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Autore: SakiJune    31/10/2007    5 recensioni
1979. Remus Lupin ha ceduto ai sentimenti, all'incoscienza, alla passione, dimenticando che una persona pericolosa come lui non dovrebbe amare una donna... tantomeno la moglie di un altro...
Poi la tragedia e il dolore soffocano il ricordo di quel giorno.
1993. Dal tavolo degli insegnanti, Remus non osa alzare gli occhi verso gli studenti di Gryffindor. C'è un ragazzo a cui sa di essere legato più che a ogni altro, e non è Harry Potter. E' Neville Longbottom.
2016. Un nuovo anno a Hogwarts sta per avere inizio, e si mostra da subito ricco di sorprese... perché è così difficile raccogliere il coraggio per combattere l'ingiustizia?
ULTIMO CAPITOLO - Silvery Creatures of Light
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fenrir Greyback, Ginny Weasley, Neville Paciock | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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HarryEly, Feux, Ino chan, ladymarie, dunky... ciriciaooo! *Saki si trasforma in Arale!*
Rieccomi. Mi dispiace molto se qualcuno ha pensato che la fic finisse con lo scorso capitolo. Forse lo si sperava^_^
E invece la musa continua a venirmi a trovare regolarmente...
Questa terza parte della storia è abbastanza diversa, anche come stile, credo. Avrei voluto postarla altrove, ma ho preferito non rischiare di perdere lettori (siete già pochini). Il suo leit-motiv è ora completamente rovesciato. A dire il vero ho un po' paura a postare questi nuovi capitoli ora, perché non ho ancora ben delineato la trama e potrei dover apportare modifiche a ritroso... spero di non essere costretta a farlo.
Spero vi affezionerete a Parker e ai suoi amici... ma non troppo perché mi conoscete, e lo sapete che prima o poi farò schiattare qualcuno!

Saki


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QUALCHE MESE PRIMA

In una città il cui nome non ha importanza, la campana della scuola elementare suonò la fine delle lezioni per quell'anno scolastico. I bambini salutarono per l'ultima volta la giovane maestra e sciamarono per il cortile cercando con gli occhi i genitori che erano venuti a prenderli. Solo uno di loro non corse con impazienza, ma si mosse lentamente fino al cancello, a testa bassa.
Un uomo lo attendeva, appoggiato al muro del palazzo di fronte, masticando ininterrottamente un legnetto di liquirizia. Le narici fremevano, come per un tic nervoso, che si estendeva a tutto il viso. Il suo aspetto era piuttosto sgradevole. Portava una giacchetta sdrucita e un paio di vecchi guanti, nonostante il caldo di giugno.
- Grazie di essere venuto, papà - sussurrò il bambino, con una nota di timore nella voce.
- Sgrunt - fu la risposta. - E' arrivata una lettera per te, oggi.
Una lettera? Cosa poteva aver combinato? Il pensiero di una buona notizia non gli sfiorò nemmeno la mente.
- Finalmente mi libero di te. Vediamo cosa combinerai, a Hogwarts.
Che cos'era Hogwarts? Un collegio per bambini cattivi? Una prigione?
- Non mandarmi via... ti prego papà, farò il bravo...
L'uomo si fermò ad un angolo della strada e scoppiò in una lugubre risata. - Tutti quelli come noi vanno a Hogwarts, alla tua età.
- Co-come NOI? - balbettò lui. - E che cosa siamo?
Aveva sempre saputo che la sua era una famiglia diversa. I suoi compagni avevano anche una mamma, per esempio. Una casa pulita e accogliente. Vestiti nuovi o comunque rammendati. Ma soprattutto nessuno dei suoi amici faceva scoppiare il lampadario quando era arrabbiato, nessuno faceva sbattere le finestre con il pensiero, e mai avrebbe potuto parlare con loro di queste stranezze.
Lui e suo padre erano qualcos'altro.
E alla luce di questa novità, ora avrebbe scoperto che cosa.
- Siamo dei mostri, papà? Degli alieni?
- Io - dichiarò l'uomo - Io sono un mostro. Tu sei soltanto un mago, Parky.

Durante quell'estate, suo padre subì una trasformazione abissale. Era sempre stato rude e silenzioso, frugale nelle sue abitudini. Ora lo sorprendeva sempre più spesso a bere e a piangere. Sentiva il suo sguardo fisso su di lui, nei momenti più impensati, quasi volesse imprimersi nella mente la sua figura.
"Sei triste? Non è vero, quindi, che non vedi l'ora che me ne vada?" avrebbe voluto chiedergli, ma non osava.

Il primo settembre lo accompagnò a King's Cross e gli spiegò come raggiungere il Binario. Era esterrefatto, ma gli credette... se era in grado di rompere una lampadina senza toccarla, forse poteva anche attraversare una colonna.
- Leggilo quando sei sul treno. Non prima, è chiaro?
Gli aveva infilato una lettera in tasca.
- Addio, figliolo. Se ti fai degli amici là...
- Che cosa?
- Non tradirli, Parky, non tradire mai...
Con un ultimo triste fremito del viso, era sparito alla sua vista.

- Arrivederci, papà... - mormorò. Ma erano parole inutili. Rabbrividì alla sensazione che non l'avrebbe rivisto mai più.
E si sentì in colpa avvertendo che quel vuoto era anche un sollievo.


Mio amatissimo figlio,
ti sorprenderà sentirti chiamare così, da me che non ti ho mai detto che ti voglio bene.
Ma a cosa sarebbe servito lasciare che ti affezionassi a me? Le nostre strade si sarebbero comunque divise.
Non puoi immaginare quanto la tua vita cambierà da oggi in poi, nel bene e nel male. Ma se non seguirai le mie orme, non avrai nulla da temere.

E' così, Parky, ti daranno tante regole, e tu rispettale, ma non dimenticare la più importante: sii diverso da me come il bianco è diverso dal nero. La favola dei quattro amici della foresta, la rammenti? Non deve ripetersi nella realtà.
La tua vera esistenza comincia oggi, e non include me. Lascia che tutto ciò che mi riguarda sfumi fino a scomparire.
Resterà la tua vera identità, la luce del tuo cuore.
Quella luce che io ho spento tanti, tanti anni fa.
Ti abbraccio.
Tuo padre


Parker posò la mano sul vetro del finestrino. Chiuse gli occhi... e sotto le palpebre una luce verdastra lo fece sobbalzare. Sentiva che in quel momento ogni legame con il mondo in cui aveva vissuto finora era spezzato per sempre...

Rimaneva solo quella vecchia favola.
Cane, lupo, cervo, topo.
Il topo e il serpente.
Un cerbiatto rimasto solo. Come Bambi. Come...

- Il topo tradì i suoi amici. Disse al serpente dov'era la tana del cervo... - si ripeté a bassa voce, come per cullarsi in un sonno che non tardò a venire. Una lacrima scese, inavvertita, sulla sua guancia.


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Quell'originalaccio di Sirius Potter, appena entrato nella Sala, era andato a sedersi al tavolo dei Ravenclaw, mentre Lisette aveva raggiunto le sue amiche di Hufflepuff, così come Irma, ma quest'ultima aveva scelto una postazione strategica per controllare tutti e quattro i tavoli.
Reg aspettava di farsi smistare, mentre un poco di nervosismo tornava ad assillarlo... e poi c'era Viola vicino a lui, con i capelli asciutti ma ancora quell'espressione di scuse sul visino, e temette di non riuscire a distogliere gli occhi da lei...
Parker riconobbe la ragazzina. Aveva assistito alla scena della caduta nel lago, dalla barca dietro la sua, e doveva ammettere che era stato uno spettacolo piuttosto buffo.
Ma l'aveva anche rattristato, alla luce di quella strana lettera di suo padre. "Se fossi scivolato io nell'acqua, chi avrebbe allungato la mano per salvarmi? C'è qualcuno che può volermi bene, qui?" non poté fare a meno di chiedersi.

- Studenti di Hogwarts vecchi e nuovi, vi porgo il mio più sincero benvenuto... o bentornato!
Un ridacchiare generale.
- Siccome vedo delle faccine affamate, ritengo giusto procedere immediatamente con lo smistamento, e poi potremo goderci la cena. Per chi non mi conoscesse ancora, il mio nome é Albus Dumbledore, e sono il Preside di questa scuola.
L'applauso fu unanime. La professoressa McGonagall mise il Cappello Parlante sullo sgabello e iniziò a scandire i nomi dei nuovi arrivati.
- Puoi dirmi di che si tratta? - chiese Parker al ragazzino che gli stava accanto.
- Sei figlio di Babbani, vero? - fece l'altro.
Lui pensò che fosse una parolaccia.
- Allora te lo spiego. Ci sono quattro Case a Hogwarts, e dobbiamo essere assegnati a una di queste. Mio padre è stato a Gryffindor, e anche i miei nonni e tutti i miei zii, sarebbe una gran cosa se ci finissi anch'io...

I quattro animali nati sotto il segno del Grifone si promisero amicizia eterna... ma il topo era troppo vile per prestare fede a quel giuramento...

Il suo vicino era così entusiasta che per un attimo aveva accarezzato la speranza di essere smistato anche lui in questa Casa. Ma le parole della favola, che l'aveva accompagnato per tutta l'infanzia, erano ritornate nella sua mente come un ammonimento.

- Longbottom, Regulus!

L'aveva visto correre come un fulmine a sedersi sullo sgabello, da dove aveva lanciato un'occhiata alla "ragazzina del lago".

- Non mi sembra ci siano dubbi, vero? Solo una curiosità: quel nome cosa sta a significare?
"Che tutti meritano il perdono, specialmente se hanno subito le conseguenze di una decisione sbagliata..."
- Gryffindor, senza altri indugi... avevo visto giusto!

Viola batteva il piede sul pavimento, mentre seguiva con lo sguardo la traiettoria di Reg verso il tavolo della sua Casa. Se era davvero possibile influenzare la scelta del Cappello, allora...

- Malfoy, Viola!
Ecco, toccava a lei. Doveva pensare intensamente a quello che desiderava, prima di indossarlo, così...
- Malfoy, eh? Non ci sarebbe bisogno di chiedertelo.
"Ti prego, voglio andare con Reg. Ti prego, lui è stato gentile con me..."
- Anche a Slytherin saranno gentili. E sono tutti purosangue come te.
"Ma non mi insegneranno niente che i miei genitori non mi abbiano già ripetuto mille volte..."
- Giusta osservazione. Sei senza dubbio un tipo coraggioso. E va bene, Gryffindor!


- Pettigrew, Parker!
Toccava a lui.
Il sudore gli imperlò la fronte, le mani gli tremavano.
A passi incerti raggiunse lo sgabello e... un brusio si levò dal tavolo degli insegnanti.
La voce del Preside reclamò il silenzio, e il suo volto si era fatto severo.
- Oooh... - fece il Cappello non appena si fu posato sulla sua testa. - Che dovrei fare? Non mi sono mai trovato in un tale imbarazzo. Mostrami la tua natura, affinché io non possa sbagliare di nuovo...
"Io non lo so. Non so niente di niente..."
- Non sei ambizioso, non aspiri alla cultura, e la lealtà non sembra appartenere alla tua stirpe.

Topo, perché hai fatto questo? domandò il cane. Io mi fidavo di te!


"Io non sono il topo. Non voglio fare del male."

- La paura fa compiere azioni orribili, e poi non si può tornare indietro. Pensaci. Vuoi che la storia si ripeta? Dovrei sperare che la nobiltà d'animo cresca in te attingendo luce da chi ti sta intorno?

"Penso che sia una bella cosa, no?" gli fu spontaneo pensare.

- Feci lo stesso con tuo padre, gli diedi fiducia. E me ne pentii amaramente. Perché la luce può nascere dalla tenebra, ma non dall'ombra. Ma non saprei in ogni caso dove altro collocarti... perciò...
GRYFFINDOR!


Non gli piaceva la biblioteca. Trovava che avesse un'atmosfera soffocante. Ma la signora Weasley era a dir poco bellissima.
- Non guardare zia Hermione in quel modo, tu! - lo avvertì una studentessa più grande di lui, che gli stava seduta dietro. - Suo marito è un Auror.
Che cos'era un Auror? Una specie di orco? O un mago oscuro, come quelli di cui aveva parlato il professor Binns a Storia della Magia?
C'erano tantissime cose che non capiva. Si rituffò a scrivere, cercando di non pensare a suo padre, alla favola, alla sensazione avuta sul treno, alle strane parole della lettera e del Cappello. Perché se cercava di unire tutte questi particolari, riusciva ad immaginare solo orrore.

Sperava di diventare amico di Regulus, della ragazzina del lago, di tutti i suoi compagni di Casa. Ma in quale modo avrebbe mai potuto tradirli? Che cos'era l'ombra, che cosa significava?

Il topo trotterellava dietro ai suoi amici, seguendoli in tutte le loro avventure. Il lupo era saggio e prudente, il cane era impulsivo, il cervo un poco dispettoso... ma avevano un cuore d'oro...

Restare nell'ombra. Passività, mancanza di personalità. Ecco che cos'era.
Ma se il Cappello conosceva la favola...

Basta. Non doveva più stare a rimurginarci, doveva provare a concentrarsi sul compito...


- Che faccia sofferente - fece Sirius, piantandosi proprio davanti a lui mentre andava a consegnare il tema. - Ti ci metti d'impegno, eh?
- Mollalo, Potter - gli ordinò Lisette.
Trentasei centimetri... sicuramente non erano abbastanza, ma non riusciva a fare di più. Si alzò e si avvicinò alla professoressa McGonagall.
- Signora Direttrice...
- Sì, Parker? - Non era una persona dolce, all'apparenza, ma la sua severità gli era in qualche modo familiare. Non lo imbarazzava.
- Lo so che è troppo corto, e credo di aver fatto degli errori, però...
- Vai pure, non preoccuparti. Sono sicura che hai fatto del tuo meglio.
Temette di sentirsi dire "mi ricordi tuo padre, sai?", ma ciò non avvenne. Seguì il gruppetto dei Gryffindor, sperando di attaccare bottone sulla strada per la Torre...

"Il topo si comportava proprio così."

Rimase un po' indietro, spaventato da quelle coincidenze. Ad un tratto, Regulus si voltò e gli sorrise. - Te ne stai sempre da solo, tu! Non ti annoi?

Una battaglia si scatenò nel suo animo. E il desiderio di affetto e di compagnia vinse.

- Io... sì, mi annoio. Alla scuola dove andavo prima avevo degli amici, ma qui...
- Qui, anche! - rispose Viola. - Siamo nella stessa Casa, staremo insieme sette anni!
Regulus lo mise a suo agio. - Ti chiami Parker, non è vero? Non devi stare giù, siamo solo all'inizio. Guarda, quello che se ne cammina avanti con la testa tra le nuvole è mio cugino Nedzad. E' arrivato dalla Romania l'anno scorso, anche lui era un po' spaesato all'inizio. Che ti diceva Potter, prima?
- Lui, beh, si preoccupava perché sembrava che stessi male. Ha consegnato un tema che sarà stato sui duecento centimetri...
Reg gli spiegò che era normale che quelli del terzo anno avessero compiti più difficili, e comunque i Ravenclaw erano dei secchioni di natura.
- Puoi spiegarmi che cos'è un Auror?
- Un cacciatore di maghi oscuri. Come i poliziotti del mondo Babbano, ma è un lavoro ancora più rischioso e complicato...
- Babbano? Vuoi dire il mondo... normale?
- Normale! La magia è una cosa normale. Ma per te è diverso, vero?
- Mio padre è... era... un mago. Ma me l'ha detto solo prima che venissi qui.
Era una cosa incredibile, ma cercarono di non mostrare troppo stupore.

Mi incontrarono sulle scale. Mi irrigidii, cercando di non guardarli in faccia, limitandomi a salutare con un cenno del capo.
- Nonno, che hai? Hai litigato con qualcuno? - Reg si sporse dalla balaustra, per farsi sentire, ma non risposi.
- Il professor Lupin è tuo nonno? - chiese Parker. - Che forte! Mi piace molto come insegna, è una persona gentile.
- Stasera fa il maleducato però... chissà che gli è preso.
- Non ti guarda mai negli occhi, Parky. Posso chiamarti così, vero? - disse Viola.
Era proprio come lo chiamava suo padre. Ma non voleva essere scortese e annuì.
- Forse gli ricordi qualcuno - azzardò Reg. - Porca miseria...
Erano davanti al ritratto della Signora Grassa.
- Ho dimenticato la parola d'ordine!
- Specialis Revelio - disse Nedzad, e ridacchiò compiaciuto della sua memoria. - Il quadro li lasciò entrare. - Facile da rimanere in testa. Incantesimo che Flitwick insegnato ieri. Zio Ron dire sempre anche tuo padre dimenticare ogni volta.
Reg ci rimase un po' male, ma non lo diede a vedere e sbadigliò vistosamente, affermando che aveva sonno, e salì nel dormitorio maschile.
- Ned, ci fai un disegno? - chiese Viola, facendo gli occhioni dolci. La settimana prima gli aveva visto eseguire lo schizzo di un drago spaventoso, colorandolo magicamente.
- Cosa volere che faccio, bella?
Viola arrossì. Sembrava timido, ma a volte era molto diretto. Forse perché non era abituato a parlare inglese...
- Un ritratto di Regulus - gli disse all'orecchio.

Tracciò le linee del volto, i lineamenti delicati, colorò con la bacchetta i capelli biondo-rossicci e gli occhi color miele. Era abbastanza lusinghiero. Glielo consegnò, sorridendo, ma si rodeva dentro. Non perché lui e Reg fossero in competizione... Viola era troppo piccola per lui, però, in generale...
Mentre lei correva verso le scale che portavano al dormitorio delle ragazze, andò a guardarsi allo specchio.
- Io brutto, Parker. Ragazze non piacere brutto come me.
- Consoliamoci, siamo in due.
- A te piacere Viola?
Parker provò ad esprimere i suoi sentimenti. - A me piace tutto quello che conosco qui... è cento, mille volte più interessante della vita che facevo prima. Non m'importa di conquistare una ragazza, adesso. Credo che avere degli amici sia il massimo. Vedi, io non penso di essere brutto, Ned... ma la mia faccia ha lo stesso qualcosa che non va. O il mio nome, o il passato della mia famiglia. Conosci la storia dei quattro animali della foresta?
Nedzad scosse il capo. - Storie di draghi, leggende, io sapere tutto. Ma non capire cosa essere questa favola. Tu dire?
Per quanto fosse doloroso, Parker gli raccontò la favola che suo padre gli aveva ripetuto quasi tutte le sere, da quando era piccolissimo.

... il serpente fu ucciso dal cerbiatto, che era cresciuto e voleva vendicare il cervo suo padre e il cane suo amico. Il topo fuggì e si nascose per il resto della sua vita, colmo di vergogna per le sue azioni crudeli e la sua vigliaccheria...

- Vedi, Ned, credo che il topo fosse mio padre. E se è così, io non voglio essere come lui.
Nedzad alzò gli occhi e provò a pensarci su. - Vediamo... Potter essere come sua madre che scrive cavolate su rivista. Però Caposcuola, zia di Reg, non somigliare a nessuno. Viso di angelo, ma grande rompiscatole...
A Parker venne da ridere, liberandosi per un attimo dai brutti ricordi.
- Scegliere di diventare cosa vuoi. Non pensare cose tristi.

*****************

- Peter Pettigrew si è suicidato, nella sua casa di Hereford, il giorno dell'arrivo degli studenti a Hogwarts - mi aveva informato Dumbledore. - Non essere severo con suo figlio, Remus, ti prego.
Non era mia intenzione trattare male Parker. Ma non mi si poteva nemmeno chiedere di sorridergli o peggio... parlarci insieme...
Mi faceva paura quel ragazzo, e non ero di certo fiero di questi miei sentimenti. Ma non potevo fare a meno di rabbrividire quando incrociavo il suo sguardo in aula o in giro per la scuola...
- Irma ha preso sul serio il suo incarico, a quanto vedo. Non abbiamo mai avuto un Caposcuola così feroce. Soltanto Belby sembra idolatrarla...
"Feroce? La bimba che saltellava sulle ginocchia di Nymphadora, con i suoi boccoli scuri e la boccuccia a cuore?"
- Le dirò di essere meno intransigente. C'è altro, Albus?
- Tuo nipote e la piccola Malfoy... - ghignò, allungando la mano verso la ciotola di limoni canditi. - Che ne pensi?
Io non penso niente. Non la considero un pericolo, e poi sta a Neville recriminare sulle sue amicizie, al limite. E' questo Parker che mi preoccupa.
- Remus, Remus! Ti conosco troppo bene. - Avevo dimenticato che Dumbledore era un Legilimens eccezionale. - Tu non odi quel ragazzo, nemmeno un briciolo.

How can I convince him that he's not to blame?

Merlino santo, da dove saltava fuori il verso di quella canzone?
Perché doveva essere sempre il ricordo di un vecchio Slytherin a riportarmi sulla retta via?
Come avevo imparato a dominare i sensi di colpa, così dovevo fare con il rancore.
E alla lezione successiva, dopo aver rivolto una domanda alla classe, scoprii di provare soddisfazione quando Parker alzò la mano per rispondere.
E sostenni il suo sguardo, che non era affatto terribile.
Non era nient'altro che un ragazzo solo. Un orfano, trapiantato in un mondo a lui sconosciuto, che chiedeva soltanto di essere amato.
   
 
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