva non appena osava concedersi un attimo di pausa, una voce squillante lo scosse.
“Zio Thorin, posso fare io il primo turno di guardia?”
A parlare era stato il giovane Kili, il cui entusiasmo di sovente aiutava a trascinare l'intera compagnia e a risollevarne il morale.
Thorin si voltò, e i suoi occhi profondi incrociarono quelli di lui, che brillavano per il desiderio di essere finalmente messo alla prova e dimostrare quindi il proprio valore.
“Kili, ne abbiamo già parlato. Preferisco affidarti il compito di esploratore, piuttosto che quello di vegliare sull'accampamento. Non è mancanza di fiducia, e tu lo sai.”
Il ragazzo non si lasciò scoraggiare, ma non poté impedire a una smorfia contrariata di distorcergli per un attimo il volto.
“Lo so, lo so. Ma è per questo che ho pensato che potremmo essere io e Fili, insieme, a fare il primo turno di guardia.” Lo fissò sorridendo, come se fosse stata un'idea eccezionale e mai vagliata da mente nanica.
Thorin sospirò. Se c'era qualcosa che aveva imparato dei suoi nipoti era che dissuaderli dai loro propositi era, se non impossibile, quanto meno difficile. 
“Ci avevo pensato, Kili. Ma no, preferisco entrambi come esploratori”. rispose Thorin, sperando di chiudere la discussione lì.
Kili voltò le spalle allo zio e si andò ad accucciare in un angolo, schiena contro la roccia, il broncio a solcargli il giovane volto ancora privo di una vera barba. 
“Dai, non prendertela”. Suo fratello Fili, maggiore di qualche anno e già provvisto di una degna barba, e quindi di una degna responsabilità, gli si avvicinò lentamente, sedendosi accanto a lui. “Sai com'è fatto”.
“Lo so benissimo com'è fatto. Solo che qualsiasi cosa io gli chieda me la nega. Non sopporto più di essere trattato come un bambino.”
“Ma voi siete bambini!” Thorin li aveva sentiti. 
“Non è vero.” Kili decise che sarebbe rimasto imbronciato finché lo zio Thorin non si fosse finalmente deciso a dargli una chance. 
“Zio Thorin?” lo chiamò, poi, poco dopo.
“Cosa c'è?”
“Ma davvero ci consideri due bambini?”
“Ne abbiamo già parlato abbastanza.”
Seguì un teso silenzio, che vedeva Thorin cercare di chiudere occhio nonostante gli affanni e il considerevole peso delle occhiate di Kili e Fili, che se ne stavano appoggiati alla parete di roccia con le braccia incrociate sul petto.
Thorin resistette ancora un po', ma ogni volta che osava alzare le palpebre di qualche millimetro, le sue speranze di dormire perlomeno un paio d'ore venivano spazzate via da due facce imbronciate.
Il principe dei Nani strizzò gli occhi e si voltò su un fianco, dando deliberatamente le spalle ai nipoti, che a quel punto si scambiarono un'occhiata stupefatta, evidentemente sconvolti all'idea che lo zio potesse decidere di ignorarli. Giunsero pertanto all'ovvia decisione di corredare il loro spettacolo di giovani prodi guerrieri mortalmente offesi con maturissime dimostrazioni di disistima. 
Alla terza pernacchia che gli indirizzavano, Thorin si alzò di scatto dal proprio giaciglio, cominciando ad avvertire una sgradevolissima sensazione di martellamento alle tempie.
“BENE. Volete fare la guardia? E allora fate la guardia. Da quella parte. - disse, indicando imperiosamente uno sperone di roccia a una cinquantina di metri dalla sua postazione - Sarà Bofur a darvi il cambio. FATEVI ONORE.” ruggì, mentre i suoi nipoti si scambiavano un'occhiata raggiante.
I due fratelli balzarono in piedi nello stesso istante, il sorriso che attraversava le loro guance, fino a raggiungere le orecchie. Thorin era convinto di averli visti scodinzolare, mentre si dirigevano, correndo, verso lo sperone di roccia.
Kili, controluce rispetto al chiarore della luna, ormai sorta, si sedette sul bordo del dirupo. Un brivido solcò la schiena del principe dei Nani; Fili, da bravo nipote maggiore, si andò a posizionare, in piedi, alle spalle del fratello.
Thorin chiuse gli occhi, scacciando i pensieri, e riuscendo persino a intravedere l'inizio di un sogno, perdendo finalmente coscienza.

“Zio Thorin?” Una vocetta provenne dal buio del suo sogno.
“Zio Thorin!” 
“Fili! Cosa c'è? Siete feriti? Cos'è successo?” chiese Thorin, balzando in piedi.
“No, no, stiamo tutti bene. Solo che...”
“Cosa? Parla!”
“... Abbiamo freddo.”
“Dannazione, prendetevi una coperta.” Il principe dei Nani si sedette nuovamente, spossato. “Adesso lasciatemi dormire.”
“Zio Thorin?”
“Cosa?!”
“Non so dove stanno le coperte.”
“Sul pony di Gloin! Come sempre! Stanno lì, le coperte. Prendetele e sbrigatevi, state tralasciando il vostro incarico.”
“Sì, zio.”
Thorin, figlio di Thrain, nipote del re del perduto regno di Erebor si accasciò nuovamente, sempre più stranito e assonnato. Chiuse gli occhi e lasciò correre la mente.”
“Zio Thorin?”
“Cos...”
“Ho fame”.
“Non può essere vero! Kili, dannazione, torna al tuo posto di guardia con tuo fratello e lasciatemi in pace!”
“Thorin, stai urlando.” Balin fece sentire la sua voce.
“Sto urlando perché le due guardie del campo non fanno il loro dovere!” sbottò Thorin, esasperato.
“Be', allora diglielo a voce bassa, non è necessario che lo sentiamo anche noi.” borbottò Bombur, ruttando. 
“Vedi, lui è a pancia piena. Io no.” disse Kili. 
“Avete cenato come tutti gli altri. Non avrete niente fino a domattina!”
“Ma a stare svegli viene fame.” anche Fili si era alzato e aveva raggiunto lo zio. 
Questo è uno dei motivi per cui avreste potuto evitarvi la guardia.”
“Ma...”
“Filate al vostro posto. ORA!”
“Thorin, per favore!” disse di nuovo Balin, disturbato da quel continuo battibecco.
“Molto bene - soggiunse Thorin in un sibilo letale - in tal caso, se proprio ritenete di non poter sopravvivere per due misere ore senza cibo, potete attingere alle provviste, a patto che lo facciate usando buonsenso.”
“Nessun problema!” trillarono i due all'unisono.
Thorin si lanciò di peso sul suo giaciglio, imponendosi di dormire.
Una roccia premeva esattamente sulla terza vertebra cervicale e una radice gli aveva fatto perdere la sensibilità del piede destro, ma era tanto stanco che non avrebbe cambiato posizione neppure per il più bel letto del mondo.
“Zio Thoooorin...”
Che sibilo fastidioso.
“Ziooooo...”
Oh, no.
“Ziiiiiiiiiiiiooooooooo...”
Un incubo. Il subconscio di Thorin sperò che quello si tramutasse in uno dei suoi consueti incubi sul drago Smaug. Li odiava e lo lasciavano più spossato di prima, ma in questo momento sembravano un balsamo rinfrescante.
“Zio Thorin?”
Forse, se si fosse concentrato a sufficienza su cenere, torrenti di lava bruciante e ruvide scaglie, sarebbe riuscito a dirottare l'incubo. Perché non lo lasciavano con il suo bello Smaug?
“ZIO THORIN!”
Due occhi più rossi di quelli di Smaug stesso si spalancarono, piantandosi in quelli chiari e impertinenti di Fili, che lo fissava senza paura alcuna.
“Non sappiamo dove sono le provviste.” Disse, sorridendo in un modo che fece imbestialire ancora di più Thorin.
“SONO NELLA STRAFOTTUTISSIMA BORSA SULLA STRAFOTTUTISSIMA SELLA DELLO STRAFOTTUTISSIMO PONY DELLO STRAF--di Bombur, dicevo.”
Accipicchia, zio, sono sicuro che la mamma avrebbe da ridire, se sapesse che usi un simile linguaggio in nostra presenza.” osservò Kili, scuotendo leggermente la testa con disapprovazione.
A quelle parole a Thorin si gelò il sangue nelle vene. Sua sorella era una nana... come dire... dalla personalità molto, molto forte.
“Lo direte a vostra madre?”
“Se necessario sì, zio Thorin, a nostra madre scriviamo sempre TUTTO.” precisò Fili, ridacchiando.
Thorin perse le forze anche solo per domandare “Ma come fate, a inviarle le lettere?”, e si arrese agli eventi.
“Mangiate quello che volete. Abbiamo poco di tutto” sussurrò “Poi filate a fare la guardia.”
“Sì, zio Thorin”. Gli occhi di Kili brillarono, al suono di quelle parole, uscite dalla bocca del Nano con maestosità e spontaneità allo stesso tempo.
Thorin non provò neanche più a stendersi a dormire. Si avvicinò al resto della compagnia, camminando, perso nei propri pensieri. Aveva sempre più stanchezza a pesargli sugli occhi. Anche Balin era ormai sveglio, e si avvicinò al suo re. 
“Non devi prendertela con i ragazzi.”
“Sono così capricciosi. Vogliono fare gli adulti ma ancora non sanno niente del mondo.”
“Zio Thorin.”
“Vogliono responsabilità, ma non sanno ancora come gestirle.”
“Zio Thorin?”
“E poi, io non me la sento di lasciar fare loro tutto. Potrebbero ferirsi, farsi male....”
Zio Thorin?”
“CHE COSA C'È, ORA? – tuonò il Nano – Cosa volete, adesso? Giuro che sto per spezzarvi in due, se non la smettete subito!”
“Ma Kili ha bisogno di coccole.”
Cosa?”
“Ha detto che si sente solo.”
“Beh, cosa aspetti? Va' da lui!”
“Vuole te.”
“IO NON-”
“Thorin, da' ascolto ai ragazzi.” Si fece sentire Balin.
“Balin. Ti conosco da una vita. Sei la mia guida, il mio mentore, il mio punto di riferimento. Ma ora come ora ho voglia di strangolarti con le tue stesse budella.”
Il vecchio Nano lo guardò con condiscendenza, per niente intimorito.
“Ora sei forte e inflessibile, Thorin Scudodiquercia. Eppure ho nitidi ricordi di un giovanissimo principino che andava tenuto sotto controllo ogni minuto, ogni ora, ogni giorno e ogni settimana, se non si voleva che scappasse dal palazzo e si andasse a rifugiare in chissà quale angolo sperduto di foresta. Ti dico pertanto, Thorin, di badare ai tuoi nipoti, passare con loro più tempo possibile e di far sì che diventino due Nani adulti di cui tutta la nostra razza possa andare fiera.”
Il principe guardò l'anziano mentore. “Grazie, Balin. Come sempre, la tua saggezza mi è di grande conforto, quando la mia vita giunge a una biforc--”
Allora, zio, vieni? Guarda che non abbiamo mica tutta la notte. Lo sai che se lasciamo Kili troppo tempo da solo, poi s'intristisce.” esortò Fili, totalmente incurante della profondità dello scambio di battute avvenuto tra gli altri due.
“Cerrrto. Andiamo.” ribatté Thorin, calcando forse un po' troppo la 'r' in 'certo' e mettendo un braccio possente sulle spalle del nipote.
“Zio, mi fai male...”
“Non dire sciocchezze, Fili.” lo liquidò rapidamente lui, stringendo la presa e incamminandosi verso l'altra piaga, quella bisognosa di coccole. 
Bah.
'Coccole'era una parola che stonava, in bocca a un Nano.
E così, convinto solo parzialmente dalle sagge - ma irritanti - parole di Balin e con il pensiero interamente rivolto alla volitiva sorella, Thorin si avviò verso il più giovane dei suoi nipoti, quello che aveva bisogno di coccole.
“Allora, come sta andando la veglia? - iniziò a dire Thorin, in tono svogliato - Hai scorto qualcosa di sospetto, nei meandri della foresta?”
“No. Nemmeno un Orco piccolo-piccolo.” disse lui, evidentemente abbattuto.
“Sai, Kili, non credo sia un bene, che tu ti aspetti chissà quali mostruosi incontri notturni. Dovresti sì stare in guardia e perennemente all'erta, aspettandoti il peggio, ma anelare così morbosamente di sfidare altre creature ed eventualmente di togliere loro il prezioso dono della vita non--”
“Mi prendi in braccio?”
Il detronizzato Re Sotto la Montagna ammutolì. Per un attimo, temette che gli sarebbe caduta la barba dallo shock.
No. Non aveva sentito bene. Per niente. Sarà stata colpa dell'anzianità che, stranamente tutta insieme, sembrava essersi presa gioco di lui e volerlo indurre alla demenza.
Perché era demenza.
La era.
“Ho... ho sentito bene?”
“Zio. - Lo incalzò, sornione, 'L'Altro Fardello delle Generazioni Future' - Non fare così. Lo sai che Kili ha bisogno della sua dose giornaliera e settimanale di coccole, ne va della sua serenità. Mamma non approverebbe un rimprovero”.
Circa a metà della frase pronunciata dall'amatissimo nipote maggiore, Thorin Scudodiquercia, figlio di Thrain, nipote di Thror, mancato Re sotto la Montagna, acciuffò l'altro nipote per le spalle, in un trionfo di morbide pellicce, e lo sollevò, coccolandolo e canticchiando una strana ninnananna il cui perno narrativo erano dei pony colorati e felici.
"Z-zio? Così mi stacchi un braccio!"
"Perdonami, Kili, amorino dello Cìo, ti rimetto a terra."
"Zio Thorin" intervenne Fili "Sei così spontaneo, quando ci dimostri il tuo affetto. Averti è davvero un dono degli dèi. Sei uno Zio così devoto."
Prima o poi, quella notte sarebbe passata. DOVEVA passare, finire, concludersi. Estinguersi. L'encomio del nipote maggiore fu veramente troppo, per lui, che affettò un sorriso cercando di sembrare più naturale e spontaneo possibile. Aveva ancora la fronte imperlata di sudore al solo sentir nominare l'amatissima sorellina, che adorava così tanto usare lui, Mancato Re sotto la Montagna, come sacco da allenamento.
Ninnare così a lungo Kili, e dover pure affettare sorrisi, lo faceva sentire un po' troppo una massaia, per i suoi gusti. O una balia.
Almeno fosse stata una di quelle balie enormi e pelose, terribili, temute dai pargoli molesti. NO. Lui appariva pure il tipo di massaia dall'animo cedevole e coccoloso.
"Zio Thorin?"
"Che. Cosa. Diavolo. Volete. Ancora?" chiese Thorin con lo sguardo iniettato di sangue. 
Fili si era seduto accanto a lui e al fratellino, stiracchiandosi come un gatto. Kili era ancora pieno di gioia per essere stato coccolato, e gli si era francobollato addosso, appiccicoso come bava di lumaca. 
"Sono contento che tu ci abbia permesso di venire con te" disse Fili. "Anche se tutti dicevano che eravamo troppo giovani."
"O troppo inabili."
"O troppo bassi."
"O con poca barba."
Thorin annuì, pensando che erano, in effetti, tutte obiezioni ottime e pienamente condivisibili. 
"E nonostante tutto siamo qui alla conquista di Erebor." continuò il nipote. 
"Grazie, zione."
Thorin vide la cosa come un barbaglio di speranza che gli veniva porta dall’alto, e cercò di approfittarne.
"Dimostratemi che non ho avuto torto, a includervi in questa spedizione. Rendetemi fie-- PIU' fiero di voi." si corresse prontamente, prevedendo la minaccia incombente della mostruosa protesta dei nipoti se avessero creduto anche solo per un istante che lui non era fiero di loro. Fortunatamente, i due parvero - per una volta - più concentrati sul valore delle sue parole che non sulle sfumature che queste potevano assumere.
"Lo faremo, zio, non dubitare!"
"Adesso vai a riposare, ci pensiamo noi, a fare la guardia all'accampamento!" 
"Sì, zio, puoi contare su di noi."
Thorin sperò con tutta l'anima di potersi fidare, e pertanto fece ritorno al proprio giaciglio. 
Aveva appena chiuso gli occhi quando il rumore inconfondibile di risate mal represse lo fece destare nuovamente. 
"Dwalin, non è da te essere così puerile." stava dicendo Balin, rivolto al fratello minore.
"La canzone dei pony! DEI PONY, capisci?" ribatté l'altro, lottando contro le risate.
"Thorin ha dimostrato un'altra volta la sua abilità nel rassicurare i suoi uomini."
"DOVE, ‘uomini’? Non sentivo la Ballata dei Pony del Castello di Roccargento da quando avevo un anno, e già allora pensavo che fosse troppo stucchevole e sdolcinata."
"Dwalin. - ruggì Thorin, guardando il suo luogotenente con uno sguardo che avrebbe forato da parte a parte i cancelli di Moria - Un'altra parola e ti giuro che domattina ti sveglierai con meno membra di quante non ne avessi quando ti sei addormentato."
"Come è il tuo volere, mio Re." disse Dwalin, continuando a ridacchiare. Thorin si sdraiò nuovamente, ma sentì che lì accanto Dwalin aveva preso a fischiettare la Ballata dei Pony. Per non dargli soddisfazione, si girò dall'altra parte, e cercò di otturarsi le orecchie con due delle sue treccine ornamentali.
L'espediente non funzionò, e la Ballata dei Pony di Roccargento rimase in testa al Re sotto la Montagna per tutta la notte e la mattina seguente.
E proprio la mattina fu tremenda. Thorin non aveva quasi chiuso occhio, e cercava di non ciondolare da una parte all'altra mentre dava ordini, fulminava Bilbo con lo sguardo PERCHE' SI' e cercava di sfuggire all'attenzione dei suoi nipoti. 
"Niente Orchi questa notte," commentò ad alta voce Kili, deluso, mentre sbadigliava. "Ma magari domani vedremo degli Elfi!"
E mentre la congrega di Nani iniziava a tuonare insulti nei riguardi della vile ed effeminata razza elfica - insulti che Gandalf coprì intrattenendo Bilbo in una graziosa conversazione - Fili si avvicinò al fratello. 
"Sai, non dovresti dire cose che irritano lo zio. Dovresti cercare di essere un po' più maturo, come me, non è vero, zio?"
E mentre Dwalin diceva qualcosa su budella di Elfo che potevano essere lanciate a miglia di distanza, Thorin si disse che, nei suoi riguardi, il destino aveva un'ironia tutta speciale.
  
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