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Autore: Mimiwitch    08/04/2013    2 recensioni
[Questa storia partecipa al contest "Lasciati ispirare...da ciò che scegli" di Fight_4 su FFZ.]
Dal testo:
George strinse forte le mani, trattenendosi, sentendo gli angoli degli occhi pizzicare.
Quella canzone lo stava emozionando e sconvolgendo, facendogli bruciare il cuore; sembrava scavare nel suo dolore, sembrava dargli forma e nome.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George Weasley, Katie Bell
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La notte era nera, come solo prima dell'alba può esserlo.

Scura di attesa, buia di emozioni.

Il parco di Hogwarts era gremito, saturo di persone fin quasi a scoppiare, eppure le voci erano lievi, deboli sussurri detti alla persona accanto in un riverente sibilo.

Attendevano.

Con i visi seri, con le menti assorte, con il cuore ancora gonfio di dolore.

Stretti sotto lo stesso cielo stellato i presenti aspettavano il segnale, una fragile e aggraziata lampada di carta di riso nelle mani.

George stringeva la sua con delicatezza, timoroso di accartocciarla se l'avesse tenuta con troppa foga, come la sua mente gli suggeriva di fare per non vederla volare via. Non avrebbe volato comunque, dato che la fiammella interna non era accesa, ma sentiva comunque il desiderio di rafforzare la presa.

Non era la lanterna il problema, lo sapeva. Era quel maledetto giorno e ciò che rappresentava.

Vittoria e perdita.

Gioia e dolore.

Sorrisi e lacrime.

Tutto a metà, come le sue emozioni, come la sua vita. Era morto e vivo allo stesso tempo.

L'anniversario della battaglia di Hogwarts era il giorno peggiore dell'anno perché, se il dolore era comunque costante e straziante in ogni secondo della sua vita, in quella data sembrava accrescere e renderlo nervoso.

Passò il pollice sulla carta di riso, assaporando il contatto morbido, lasciando che la mente vagasse, che gli occhi scorressero sulla folla: alla sua destra riconobbe Dennis Canon, stretto alla sua lanterna come se volesse schiacciarla, col viso assorto sul prato; aveva perso suo fratello nella battaglia, George lo sapeva, e capiva il senso di smarrimento che provava, l'angoscia di chi sopravvive.

Scorse molti volti conosciuti, occhi come i suoi, dolore uguale al suo.

Attendevano tutti il segnale per rilasciare quella moltitudine di lanterne nel cielo notturno, come tributo ai caduti, come simbolo di luce che rischiara anche l'oscurità più nera; perché ognuna di quelle lampade, seppur piccola, avrebbe accresciuto il numero, creando una flotta luminosa che avrebbe acceso la notte.

Ognuna rappresentava un combattente di Hogwarts, che lottando come un sol cuore con gli altri aveva sconfitto il male.

Dondolò un po' sui talloni, sentendo le gambe intirizzite per l'attesa e poi si bloccò, col corpo sbilanciato, quasi fulminato.

Quegli occhi, non potevano essere lì.

Riprese controllo del proprio corpo in tempo per ribilanciarsi e non finire disteso a faccia in giù, perché in tal caso avrebbe davvero spaccato la sua lanterna, e cercò ancora con lo sguardo quegli occhi intravisti di sfuggita, per caso, ma che certamente non si era sognato.

Anche se quegli occhi avrebbero dovuto essere in Irlanda.

Hannah Abbott si spostò per parlare con Neville e George la vide, finalmente: Katie Bell stava in piedi, solitaria, in una zona vuota, le braccia conserte che abbracciavano teneramente la sua lampada volante, come se fosse un amante; i suoi occhi sembravano brillare nella notte mentre scivolavano sulla gente, cercando visi amici.

George sentì l'impulso di raggiungerla, inatteso, repentino.

Si staccò dai suoi familiari e fendette la folla, chiedendosi passo dopo passo cosa avrebbero potuto dirsi dopo così tanto tempo senza vedersi; eppure voleva parlarle, forse perché anni prima era stato innamorato di lei, forse perché, se la guerra non avesse portato via tutto dalle loro vite, lui glie l'avrebbe detto.

Si fermò davanti a lei, titubante, pregando di non bucare la carta di riso col sudore delle mani; Katie voltò il viso, percependo la sua vicinanza, e piantò gli occhi castani in quelli azzurri dell'amico.

Bentornata” mormorò George, con la sua voce profonda.

Grazie, sono felice di vederti” rispose lei sincera, indecisa se abbracciarlo o meno; le voluminose lampade la tolsero d'impaccio, sarebbe stato impossibile un qualsiasi contatto con quegli ingombri per le mani.

Come stai?” chiesero all'unisono, frettolosamente e impacciati. Risero sommessamente, suscitando occhiatine di disapprovazione nei vicini, che si scostarono lasciandoli ancora più isolati.

George le fece segno con la mano di parlare per prima.

Sto bene, ho preso la specializzazione in Guarigione in Irlanda e adesso lavoro come Guaritrice. Tu come stai?”

George respirò a fondo prima di rispondere.

Dire che si era come spento dentro, che si trascinava in una vita vuota e a metà era vero e terribile da confessare.

Bene, grazie” esclamò facendo spallucce. Katie lo fissò mettendolo a disagio, come se gli stesse leggendo dentro; allontanò una mano dalla lanterna e la strinse sopra la sua, offrendogli un muto conforto. Cos'era quello strano e doloroso vortice nel suo petto? Cos'era quel martellio ritmato?

Il suo cuore stava forse provando a svegliarsi?

Prima che potesse aprire bocca, che cercasse di definire quelle sensazioni, la voce magicamente amplificata della professa McGranitt risuonò nel parco, scivolando attorno a loro, richiamando la loro piena attenzione.

Si girarono entrambi per guardare la donna, in piedi su un palchetto rialzato.

Tenete tutti le bacchette pronte e le lanterne ben strette: al mio via dovrete accendere la fiaccola all'interno con un incantesimo e al mio tre rilasciarle tutti insieme nel cielo” ordinò la loro ex professoressa, adesso preside di Hogwarts.

George si accorse che la mano di Katie era sparita da sopra la sua e stava stringendo la lampada con riverenza mentre l'altra teneva la bacchetta; si accinse a fare lo stesso, tenendo la lanterna sul palmo della mano.

Quando la voce della McGranitt urlo l'ordine, tutti eseguirono l'incantesimo, chi mormorando, chi col pensiero, mentre le lanterne si accendevano, come se l'energia corresse da una all'altra, donando loro vita, finché il prato non fu illuminato; la fiammella guizzava all'interno, illuminando l'esile carta di una tenue luce arancione.

La lampada di George, poggiata lievemente, si sollevò lentamente sotto il suo sguardo allarmato; la mano di Katie si poggiò leggera, riportandola giù nella presa del suo proprietario che le mandò un'occhiata di ringraziamento. Si soffermò a guardare il viso illuminato da quella luce aranciastra, chiedendosi quando fosse diventato così femminile e maturo, quando i suoi occhi avessero acquisito quella luce profonda e misteriosa e perché.

Quella che stava provando, era forse gelosia?

Si accorse che Katie stava ricambiando il suo sguardo, che lo fissava con la stessa intensità con cui la osservava lui; rimasero incatenati con gli occhi, perdendo ciò che c'era attorno; la voce della professoressa guizzò tra loro senza arrivare alle loro orecchie.

Centinaia di lanterne si staccarono da terra, galleggiando, innalzandosi dolcemente tutte assieme; tutte meno due.

George e Katie si accorsero d'un tratto del buio che li attorniava e capirono di aver perso il lancio; scostando lo sguardo l'uno dall'altra, lasciarono andare le loro lampade che si librarono lentamente, cercando di raggiungere le altre, danzando loro due sole nel tragitto.

Gli occhi di tutti erano verso l'alto, in silenzio; seguivano le evoluzioni delle lanterne, il loro pigro piroettare, il modo in cui si raggruppavano e allontanavano seguendo i capricci del vento, sempre più piccole, come vezzose e incontrollabili lucciole.

E poi, una delicata voce iniziò a cantare, dapprima sommessamente, poi con più forza:


Somewhere over the rainbow,               “Da qualche parte oltre l'arcobaleno,

way up high,                                               su in alto,

there's a land that I dreamed of once     c'è una terra che ho sognato una volta

in a lullaby,                                                in una ninna nanna,

Somewhere over the rainbow                  Da qualche parte oltre l'arcobaleno

skies are blu                                               i cieli sono blu

and the dreams that you dare to             e i sogni che hai osato immaginare

dream really do came true”                     si avverano davvero.”


George si accorse che era Katie a cantare, ritta vicino a lui: gli occhi fissi sul cielo e le lanterne erano lucidi, ma fieri e fermi; ritornò a guardare anche lui verso l'alto, ignorando le occhiatine dei vicini, che sentivano la canzone. Se Katie voleva cantare, se voleva esternare il suo dolore in quel modo, chi erano loro per giudicare? C'era chi si abbandonava al pianto, chi faceva finta di nulla, chi si gettava nell'alcol, chi nel lavoro, chi si illudeva di vivere ancora senza problemi.


Someday I'll wish upon a star           “Un giorno desidererò su una stella

and wake up where the clouds           e mi sveglierò dove le nuvole saranno

are far behind me,                                lontane dietro me,

where troubles melts like                    dove i problemi si sciolgono come gocce

lemon drops,                                         al limone,

high above the chimney tops              lassù oltre i comignoli

that's where you'll find me”                lì è dove mi troverai”


George strinse forte le mani, trattenendosi, sentendo gli angoli degli occhi pizzicare.

Quella canzone lo stava emozionando e sconvolgendo, facendogli bruciare il cuore; sembrava scavare nel suo dolore, sembrava dargli forma e nome.

Fred se n'era andato, Fred era lassù, oltre le stelle e l'arcobaleno, lontano, e George desiderava poter esprimere un desiderio su una stella e poterlo rivedere, desiderava che i suoi problemi si sciogliessero per poter essere di nuovo sereno e felice. Come poteva Katie sapere cosa albergava nel suo cuore?

Mentre lei continuava a cantare, con voce dolce e trattenuta, George ricordò: i suoi genitori erano morti durante la battaglia di Hogwarts, quando erano accorsi a dare manforte assieme alla gente di Hogsmeade; e lei era rimasta orfana e sola.

Quante volte aveva cantato quella canzone desiderando di andare oltre l'arcobaleno?


Somewhere over the rainbow        “Da qualche parte oltre l'arcobaleno

bluebirds fly,                                     uccelli azzurri volano,

birds fly over the rainbow              gli uccelli volano oltre l'arcobaleno

why then, oh why, can't I?”             perché allora, oh perché, io non posso?”


Katie finì di cantare, mentre ormai le lampade non erano che un pallido bagliore in lontananza, mescolate alle stelle. George la vide passare il palmo della mano sulle guance, asciugando qualche lacrima solitaria sfuggita al controllo, preda dell'emozione.

Mia madre mi cantava sempre questa canzone prima di dormire” mormorò con la voce un po' roca per le lacrime trattenute.

E' davvero molto bella” esclamò George, anche lui rauco per quel groppo in gola.

Sai perché non possiamo ancora volare oltre l'arcobaleno?” chiese Katie fissando i suoi occhi in quelli di lui.

George scosse la testa, non sapendo cosa rispondere.

Perché l'amore che hanno provato per noi ce lo impedisce, ci protegge e ci spinge a continuare ad andare avanti; anche se desideriamo intensamente rivederli, sono loro per primi a tenerci ancorati qui. Dobbiamo vivere intensamente, perché possano vivere ancora attraverso i nostri ricordi” spiegò Katie semplicemente, come se fosse una cosa ovvia.

Eppure George intuiva che dietro quella affermazione c'erano anni di pianti, di domande, di solitudine e di riflessioni, sfociati in una presa di coscienza.

Sembrava che le premesse dirgli quelle parole, come se sapesse quanto la perdita di Fred avesse spezzato la sua vita, come se conoscesse il dolore e i desideri che attanagliavano il suo petto; anche se era stata lontana, Katie sapeva esattamente come George fosse quasi morto dentro ed era tornata a portargli quelle parole e il suo sorriso.

Rimasero in silenzio, accorgendosi vagamente della folla che si allontanava, che si dirigeva verso il castello. George udì la voce di Ron e di sua madre urlare il suo nome, cercandolo tra la gente, ma non gli importava; doveva rimanere con Katie, lo sentiva dentro.

Quindi dovremo lasciare tutto indietro e andare avanti?” domandò, valutando se sarebbe mai riuscito a fare una cosa del genere.

No, devi caricare tutto il dolore sulle spalle e andare avanti. Non potresti mai lasciarlo e dimenticarlo, è pura illusione, non ci riusciresti mai” rispose Katie tornando a guardare il cielo.

Oh, guarda!” esclamò la giovane, puntando la mano verso l'alto, “non sono le nostre lampade?”

George fissò il cielo, scorgendo due tenui luci aranciate volare verso un bagliore più grande e lontano, volando in spirali; si affannavano per raggiungere il gruppo e sebbene fossero piccole, stavano pian piano guadagnando terreno.

Forse anche lui avrebbe dovuto volare con qualcuno al suo fianco, forse il viaggio sarebbe sembrato leggero e dolce.

Sei tornata per restare?” sussurrò, domandandosi perché gli importasse e perché il suo corpo reagisse in quella maniera alla presenza di Katie; era diventata una donna, una bellissima donna, ma lui non aveva smesso di amare quella dannatissima notte? Perché in quella stessa data, in quello stesso luogo, il suo cuore avrebbe dovuto iniziare di nuovo a battere, dopo tutto quel tempo?

Temeva di abbassare lo sguardo e di incontrare il suo sguardo, dov'era finito lo spensierato e coraggioso George Weasley?

Se c'è qualcosa per cui ne valga la pena” rispose Katie, con una voce stranamente dolce che attirò l'attenzione di lui, donandogli coraggio.

George sorrise, un sorriso aperto e sincero, un po' malizioso.

Il pensiero che loro due assieme avrebbero potuto essere qualcosa di grandioso e bellissimo gli sfiorò la mente e, d'improvviso, la voglia di vedere Fred, oltre le nuvole e l'arcobaleno, non gli sembrò una questione urgente.

Allungò la mano e prese quella piccola di Katie, stringendola con dolcezza; le dita affusolate di lei si intersecarono con le sue, con sicurezza, mentre le ultime strofe della canzone balenavano alle sue labbra, facendogli mormorare la melodia.


birds fly over the rainbow        “gli uccelli volano oltre l'arcobaleno

why then, oh why, can't I?”         perché allora, oh perché, io non posso?”


-Ci arriveremo, un giorno, dopo un lunghissimo volo assieme- si disse, per la prima volta sereno.

Questa storia partecipa al contest "Lasciati ispirare...da ciò che scegli" indetto da Fight_4 su FFZ. Si doveva scegliere una canzone e un'immagine e scrivere in base all'ispirazione.

Nick efp e forum: Mimiwitch

Rating: Verde

Genere: Sentimentale, Introspettivo, Generale

Personaggi e pairing: George Weasley/Katie Bell

Canzone: “Somewhere over the rainbow”

Numero: 14 “Lanterne volanti in cielo notturno”

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