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Autore: Palmeras Celestiales    11/04/2013    3 recensioni
Sdraiata sul letto fisso il vuoto, accanto a me foto di noi.
Cerco di ricostruire dettagliatamente ogni nostro momento vissuto in questi tre anni… le parole; i sussurri; gli sguardi; i sorrisi; i viaggi; il cinema; il vai e vieni da un luogo ove eri tu; le incomprensioni; la tua storia con lei; il momento in cui l’ho scoperto; la mia storia con lui, solo apparentemente felice; i momenti di rabbia; gli sguardi glaciali che riuscivamo a rivolgerci in alcuni momenti, gli stessi momenti in cui la parte perfida di me avrebbe voluto sorriderti, senza successo; ogni tuo “mi dispiace” silenzioso, mentre stringevi la sua mano, ma ti voltavi a guardare me… bruciano nelle mie vene come fuoco ardente.
Cerco di mettere ordine, pezzi di una vita che non si possono riappiccicare, per dare un significato a tutto ciò, ma la mia mente va in tilt, sopraffatta dal ricordo di noi.
Momenti di esasperazione, quei momenti in cui vorrei tornare indietro e cancellarti, perché io e te siamo la cosa più bella che mi sia capitata, ma anche la cosa più dolorosa.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Immobilità del cuore

“Scrivi di noi!”
Il biglietto allegato alla macchina per scrivere che Sam aveva regalato a Charlie.
[Dal film: Noi Siamo Infinito]

 

Lo sportello della macchina, bloccato, non si apriva. Con enorme sforzo tirai la maniglia per farlo aprire. Dopo alcuni tentativi e piegamenti del bacino alquanto imbarazzanti, lo sportello si aprì e presi lo zaino dall’interno della macchina. Con aria circospetta, lo zaino sulle spalle, ispezionai i dintorni… tutto taceva, d’altr’onde alle 8.10 di mattina non poteva essere diversamente.
Mi voltai, ti vidi camminare su quel lungo marciapiede, distanti, come sempre del resto, pensai: “Dannazione, solamente lui mi mancava stamattina!”
Il fighetto della scuola, l’amico degli “esageratamente esaltati” della mia classe… due mondi opposti i nostri, o meglio, tuo il mondo da cui sono scappata e nel quale non avevo nessuna intenzione di rientrare.
Un mondo tossico, fatto di “sesso, droga e rock ‘n’ troll”.
Conosco bene quel mondo, conosco bene le CONSEGUENZE di tutto ciò, le ho provate sulla mia pelle, ma ormai a chi importa, mi trovo dall’altra parte, dalla parte degli “sfigati”, quelli che tengono alla propria vita e cercano sempre di fare la cosa giusta, senza nuocere a nessuno.
Chi avrebbe detto che quel giorno sarebbe stato l’inizio di tutto… se solo l’avessi saputo, giuro, tornerei indietro e farei qualche sciocchezza, tornerei indietro e cambierei l’idea che avevi/hai di me.

Scesi dalla macchina, 8.10, sempre la stessa ora, l’ora in cui gli alunni nelle classi fanno baldoria in attesa dell’insegnante, l’ora in cui il silenzio delle strade vuote preme nelle nostre orecchie, l’ora in cui nessuno ci fissa dal basso verso l’alto credendosi chissà chi.
Mi sorridesti… mi guardai intorno, incredula, non vidi nessun’altro. Sull’asfalto solo tu ed io, due sguardi incrociati, il tuo sorriso, il mio scetticismo.
Così, per molte mattine, fin quando un giorno il tuo sorriso fu così potente da cambiare il mio umore.

Usciti dalle nostre rispettive scuole le nostre strade si incrociavano, venivi a prendere la tua amica d’infanzia dalla mia scuola, la tua amica di sempre, ti avvolgeva in un abbraccio, che io notai, dal quale, non appena i nostri occhi si incrociarono, cercasti di scioglierti, senza successo… lei non sapeva.
Ed io stessa facevo molta fatica a capire.
Mi chiedevo come fosse possibile che uno dei “fighetti” della scuola, uno dei “fighetti” della nostra cittadina, assai rinomato, potesse innamorarsi di me.
I tuoi sorrisi, i tuoi sguardi intensi, i tuoi gesti, non lasciavano dubbi, ma io, dall’anima diffidente, continuavo a chiedermi “perché me?”, cosa avessi notato di tanto speciale da innamorarti proprio di me. E, in qualche modo, ogni volta che ti guardavo, ti chiedevo di dirmelo, di farmelo capire, perché in me non trovavo niente di speciale.

Un difficile momento vivevo in quel periodo, tutto intorno a me si sgretolava, ogni certezza persa, l’oscurità dell’oblio sempre più densa, nessuno notava cosa mi accadeva, nessuno notava la mia vitalità spegnersi sempre più… tu la mia unica speranza di rinascita, qualcosa su cui aggrapparmi, così certo e così incerto, la tua presenza fallace.
Così diversi, eppure, dalla sorprendente comprensione.
Il tuo mondo, non estraneo a me, non ti apparteneva, ti ritrovavi lì in balia degli eventi e non sapevi come uscirne, probabilmente io la tua speranza, presenza fallace tanto quanto te.


Sono passati tre anni, cambiate molte cose… noi, il mondo che ci circonda, la gente intorno a noi…
Sono passati tre anni, ma la nostra strana intesa non sembra svanita…
Sono passati tre anni, e il tuo sguardo riesce ancora a togliermi il respiro.
Molte le esperienze fatte, con persone diverse, in momenti diversi, con intensità diverse.
Ti ho pensato in ogni singolo momento… ogni nuova esperienza la tua presenza, irreale e illusoria, non mi abbandonava mai.
Le nostre parole, brevi, forzate, sussurrate, mai dimenticate… non le dimenticherò mai, sono e saranno dentro me per sempre, esattamente come te.
Molto, troppo il male fatto l’uno all’altra e viceversa. Troppe le vendette da attuare. Minima la forza per poter andare avanti, per poterti fare del male, come destinati a scivolare, in un vuoto che fa male.
Vivi ancora nel tuo mondo, vivi ancora in balia degli eventi, ma che importa, la vita va vissuta una volta e come si deve.
Il tempo scorre e insieme esplodiamo ancora come due bombe atomiche, le nostre essenze, ogni singolo giorno, ci ricordano che saremo nostri per sempre, anche se vien meno il coraggio di dircelo.

Sei lontano, con lei… mi chiedo in continuazione cosa tu stia facendo, quanto sei vicino a lei, se hai davvero provato mai qualcosa per lei o era solo la prima persona disposta a porsi tra me e te, la persona di cui, in un momento di lucidità, ti sei servito per dimenticarmi, senza successo.
Noi… due droghe, diversa natura, stessa potenza.
Luce dei nostri occhi, fuoco dei nostri lombi, nostro peccato, nostra anima.

Sdraiata sul letto fisso il vuoto, accanto a me foto di noi.
Cerco di ricostruire dettagliatamente ogni nostro momento vissuto in questi tre anni… le parole; i sussurri; gli sguardi; i sorrisi; i viaggi; il cinema; il vai e vieni da un luogo ove eri tu; le incomprensioni; la tua storia con lei; il momento in cui l’ho scoperto; la mia storia con lui, solo apparentemente felice; i momenti di rabbia; gli sguardi glaciali che riuscivamo a rivolgerci in alcuni momenti, gli stessi momenti in cui la parte perfida di me avrebbe voluto sorriderti, senza successo; ogni tuo “mi dispiace” silenzioso, mentre stringevi la sua mano, ma ti voltavi a guardare me… bruciano nelle mie vene come fuoco ardente.
Cerco di mettere ordine, pezzi di una vita che non si possono riappiccicare, per dare un significato a tutto ciò, ma la mia mente va in tilt, sopraffatta dal ricordo di noi.
Momenti di esasperazione, quei momenti in cui vorrei tornare indietro e cancellarti, perché io e te siamo la cosa più bella che mi sia capitata, ma anche la cosa più dolorosa.
Un paradiso infernale il nostro, dal quale vorrei uscire con tutte le mie forze, e ci stavo riuscendo e mi sentivo felice, felice davvero, ma un tuo sguardo, QUEL tuo sguardo, ha fatto crollare tutto nuovamente, distruggendo le barriere di felicità che si innalzavano attorno a me.
Vi siete lasciati dopo pochi mesi, ma siete ancora troppo amici, provo una gelosia minima, rassegnata dalla grandezza e dalla distanza del nostro rapporto.
Permetti a me di gustare il sapore della felicità, in quanto stanca dei racconti sulla sua bontà. Forse io stessa non mi concedo questa possibilità, ancora della mia vita. Per quanto la droga possa far male, per quanto ne possieda la consapevolezza, forse rimango restia ad abbandonarla completamente, fin quando non avrò dato un senso a noi.
E provo un dolore potente, viscerale. La mia mente, così piena di te, vorrebbe servirsi della bocca per liberarsi. Quella bocca troppo chiusa, da non riuscire ad emettere un suono, vorrebbe urlare il tuo nome al mondo intero, ma non si può, non si possono infrangere le barriere del nostro silenzio…
Il nostro silenzio, i nostri sguardi che parlano più di mille parole urlate al vento, nell’entusiasmo del momento, ma che al vento non resistono, volano, mentre su fogli bianchi restano, vivono.
Tu la mia terraferma, anche se potrebbe sembrare il contrario, immobilità del mio cuore.

 

 


Esiste una playlist per questa storia:
Negrita – Destinati a perdersi
Max Pezzali – Terraferma
Depeche Mode – Enjoy the silence
Jimmy Eat World – Pain
Jimmy Eat World – Work
Sting – Shape of my heart
Lenny Kravitz – Stillness of heart

  
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