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Autore: _Trixie_    09/04/2013    5 recensioni
[Callie/Arizona, April/Jackson, Alex/Izzie, Derek/Meredith]
Una lacrima solitaria cadde nell’acqua, mentre la portata degli avvenimenti la investiva.
Era la regina di un regno che non le apparteneva di diritto, un regno che stava per entrare in guerra per delle decisioni prese in modo affrettato. Non poteva nemmeno permettersi di piangere il marito che un tempo aveva amato, la cui morte era la causa della catastrofe che stava per abbattersi sul Regno di Picche.
Perché l’assassinio di un re poteva essere punita solo con la morte di un regno.
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Capitolo I
Just maybe, I'm crazy. Don't you know?
I'm going under, in a world of wonder. [2]
 

 
Ricordava di essere caduta, ma non riconosceva il luogo in cui si trovava.
Il terreno era umido di pioggia e l’aria aveva un odore particolare, che non aveva mai sentito e che la infastidiva. Il cielo era cupo e minaccioso, coperto da una coltre di nubi tanto spessa da non lasciare trapelare il minimo raggio di sole. Si alzò in piedi. Attorno a lei si estendeva a perdita d’occhio una distesa di erba secca e alberi bruciati.
Un bosco dato alle fiamme,pensò Arizona, ma dove mi trovo?
Per quanto si sforzasse di ricordare, la sua memoria riportava a galla solo immagini indistinte dei suoi genitori, di suo fratello Tim, della sua infanzia e del momento esatto della caduta, il terreno che si apre davanti ai suoi occhi e una voragine senza fine ad attenderla. Poi, più nulla.
Forse nella caduta aveva battuto tanto violentemente la testa da aver danneggiato i suoi ricordi. In effetti, si stupì Arizona, era sorprendente che fosse ancora viva.
Assaporava da poco il sollievo derivante da questa considerazione, quando udì delle voci in lontananza.
«Ti dico di no, Meredith, il fronte si è spostato verso il regno bianco!» esclamò una voce femminile, con una marcata nota di autorevolezza.
Arizona si guardò velocemente intorno.
Il fronte? Quale fronte? Il suo paese era in guerra? Ma se non sapeva nemmeno da quale paese provenisse?
«No! Le truppe rosse sono in ritirata, i rifornimenti scarseggiano. Le rivolte nella Città di Cuori sono all’ordine del giorno» rispose un’altra voce, anch’essa femminile. «Doc! Doc, fermati!»
Arizona quasi svenne, vedendo un enorme cane bianco correre verso di lei lievitando a mezz’aria.
«Doc!» chiamò di nuovo la seconda voce.
«Stupido Strecane!» inveì la prima.
Arizona era paralizzata dal terrore, gli occhi fissi sul cane volante, che nel frattempo si era sistemato davanti a lei, all’altezza del bacino, offrendole la pancia per farsi accarezzare.
«Mi scusi, Doc ama le coccole» disse una donna dagli occhi verdi, raggiunta a ruota da una seconda, più vecchia, ma con gli stessi occhi chiari e penetranti.
«D-Doc?» balbettò Arizona, trovando finalmente il coraggio di parlare.
«Doc, il nostro Strecane» spiegò la giovane, indicando il cane volante con tranquillità.
«Ah. E voi chi siete?» continuò Arizona, dandosi un pizzicotto sul braccio per assicurarsi che non fosse tutto quanto un sogno. Ben presto una piccola macchia rossa si allargò sulla sua pelle.
«Io sono Meredith Grey. E, prima che tu me lo chieda sì, lavoravo come Cappellaia di corte presso la Regina Rossa e sì, mi ha cacciata perché ero amica di suo marito».
«Amica intima» la corresse l’altra donna.
«Mamma!»
«Ellis Grey, piacere di conoscerti. Tu chi sei?»
«Arizona Robbins» rispose la giovane, come un soldato interrogato dal generale.
«E da che parte stai?» chiese Meredith, guardinga. Doc intanto si era messo di nuovo a quattro zampe e annusava l’aria intorno alle tre donne.
«Io non… Io non credo di saper rispondere alla domanda» disse Arizona, colta alla sprovvista.
«Combatti per il Regno di Picche o per il Regno di Cuori, ragazza? E cosa ci fai nel Bosco delle Lacrime Rosse?» intervenne Ellis.
«Bosco delle Lacrime Rosse? È così che si chiama questo posto?» rispose Arizona, lanciando un’occhiata intorno. Ora che ne conosceva il nome quel luogo le piaceva ancora meno.
«Per tutti i cappelli, ragazzina, mi stai prendendo in giro? Da dove vieni?» domandò piccata la signora Grey.
Arizona fissò le due donne, non sapendo cosa rispondere alla seconda domanda. Si pizzicò nuovamente il braccio. Non era un sogno.
«Io non lo so, da dove vengo» disse infine.
Ellis Grey la scrutò intensamente, Meredith sembrava sinceramente incuriosita e confusa quasi quanto Arizona. Doc se ne stava mansueto sdraiato dietro la sua padrona, con il muso appoggiato sulla spalla della ragazza.   
«Come hai detto che ti chiami, ragazza?» domandò nuovamente Ellis.
«Arizona, Arizona Robbins».
«Arizona. Sei sicura?»
«Certo che sono sicura! Conosco il mio nome!» esclamò la ragazza, nascondendo la paura di aver perso anche la propria identità. Ma no, non era possibile. Lei era chi diceva di essere.
«Sei mai stata qui prima d’ora, a Wonderland?»
«No, mai, che io ricordi» rispose Arizona, spaventata dalle domande dell’altra.
«Sei sicura di chiamarti Arizona? Il tuo nome non è Alice?»
«Alice? No, io sono Arizona, gliel’ho detto, signora Grey!»
«Mamma, Arizona è sincera. Doc è tranquillo, non ha fiutato la menzogna» intervenne Meredith, facendo un passo verso Arizona. La testa di Doc cadde nel vuoto, priva del suo sostegno, ma lo Strecane si riprese subito.
«Arizona sta dicendo ciò che crede sia vero, non ciò che lo è realmente» confermò lo Doc, strappando un urlo sorpreso ad Arizona.
«Ma il cane parla!»
«Sono uno Strecane, Arizona, anche se so mordere come un cane» la corresse Doc senza scomporsi, accucciandosi sulle zampe anteriori all’altezza della vita delle tre donne.
«Doc, capisci da dove venga questa ragazza?» lo interpellò Meredith.
«Dal Mondo di Lassù, a giudicare da come si comporta. Ha lo stesso sguardo smarrito negli occhi che aveva Alice» rispose Doc, portandosi una zampa accanto al muso, come un uomo che appoggi un dito sulla tempia per pensare.
«Ma chi è questa Alice?» chiese Arizona, confusa. E poi, cosa era quel Mondo di Lassù di cui lo Strecane andava ciarlando?
«Una bambina che giunse a Wonderland tanto tempo fa. Aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi» spiegò Meredith.
«Come me…» considerò Arizona.
«E si era persa, come te» aggiunse Ellis.
«Io non mi sono persa!» protestò Arizona. «Forse un pochino…»
«Ti sei persa più lontano di quanto tu possa immaginare, ragazzina» aggiunse Ellis in tono grave.
«E ora dove la portiamo?» chiese Meredith, senza lascare ad Arizona il tempo di rispondere.
«Alla corte bianca, e dove, altrimenti?» disse Doc, stiracchiandosi.
«Non abbiamo altra scelta e, comunque, ci stavamo già andando, no?» acconsentì Ellis, annuendo e oltrepassando Arizona che, solo allora, si accorse dello strano abbigliamento delle due donne.
Portavano entrambe dei pantaloni a calzamaglia, con una motivo a righe irregolari, e una giacca di velluto completa di coda. Ai piedi avevano due paia di scarpe identiche, anch’esse di velluto, con una fibbia d’oro.
La sua confusione cresceva in maniera esponenziale ad ogni passo che compiva seguendo Meredith e Ellis, mentre Doc le seguiva a breve distanza, giocando con gli animali che incontrava sul suo cammino.
Le domande che frullavano nella mente della ragazza erano talmente tante da confondersi a loro volta l’una con l’altra, aumentando il suo generale senso di smarrimento.
Stava impazzendo? Era sotto l’effetto di stupefacenti? O forse era tutto vero? Ma allora chi erano i soldati rossi? E la corte bianca? Era un luogo sicuro? E c’era davvero una guerra in corso? E perché Meredith e Ellis erano vestite così? E cosa era esattamente il Mondo di Lassù? E Wonderland? Era un mondo, uno Stato, una città, una nazione? E perché non ricordava nulla? Da dove era caduta? E quella caduta aveva un motivo? O era stata la casualità a condurla fin lì?
Arizona non voleva decidersi a parlare.
E se quelle donne avessero giudicato sgarbato che lei rivolgesse loro delle domande? E se l’avessero abbandonata? 
Meredith rallentò leggermente il passo, distanziando la madre e portandosi al fianco di Arizona. Doc le passò agile attraverso le gambe.
«Credo tu voglia chiedermi qualcosa, non è vero?» domandò gentilmente la giovane Cappellia, sorridendo.
«Sì, ma… non saprei proprio da dove iniziare» le confidò Arizona. Anche il solo fatto di parlare con un essere umano la rassicurava.
«Da dove preferisci, forza, spara!» la incoraggiò Meredith.
«Bene, d’accordo. Dunque, dove mi state portando, esattamente?» chiese Arizona.
«Nel Regno di Picche» rispose allegramente l’altra.
Arizona corrugò la fronte.
«Picche, hai detto? Quelle lance appuntite che non promettono nulla di buono?» domandò, spaventata.
Meredith rise.
«No, nulla del genere. Voglio dire, una volta il regno basava la propria forza sull’esercito e i loro picchieri erano i migliori di Wonderland, ma ormai le uniche picche rimaste sono quelle ricamate sugli stendardi e sul vestito della regina» spiegò Meredith, tracciando una specie di cuore rovesciato a mezz’aria.
«Una regina? Perciò c’è anche un re» disse Arizona, sovrappensiero.
«No, il re non c’è più» disse Meredith in tono cupo. «La sua morte è stata la causa di questa guerra».
«Oh» disse Arizona, senza trovare il coraggio di chiedere nuovi dettagli.
Meredith abbassò la voce e raccontò le circostanze della morte di re George.
«E ormai è quasi un anno che questa maledetta guerra continua» concluse, calciando un sasso che si trovava in mezzo a ciò che rimaneva del sentiero che stavano seguendo.
«Perciò» disse Arizona, cercando di riordinare tutte le nozioni che aveva appreso e che le vorticavano nella mente, «ci sono due regni: quello di Cuori e quello di Picche. E due Principati, il Principato di Quadri, alleato al Regno di Cuori, e il Principato di Fiori, alleato al Regno di Picche, giusto?»
«Esatto, impari in fretta!» annuì Meredith.
«E la regina Calliope ha dichiarato guerra al Regno di Cuori, per vendicare la morte del marito?» continuò Arizona, pronunciando con una certa piacevolezza il nome della regina.
«Sì, è la versione ufficiale. Ma certe voci, nel castello rosso, dicono che lei non volesse affatto dichiarare guerra, ma che venne spinta dall’opinione pubblica e dai suoi consiglieri» precisò Meredith.
«Capisco» disse Arizona, considerando, per un motivo a lei sconosciuto, questa spiegazione più che attendibile. «E posso chiederti quale è la tua storia, Meredith?»
La domanda venne seguita da un breve silenzio, durante il quale Meredith parve riflettere sulla risposta da dare. Ellis camminava ancora a passo spedito davanti a loro e Doc era scomparso alla vista, ma ad Arizona non parve un problema.
«Puoi chiederla, se vuoi» disse Meredith infine.
«Ok, allora, quale è la tua storia?»
«Fino a qualche settimana fa lavoravo alla corte rossa. Fabbricavo cappelli. Come mia mamma, è una specie di tradizione di famiglia» disse Meredith, con un sorriso malinconico.
«E ha sempre condannato la famiglia alla rovina!» esclamò Ellis Grey. «Cappellaio Matto, ecco come era conosciuto tuo nonno!»
«Forse ha ragione. In ogni caso, siamo state cacciate quando la regina rossa mi ha scoperta a parlare con suo marito, il re rosso» proseguì Meredith.
«Questa regina ti ha punita per aver scambiato qualche parola con il re? O è molto gelosa o è molto stupida» disse Arizona, sconcertata.
«Veramente» si intromise Ellis, «mia figlia e il re stavano parlando in maniera molto intima, usando la lingua più concretamente di quanto ci si possa aspettare in una conversazione».
Meredith arrossì violentemente, dando ad Arizona la conferma della veridicità delle parole della signora Grey.
«Mamma, ci siamo innamorati, lo sai che-»
«Sciocchezze, Meredith!» la zittì Ellis. «Ad ogni modo, ragazzina» aggiunse, rivolgendosi ad Arizona e avvicinandosi alle due ragazze, «evita di parlare male della regina o della corte rossa. Il fronte si è spostato, l’esercito di cuori avanza, probabilmente siamo ancora nel territorio da loro controllato. E parlare male di una regina che ama le decapitazioni non è la più saggia delle strategie».
Arizona annuì, spaventata dalle parole dell’altra.
Ancora faticava a credere di trovarsi nel bel mezzo di una guerra.
Ellis riprese a camminare velocemente e le due la seguirono. Doc balzò fuori da un cespuglio, stringendo tra i denti un ramo secco.
«Quanto manca per arrivare alla corte bianca?» domandò Arizona, dopo qualche minuto di silenzio.
«Un paio di giorni di cammino, forse tre» rispose Meredith, sbadigliando.
«Oh» fu il commento di Arizona, che non era affatto abituata a camminare tanto a lungo. «E da quanto tempo siete in marcia?»
«Dieci giorni, credo, o poco più» rispose l’altra evasiva. «Il bosco dovrebbe essere quasi terminato e da un momento all’altro sono sicura che ci imbatteremo in un villaggio».
«Perché si chiama Bosco delle Lacrime Rosse?» chiese Arizona, tanto per fare conversazione e non pensare alla lunga camminata che l’attendeva quanto per curiosità.
«Non si è sempre chiamato così. Prima era semplicemente il Bosco Grande, perché è il più grande di Wonderland» ricordò Meredith, con un’alzata di spalle. «Ma all’inizio della guerra la regina rossa diede l’ordine di bruciare il Bosco Grande, per stanare fuorilegge e fuggitivi e ridurre le risorse a disposizione del Regno di Picche, che vi faceva affidamento per procurarsi il legname. Si dice che sia stato il Fante di Cuori in persona ad appiccare il fuoco. Per giorni e notti senza fine il Bosco Grande bruciò. Gli abitanti di Wonderland tentarono di domare le fiamme, ma salvarono ben poco, quasi nulla, in effetti. Ma mentre cercavano di spegnere l’incendio, uomini e donne avevano gli occhi colmi di lacrime, che riflettevano le fiamme. Per questo ora è chiamato Bosco delle Lacrime Rosse» concluse Meredith.
«Triste, ma appropriato» disse Arizona, chiedendosi ancora una volta in che razza di guaio si fosse cacciata.
«Il bosco termina tra pochi passi, dietro quella curva dovremmo vedere il primo villaggio» annunciò Ellis, mentre Doc correva avanti e indietro, pregustando le salsicce che Meredith gli aveva promesso nei giorni in cui si erano nutriti solo di frutta e radici.
Affrettarono il passo. Incontrare essere umani e trovare un rifugio dopo essere stati cacciati da quella che era stata la propria casa sembrava un miraggio irrealizzabile, impossibile da credere.
Si lasciarono alle spalle i tronchi arsi dalle fiamme e l’erba secca e imboccarono un sentiero lastricato di pietre mal intagliate e irregolari.
Ma quando arrivarono alle porte del villaggio Ellis e Meredith si immobilizzarono, agghiacciate, mentre Doc cominciava a guaire.
Arizona non riusciva a capire cosa avesse provocato in loro una tale turbamento, nonostante la bandiera che svettava sul comignolo più alto non fosse affatto rassicurante. Al centro, in campo nero, era raffigurato un cuore così realistico che si sarebbe potuto giurare di averlo visto battere.
«Chi siete?» intimò una voce maschile alle loro spalle, per nulla amichevole.
Le tre donne si voltarono lentamente, incrociando un paio di occhi azzurri e letali quanto il ghiaccio e una schiera di archi puntati contro di loro.
«Per tutti i cappelli» bisbigliò Ellis, allibita. «Il Fante di Cuori». 




NdA 
E perciò... chi sarà il Fante di Cuori? u.u Si accettano scommesse! 
Parlando di cose serie, la canzone [2] è Topsy Turvy, Family Force 5, che, tra le altre cose, fa parte dell'album Almost Alice, la colonna sonora di Alice in Wonderland di Tim Burton <3 
Al prossimo capitolo, 
Trixie :)

   
 
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