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Autore: Thiliol    13/04/2013    3 recensioni
Il Dottore si sciolse dal suo abbraccio e le sorrise, un sorriso dolce e triste allo stesso tempo.
< Sono felice che tu sia qui, Rose >.

E se non ci fosse stata nessuna metacrisi umana del Dottore?
Dal capitolo 13:
Si sentiva come tirato da entrambe le parti e non era affatto una sensazione piacevole. Rose e River, River e Rose... meglio di no.
Genere: Commedia, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 11, River Song, Rory Williams, Rose Tyler
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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eleventh room Eccomi qui con la seconda e ultima parte di The God Complex. Ecco le due domande che mi sono posta guardando l'episodio e che credo ci siamo posti tutti: cosa c'era nella stanza del Dottore? In cosa crede? (Diciamoci la verità, una risposta a quest'ultima domanda ce la siamo ricordati tutti, vero?) Ci avviamo verso la fine e, vi avverto, verso l'angst più sfrenato... perché fluff è bello ma angst è meglio! E poi non dite che non vi avevo avvertito...










Eleventh room



Il Dottore se ne stava curvo e silenzioso appoggiato alla consolle del Tardis.

Guardarlo era doloroso, faceva pensare a quanto infinitamente vecchio lui fosse, a quanti dolori era stato costretto a sopportare, prima di salutare Amy e Rory per quello che poteva essere un tempo infinito.

Rose aveva quasi timore di toccarlo e si avvicinò a lui, standogli alle spalle, vicinissima e impercettibile.

< Dottore? >

Lui si voltò verso di lei, gli occhi lucidi e un sorriso triste sul volto.

< Non è un addio, lo sai? Loro sono lì, possiamo andare a trovarli quando vogliamo. >

Una bambina, ecco come si sentiva in quel momento.

Lui l'attirò a sé e l'abbracciò stretta, poggiando il mento sulla sua testa e baciandole i capelli.

< Quella creatura, Rose, era così disperata, così sola che io... non potrei mai perdonarmelo se Amy e Rory perdessero loro stessi. >

Parole sussurrate che a Rose parvero urlate a squarciagola, perché il Dottore aveva paura di qualcosa e lei lo sentiva, ma lui non avrebbe mai confessato nulla, non avrebbe chiesto aiuto.

< Ci sono io con te, lo sai, no? Per sempre, Dottore. >

Si irrigidì a quelle parole, ma non la lasciò... era rassicurante starsene lì, abbracciati, solo loro due e il Tardis.

< C'era una stanza per me, > disse lui improvvisamente, < la stanza numero undici. >

< Puoi dirmelo, non devi mai dubitare di questo. Di cosa hai paura? >

< La cloister bell impazzita ed io... non sarebbe mai potuto essere nient'altro...credo che... > sospirò forte, lasciando che il discorso confuso cadesse nel silenzio.

Rose non insistette, sapeva bene che non avrebbe ottenuto nulla.

< Ho paura di perderti di nuovo, Dottore, e la mia stanza era lì a ricordarmelo perché se c'è una cosa in cui credo è che farei qualsiasi cosa per coloro che amo, per salvarli, per ritrovarli... attraverso i mondi e gli universi. >

Si scostò per poterlo guadare negli occhi.

< E tu, in cosa credi? >

Il Dottore non rispose e il Tardis si fermò.

< Vai, scopri cosa c'è dietro quella porta. >

Rose lo guardò perplessa, poi andò verso la porta, sconfitta. Non si sarebbe mai confidato, nemmeno con lei, non del tutto almeno.

Aprì e uscì fuori, rimanendo paralizzata, il panico crescente in lei: il Powell Estate.

Il rumore del Tardis che ripartiva la fece voltare di scatto.

< No! Dottore non di nuovo! > ma le sue grida erano rivolte al nulla.


Il Dottore aveva seguito Rose ma appena la ragazza era uscita aveva richiuso la porta di scatto e il Tardis era ripartito. Quante volte lo aveva fatto ormai? Eppure lei non aveva avuto il minimo sospetto, l'idea che il suo fosse un abbraccio di addio non l'aveva neppure sfiorata... la sua Rose voleva solo consolarlo.

Non poteva chiederle di assistere alla sua morte, avrebbe smosso l'intero Universo per salvarlo e non doveva accadere.

Poggiò la fronte contro il legno e chiuse gli occhi.

< Se c'è una cosa, solo una cosa... io credo in lei. >


   
 
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