Pensavate che vi
abbandonassi dopo il successo riscosso?
So per certo che il
sequel di: Qual è l’indirizzo
dell'’amore? Non riscuoterà lo stesso esito positivo, ma dopo un flash avuto
guardando un minuto circa di un film in una giornata piuttosto noiosa, ho messo
insieme questa storia che vuole essere un seguito.
Spero di riuscire
nell’intento.
Buona
Lettura
-Dedicata a tutti coloro
che hanno ingigantito il mio ego^^-
§§§
Il
telefono squilla sempre due volte
-That
don’t impress me much-
Era
solo una porta, ma per Draco Malfoy rappresentava l’inizio della
fine.
***
Una giornata disastrosa
inizia sempre quando si mette il primo piede in ufficio, e può succedere anche
se tu sei il capo e hai l’assoluta convinzione che starai l’intera giornata
lavorativa a sonnecchiare sulla tua lussuosa poltrona
girevole.
Il nauseante odore di
dopobarba infestava gli spazi dell’edificio, e uomini in giacca e cravatta e
donne in eleganti tailleur vagavano terrorizzati per i
corridoi.
Draco Malfoy aveva uno
strano presentimento.
E il brutto
presentimento divenne realtà quando si trovò nella stanza circolare insieme a
maghi e streghe che come lui erano a capo di importanti società di Magiche
Relazioni.
Avrebbe tanto voluto
chiedere cosa diavolo stesse accadendo, ma le facce sconvolte dei più lo fecero
desistere dall’ardua impresa.
“Possiamo dare inizio
alle danze”, la voce tonante di Agnus Ethnìa rimbombò per tutta la sala
provocando un quasi collasso ad una signora piuttosto attempata con quasi tutto
il trucco sciolto.
“Sapete benissimo il
motivo per cui vi ho convocati…”, e fu lì che Draco credette di essersi perso
qualche passaggio della sua vita.
“…ed è con orgoglio che
vi presento il progetto dell’anno che porterà l’Inghilterra Magica alla
conquista del mondo magico!”
Improvvisamente una
lavagna comparve davanti ai loro occhi e tutti poterono inebriarsi del dolce
suono della parola: SEMINARIO.
“Seminario?”, si azzardò
a domandare un uomo dalla corporatura piuttosto
robusta.
“Signor Smith…”,
cominciò con voce dolce, “…se le domande che sa porre hanno la specialità di
essere ovvie, provvederemo ad un licenziamento!”, proseguì continuando a
seminare terrore tra i presenti.
“Se siete qui, è perché
il grande capo, vuole che voi non passiate le vostre giornate a fare sesso e
mangiare, ma vuole che vi facciate una cultura su luoghi che forse non avete mai
sentito nominare”
Squadrò l’intera sala e
proseguì contento, “Dov’è l’Austria? Qual è il piatto tipico della Spagna? Cos’è
il Colosseo? Come si chiama il mio cane?E via
dicendo…”
E Draco lì vide qualcosa
che andava oltre l’immaginabile… qualcuno aveva preso appunti e aveva anche
appuntato l’ultima domanda proferita –ironicamente- da Agnus
Ethnìa.
“Ognuno di voi, seguirà
delle speciali lezioni che lo catapulteranno in posti meravigliosi colmi di
storia, cultura e letteratura. Ci sono domande?”, i suoi occhi feroci
sfrecciarono sui volti dei presenti, finchè si fermarono su una giovane donna
piuttosto preoccupata per la sua vita.
“Mi scusi… ma con quale
criterio ad ognuno di noi verrà assegnato uno stato?”
L’uomo sorrise sornione,
“Con il criterio che più mi ispira.”, e dopo la frase che li fece annegare nel
pozzo della disperazione, uscì dalla stanza circolare sbattendo furiosamente la
porta.
Quella che doveva essere
una semplice riunione si stava rivelando catastrofica per l’equilibrio mentale
di alcuni individui, tra cui spiccava il nome di Draco
Malfoy.
“Non capisco davvero a
cosa possa servirmi sapere cos’è la bruschetta!”, sbottò uno di quelli che come
Draco era costretto a seguire il seminario
sull’Italia.
Draco si limitò a fare
spallucce e pregò affinché venisse rapito da un gruppo di elfi domestici
inferociti pronti a rivendicare i loro diritti torturando l’anello di
congiunzione dei Black e dei Malfoy e felicemente innamorato di colei che aveva
dato vita al C.R.E.P.A.
Continuava a sperarlo,
perché almeno il suo collega, sapeva già che in Italia esisteva qualcosa di non
ben identificato chiamata bruschetta, lui no.
La stanza che avrebbe
dovuto accogliere le lezioni sull’Italia tenute dal professore Costantino
Paroceti, era stracolma di aggeggi assurdi e plastici di monumenti mai visti e
mai sentiti nominare.
Il professor Paroceti
era un uomo dall’aria piuttosto burbera e non faceva presagire nulla di
positivo, tranne l’idea del suicidio visto come l’unica via
d’uscita.
Draco prese posto vicino
al collega e ciò che vide non gli piacque per niente: il testo di Romeo e Giulietta troneggiava sul
banchetto, ma fu quello che udì poco dopo che lo portò ad un’istantanea voglia
di scagliarsi un’Avada Kedavra.
“Giulietta era una
puttana!”
La storia sembrava
ripetersi.
***
“Sarà stato un caso… e
poi, non sei stato mica tu a dire che Giulietta era una puttana,
no?”
Era ormai trascorso un
anno da quella folle nottata che aveva portato Draco alla palese conclusione che
l’indirizzo dell’amore era al 7 di ArsMagica Terrace tra le braccia della sua
Hermione.
Era trascorso un anno, e
da più di sei mesi i due amanti convivevano felici nell’appartamento dell’amore
visto il provvidenziale sloggio di Saber, la bella biondina in shorts un po’
matta.
Era trascorso un anno e
solo dopo numerose preghiere a Merlino con annessi sacrifici, che i genitori di
David gli avevano accordato il matrimonio con Cassidy
Gordon.
Ed era proprio nello
sterminato parco che circondava Urquhart Manor, che Draco ed Hermione
passeggiavano felici prima della funzione laica,
ovviamente.
“Non l’avrò detto al
seminario sull’Italia, ma se ben ricordi, la mia nuova vita iniziò proprio con
quell’affermazione”, rispose piccato ripensando a quella strana giornata nata
per via di una scommessa su fondamenta di alcool e fumo con i suoi migliori
amici.
“Draco, non capisco cosa
ti preoccupa, alla fine non sei tu quello che continua a sostenere che Giulietta
era una puttana?”
“Sì”
“E
allora?”
“E allora… è meglio che
vada da Blaise, so per certo che avrà fatto in modo che David scoppiasse in una
crisi isterica”
Hermione sorrise, e
baciandolo lievemente sulle labbra si allontanò andando a parlare con alcuni
conoscenti.
***
La situazione che vedeva
protagonista David era da panico.
Lasciato in balìa di una
crisi isterica, Blaise sembrava essere nelle stesse condizioni drammatiche dello
sposo, nonostante lui fosse un semplice invitato, Theodore continuava a
inseguirlo insistendo che una canna lo avrebbe calmato e Adrian sembrava troppo
occupato a conoscere più in profondità la cugina dello
sposo.
Draco vide quel
quadretto di nevrosi e prese la saggia decisione di tornare da Hermione e
dimenticare i suoi amici e cibi e usanze prettamente
italiane.
Stava giusto
avvicinandosi al tavolo degli aperitivi, quando le sue orecchie captarono un
richiamo: “Draco, Meredith”.
I due si voltarono e
videro che la signor Urquhart, ancora convinta che quella fosse la cugina
intelligente di quell’imbecille di Cassidy, in un orribile tailleur verde
pistacchio con un gigantesco cappello della medesima tinta
sgargiante.
“Signora Urquhart”, la
salutarono cordialmente.
“Oh Meredith, che
piacere… stavo giusto andando a chiedere a tua zia che fine avessi
fatto!”
E sarebbe stato davvero
esilarante scoprire che la signora Gordon non era a conoscenza di una nipote di
spiccata intelligenza e di sopraffina bellezza.
“Mia zia mi… mi
detesta!”, rispose prontamente Hermione mandando giù il bicchiere di prosecco,
mentre avvertiva la mano di Draco stringerla più forte.
La signora Urquhart si
rabbuiò, “Oh beh… sarà sicuramente tutta invidia, visto che, senza offesa, i
tuoi parenti sono davvero degli id…”
“Ehm ehm”, il lieve
tossire di una donna dietro le spalle della madre di David, fece in modo che la
giovane coppia riuscisse a trovare il momento propizio per fuggire dalla
ragnatela di pettegolezzi della signora in verde.
Inutile aggiungere che
la presenza dietro le sue spalle era la madre della dolce Cassidy.
***
Anche colui che
celebrava la disperata unione tra David e Cassidy sembrava essere un
contemporaneo di William Shakespeare, e di questa similitudine, Draco Malfoy non
sembrava esserne poi così contento.
“La signora Padmood ha
la ricrescita e sua figlia non si è depilata a dovere”, asserì Draco annoiato a
morte, mentre Hermione stava per riferirgli che il nonno di Cassidy aveva appena
palpato il sedere alla cugina dello sposo con cui stava approfondendo l’amicizia
Adrian.
Era un modo come un
altro per cercare di sopravvivere a quella voce tremula e
straziante.
“Se c’è qualcuno a
conoscenza di un motivo valido per cui questa coppia non
debba…”
“Il celebrante ha il
parrucchino”
E cercando di non dare
spettacolo, i due soffocarono le risate facendo finta di essersi affogati in
sincrono.
“…parli ora o taccia per
sempre.”
E Draco ed Hermione
poterono benissimo notare che la signora Urquhart ficcò le unghie finemente
smaltate nella seggiola… in qualche modo
doveva pur trattenersi dal dire che quell’unione era altamente
immorale.
***
“E’ assurdo! E’ come se
mi fossi fatto David!”
Hermione si strozzò con
lo Champagne, ma la cosa più strana fu vedere Theodore
schifarsi.
Era una nota positiva,
almeno l’affermazione di Adrian lo aveva coinvolto in qualcosa che non avesse a
che fare con il suo mondo personale fatto di orsetti sorridenti e cascate di
FireWiskhy.
“Adrian, non sono cose
da dire…”, lo redarguì Blaise.
“Cioè… sua cugina è
davvero ben messa, ma vi giuro che è come parlare con David! E’ una sensazione
orribile!”
Il gruppetto rise,
finchè una branco di donne esagitate trascinarono Hermione e Pansy un po’ più in
là per il lancio del Bouquet.
***
“Pronto per il grande
passo?”
“No Blaise, e
tu?”
“Per niente,
Draco”
***
E quel lancio sembrò
essere baciato dal fato.
A prendere il Bouquet fu
la signora Zabini, probabilmente pronta per convolare a nozze con quello che
sarebbe stato il suo decimo marito.
Sia Hermione che Draco trassero un lungo sospiro di sollievo.