"I know it's over
And it never really began
But in my heart it was so real
[...] Love is Natural and Real
But not for you, my love
Not tonight, my love
Love is Natural and Real
But not for such as you and I, my love"
-The Smiths, I Know it's over.
8. I know it's over, and it never really began..
Hermione si svegliò in Infermeria senza nemmeno ricordare perché ci fosse. Ad accoglierla, due grandi occhi verdi che la guardavano, desiderosi di vedere i suoi aprirsi.
"Herm! Come stai?" Le chiese l'amica, curiosa di sapere quanto avesse eliminato Malfoy dalla sua testa.
"Bene.. è solo che.. non riesco a ricordare perché sono qui, ho solo delle piccole memorie sparse.." Farfugliava confusa. Ginny era ancora più curiosa di sapere cosa Malfoy avesse lasciato, o addirittura modificato.
"Io ricordo.. Malfoy, sì, Malfoy. Io.. E' furioso, sì, grida qualcosa ma io non riesco a ricordare cosa.. non riesco a sentirlo. Mi guarda, mi sta guardando. Quant'è strano Malfoy, eh?" Ridacchiò Hermione, sempre più confusa.
"Cosa.. cosa dice? Come ti guarda?" A quanto pare quell'idiota non aveva cancellato niente.
"No, non mi guarda più. Però, lui.." Hermione si zittì per qualche secondo per riuscire a vedere cos'era successo dopo, poi spalancò gli occhi e gridò, gridò a pieni polmoni.
"Perché? Ginny, perché l'ha fatto?" Chiese, un po' spaventata, un po' triste, un po' arrabbiata.
"Io.. non lo so." Mentì svelta lei. Cos'aveva fatto Malfoy?
"Non capisco perché gli abbia dato fastidio il bacio con Ron. Siamo fidanzati, e lui lo sa! Cos'è, cattiveria gratuita? Che ragione aveva? Non poteva certo essere geloso!"
Ginny la guardò, e prese tempo prima di rispondere. Sorrise e quasi le si inumidirono gli occhi, adesso che aveva capito cos'aveva fatto Draco Malfoy, l'Eterno Nemico, il Serpeverde, il Mangiamorte. Accarezzò la guancia dell'amica, le prese la mano. Avrebbe dovuto dirle che era stata davvero cattiveria gratuita, che aveva la giornata storta, che era solo un Mangiamorte, e questo è ciò che quelli come lui fanno. Ma non ce la faceva a dirlo. Si limitò a sorridere e accarezzarla un po', tanto che Hermione si chiese se avesse picchiato la testa.
"A che pensi?" Le chiese allora Hermione.
"Penso a quanto le persone vogliano sempre nascondere il loro lato migliore, e questo li renda imprevedibili." Disse piano.
"In che senso?"
"Nel senso che.. hai presente i bruchi?" Disse allora, sempre con la voce bassa e uno sguardo che la facevano sembrare lontana anni luce.
"Ehm.. sì. Vai avanti."
"Quando li vedi, diresti mai che un giorno saranno farfalle?"
"Beh, ho visto un mucchio di bruchi trasformarsi in farfalle, so che lo fanno."
"No.. non intendevo questo. Immagina di essere piccola, di non aver mai visto un bruco, solo tante farfalle. Cosa pensi, cosa fai quando vedi un bruco?"
"Beh, magari mi allontano, perché sono una bambina e magari è bruttino, e preferisco le farfalle."
"Però quel bruco sarà farfalla."
"Ma io questo non lo so."
"E se tu lo sapessi? Aspetteresti che diventasse farfalla, o lo ammireresti anche da bruco?"
"Cos'è? Razzismo fra animali? Dove vuoi andare a parare? E comunque.. non lo so, probabilmente lo ammirerei anche da bruco." Hermione era sempre più curiosa.
"Sai distinguere un bruco dagli altri insetti? Sei sicura di vederli tutti per poterli ammirare?"
"Io.. non so, immagino di sì."
"Uno ti è sfuggito, Hermione. Torna a prenderlo." Disse Ginny, prima di allontanarsi e sparire, lasciando Hermione più confusa di quanto non lo fosse al suo risveglio.
Avrebbe voluto dormire ma non ci riuscì, le parole di Ginny ancora in testa come un indovinello. Che voleva dire?
Decise di sgranchirsi le gambe, fare due passi. Si guardò intorno e vide un'altra chioma rossa, identica a quella che le aveva fatto sorgere strani dubbi.
"Ron!" Si avvicinò a lui.
Lui si svegliò e la guardò un po', sorrise, impacciato. Lei si chiese perché sembrasse imbarazzato e gli schioccò un sonoro bacio sulle labbra. Ron a quel punto divenne viola e la guardò storto, anche se compiaciuto.
"Che fai?" Le chiese.
"Che c'è, sei il mio ragazzo, posso farlo!" Ridacchiò lei e gli prese la mano.
"Il tuo.. che?" Ron era allibito. Aveva picchiato di nuovo la testa? Cos'era successo adesso per dimenticare una cosa del genere?
"Il mio ragazzo, Ronald. Ho capito perché sei qui: hai picchiato la testa."
"Di nuovo?" Chiese impaurito lui.
E lei non gli rispose, si accoccolò accanto a lui e cominciò a giocherellare distratta coi suoi capelli rossi, a pensare ad un mucchio di cose, a Ginny, a Malfoy.. Un'unica domanda fissa: perché?
***
Draco Malfoy corse via con lo sguardo di Potter puntato sulla nuca, corse via per scappare, per non rimanere vittima del suo incantesimo, per non vederla svegliarsi e non chiedere di lui.
Era diviso in due parti, adesso. Il nero e il bianco. Il Purosangue e il mago. Il Mangiamorte e l'innamorato. Il Serpeverde e il Grifondoro. Non sapeva più chi era, quello che voleva. Una parte di sé avrebbe voluto dimenticare come aveva fatto Hermione, ma una parte di sé voleva ricordare, perché se era accaduto c'era pur sempre una ragione, e sarebbe stato ripagato comunque, anche tra mille anni, anche quando sarà morto e il suo incantesimo abbandonerà Hermione come aveva fatto lui anni prima, lasciandola con un rimpianto e con un vecchio ricordo eroso dal tempo, come una vecchia fotografia, magari una di quelle babbane. Una foto un po' ingiallita dove ingenui sorridevano, ignari che dopo si sarebbero salutati. Forse Draco preferiva le foto babbane. Quelle dove le persone rimanevano ferme come avevano deciso di apparire in foto, dove non se ne andavano e non salutavano. E tu puoi solo spostarti per cercare d'incrociare lo sguardo perso nel vuoto di anni prima. Le avrebbe preferite così le foto, e così, i ricordi. Con quello sguardo alla stazione o le loro lingue che si fondevano dolcemente sul treno, quando tutto era finito e un altro tutto stava per cominciare.
Non ne era passato poi tanto, di tempo, no? Era passata solo qualche settimana, ma il suo cuore sembrava aver stabilito un tempo nuovo, e sembravaf osse passato un secolo.
Si diresse verso i dormitori, disse la parola d'ordine due volte perché la prima era sbagliata. Come aveva potuto pensare che la parola d'ordine fosse "Hermione Granger"? Fortuna che non c'era nessuno nei paraggi.
Nott lo vide entrare, era disteso sul letto che giocherellava con un boccino.
"Ridammi il boccino, Nott."
"Mi sembra ci sia qualcosa che ti manchi più del boccino." Disse allora Nott, guardandolo a metà fra il preoccupato e il divertivo.
"Cos'altro mi hai preso?"
"Ah, non io. La Granger. Quella ti ha preso il cuore, Malfoy."
"Smetti di fare il cretino, okay? Perché la Granger? Quella mezzosangue non vale niente, figurati." Disse, fingendosi disgustato al solo pensiero di lui ed Hermione insieme.
"Il segreto per convincere qualcun altro è essere convinto per primo. E' per questo che non funziona." Disse Theodore, serio.
"Ho fatto una cazzata, Theo.." Sussurrò Draco, e il suo amico a malapena sentì.
"Che hai fatto? A parte Cruciarla, dico.."
"Le ho modificato la memoria.."
"Le hai.. cosa? Le hai fatto dimenticare di essere stata Cruciata, vuoi dire? Bella trovata!" Disse Theodore, non convinto che ci fosse solo questo sotto.
"No. Hermione Granger adesso alla stazione ha salutato Potter con un abbraccio e Weasley con un bacio.."
"Con un che?!"
"Fammi finire! Sull'Espresso è stata sola. E' andata alla lezione della McGranitt, non ha fatto scenate, non è risultata strana. Non ha ricevuto un mantello. L'unica cosa eccitante che è successa ad Hogwarts quest'anno è stato l'arrivo del professore nuovo di Difesa, e il ritorno, anche se purtroppo solo per qualche giorno, del suo ragazzo. Ronald Bilius Weasley." Tremava adesso, Draco. E si faceva paura da solo. Paura perché aveva giocato con la mente di un'altra persona come per mesi era stato fatto con lui, paura perché adesso, grazie a lui, quella persona non sapeva niente di lui. E tremava del freddo che avrebbe sentito lei, senza il suo mantello. Senza lui a proteggerla. Ma forse Weasley era povero di soldi ma non d'amore, e l'avrebbe scaldata, più di quanto Draco avrebbe mai potuto fare.
"Cos'hai fatto, Draco?! Tu sei pazzo!" Gridò allora Theodore, non più sicuro che fosse davvero Draco a parlargli, talmente che aveva quasi pensato all'Imperius, per un attimo.
"Sì.. pazzo. Di lei. Ma questo lei non lo sa." Disse, risoluto. Poi guardò l'amico dritto negli occhi. "E non lo saprà mai."
".. Vado a cena." Disse allora Theodore, desideroso di scappare, di vedere davvero la Granger tranquilla e beata che si aggira per i corridoi per mano a Weasley. Non poteva essere.
Si sentì un idiota per non essere rimasto con Draco, quando, sedutosi al suo tavolo rivolto verso quello Grifondoro, vide la Granger pulire un po' di cibo agli angoli della bocca di quello che lei credeva fosse il suo ragazzo.
Che bel Grifondoro, che lascia la persona più importante della sua vita credere di essere la sua ragazza per un vantaggio, per non essere rifiutato di nuovo!
Lo stomaco gli si era chiuso a pensare a Draco, a quel che avrebbe subito, d'ora in poi, ma non ce la faceva a tornare nei dormitori. Aspettò che la Weasley, la ormai cognata della ragazza che sarebbe comunque appartenuta al suo migliore amico per sempre, uscisse dalla Sala Grande, e poi la raggiunse.
Lei non avrebbe voluto guardarlo negli occhi ma lui la costrinse a farlo, parandolesi davanti.
"Che vuoi?" Chiese, distaccata, lei.
"Ginny." La richiamò lui. "Guardami." Lei lo guardò.
"Che nobiltà." Disse sciogliendosi un po' di fronte allo sguardo dolce di Nott.
"Che cosa?"
"Malfoy, dico. Che nobiltà. Mi chiedo se ci sia qualcun altro disposto a farlo." Disse Ginny, e sembrò rabbuiarsi un po'.
"Che vuoi dire?" Chiese allora Nott, che a guardarla la vedeva ancora più bella, sempre più bella.
"Voglio dire che.. è naturale, no? Chiederselo."
"Chiedersi cosa?"
"Chiedersi se qualcuno sarebbe disposto a fare così per me." Disse soltanto, senza voler sentire una risposta di Nott. Allora Theodore capì subito che lei non avrebbe voluto sentir nulla di ciò che stava per dire così disse soltanto:
"Le persone sono disposte a farlo per chi se lo merita." Disse.
"E chi è che se lo merita?"
"Chiunque sia amato."
Ci fu un breve silenzio, poi l'urgenza prevalse sui sentimenti contrastanti di Theodore.
"Come sta?" Chiese.
"Come sta chi?"
"Secondo te? La Granger, dico. Come sta?"
"Lei sta bene. E' così convinta che Ron stia con lei, che non ci sia mai stato niente con Malfoy.. questa è l'unica volta in cui lui non merita nessun male ma ne riceve a palate. Perché?"
"Perché il mondo è ingiusto, Ginevra. Come tuo fratello che le lascia credere una cosa del genere."
L'ultilizzo del suo nome intero fece venire i brividi a Ginny, per sentimenti contrastanti.
"Malfoy non vorrebbe che le venisse detta la verità."
"Non vorrebbe nemmeno vederla insieme a tuo fratello!"
"Beh, l'ha deciso lui!"
"No! Non l'ha deciso lui! Draco ha smesso di scegliere per se stesso quando ha cominciato a pensare alla Granger come più di una Mezzosangue, una Grifondoro. Quando ha cominciato a guardarle gli occhi, piuttosto che le braccia cariche di libri, o la bocca piena di veleno."
Si guardarono, tristissimi, per i loro amici.
"Io non voglio che stia male." Dissero insieme, e si abbracciarono. Loro erano le uniche prove che c'era stato qualcosa, tra Hermione e Draco, lo era il loro amore consumato con foga prima ancora di capire che fosse amore, lo erano i loro occhi che rivedevano tutto appena s'incontravano, quasi sempre per sbaglio, uno sbaglio voluto. Erano l'unica prova che l'amore non guardasse in faccia, che guardasse dritto nel cuore. Che li unisse coi più simili solo per poterci completare, come in un puzzle. Era l'amore che li aveva ridotti così, a pezzi, per poter trovare altri pezzi per completarli.
Voci dall'uscita della Sala Grande, la Granger e Weasley.
"Potter dov'è?" Sussurrò Nott all'orecchio di Ginny mentre questa già si staccava per andare a recitare la sua parte in quel quadretto di falsità.
"Non vuole uscire dalla sua camera. Meglio così." Disse soltanto.
Perché a forza di aspettare, un cuore si dimentica come si ama. Ed era così che stava adesso Ginevra Weasley, che imparava ad amare di nuovo, come la prima volta.
Theodore andò verso i dormitori con un senso d'urgenza che gli premeva nello stomaco. Doveva vedere Draco. Doveva sapere che era ancora vivo, che non si era lasciato andare, fossilizzato, che non aveva lasciato che ogni cosa gli scorresse addosso, come se fosse di pietra.
Entrò e lo vide. Sdraiato, apatico. Le dita intrecciate sul ventre come un morto in una bara. Lo sguardo perso nel soffitto che volava dolce nel cielo, dove ancora poteva amarla. Sembrava beato, in quel mondo dei sogni. Ma Theo lo riportò alla realtà.
"Draco."
"Sì?" Rispose dopo un po', continuando a guardare il soffitto.
"Come stai?"
"Sdraiato, non vedi?" Non c'era sarcasmo nella sua voce. Era come se fosse convinto di quella risposta.
Theodore continuò a fargli delle domande e lui a rispondergli così, senza prenderlo sul serio. Allora decise di andare a dormire, sperando che il giorno dopo sarebbe stato migliore. Spense le luci, allora sentì Draco muoversi un po', adesso che aveva perso il suo punto di riferimento, in alto.
Respirava forte, come se avesse fatto una lunga corsa, tanto che Theo per un attimo credette che fosse vicino ad andare in iperventilazione.
Poi si fermò, di colpo. Si mosse di nuovo, e ancora, ancora.
"Tornerà, Theo?" Chiese, triste.
Una lacrima gli scese dal viso e nessuno la vide, nemmeno lui. Perché Draco Malfoy era diventato, ormai, uno che piangeva in silenzio, al buio, per non farsi vedere. Per non lasciare che gli altri provassero pena per lui, per non lasciare che gli altri fossero umani.
"Non tornerà, Draco. Lei non se n'è mai davvero andata."
E Draco fu immensamente grato alla Weasley, che aveva reso Theodore così innamorato, così simile a lui fino a capirlo.
Chiuse gli occhi e cercò il suo nuovo punto di riferimento dentro di sé.
Si ispezionò per bene e poi cominciò a giocherellare distratto con le lenzuola, a pensare ad un mucchio di cose, a Theo, a Hermione.. Un'unica domanda fissa: Perché?