Come se fosse l’ultimo giorno by Mistress Lay
Paring: Harry/Blaise
*
28/09/07
Dedicata
alla carissima Alice alias Alicesimone, che mi ha richiesto – e che ama alla
follia ^^ - questo paring.
Come
avevi chiesto, Blaise è il tuo Blaise, quello che avevi sempre
immaginato. XD Te la posto anche qui su Efp! XD
Ti
adoro, chicca!
Auguri!
*
Apparentemente non era cambiato di molto.
Harry diede una veloce occhiata al suo riflesso allo
specchio, cercando qualche tratto che nel tempo fosse cambiato, prima che
potesse uscire di casa e raggiungere gli amici al pub in centro.
Si bloccò e si mise di fronte allo specchio, immobile,
osservandosi attentamente, studiando nei minimi dettagli la sua espressione.
Sì, apparentemente non era cambiato di molto.
Va bene, ormai non indossava più gli occhiali, ma solo
lenti a contatto, il viso adolescenziale si era affilato e ora portava un
taglio di capelli più lungo in modo che alcuni ciuffi ricadessero sulla fronte,
coprendogli così la cicatrice.
Mossa utile.
Ma a parte questi piccoli cambiamenti, che c'era di
diverso?
Ok, ok, ora non portava più i soliti vestiti troppo grandi
che aveva 'ereditato' da Dudley, ora finalmente si poteva permettere un
guardaroba più accessibile che non facesse sembrare un palloncino con quegli
abiti di tre taglie più grandi: quella sera in particolare portava un paio di
jeans scuri leggermente gessati sulle ginocchia e una semplice camicia chiara,
la prima che aveva trovato dopo la sua doccia.
Va bene, si concesse, un po' era cambiato.
Dovette dare ragione a Hermione, che glielo aveva fatto
notare il giorno prima, quando, mentre passeggiavano per le strade di Londra
per raggiungere Ron, un paio di ragazzine si erano voltate verso di lui al suo
passaggio, scannerizzandolo in maniera piuttosto imbarazzante e sorridendo
maliziose.
Harry aveva chiesto a Hermione che cosa ci fosse che non
andasse in lui: aveva la maglia macchiata? Gli si vedeva la cicatrice?
Hermione aveva scosso la testa, sbalordita, mentre
commentava 'Ma non ti accorgi come sei, Harry? Sei cambiato così tanto in
questi ultimi anni'.
Harry scosse la testa al suo riflesso, cercando di
trattenere il suo desiderio di fargli la linguaccia, e uscì di casa, cercando
di correre per non accentuare ulteriormente il suo ritardo.
Non si poteva dire che gli andasse male.
Finalmente poteva avere una vita normale, fatta di amici,
lavoro e niente fan. Almeno fino a quando non metteva piede nel mondo magico.
Però Harry avvertiva qualcosa... una strana stretta al
cuore al pensiero di essere solo.
‘Solo’ magari era una parola che sapeva di vittimismo, ma
fondamentalmente Harry desiderava trovare qualcuno che si prendesse cura di
lui. Qualcuno che potesse stargli accanto.
Non che la sua vita sentimentale fosse messa così male:
aveva alle spalle due ragazze ai tempi della scuola e qualche relazione breve
nel corso dei quattro anni precedenti, e la consapevolezza che le ragazze non
sono proprio il suo tipo.
Con quel pensiero Harry entrò nel locale e si sentì subito
stordito dalle note incessanti del karaoke dove Neville, rosso in viso e roso
d’imbarazzo, stava dando uno spettacolo terribile, facendo ridere o disperare
tutti coloro che erano a portata di orecchio, mentre Seamus sollevava la sua
birra e rideva sguainatamene, applaudendo.
Applaudire Neville mentre cantava era un evento
eccezionale. Ma Seamus poteva anche essere compreso. Dopotutto si trattava del
suo ragazzo.
Harry scosse la testa, rassegnato, e raggiunse gli amici
al loro tavolo: - Che ha combinato per beccarsi una punizione così terribile? -
Dean, con un braccio attorno alle spalle alla ragazza di
turno, lo salutò con un cenno: - Ha perso una scommessa con Sam -
Seamus smise per un istante di ridere e salutò Harry con
una calorosa stretta: - Harry! Amico! Non trovi che il mio Nevi sia una ugola
d'oro? -
- Seamus, l'amore ti ha reso sordo oltre che cieco? -
domandò Ron, sollevando gli occhi al soffitto, giungendo con due birre - Ehi,
Harry - si sedette accanto all'amico e gliene porse una.
Neville finalmente terminò la sua performance e scese dal
palchetto, accolto dagli applausi entusiastici di Seamus, che gli si aggrappò
al collo stile koala e lo spinse a sedersi mezzo sdraiato su di lui: - Nev! -
gli strofinò la mano sulla testa, scompigliandogli i capelli.
- Complimenti, Neville - lo accolse Harry.
Neville, ancora rosso in viso, domandò timidamente: - Ho…
ho fatto una figura pessima, vero? -
Seamus rise, attirandolo a sè e posandogli un bacio
delicato sulle labbra: - Ma dai, Nev! Ti consolo io, tesoro! -
- Vi prego! - esclamò Dean - Non cominciate a fare i
colombelli qui! - la ragazza che stringeva ridacchiò.
Seamus gli picchiettò la spalla: - Ma ti senti, invidioso!
- e baciò appassionatamente il suo ragazzo.
C'era da molto da invidiare, se si voleva essere sinceri.
Seamus e Neville stavano assieme da cinque anni, ovvero
dal settimo anno a Hogwarts, e, nonostante le difficoltà, il loro amore era
rimasto sempre lo stesso e i due, sebbene tutti li avessero occhieggiati con
scetticismo - in fondo Neville e Seamus erano letteralmente due opposti, in
ogni cosa - sembravano felici come il primo giorno della loro relazione.
- Hermione? - domandò Harry a Ron non appena le risate si
furono quietate.
Ron bevve un sorso di birra: - Stasera lei e Ginny vanno
al cinema assieme. 'Cose da donne' mi hanno detto, e questo vuol dire che Ginny
è stata lasciata dal suo ultimo ragazzo e vanno a vedersi un film sdolcinato e
strappalacrime al cinema. Io le donne non le capisco -
- Chi ha lasciato Ginny? - domandò Seamus curioso.
- Non era Mark? - suggerì Neville.
Ron scosse la testa, simulando disperazione: - No, quello
l'ha lasciato la settimana scorsa. Questo era Timothy... -
- Ma come, non stava con Jack? - sgranò gli occhi Harry.
- No, quello era sono un'avventura, a suo dire... -
Dean scosse la testa, sospirando: - E dire che io ero
rimasto a Randy -
- No, Randy era quello che le ha fatto le corna con Hannah
-
- Chi è Hannah? - domandò la ragazza di Dean.
- Una nostra compagna di scuola - spiegò Ron, poi si
rivolse agli amici - Sapete, Hannah di Tassorosso -
- La Abbott? - strabuzzò gli occhi Dean - Ohi Ohi, chissà
che colpo basso per Ginny -
- Non dirmelo - sospirò Ron - mi hanno costretto a vedere
'Titanic' quella sera... -
I ragazzi scoppiarono a ridere, facendo voltare persino la
cameriera, che stava servendo il tavolo accanto.
- E tu, Harry? - domandò Neville - Come sta Sean? -
Harry scrollò le spalle: - Diciamo bene. Ci siamo lasciati
tre settimane fa -
Neville s'incupì subito: - Scusa... è solo che... -
- Non preoccuparti - Harry si raddrizzò sul divanetto -
non andava e basta. Diciamo che di fatto è una 'pausa' ma è finita... -
Ron alzò la bottiglietta di birra: - A Harry e al suo
amore. Che lo trovi presto! -
- Esatto! - risposero in coro i suoi amici.
- E finitela! - esclamò Harry ridacchiando.
- Scusate - si intromise una cameriera bionda - ho sentito
che uno di voi si chiama Harry -
Harry annuì: - Sì, sono io -
La ragazza sorrise, passandogli un biglietto: - Mi hanno
detto di darti questo -
Harry lo prese senza dire una parola, se lo rigirò tra le
dita e poi domandò: - Chi te l'ha dato? -
La cameriera ridacchiò: - Mi ha detto di non dirtelo.
Solo, leggi il biglietto - e se ne andò.
- Che c'è scritto? - domandò Seamus sporgendosi dal tavolo
nella speranza di sbirciare che cosa c'era scritto nel misterioso biglietto.
- Sì, dai leggi! - lo incitò Dean.
Harry dispiegò il bigliettino: - 'Alza gli occhi' - obbedì
a quell'invito e sollevò lo sguardo. Immaginò di doversi guardare più volte
attorno per distinguere tra tutti quegli avventori del locale chi gli avesse
mandato il biglietto ma i suoi occhi non si persero nella folla che occupava il
pub, no, subito, LO individuarono.
Era quasi dall'altro lato della sala, era seduto su un
divanetto, solo, con di fronte un boccale vuoto, e lo fissava.
I loro sguardi si incrociarono e lo sconosciuto - perchè
davvero Harry non riusciva a ricordare dove lo avesse visto o SE lo avesse
visto mai prima d'ora - accennò un sorrisetto da dietro la mano e fece un segno
che invitava Harry ad unirsi a lui.
- Cel'ha con te, quel tipo? - domandò Ron.
- E dire che avevamo brindato per te, Harry! - rise
apertamente Seamus - E il tuo amorino è qui a due metri! -
Neville diede
Seamus una gomitata per farlo stare zitto poi si rivolse a Harry, leggermente
preoccupato: - Non so, Harry... -
Seamus lo abbracciò: - Guarda, Nevi si preoccupa... dai,
Harry è grande e grosso, si saprà difendere! -
Dean guardò attentamente l'uomo quasi dall'altro lato
della sala: - Sai... mi sembra di averlo già visto... -
Harry si alzò in piedi, anche se dubbioso: - Bah, andiamo
a vedere chi è e che vuole... -
Afferrò la sua birra e si avvicinò all'uomo che prima lo
aveva invitato a sedere vicino a lui, mentre si dirigeva verso di lui cercò di
ricordarsi se l'avesse o meno visto da qualche parte perchè evidentemente
quell'uomo lo conosceva abbastanza da sapere il suo nome.
Aveva occhi blu profondo, capelli neri leggermente mossi
che teneva lunghi fin quasi le spalle, raccolti in una coda bassa, portava
vestiti eleganti, evidentemente di sartoria, e lo squadrava con un sorrisetto.
- Accomodati - lo invitò con voce suadente - Desideri
qualcosa? Te lo offro io -
Harry ghignò leggermente: - Mi hanno insegnato a non
accettare le caramelle dagli estranei... -
L'altro accentuò il sorriso: - Tecnicamente non sono un
estraneo. Ci conosciamo. Di vista e sicuramente nel tuo caso di fama, ma ci
conosciamo -
- E in quali circostanze? -
- Hogwarts -
Hogwarts aveva detto.
Bè, questo sì che restringeva il campo delle presunte
identità da attribuire a quello strano uomo.
- Vorresti sederti, così da parlare più tranquillamente? -
lo invitò - Ah, in ogni caso, io sono Blaise Zabini. Non so se ricordi, eravamo
allo stesso anno, ma io a Serpeverde -
Ci volle tutto l'autocontrollo di Harry per non sobbalzare
alla menzione di quel nome.
Blaise Zabini.
Certo, di vista e di 'fama' lo conosceva, Blaise Zabini,
con lui non aveva mai parlato.
Ricordava quando si accompagnava a Draco Malfoy, quando
per la prima volta aveva sentito il suono della sua voce in treno, nello
scompartimento di Slughorn, la sua espressione sprezzante, posata, quasi
oltraggiata nell’essere accompagnato a persone così mediocri.
E i suoi occhi blu profondo che lo fissavano anche quando
Harry rivolgeva la sua attenzione ad altro, la sua voce scocciata mentre
parlava con Draco Malfoy che a quanto pareva era il suo migliore amico, o
quell’amico che più si avvicinava ad essere il suo confidente preferito.
E poi lo ricordava confusamente nell’ultimo anno, quando
lo incontrava per i corridoi nei quali vagava da solo, senza Malfoy ad
apripista, con quell’espressione distaccata, fredda, sulle sue.
E lo ricordava anche nel giorno della vittoria, in quel
campo sterrato e brullo, con la bacchetta puntata contro qualcuno dal mantello
nero, una manica strappata, i suoi occhi blu che lo fissavano, ancora un volta,
con un’emozione a stento trattenuta mentre Harry cadeva a terra.
Quando Harry si era rialzato Blaise era ancora a fissarlo,
con quell’espressione strana sul viso, con quella paura ad animargli i suoi
occhi blu profondo, così ordinariamente freddi.
Ecco che cosa ricordava di Blaise Zabini.
Niente di più, niente di meno.
Le loro strade si erano inevitabilmente divise, i loro contatti
erano divenuti inesistenti, e Harry si era completamente scordato della sua
esistenza.
A distanza di anni eccolo lì, di fronte a lui, ad
offrirgli una birra e a guardarlo con quel sorriso che non si estendeva agli
occhi.
- Perché dovrei? – Harry stette sul chi vive, leggermente
sorpreso.
- Perché… - disse Blaise, sporgendosi verso Harry, con un
sorriso sulle labbra sensuali – … così! – risolse.
Harry lo guardò stranito da quella strana risposta.
Non ricordava Blaise Zabini… così.
Non doveva essere algido, freddo e sprezzante?
Invece in quella sera di venerdì, in quel pub affollato,
Blaise Zabini era tutto meno che sprezzante: era gentile, spiritoso,
amichevole. E aveva un sorriso bellissimo…
Forse fu lo shock di aver pensato quel complimento a far
sedere Harry, non tanto perché si era arreso a quella replica leggera,
piuttosto perché, a quella constatazione lusinghiera sul sorriso di Blaise
Zabini, le sue gambe non ressero oltre.
Aveva davvero pensato che Blaise aveva un sorriso
bellissimo?
Forse c’era qualcosa nella birra… decise di non berne un
sorso di più.
In ogni caso, seduto com’era di fronte a Blaise Zabini,
prese a fissarlo in maniera intensa, come se si aspettasse da un momento
all’altro che questi tirasse fuori una bacchetta e lo facesse secco.
Cosa del tutto probabile, in ogni caso.
Si parlava o no di un ex Serpeverde?
- Perché mi guardi così? – domandò Blaise corrucciato.
- Così come? -
- Come se ti stessi minacciando con un Avada Kedavra –
rispose Blaise, come se gli avesse letto nel pensiero. Harry dovette
trattenersi dal chiedergli se fosse o meno un legilimens. Il moro ex Serpeverde
picchiettò il dito contro il tavolo – Non essere così sospettoso, voglio
solamente parlarti -
- E non dovrei insospettirmi? – domandò Harry sorpreso – Zabini,
ti sfugge il fatto che non abbiamo mai avuto una conversazione? Ho parlato
persino più con Malfoy, il che è tutto un dire… -
Blaise si appoggiò allo schienale della sedia, poteva
sembrare che l’avesse fatto perché cercasse una posizione più comoda per
dialogare con più tranquillità con il suo interlocutore, ma in realtà era stato
un riflesso involontario.
Si era ritirato di scatto alla menzione di Draco Malfoy.
- Già… - commentò amaramente – immagino che sia così -
Harry gli lanciò un’occhiata spiazzata.
Chissà come mai quel cambiamento di umore così repentino…
- Come mai ti è
venuto improvvisamente questo desiderio assurdo di parlarmi? – inarcò un
sopracciglio.
Lo sguardo di Blaise Zabini si fece lontano, come perso in
qualche pensiero triste.
- A volte succedono certe cose… e ti fanno pensare -
Quella risposta lasciò Harry senza possibilità di replica.
Come si poteva rispondere a quella constatazione così
strana?
Sì, decisamente Blaise Zabini era strano.
- Scommetto di aver aumentato solamente i tuoi sospetti su
di me – soggiunse poi, in tono di scusa – Perdonami, sono stato troppo criptico
-
- Potresti dirmi la verità senza troppi giri di parole,
allora -
Blaise Zabini aveva la strana capacità di rendere Harry
nervoso: non sapeva esattamente cosa provocasse questa condizione, ma Harry si
sentiva a disagio con lui. Non era tanto una problema di essere allo stesso
tavolo di uno sconosciuto e di non saperne le intenzioni, era proprio una
questione di pelle.
- Beh… - accennò Blaise – hai mai avuto la sensazione… di
essere privo di qualcosa? Come… di una parte importante della tua vita? –
domandò in tono estremamente enigmatico – Aspetta, ho posto la domanda in
maniera errata – si scusò subito e parve incredibilmente imbarazzato, come se
avesse rivelato un segreto spinoso non volendo – Intendevo dire… hai presente
quando sei ad un passo dalla morte? -
Harry poteva dire sì, ho presente, sai, ci sono passato
parecchie volte, con Voldemort alle calcagna. Ma non lo disse, aspettò che
Blaise terminasse il suo monologo discontinuo.
- O meglio, ti sei mai reso conto, in un momento difficile
della tua vita, di guardare indietro
nella tua vita e vederla… vuota…? -
Blaise sembrò rendersi conto per primo dell’assurdità
della sua domanda e puntualizzò: - Vuota e priva di qualcosa di fondamentale… e
poi decidessi di vivere il presente assaporandolo in ogni instante e vivere
come se il giorno corrente potesse essere l’ultimo? –
Harry rimase in silenzio, colpito da quella domanda.
A lui era mai capitato?
Come mai aveva la sensazione di essere parte inespressa di
quella domanda, come se questa celasse un altro interrogativo, questa volta
rivolto personalmente ad Harry stesso?
- Non fare quella faccia seria! – lo tranquillizzò Blaise
Zabini – Mi fai sembrare un pazzo visionario… -
- No – rispose infine Harry – Non vorrei… solo… non
capisco che cosa c’entri questa tua domanda con me. Tu… stai… bene? – domandò
titubante.
Blaise finalmente rise, alleggerendo la tensione: - Certo!
Ma non era questo il problema… diciamo solo che un giorno particolare mi sono
fatto qualche domanda giusta e sono giunto alla conclusione di voler vivere
intensamente e di fare quello che volevo, senza badare troppo alle conseguenze.
Perciò… eccomi qui –
- Eccoti qui… cosa? -
- Ecco qui, me stesso, Blaise Zabini, di fronte a te,
Harry Potter – disse in tono definitivo – Eccomi qui, a parlarti. Buffo, no? -
- No… solo molto confuso – ammise Harry, spiazzato da quel
discorso senza capo né coda.
Che cosa significava?
- Beh… volevo fare una cosa da molto tempo – rispose
Blaise e i suoi occhi blu lampeggiarono – Volevo conoscerti. Parlarti.
Liberamente, senza problemi. Ho avuto fortuna, trovandoti qui. Deve essere un
segno del destino – sorrise – E quando si ha il Fato dalla propria parte… beh,
nessun comune mortale può sottrarvisi -
Per un breve istante Harry pensò che Blaise Zabini fosse
pazzo, ma poi, quando analizzò bene il suo discorso, capì che in realtà un
senso lo aveva… e quel senso persino, in un certo senso, non gli dispiaceva.
In breve Blaise gli aveva appena rivelato che da
tantissimo tempo desiderava avvicinarlo, parlargli, bere qualcosa con lui,
senza pretese di alcun genere. Per tante volte aveva represso questo suo
desiderio, avverse le circostanze, timoroso forse di un rifiuto.
Che cosa lo aveva portato a cambiare opinione e decidere
alla fine di parlare ad Harry?
Perché?
perché mi vuole conoscere?
In fondo erano sempre appartenuti a due mondi distinti
dalle differenze insormontabili e ora… questo strano desiderio.
Perché?
Improvvisamente, guardando quegli occhi color del mare,
Harry capì non solo che Blaise era straordinariamente sincero ma persino che a
lui non dispiaceva conoscere Blaise Zabini.
Voleva innanzitutto chiedergli perché voleva conoscerlo,
perché il suo sguardo, il giorno della battaglia finale, era così accorato.
E voleva cercare di capire perché Blaise Zabini lo
incuriosisse tanto.
Harry si rilassò sulla sedia, accavallò le gambe e lo
guardò dritto negli occhi: - Ok. Allora comincia –
Blaise lo osservò spiazzato da quella replica: - A fare
cosa? –
- Raccontami di te -
*
Il loro ‘primo incontro’ fu così, strano, sull’onda
dell’incertezza, all’insegna della curiosità. I silenzi non si contarono,
numerosi com’erano, ma stranamente nessuna tensione li spezzava, solo… una
certa cautela, come se in quegli attimi di interruzione i due interlocutori
soppesassero l’altro.
Fu Blaise a parlare per primo, e fu sempre lui a parlare
per più tempo.
Come un tacito accordo tra i due, Blaise doveva giostrarsi
la conversazione di quel giorno, parlando di sé.
Una notte e Harry si sentiva già a suo agio con la
conversazione di Blaise: a scuola girava la voce che Blaise fosse una persona
taciturna e chiusa, con la quale era impossibile parlare. Una persona che
odiava il prossimo, che non lo ritenesse all’altezza della sua attenzione.
Non che fosse algido o che lo avesse espressamente
dichiarato, ma semplicemente la sua espressione perennemente seria e
sottovalutante intimoriva un po’ chiunque
ed il fatto che apparteneva alla casata di Serpeverde non aumentava
certo la sua fama.
Invece, con Harry, quella notte, parlò a ruota libera, con
tranquillità estrema, come se fosse un gran conversatore.
Non aveva per il suo interlocutore la solita espressione
fredda e distaccata, al contrario, aveva un sorriso e uno sguardo aperto, come
se cercasse in tutti i modi di aprirsi all’altro.
Era quasi mattina quando si separarono e tornarono alle
rispettive case, Harry, quando raggiunse la sua, conosceva metà dei gusti di
Blaise.
Non gli dispiaceva per niente coltivare quell’amicizia
fuori dalle righe e soltanto quando si mise sotto le coperte si concesse il
privilegio di sorridere pensando al sorriso di Blaise.
La notte seguente si erano dati appuntamento allo stesso pub
e di nuovo conversarono, Blaise continuò a parlargli della sua vita, dei suoi
interessi e pian piano anche Harry cominciò a svelare qualcosa di sé, dei suoi
gusti.
Era una sensazione strana, perché Harry si sentiva a suo
agio con Blaise, e parlargli di sé era divenuta un riflesso spontaneo.
Fu il secondo di molti incontri, quasi tutti a quel pub
che li aveva fatti ‘conoscere’.
Non si dicevano mai chiaramente ‘Domani ci vediamo qui,
vero?’ o ‘A domani, allora’. Non dissero mai, ma era implicito.
Desiderio o dovere.
Una notte in particolare, ad una settimana dal loro primo
incontro, si ritrovarono quasi senza parole.
Qualcosa, tra di loro, era sottilmente mutato nel lento
trascorrere dei giorni, e il filo della complicità li aveva avvinti così
strettamente che loro stessi nemmeno si resero conto di quanto fossero legati.
Era curiosità all’inizio, ora che cos’era? Smania di
cercare l’altro, di sapere, di conoscere anche le cose brutte, di apprezzare le
cose belle.
- Ti va di andare a prendere una boccata d’aria? – domandò
improvvisamente Blaise una di quelle notti. Al consenso di Harry lasciarono il
pub, appena fuori l’aria fresca notturna lambì i loro corpi e rabbrividirono.
Camminarono per un tratto, avvolti nel silenzio della notte, sotto le stelle
infuocate della volta celeste, e il vento inesorabile a colpirli con piccole ma
frequenti sferzate.
Rimasero in silenzio ad ascoltare i rumori della città
notturna, delle voci attutite e del rumore delle loro scarpe sul selciato.
Il London Bridge era illuminato di tanti piccole luci come
costellazioni in cielo, lo videro da lontano, e si fermarono, in tacito
accordo, appoggiando i gomiti sul parapetto del ponte in cui sostarono.
Il silenzio era quasi sacro, poche macchine passarono
dietro le loro spalle, a pochi passi dal Tate, e loro tacendo rimasero a
guardare il panorama e la luce oscura della luna, impallidita dai lampioni
accanto a loro.
- Sto bene con te – ammise alla fine Harry con voce
leggera, come il tocco accidentale di mano.
Blaise la accolse con un sorriso sorpreso e gli gettò uno
sguardo grato, come se fosse riconoscente a Harry di quello che gli aveva
detto.
- Anche io sto bene con te, Harry – ammise anche lui di
rimando.
- Un vero peccato che non siamo riusciti a conoscerci così
bene a Hogwarts… - accennò Harry con un lieve sorriso sulle labbra, al pensiero
di quegli anni d’oro placcati di rame della sua vita - Io ti vedevo, ma eri
così lontano da sembrare irraggiungibile e poi… diciamoci la verità, non è che
tu interessassi così tanto –
- Io ho desiderato per molto avvicinarmi a te – replicò
invece Blaise – Poi ho rinunciato, eri troppo diverso e i nostri mondi si
sarebbero scontrati -
- Tu però ti sei unito all’Ordine – gli fece notare Harry
quietamente.
- Non parlo di ideali, parlo di differenze. Tu nemmeno
c’eri quando mi sono unito all’Ordine -
- Mi ricordo… -
- Sì. non volevo finire come Draco, un assassino
riluttante nelle mani di Voldemort… ma allo stesso tempo volevo sapere come
stava, se era vivo. Volevo salvarlo – Blaise scosse la testa – Non è servito,
in ogni caso -
- Tu sei molto legato a Malfoy… -
- E’ sempre stato il mio migliore amico -
- E ora dov’è? – domandò Harry. Di Malfoy non sapeva più
niente se non che dopo la guerra era stato assolto dell’omicidio di Silente.
- E’ partito per l’America qualche anno fa – rispose
Blaise, per un attimo lo sguardo si incupì – Sta bene, a quanto ne so -
Harry annuì distrattamente.
- Sai qual è la scena che mi si è stampata in mente il
giorno della battaglia? – domandò poi.
Blaise lo guardò incuriosito con quegli occhi color della
notte profonda e insondabile: - Cosa? –
- Mi ricordo perfettamente di te – confessò con una punta
di imbarazzo Harry –quando sono caduto sul campo, tu mi stavi guardando, e i
tuoi occhi che avevo sempre visto freddi e impenetrabili erano venati di
qualche emozione trattenuta. Mi sono chiesto per tante volte perché mi avessi
guardato così… - guardò Blaise dritto negli occhi – Ora puoi dirmelo tu? -
Blaise era sorpreso di quella rivelazione.
Ricordava quel giorno, ricordava di Harry che cadeva a
terra, ricordava che il cuore aveva cominciato a battere dolosamente nel petto
come se volesse uscire. Quando lo aveva visto cadere aveva provato prima il
desiderio di correre verso di lui, poi di lasciare perdere tutto, bacchetta e
vita compresa, e rimanere ritto lì, in mezzo alla bolgia di incantesimi, fermo,
svuotato.
Poi Harry si era alzato da terra e il fiato che non si era
accorto di aver trattenuto era uscito tutto, in un sospiro chiaramente di
sollievo.
Si era chiesto il perché di quella reazione esagerata…
Ma la risposta l’aveva sempre intuita.
- Vuoi saperlo? – domandò Blaise avvicinandosi al viso di
Harry – Vuoi proprio saperlo? -
- Sì – soffiò Harry, improvvisamente a fiato corto.
- E’ per lo stesso motivo per cui ho voluto conoscerti
meglio e gettare alle ortiche ogni cosa che ostacolasse la nostra ‘conoscenza’
-
E poi le labbra di Blaise Zabini.
Si posarono lievi come ali di farfalla sopra quelle di
Harry in un contatto fuggevole, casto, ma ricco di significato.
Buon sapore…
- Mi piaci, Harry James Potter. Mi piaci da tanto,
tantissimo tempo – sussurrò con voce leggermente roca Blaise, non staccò le sue
labbra da quelle di Harry e quindi quelle parole le disse sfiorandolo
continuamente e deliberatamente in un bacio accennato.
Harry non seppe mai che cosa lo portò a fare ciò che poi
fece.
In seguito si dichiarò sempre grato della sua reazione, ma
che cosa lo avesse spinto non aveva un unico perchè: forse nel profondo del
cuore lo aveva sempre desiderato, forse perché nonostante tutto lo aveva
cercato, quando ancora Blaise era una pallida figura all’ombra della sua
esistenza.
Socchiuse le labbra, e Blaise lo baciò.
Inizialmente Harry non partecipò attivamente al bacio, si
lasciò trascinare passivamente da quelle sensazioni senza dire o fare nulla,
forse stordito per la piega che aveva preso quella situazione.
Ma il petto di Blaise spingeva contro il suo, e la sua
schiena era pigiata contro il parapetto al quale prima era appoggiato.
Com’erano finiti, così, abbracciati?
Harry ricambiò quel bacio con lentezza, e i due si
esplorarono le bocche a vicenda.
Quando l’ossigeno si esaurì rimasero ancora abbracciati,
la fronte di Harry contro quella di Blaise, occhi negli occhi, fiato contro fiato.
- Credo di aver capito – sorrise Harry alla fine.
- Hai capito perché quel giorno ti ho guardato con
espressione terrorizzata? – sorrise Blaise.
- Anche – rispose criptico Harry.
- Anche? -
- Ho capito che cosa intendevi quando mi dicevi, qualche
giorno fa -
Blaise inarcò un sopracciglio.
Harry non soddisfò la curiosità di Blaise, ma lo baciò di
nuovo e l’ex Serpeverde fu ben felice di essere lasciato nel dubbio.
Quando si staccarono sentirono vampate di calore
investirli e il desiderio dell’altro risvegliato.
Guardando Blaise, Harry pensò fosse bellissimo e desiderò
poterlo vedere sempre così scarmigliato e sorridente.
- Harry… forse andiamo troppo di fretta ma… - esordì
Blaise, la sua voce era ansimante e al soffio del vento settembrino non
rabbrividì.
- Lo so. Lo voglio anche io – concluse Harry.
- Dove? -
- Da me. Andiamo da me -
*
Quella notte, Harry fece l’amore per la prima volta. Aveva
avuto altre storie, altre avventure, lungi dall’essere realmente la sua prima
volta, ma mai era stata così.
Qualcosa di particolare, di speciale, gli aveva toccato il
cuore in profondità, con sentimento, pungendolo con una freccia di amore.
Lì, tra le braccia di Blaise, conobbe per la prima volta
un’emozione nuova, speciale, dolce e travolgente allo stesso tempo.
E Blaise lo trattò con una cura straordinaria, lo guardò
con gli occhi blu iniettati della pura adorazione che provava per Harry.
Realizzò quel suo sogno di adolescente nell’appartamento di Harry, quella
persona così inarrivabile per lui in passato.
Gli sussurrò quelle due parole mentre entrava in lui, un
mormorio dolce, delicato, un ‘ti amo’ così casto e puro, dato con una tale
emozione trattenuta che Harry ebbe come l’impressione di essersi perso una vita
nella cecità.
Come se oggi fosse l’ultimo giorno…
Mani imperanti sulla pelle, carezza lunga, estenuante, di
amanti che si stavano conoscendo, poco a poco, esplorandosi a vicenda, con
tocco tremante di emozione, venato dalla perfezione del momento.
Qualcosa, come se fosse finalmente andato a posto, illuminò
i loro volti, sorridenti, raggianti di felicità.
Perché ‘fretta’?
Era stato giusto trovarsi di nuovo, ammettere quel
sentimento maturato con gli anni. Blaise non aveva rimpianti.
E quando giacquero silenti, abbracciati tra le lenzuola
gettate alla rinfusa attorno a loro, con il fiato corto e con il sudore ad
imperlare loro le fronti, si concessero un attimo di riflessione.
Come se oggi fosse l’ultimo giorno…
O Anche il primo.
- Mi fai sentire completo – spiegò con dolcezza Harry,
riprendendo la domanda di Blaise di quando erano sul ponte – Non l’avevo mai
capito prima di adesso -
Blaise sorrise, e Harry arrossì leggermente, nel sentire
il cuore di Blaise aumentare il battito, come se fosse emozionato. E
decisamente lo era. Lo erano entrambi.
- Da quando? – domandò Harry – Da quando tu… -
- Da quando ti amo? – Blaise ridacchiò, stringendo il
cerchio delle sue braccia attorno a Harry – Non so. Non c’è stata una data o
una circostanza in particolare. L’ho scoperto poco a poco, vivendo questo
sentimento. Forse non l’ho mai ammesso a me stesso prima di adesso… guarda che
mi fai dire… -
- Te ne penti? -
- Per nessuna ragione al mondo – rispose con decisione
Blaise. E come pentirsene?
Si diceva che i sogni degli adolescenti non sono che
spirali di incertezza, plasmabili, ricombinabili, Blaise ora stava stringendo
un suo sogno di adolescente, un sogno nascosto in un cassetto e sopito per
anni.
Ma era davvero un solo un sogno?
- Posso… posso rimanere qui a dormire? – domandò con un
mormorio sommesso Blaise. Quasi fosse insicuro della loro intimità…
Nel porre quella richiesta, però, strinse maggiormente a
sé Harry.
Posso, posso, posso?
Harry gli rivolse un sorriso mezzo assopito, pigro, si
accoccolò tra le sua braccia, avvolgendo l’altro di rimando: - Non pensare
nemmeno di uscire da questa stanza, Blaise. Voglio che tu stia qui, con me,
tutta la notte. E il giorno dopo. E il giorno dopo ancora –
Il volto di Blaise si illuminò di un sorriso radioso, le
sue labbra si posarono con delicatezza sul capo di Harry e lo baciarono con
adorazione.
- Ti prendo sulla parola, Harry –
Harry gli rivolse un mugugno e Blaise lo coprì con una
coperta, poi si sdraiò meglio accanto a lui, e, nel buio della stanza sussurrò:
- Posso… posso non lasciarti più, Harry? Posso restare con te? Per sempre? –
*The End*
Nota finale: Mia carissima Alicetta, tanti auguri! Spero
che la mia shot ti sia piaciuta, personalmente mi sono divertita un mondo a
scriverla! XD
Come sai era da tanto che volevo scrivere qualcosa
Harry/Blaise… eheh XD
Ti voglio bene, tesoro!
Un bacio grande grande!
Miss