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Autore: Nocturnia    11/04/2013    1 recensioni
Attraverso un evo prossimo all'estinzione, il leone e il centauro sciolgono un nodo strettissimo i cui estremi affondano le loro radici in una sfida sul filo di lama.
Perchè anche negli occhi di un dio può esserci la fine.
[Prima classificata al contest "Scrivimi una raccolta" indetto da visbs88 sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Violenza
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Disclaimer: Easley del Nord, Claire, Teresa, Rigardo, Priscilla e tutti gli altri personaggi appartengono a Norihiro Yagi, al suo editore ed a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


La moneta del ricordo



È una trapunta scura il cielo, una voragine che ha inghiottito stelle e pianeti.
Non ha occhi per fissarti Easley, ma una bocca irta di denti per ricordarti che sei solo carne e muscoli, possibile pasto di un dio affamato ed egoista.
È uno spettatore crudele la volta celeste, indifferente e sadica.
È un padre assenteista, a cui non importa nulla della sorte dei propri figli.
Neppure della tua.

"Chi è?"
Rigardo ti aveva squadrato con occhi uncinati e sottili, il filo scuro di una forza nascosta.
"Una ragazzina. Una bambina."
Aveva annusato l'aria il leone, percependo chiaramente il lezzo della Morte e del tormento.
Piangeva quell'esserino gocciolante e bruttino, quasi un corvo spezzato.
Piangeva e pareva sciogliersi al tuo fianco, lasciandoti scie di sale e fumo.
Le avevi accarezzato i capelli bruni, scorrendone tra le dita la consistenza setosa e umida di pioggia.
"Puzza."
"Lo so."
"Puzza di decomposizione e plasma stantio." aveva sottolineato Rigardo, sul volto una smorfia contrariata.
Nella radura era calato un silenzio gravido di parole, innaturale.
Le fiamme disegnavano volute di sangue e porpora sui tuoi zigomi, regalando un po' di calore alla tua pelle esangue.
"Chi è, Easley?"
E c'era tutta la rabbia di un predatore disatteso nella domanda di Rigardo, l'impazienza di chi freme nel ricevere la risposta e ne teme le conseguenze.
Ti eri arrotolato una ciocca dei capelli di Priscilla attorno all'indice, cercandogli gli occhi con gli occhi e trovando l'azzurro sconfinato di un cielo impietoso.
"E' l'unicorno, Rigardo. E' il ferro che ha decollato Teresa, un'arma e una nemica. E' solo una ragazzina che ha dimenticato chi essere. Cosa essere."
Aveva stretto le labbra in una linea sottile il leone argentato, incrociando le braccia al petto e voltandosi verso il pendio.
Per un attimo - un terribile attimo - avevi provato qualcosa di simile al dispiacere.
Gli avevi afferrato il polso in una morsa dolente e supplice, trattenendolo.
Rigardo si era fermato, guardandoti da sopra la spalla e scorgendo il nero di un futuro che altro non era che il vallo di una ferita mortale.

"Rigardo..." era stato un sibilo tra i denti serrati, un mormorio sommesso e pregno di una vita che stava scivolando via come una lacrima.

"Lo so." aveva articolato a fatica, deglutendo "Lo so, Easley."

Ed era nero l'abisso in cui ti eri gettato per seguire un unicorno maledetto, petto in fuori e denti scoperti, così come neri erano diventati i tuoi sogni.
Le tue speranze.
   
 
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