Il mattino dopo decidemmo di fare colazione da Starbucks ma per il nostro solito ritardo prendemmo solo un caffè al volo.
Camminavamo per la piazza di Piccadilly mezze addormentate e con gli occhi gonfi dal sonno notammo la piazza stracolma di primo mattino.
«Ma cosa sta succedendo?» dissi continuando a bere il mio caffè.
«Non saprei.» rispose Ella cercando di farsi spazio tra la folla.
«Ella ma dove vai? Siamo già in ritardo.»
«Cavolo Amy ma sei alta due metri e non riesci a vedere cosa c’è?»
«Ma cosa vuoi che mi interessi? Forza andiamo al pub che sto congelando.»
Entrai velocemente nel locale tutta infreddolita mentre James mi venne incontro togliendomi il cappotto.
«E cos’è tutta questa gentilezza?»
«Beh Amy, i One Direction saranno per le strade di Londra a girare il loro video e se venissero nel nostro pub, sarebbe grandioso.»
«Bene, non ci resta che aspettarli allora.» dissi recandomi nel camerino per cambiarmi ma James mi seguì.
«Ella mi ha detto che ti sei scontrata con uno di loro, non potresti andare tra le strade di Londra oggi? Magari ti riconosce!»
«James ma stai sentendo quello che dici? Mi sono scontrata con Liam solo due secondi e credi che si ricordi di me? Non farmi ridere.» dissi spingendolo verso l’uscita degli spogliatoi. «Se vengono bene ma non aspettarti che vada in giro a chiedere elemosina.» e chiusi la porta continuando a ridacchiare.
La mattinata passò lentamente. Il locale non era affatto pieno e James era super nervoso. Continuava a fare su e giù per il pub cercando di inventarsi qualcosa.
«Dai.» disse Ella passandogli una mano sulla spalla. «Oggi è una giornata particolare, può capitare che il locale non sia pieno.»
«No ragazze, qui non è come in Italia. Avere il locale vuoto è una tragedia.»
«Va bene, ho capito.» dissi togliendomi la divisa. «Vado in giro per le strade di Londra.» accennai un semplice sorriso.
Uscì da sola dal locale e iniziai a girare per la città. In realtà non avevo affatto voglia di seguire i One Direction, avevo detto quello a James solo per rassicurarlo, sarei rientrata tra qualche ora.
Mi fermai per la seconda volta da Starbucks e mangiando un gustoso muffin mi sedetti verso la vetrata. Restai lì per un bel po’, continuando a leggere giornali e a fantasticare sulla mia nuova vita a Londra.
«Cavoli è tardissimo.» dissi ad alta voce e correndo verso la cassa pagai velocemente il conto.
Corsi per le strade di Londra come non avevo mai fatto prima, rischiando alcune volte anche di perdermi, quando finalmente ritornai al pub.
«Scusate il ritardo ma non li ho trovati.» dissi aprendo di colpo la porta e appoggiandomi ad essa per il fiatone.
In un secondo mi addirizzai notando il locale colmo di gente.
«Finalmente sei arrivata.» disse Ella venendomi incontro tutta eccitata e mi trascinò verso il camerino. «Forza, cambiati. Hai un tavolo da servire.» mi passò velocemente i vestiti.
In poco tempo mi vestì e presi il blocco per segnarmi le prenotazioni.
«Allora quale tavolo devo servire?»
«Quello.» disse Ella indicandomelo.
Mi recai verso il tavolo ed essendo ancora un po’ sudata per la corsa non guardai neanche i clienti in faccia.
«Cosa desiderate?»
«Io prendo una coca cola e un panino. Tu?»
«Stessa cosa.»
«Ok, sono subito da voi.» e andai via camminando lentamente per la stanchezza.
«Due panini e due coca cole.»
«Non dirmi che non ti sei accorta di nulla?» disse all’improvviso Ella.
«In realtà quel ragazzo ha una voce così calda ma non l’ho neanche guardato.» mi voltai leggermente per inquadrarlo e notai una chioma riccia. «Oddio era una femmina?» guardai Ella e scoppiai a ridere.
«Ma quale femmina!.» disse colpendomi con uno schiaffo in testa. «Quello è Harry Styles. Ma certo che sei deficiente.»
«Harry Styles? Oddio e che figura, non l’ho neanche guardato in faccia.» dissi rigirandomi di scatto verso il bancone. «Gliele porti tu adesso le cose, vero?»
«Non ci pensare neanche.» rispose voltandomi le spalle.
Presi i vassoi e attentamente, cercando di non fare pessime figure, mi recai verso il tavolo.
Appoggiai leggermente i vassoi e rivolsi uno sguardo ad Harry.
«Ciao Amy!» disse con un sorriso.
«Come sai il mio nome?» chiesi meravigliata.
«E’ scritto sulla targhetta.» rispose indicandomela.
«Oh, giusto. Ciao anche a te, se vi serve qualcosa chiamatemi.» corsi letteralmente via da quel tavolo.
«Ti piace vero?» disse Ella toccandomi ripetutamente con il gomito.
«Ma che dici! Mi sa di cafone, sinceramente! E poi è famoso…non aspettiamoci tanto.»
Dopo aver consumato il pranzo Harry lasciò il pub. Ella si precipitò a ripulire il tavolo, per fare spazio a dei nuovi clienti e notò un pezzo di carta sul vassoio.
Lo aprì eccitata, come se già sapesse cosa ci fosse scritto e davanti a tutti lesse: «Sei bellissima Amy, questo è il mio numero.»
Iniziò a saltellare per la gioia. «Cosa ti avevo detto? Lo sapevo che poteva succedere…tutto può succedere a Londra.»
Le strappai il bigliettino di mano e correndo verso l’uscita del pub cercai di raggiungerlo. Corsi per alcuni metri ma si era dileguato nel nulla. Rientrai nervosamente e gettai il bigliettino nel cestino.
«Non so chi diavolo si crede di essere. Quante cafonerie.»