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Autore: rawrpayne    09/04/2013    2 recensioni
«carino il tuo amico.», ammiccò Henriette, in direzione del riccio che stava ballando sulla pista colorata.
«non ci provare, è inutile.», sbottai, serrando i pugni.
«un pensierino ce lo faccio.», continuò, liquidandomi con la mano.
«ho detto di no!», scandii ogni parola, prendendo la ragazza per il colletto della camicia bianca e sbattendola contro il muro freddo della discoteca, vidi la paura nei suoi occhi, la mollai di scatto e presi il riccio per un polso.
«andiamocene.», dissi fredda, trascinandolo tra la gente ubriaca e tremendamente sudata, lui si fermò.
«non voglio andare a casa.», disse, io strinsi i pugni e sospirai, cercando di mantenere la calma.
«fai come vuoi, allora.», borbottai, voltandomi e andando a casa.
[..]
«voglio che voi scriviate cos'è l'amore.», disse il professore.
"non ci siamo mai chiesti perchè cupido lanciasse le frecce al cuore, le frecce fanno male, l'amore fa male e ti fotte, anche.", scrissi velocemente, alzando lo sguardo e osservando lui e Henriette che ridevano. Mi maledissi perchè quella sera sarei potuta rimanere in discoteca e impedire il loro incontro, ma avrei finito per far male a lui, nel disperato tentativo di proteggerlo dai pericoli, di proteggerlo da me.
Genere: Comico, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Danger.

Non pensavo mi sarei mai ritrovata nella camera di un perfetto sconosciuto, con la testa tra le mani a pensare a quanto fossi una testa di cazzo che adora rovinare i rapporti, anche minimi, che si erano creati con certe persone. E non lo facevo perchè ero asociale, ma per tenere le persone al sicuro, con me non lo sarebbero mai state, avevo parecchie esperienze in questo campo. Erano solo un paio d'ore che ero in questa casa e avevo già creato un paio di casini, potrebbero darmi un premio per questo, se solo fosse una cosa per cui andarne fieri. Mio padre ripeteva sempre che al mondo ognuno è originale a modo suo, è bello a modo suo..mi sto ancora chiedendo in che modo io sarei originale e bella, davvero.
«Jade, potresti aprirmi, è camera mia, sai.», brontolò Harry. Lo immaginai con le labbra carnose che sporgevano per creare il broncio e le spalle abbassate mentre si grattava la nuca. Aveva tutto il diritto di entrare in camera sua, credo. Aprii la porta e poi tornai nella posizione di prima, appoggiata con la schiena al muro, lui fece lo stesso.
«non mi hai fatto male.», spezzò il silenzio, mormorando. Scossi la testa.
«saresti fottuto se ti chiedessi di mostrarmi i fianchi.», protestai io, lui scrollò le spalle. «ci sarebbero i segni viola delle mie dita, mischiati al colorito della tua pelle.», continuai, poi lui sollevò una mano, interrompendomi.
«Mi dispiace.», fece un mezzo sorriso. Aggrottai le sopracciglia.
Mi dispiace? Sul serio? Dopo che gli avevo stritolato i fianchi, mi chiedeva scusa? Per cosa poi?
Questo ragazzo mi avrebbe fatto perdere la testa, ci avrei messo la mano sul fuoco.
«non devi dispiacerti, cazzo.», sbottai, «sono io che sono sbagliata, il fatto è che la mia vita ha fatto schifo, perciò ho imparato a contrastare questo schifo con la violenza.», risposi fredda, alzandomi.
Lui annuì lentamente, guardandomi.
Ricambiai lo sguardo. Sono sempre stata dell'idea che la frase “gli occhi sono lo specchio dell'anima”, fosse un insieme di cazzate, scritte da poeti in piena crisi d'identità.
Il ragazzo che avevo davanti mi aveva fatto cambiare idea, quando guardavi i suoi occhi potevi riuscire a vedere anche le viscere della sua anima, era puro. E il puro non fa per te, jade.
Aggiunsi mentalmente. Lasciai lentamente la stanza, pregando tutti i santi che nessuno mi trattenesse un minuto di più in quelle quattro mura di inferno, inferno perchè non riuscivo nemmeno a pensare alla pelle di quel ragazzo segnata dalle mie dita. Mi si strinse lo stomaco e la bocca si fece secca, lasciandomi un sapore di amaro, amaro che lasciava un vuoto all'altezza del petto. Accesi una sigaretta lungo il corridoio, e iniziai a far vagare lo sguardo dalla mia camera a quella di Anne. Mi strinsi nelle spalle, forse lei avrebbe potuto aiutarmi, come avrebbe fatto la mamma se solo ci fosse stata in questo momento. Scossi la testa e aprii cautamente la porta bianca della stanza, strizzando gli occhi, quando la facevo scricchiolare e poi la vidi. Il suo viso rigato da lacrime amare, stringendo al petto una fotografia, il silenzio interrotto da diversi singhiozzi, non potevo andarmene, non ora. Feci alcuni passi, finchè non si voltò e mi sorrise, invitandomi a sedermi affianco a lei. La mia mascella si contrasse e mi piegai di fronte a lei, osservando i suoi occhi limpidi lucidi,quasi trasparenti.
«lo amavo ancora, una notte se ne andò, litigavamo spesso e ha deciso di farla finita con me, abbiamo divorziato.», disse con voce tremante, alzando la testa e soffiando, spostando delle ciocche nere che erano ricadute sul viso.
«non devi raccontarmelo per forza se non vuoi.», risposi, mentre le mie dita fremevano, desideravano avere un contatto con la sua mano, per consolarla, ma il muro che mi ero costruita intorno me lo impediva. «Harry aveva soli cinque anni, era troppo piccolo per capire, perciò ora porta rancore verso il padre, non ha mai avuto l'occasione di tirare fuori l'argomento, senza litigare.», continuò non curante di quello che gli avevo appena detto, e all'ora realizzai. Non volevo che passassero quello che ho passato io, senza un padre, senza qualcuno che diventava geloso ogni volta che gli dicevo che mi piaceva un ragazzo, semplicemente, non volevo che né lei né Harry vivessero la loro vita con questo dolore, mi si spezzava il cuore, sempre se ne avevo uno, ma ne dubito fortemente. Scrollai le spalle, arrivando a conclusione che io dovevo proteggere questa “famiglia”, dovevo ricambiare il favore, mi sentivo in debito con loro. Non avrei cambiato il mio modo di essere, quello era palese. Feci un mezzo sorriso, accarezzandogli finalmente la mano, lei raddrizzò la schiena, poi si rilassò.
«non è colpa tua, Anne, a tutti può succedere.», la rassicurai.
«invece è stata colpa mia, io..ero troppo opprimente, gelosa.», mormorò, tirando su con il naso, mentre io scuotevo la testa, ghignando.
«significa che lo amavi, lo amavi troppo, ma non fartene una colpa, dicono che amare sia bello, ti faccia sentire bene, allora non rimpiangere ciò che ti ha fatto star bene.», risposi, facendo spallucce. A quel punto accadde quello che non avevo mai immaginato potesse succedere, mi abbracciò stringendo le braccia intorno al mio collo e aspirando il profumo dei miei capelli, poi mormorò un flebile “grazie”, io sorrisi.
«Di niente.», risposi, «ora però non voglio vederti così, usciamo?», chiesi incerta, poi inumidii le labbra, lei sgranò gli occhi.
«cioè..tu..vuoi..noi..insieme..davvero?», farfugliò, io aggrottai le sopracciglia divertita e annuii.
«sempre se ti va, ovvio.», aggiunsi, lei scosse la testa sorridendo. «certo che mi va, avviso Harry, così si prepara.», esclamò, alzandosi da letto.
«io però intendevo solo..», mormorai per poi bloccarmi. Se era felice che venisse anche Harry, lo ero anch'io. Anne uscì dalla stanza e io sospirai, andando in camera e cercando il numero di Tom sull'iPhone, poi gli mandai un messaggio.

“l'incontro non si può fare un'altro giorno? non nei week and, possibilmente.”
Riguardai il messaggio e poi cliccai su invio, sicuramente mi avrebbe linciato dopo questa.

«quanto tempo ci mette?», brontolai, incrociando le braccia al petto e roteando gli occhi, in attesa di vedere una testa riccia attraversare il vialetto di casa Cox.
«quei ricci ribelli non si sistemano da soli.», disse la donna al mio fianco, facendo un piccolo sorriso, la guardai e inarca un sopracciglio.
«sembra che dobbiamo andare dalla regina elisabetta, un gelato andiamo a prendere.», protestai lasciando cadere le braccia lungo il corpo, Anne rise.
«Jenny.», disse dopo un po', mi guardai intorno, sicura ci fosse questa presunta 'Jenny' nei paraggi, ma di lei nessuna traccia, perciò feci per aprire bocca, ma la voce di Anne mi precedette, di nuovo. «è la ragazza che gli piace, lavora alla gelateria del paese durante i week and, e oggi è domenica.», disse portando tutto il peso del corpo su un fianco e incrociando le braccia al petto. Annuii lentamente, inumidendomi le labbra, per poi tossire e assumere una posizione diritta, il tutto con disinvoltura.
«mi fa piacere, farà sicuramente colpo.», sputai con difficoltà. Non so perchè, ma mi era venuta un'improvvisa voglia di aprire il cervello del riccio e al posto del nome 'Jenny' impiantarci qualcos'altro, ma scacciai questo pensiero dopo che Anne mi aveva dato una gomitata sullo stinco.
«allora?», chiese il ragazzo davanti a me. Quand'era arrivato? Quando stavi pensando a cosa ficcarci nella sua testa, Jade.
«mh?», mormorai, sentendomi un'idiota.
«ti ho chiesto -fece una pausa- che tipo di gelato ti piacerebbe.», disse lui, guardandomi stranito. Scrollai le spalle e iniziai a camminare in mezzo ai due, ripensando al fatto che non prendevo un gelato da anni.
«cioccolato.», risposi, tornando indietro nel tempo e ricordando quella volta in cui lo stesso ragazzino biondo della foto, mi aveva dato il suo gelato perchè il mio era caduto. Scossi la testa e misi un braccio intorno al collo di Anne, che mi sorrise, io ricambiai.
«s-siamo arrivati.», balbettò Harry, aggiustandosi la camicia blu che aveva indossato quel tardo pomeriggio, strinsi i denti pensando a quanto gli doveva piacere questa ragazza.
«bene.», scattai, «allora io e anne ti aspettiamo qui, tu va a prendere i gelati, Harry.», borbottai infastidita, lui sembrò non cogliere il mio irritamento e sorrise, annuendo e avviandosi a prendere il gelato.
«qualcuno qui è geloso.», canticchiò Anne fischiando, sgranai gli occhi. Poi mi accovacciai verso un bambino seduto su una panchina da solo.
«sei geloso per caso?», chiesi, mentre lui si allontanava e annuiva triste.
«la mia amica sta con un bimbo.», disse il bambino, tirando su con il naso, «è più carino di me e lei mi parla sempre di lui.», mormorò, facendo cadere il gelato che aveva in mano e asciugandosi le piccole lacrime. Sospirai e mi sedetti a fianco a lui, accarezzandogli la testa.
«tu sei il bambino più carino che abbia mai visto, perchè non provi a parlarle? Digli che vuoi tenergli la manina al posto di quel bimbo.», dissi, mentre lui annuiva lentamente e ritornava a sorridere. «lo vuoi ancora il gelato?», chiesi, lui scosse la testa.
«no, devo andare da Caty, devo dirglielo.», rispose, iniziando a correre goffamente in una direzione, lo guardai e poi posai le mani sulle ginocchia, sospirando.
«ci sai fare con i bambini.», disse Anne, la guardai e poi guardai Harry e Jenny che parlottavano allegramente, strinsi i pugni. «aspetta che lo sappia Ha-», la interruppi bruscamente.
«non proferire parola di quello che è appena successo a nessuno, okay?», scandii ogni parola, guardando il cemento sotto i miei piedi, lei si limitò ad annuire e si ammutolì, scrollando le spalle.
«i-io ..vado da Harry.», mormorò poi, alzandosi in piedi, mi alzai bruscamente e la fermai per un braccio.
«n-non volevo, scusa solo..non parlarne con nessuno, okay?», chiesi cauta, lei sorrise.
«non preoccuparti, io lo sapevo che non eri una cattiva ragazza.», disse, sorridendo. Stavo per rispondere quando vibrò il cellulare, lo estrassi dalla borsa e lessi velocemente il messaggio di Tom.

“finiscila di perdere tempo dietro quei due, non è tempo per mangiare gelati, comunque per tua fortuna si può fare durante la settimana, sempre quella prossima, non puoi commettere nessun errore Jade.”

Deglutii rumorosamente e strizzai gli occhi, mentre riponevo il cellulare in tasca.
«qualcosa non va?», chiese una voce rauca, alzai gli occhi e vidi Harry porgermi il gelato al cioccolato che avevo chiesto, lo presi. «nulla.», mi limitai a rispondere, guardandomi intorno.
Sapevano dov'ero e non mi avrebbero dato pace fino al giorno dell'incontro, avrebbero continuato a seguirmi e non volevo che sapessero di Harry e Anne, avrei fatto una brutta, bruttissima fine.

*saluta*
asdfghjdl, finalmente sono riuscita a scrivere il secondo capitolo di questa fan fiction,
ma la scuola mi distrugge di compiti, scusate.
volevo ancora ringraziare tutti coloro che hanno recensito messo tra le seguite, preferite e ricordate la storia.
vi lascio con questa gif della nostra protagonista.

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"quando voglio qualcosa, vuol dire che la cercherò finte non la troverò."
  
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