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Autore: kannuki    05/04/2013    1 recensioni
"Non avrebbe saputo dire se, vedendola, egli avesse provato più gioia o più dolore, ma quel ch'era certo era che non l'aveva veduta con animo indifferente."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Katherine Pierce
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Backover'
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Capitolo 2 - Know thy enemy


Recentemente, ho letto in un libro che la penna e la carta è l'ultimo rifugio della canaglia. Avevo sempre pensato che solo le anime solitarie e tempestose si rifugiassero nella scrittura, ed ero ormai convinta di essere una di quelle - lo testimoniano le troppe pagine scritte con una brutta grafia concitata e le occhiaie che mi scavano il volto – ma di fronte quella riga semplice, ben costruita, che non lascia via di scampo a fraintendimenti, sono ormai certa di far parte del primo schieramento con eccessive influenze del secondo. Sono una canaglia tormentata e solitaria. E sono un vampiro, che di per se è un fardello niente male da sopportare.

Ho cominciato a scrivere quando ho trovato un fascio di fogli nella casa presa in affitto, e una manciata di penne colorate nel cassetto di una delle camerette rosa confetto, al piano superiore. L'agente immobiliare aveva detto che qui abitava una famiglia, papà, mamma e due gemelline. Ho ripensato a Lotte e Katerina ha spillato due lacrime, prima di ritirarsi impaurita dietro la maschera gelida di Katherine. L'ho scelta per accontentare la bimba interiore. Per me, sarebbe andato bene un appartamento qualsiasi in un condominio gallinaio al centro della città.

Quando sei ad un passo così dall'ottenere ciò che vuoi, l'irrequietezza non ti fa dormire e ti toglie la fame. Perciò scrivo. Scrivo tutto quello che mi capita. Scrivo di mia sorella, dei ricordi delle venti vite vissute, dei pochi uomini che ho amato, delle pochissime amiche che ho avuto. Leggo. Non ho mai avuto molto tempo per leggere e, a dir la verità, non mi è mai interessato analizzare la vite altrui, quando la mia occupava il tempo pienamente. Ho cominciato da un romanzetto divertente allegato ad una rivista e sono scivolata sulle grandi storie d'amore, prendendo in prestito i libri dalla biblioteca. Quasi quotidianamente mi avventuro fra gli scaffali in cerca di nuovi romanzi. Non mi convince molto questo Cime Tempestose, sembra scritto da una squinternata. Jane Eyre mi ha fatto addormentare e Orgoglio e Pregiudizio, sbadigliare. Non credo di essere fatta per le grandi tragedie. Queste donne non hanno un minimo di carattere, sono deboli e sottomesse, roba da prenderle a schiaffi fino a inculcare loro un po' di buon senso. Se fossi stata una di loro, Niklaus mi avrebbe uccisa mille anni fa.

Penso che domani cambierò sezione, ferma in bagno mentre lavoro i capelli con l'arricciacapelli. Mi interrompo, quando sento uno spiffero freddo mordermi il collo. Elijah ha contravvenuto l'accordo e mi ha trovato. Bastava una telefonata e sarei andata da lui. Pantaloncini adamitici e canotta semitrasparente non è la mise migliore per accogliere un vampiro millenario. Non ho finito di lavorare i riccioli che ricadono scomposti da una spalla e se l'udito non mi ha ingannato finora, ho canticchiato le note di una canzone famosa che fa impazzire le ragazzine. Stacco l'arricciacapelli dalla corrente e appunto le ciocche non ancora lavorate sotto i riccioli, scoprendo il collo e l'orecchio destro. Detesto esporre il collo quando c'è un vampiro più forte di me nelle vicinanze. Neppure Klaus è arrivato a mordermi e non ho alcuna intenzione di interrompere la tradizione. Passo in camera da letto e indosso un vestito al posto dei calzoncini. E' scuro come piace a me. Un po' di mascara per infoltire le ciglia e un velo di rossetto. Tacchi per rimarcare la perfezione. Ho un'immagine da mantenere. Quando il richiamo si fa violento, ancheggio fino alla porta sfoderando il mio miglior sguardo annoiato.

Elijah sembra un po' sorpreso. Credo non mi abbia mai visto senza la gran massa di capelli che adornano le spalle. Mi ha visto in lacrime, disperata, supplicante, insanguinata, ma mai, MAI senza trucco e senza tacchi alti. Fa una panoramica veloce del vestito, resta al di là della porta e annuncia che parlerà con Klaus, strappandomi un sospiro interno che trapela dal battito veloce delle ciglia.

Mostramela.”

Non ce l'ho con me.”

Dov'è?”

In un posto sicuro.”

Mi crede, non mi crede? Non cambia espressione ma dagli occhi scivola alla spalla scoperta. Sospiro come se trovassi tutto quello molto noioso e faccio il gesto di chiudere la porta. Elijah la ferma col piede.

Devo fidarmi di te senza avere prove materiali?”

Mi credi capace di ingannarti?”

Sì. Non c'è bisogno che lo dica, lo leggo nel suo sguardo. Mi umetto le labbra, facendo un passo indietro. “Sei sempre stato buono con me, mi hai aiutato quando tutto il mondo mi ha voltato le spalle e mi hai dato una seconda possibilità...” inizio, odiando la voce di Katerina che ammorbidisce i suoi lineamenti e il mio corpo. Perché reagisce in quel modo, appena la mocciosetta esce fuori? Perché le permetto di prendere il controllo ed invalidare la recita? “Non ti fidi di me?”

Elijah mi guarda a lungo senza mutare mai espressione. Sto perdendo le speranze e quando apre la porta con il braccio, mi allontano fino ad arrivare al centro della stanza. La pila di libri non posso mascherarla in alcun modo, ma non è un crimine leggere. Però, quando solleva 'Mangia prega ama' dal pavimento non so perché, arrossisco. Lui mi guarda con l'aria del 'stai scherzando?' a cui non rispondo. “E' della biblioteca, non gualcirlo” mormoro allungando la mano. Elijah me lo passa senza alcun commento, ma vedo dalla piega della bocca che è divertito. Hanno sempre tutti quell'espressione, quando non mi trovano a dissanguare o uccidere. Una vocetta indignata – a quale delle due Kat appartiene? - urla a squarciagola. “Tu non sai niente di me” mormoro, un po' alterata. Faccio fatica a sostenere il suo sguardo e sento i muscoli del viso comporsi in un broncio. “Telefono alla mia amica.”

E' a casa sua?”

E' in un luogo sicuro” annuncio posando il libro sul tavolino e cercando il cordless fra i cuscini del divano, sotto la copertina in pile azzurra. Di nuovo quello sguardo sorpreso e divertito. Lo fulmino con uno dei miei e smetto di comporre il numero. “Vuoi la cura o vuoi continuare a prendermi in giro?”

Sei diversa.”

Tu non sai un bel nulla di me” sussurro tornando a guardare i numerini. Elijah mi toglie il telefono di mano e lo lascia cadere sul divano. Lo seguo con lo sguardo e poi torno a posarlo su di lui, inquieta.

Se vuoi guadagnarti la mia fiducia, hai un unico modo per farlo.”


  
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