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Autore: Raste    13/04/2013    1 recensioni
Ognuna delle cinque Regioni del Mondo Pokèmon ha la sua Lega, e ogni Lega il suo Campione, ex protagonista di un Videogioco Pokèmon. Ciascuno dei Campioni durante il suo viaggio ha affrontato con successo uno o più Team criminali, i capi dei quali dopo la sconfitta sono misteriosamente scomparsi senza lasciare traccia. Ma cosa accadrebbe se Ghecis, Cyrus, Giovanni, Ivan, Max e i loro sottoposti unissero le forze in cerca di vendetta? Questa è la storia di Anthony, Richard, Ian, Stephan, Mat, Elyse e Rick, i protagonisti dei videogiochi, che si troveranno a riaffrontare i loro vecchi nemici, più agguerriti e pericolosi di prima, per sventare il loro nuovo piano e salvare ancora una volta le cinque regioni. Compariranno moltissimi Pokèmon diversi e numerosi personaggi sia canonici che non, e non mancheranno ovviamente le lotte, oltre ad esplorazione, amicizia, amore e al legame importantissimo che unisce allenatore e Pokèmon.
A questo punto non mi resta che augurare buona lettura e buon divertimento a tutti, sperando che il lavoro vi piaccia :-D
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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Erano da poco passate le nove del mattino quando finalmente Mat giunse al Paradiso Fiore.
Già da lontano appariva come una lussureggiante isoletta coperta di fiori di ogni genere, tra cui le rarissime Gracidee.
Quella volta, però, profonde bruciature solcavano il verde come cicatrici ancora aperte, anche se per fortuna le fiamme si erano spente ormai da ore, lasciandosi dietro solo nero e qualche pennacchio di fumo.
Appena atterrato vide subito Corrado, Capopalestra di Arenipoli, accanto a un grosso elicottero parcheggiato in un prato, proprio di fronte a una piccola capanna di legno. Stava discutendo assieme ad un altro allenatore con i capelli fulvi striati di biondo, racchiusi in un codino alto, che indossava una maglietta rossa a motivi neri sopra un paio di pantaloncini scuri.
“Corrado! Chicco!” Fu proprio quest’ultimo a voltarsi per primo e a dirigersi verso di lui: “Eccoti qua, Mat. Temevamo non arrivassi più” “Com’è la situazione?” domandò il Campione richiamando Staraptor. “Non così tragica – rispose Corrado – Per fortuna gli Shaymin feriti sono pochi. Se ne sta occupando un’Infermiera” “E Risetta?” “Sta meglio. Per ora riposa, ma non ha nulla di rotto. Grazie al cielo, anche i suoi Pokèmon si sono ripresi. Adesso è nella capanna con Demetra, che la sta vegliando”.
A quest’ultima affermazione Mat rimase stupito: “Ah, c’è anche Demetra?” “Sì, dato che possiede un Blissey ed era anche lei alla Casa Lotta quando è arrivato il messaggio ho pensato potesse esserci utile” “Hai fatto bene – annuì il ragazzo – è una donna in gamba”. Poi si fece più serio: “Ma cosa è accaduto ieri?” “E’ quello di cui stavamo parlando quando sei arrivato – gli rispose Chicco – Non ci capacitiamo di come qualcuno sia riuscito a fare una cosa del genere con un’allenatrice come Risetta nei paraggi. Insomma: faccio fatica a tenerle testa io!” “Beh, non gliel’avete chiesto?” domandò Mat un tantino sorpreso. “No. Non era il momento – disse Corrado – Era stanca e ancora sconvolta: abbiamo ritenuto fosse meglio lasciarla in pace”.
Mat annuì di nuovo, poi si guardò intorno: gli unici veri danni, a quanto pareva, erano quindi solo quelli alla vegetazione. Sorrise sollevato: ci sarebbe voluto un po’, ma col tempo l’isola sarebbe guarita da sola.
Una collina poco lontano attirò la sua attenzione: era quasi del tutto bruciata, e in cima sembrava fosse avvenuta un’esplosione.
“E lassù?” chiese. “Bella domanda! – gli fece eco Chicco – Non lo abbiamo ancora capito. Vieni a dare un’occhiata”.
Lo accompagnarono lungo il pendio, e lì Mat vide un grosso buco nel terreno. Sembrava scavato con la dinamite, ma non era chiaro perché lo avessero fatto. “Di sicuro chi ha attaccato questo posto cercava qualcosa di preciso” fu l’unica ipotesi a cui convennero tutti e tre. Restava da capire chi e cosa. E solo Risetta al momento era in grado di rispondere.
“Chiedo scusa…” Una voce risuonò alle loro spalle. Una bellissima ragazza con una lunga treccia verde muschio li aveva raggiunti in cima al colle. “Risetta si è svegliata, e sta meglio. Se volete potete provare a parlarle” “Grazie Demetra, arriviamo” le rispose Corrado senza perdere quell’aria seria che aveva tenuto per tutto il tempo.
Mentre scendevano, Demetra si accostò Mat: “E’ bello averti qui – gli disse – Spero tu possa aiutarci a capire cosa sta succedendo” “Lo spero anch’io – rispose lui – Ma finché Risetta non ci dirà tutto, non ho nulla su cui basarmi” “So che ce la farai. Tu non fallisci mai. Come quella volta nella foresta: senza di te non ce l’avrei fatta ad uscire da sola”.
Si stava riferendo al loro primo incontro, quando Mat l’aveva aiutata ad affrontare gli allenatori del Bosco Evopoli. Lui aveva appena compiuto diciassette anni e aveva iniziato il suo viaggio da poche settimane, mentre lei invece ne aveva circa venti, ma era ancora alle prime armi. Dopo essere usciti dal bosco avevano continuato a vedersi, e in poco tempo era nata una storia. Era durata solo pochi mesi, poi gli impegni e i sogni di entrambi li avevano spinti di comune accordo a lasciarsi. Ormai era passato parecchio tempo, ma le aveva davvero voluto bene, e sospettava che in fondo lei non avesse mai rinunciato veramente a sperare. Forse era per questo che nutriva una così grande fiducia nelle sue capacità.
“Non sono infallibile – le disse – anche io a volte sbaglio e tu lo sai bene”. Demetra abbassò lo sguardo, ma se era triste non lo diede a vedere anzi sorrise: “Io non ne sono convinta. Sono certa che tu possa fare qualunque cosa, se solo lo volessi”. Dopodiché si allontanò, salutandolo con un sorriso.
Finalmente giunsero alla capanna di Risetta, dove trovarono la ragazza in piedi che guardava pensierosa fuori dalla finestra.
“Hei Risetta!” esordì Chicco. “Ciao, ragazzi” si limitò a rispondere la giovane continuando a fissare fuori. “Come ti senti?” “Meglio, ma il mio cuore soffre assieme a quest’isola”.
“Non preoccuparti – la consolò Demetra mettendosi accanto a lei – Vedrai che presto tutto tornerà come prima”. Risetta non rispose.
Corrado si appoggiò a un tavolo: “Risetta, dobbiamo sapere cosa è accaduto qui ieri mattina. Chi ti ha aggredita, come e soprattutto cosa voleva.
Lei stette in silenzio per un attimo: “Perdonatemi ragazzi, ma ora non me la sento – disse infine scuotendo il capo – O almeno, non qui”. Chiuse gli occhi, che si riempirono di lacrime: “Mi ero ripromessa di proteggere l’Isola, e ho fallito miseramente. Io… IO NON MERITO DI RESTARE IN QUESTO POSTO! NON POSSO!”. Si gettò tra le braccia di Demetra, che la abbracciò e la lasciò a sfogarsi sulla sua spalla, battendole dei leggeri colpi sulla schiena: “Su, su, calmati. Non è colpa tua. Quell’allenatore era semplicemente troppo forte, tutto qui, sono cose che capitano. Nessuno si è fatto male in modo grave, stanno tutti bene. Non hai alcuna colpa – poi si rivolse a Corrado – Qui non può restare: non riuscirà mai ad aprirsi in questo stato. La cosa migliore da fare è riportarla alla Casa Lotta, lì riuscirà a calmarsi”.
Corrado sbuffò. Era evidente che considerava il viaggio di ritorno una inutile perdita di tempo: “Demetra, dobbiamo sapere!” “E sapremo, ma non adesso e non in questa capanna!” affermò lei decisa. “Io sono d’accordo con lei! – intervenne Chicco – Tu, Mat?”. Il ragazzo rifletté un secondo, poi rispose: “Mi spiace, Corrado, ma hanno ragione loro. Finché resterà al Paradiso Fiore sarà tormentata dai sensi di colpa. Non riusciremo mai a farla parlare se non la portiamo via”
Il Capopalestra di Arenipoli alzò gli occhi al cielo, visibilmente contrariato, ma dovette cedere: “E sia, torneremo indietro. Ma dobbiamo aspettare che l’Infermiera Joy abbia finito di curare i Pokèmon” “Non c’è problema – disse una donna dai morbidi capelli rosa entrando in quel momento – Ho finito adesso di medicare tutti gli Shaymin feriti. Non ho altro da fare, se volete possiamo anche ripartire”. Dei due Blissey che erano con lei, uno andò verso Demetra, che dopo averlo accarezzato lo fece rientrare nella Pokèball.
“Allora muoviamoci! – li esortò Corrado – Torniamo a Sinnoh e vediamo di cavare qualche ragno dal buco”.
Uscirono nel prato, dove il pilota ad un cenno saltò sull’elicottero parcheggiato davanti alla capanna e avviò i motori.
Salirono tutti e sei. Risetta, sorretta da Demetra, aveva ancora gli occhi rossi e si addormentò nuovamente appena toccato il sedile.
L’elicottero decollò rapidamente, prendendo la direzione dell’Isola Sfida.
 
 
Quella mattina, Elyse si era svegliata come nuova. Lo sfogo della sera prima era servito a schiarirle le idee e a farle liberare tutto lo stress accumulato nei giorni passati.
Non le importava se gli altri la sottovalutavano: lei era più forte di loro, lo sapeva e lo aveva dimostrato più di una volta. Si sentiva piena di energia, pronta a spaccare il mondo in due pezzi.
Scese a far colazione, dove sua madre le chiese quanto avesse intenzione di fermarsi a Soffiolieve.
“Non so – le rispose – Credo che staccare per un po’mi farà bene, quindi non meno di quattro o cinque giorni. Anche sei se non mi obbligano a tornare alla Lega”. La donna parve estremamente contenta.
Finita la colazione uscì di casa, dirigendosi verso l’abitazione di Belle. Si incrociarono a metà strada.
“Hei Elyse! Passata l’arrabbiatura?” “Puoi scommetterci! Mi sento un vulcano attivo, una bomba pronta a esplodere! In senso positivo ovviamente”. Belle sorrise: “Fantastico! Perché stavo per proporti una sfida” “Non chiedo altro” disse la Campionessa sfoggiando il suo sguardo più combattivo. “Facciamo al meglio delle tre?” domandò l’altra. “Ci sto!” “Allora andiamo!”.
Si spostarono in uno spiazzo erboso proprio davanti al laboratorio di Aralia.
“Pronta?” chiese Belle. “Prontissima!” “Molto bene: Mienshao, scelgo te!” “Throh, avanti!”.
Il karateka di Elyse era di gran lunga più lento del furetto di Belle, “Ma Throh oltre a essere più forte e più resistente ha un asso nella manica. In tutti i sensi” sorrise tra sé la giovane Campionessa.
“Iniziamo! Mienshao, usa Colpo Basso!”. Il Pokèmon sferrò un calcio di traverso alle gambe dell’avversario, cercando di farlo cadere. “Throh, salta!” Il gigante incredibilmente riuscì ad evitare
 il colpo, ma non poteva sempre essere così fortunato: “Forzasfera! Da terra!” Un globo di energia lo colpì al mento con l’effetto di un uppercut, facendolo volare prima verso l’alto poi indietro.
“Throh!” Il Pokèmon si rialzò lentamente, ma una volta in piedi rimase saldo sulle gambe. Elyse tirò un sospiro di sollievo: “Per fortuna sta bene. Caspita, però: una mossa del genere non me l’aspettavo!” “Sorpresa, vero? Ci ho messo parecchio ad insegnare a Mienshao quell’attacco, ma ne è valsa la pena” le disse Belle. “Un po’, lo ammetto, ma ci vuole ben altro per atterrarci. Throh, Corposcontro!” “Schiva, e usa Maniereforti!” Throh ricevette due sonore frustate alla schiena dai lunghi peli dell’avversario, che però si era messo in una posizione scomoda: “E’ il momento! Pietrataglio!” Questa volta girandosi di scatto riuscì a colpirlo, facendogli anche piuttosto male, nonostante fosse resistente al tipo Roccia.
Mienshao, adesso coperto di graffi, si rimise in piedi.
I due Pokèmon si erano scambiati di posto, dando così alle loro allenatrici la possibilità di osservare meglio il nemico.
“Ancora Corposcontro!” “Mienshao, devi spostarti!” Con un’agile capriola il furetto evitò di nuovo l’attacco e si preparò ad usare ancora Forzasfera, ma a quel punto accadde qualcosa di strano: Throh sparì di colpo per poi riapparire improvvisamente alle spalle dell’avversario. “Ma cosa…?!”
Belle era sbigottita, ma Elyse sorrise: “Prima regola, velocità! Throh, usa Troppoforte!” Il Pokèmon diede un violentissimo spintone alla schiena del rivale, usando entrambe le mani e tutta la sua forza, facendolo letteralmente decollare in aria, da cui precipitò come un aereo abbattuto.
“Mienshao!” Ma ormai era finita. “Ma come hai fatto?” domandò Belle stupita. Elyse rispose: “Prima regola, velocità! Throh è lentissimo, quindi gli ho dato un piccolo incentivo. Guarda bene cosa ha in mano” In effetti nella zampa il Pokèmon stringeva un oggetto ricurvo, che prima era di sicuro nascosto nella manica del kimono. “Non è possibile, quello è un…” “…Rapidartigli. Non male come trucchetto vero?”. Belle sorrise rassegnata: “Sei stata furba, Elyse, ma il prossimo turno sarà diverso: Musharna, attacca!” “Darmanitan, mia focosa compagna, fatti valere!”.
“Rincominciamo: Musharna, Energipalla!” “Non servirà contro un tipo Fuoco: respingi con Martelpugno, Darmanitan!” Lo scimmione rispedì al mittente la sfera verde, lasciandolo però del tutto indifferente. “Ci vuole ben altro contro di noi: vai, usa Psichico!”
Darmanitan si trovò bloccato e sospeso in aria, mentre cercava di liberarsi senza successo dalle catene mentali che lo intrappolavano.
“Darmanitan!” Elyse si morse il labbro: “Musharna è diventata più forte rispetto all’ultima volta, ma non mi farò stendere così facilmente: facciamogli vedere chi è il migliore, usa Fuococarica per liberarti!” Il Pokèmon si coprì di fiamme, e in questo modo spezzò il legame che lo imprigionava. Belle rimase di stucco: “Che forza!” “Niente male vero? Adesso colpisci!” “Manitaaaan!!!” Musharna fu centrato in pieno, ma il contraccolpo sull’attaccante fu pesantissimo. Tuttavia non c’era tempo di riprendere fiato: “Usa Fossa, veloce! Poi attacca subito!” Darmanitan sparì sotto terra. “Dove sarà?” pensò Belle preoccupata. Un forte tremore annunciò la risposta. Il gorilla comparve proprio sotto il suo avversario, afferrandolo con entrambe le braccia: “E adesso, Forza!” Una rapida capriola in aria, e Musharna venne scagliata a terra violentemente.
Ormai entrambi i contendenti erano allo stremo delle forze.
“Diamo il tutto per tutto: Martelpugno!” “Gigaimpatto! Alla massima potenza!”.
L’impatto fu violentissimo, e quando la polvere si fu diradata tanto Darmanitan quanto Musharna era KO.
“Pareggio!” – commentò Elyse con un sorriso – “Adesso viene la bella” “Sono pronta! È il momento di Samurott!” “Serperior, è il tuo turno!”
Il serpente e la lontra si fissarono negli occhi: nessuno avrebbe desistito tanto facilmente.
Fu Elyse a fare la prima mossa: “Serperior, vai con schianto!” “Bloccalo, Samurott!” Quest’ultimo alzò una zampa, e la coda del Pokèmon avversario si bloccò contro la solida placca di conchiglia che la ricopriva. La Campionessa esultò: “Fregata! Radicalbero!” Robuste radici comparvero dal terreno sotto di loro, sollevando Samurott e stringendolo in una morsa vegetale.
“No! Cerca di reagire, Samurott! Usa Geloraggio!” Ma da quella posizione non poteva prendere la mira, quindi cinque o più raggi glaciali andarono a perdersi nell’erba senza colpire il bersaglio.
In ogni caso, ad un certo punto le radici si ritirarono da sole. Fu Belle questa volta a sorridere: “Non mi hai attaccato perché Radicalbero assorbe parecchia energia, vero? In effetti non è da te stare ferma in questo modo quando l’altro non può muoversi. Adesso però sarò io ad attaccare: Idropompa!”
Serperior fu respinto da un possente getto d’acqua, seguito poi da ripetuti fendenti di Conchilama. Evitarli non era semplice. Ma il Pokèmon rettile poteva contare su una sinuosità e una agilità senza pari.
Alla fine però venne colpito e scagliato violentemente verso un bordo del campo. “Serperior! Come ti senti?” Elyse iniziava a preoccuparsi: Belle era migliorata parecchio dall’ultimo scontro, ma quel giorno aveva deciso che non si sarebbe fatta scavalcare da nessuno, e così sarebbe stato.
Il suo Pokèmon si sollevò da terra, malconcio ma ancora in grado di combattere.
“Samurott, chiudiamo la partita: Forbice X!” ordinò Belle, ormai certa della vittoria.
“Serperior, salta!” Serperior si arrotolò su se stesso, poi balzò in aria come una molla sfruttando tutte le sue energie residue. Una volta sopra l’avversario, era pronto per la sua mossa: “Vai con Fendifoglia!” Si mise a roteare vorticosamente in avanti, trasformandosi in un’enorme ruota carica di energia vegetale che si abbatté sul capo di Samurott: un colpo pesantissimo, che stordì l’avversario e gli impedì di evitare successivamente l’attacco Schianto, che lo respinse indietro.
“Attento!” “E adesso, Solarraggio!”
Fu l’ultimo attacco. La lontra fu investita da un fascio di luce intensissima da cui tentò invano di ripararsi con le zampe, ma quando tornò la calma era a terra, priva di sensi.
“Haha sì!!! Abbiamo vinto!!!” – esultò Elyse improvvisando un balletto – “Sei stato grande Serperior sei il migliore!”
Belle invece come al solito era scatenata: “Aaah ma perché vinci sempre tu sei troppo forte nonègiustononègiustononègiustononègiustononègiusto!!!” E mise il broncio.
La sua amica si mise a ridere e le andò incontro: “Hahaha e dai, Belle, tutte le volte la stessa storia: non hai combattuto male. Hai solo avuto sfortuna. Sei migliorata un sacco, sono certa che la prossima mi batterai” “Sì ma intanto ho perso!” ribatté lei testarda senza cambiare espressione.
“La verità è che ti brucia, vero?” sorrise Elyse guardandola sadicamente. “No! Non mi brucia affatto!” disse Belle voltando lo sguardo. “E allora perché fai quella faccia?” “Non mi brucia!” “E invece sì” “No!” “E invece sì” “No!” “E invece sì” Iniziò a solleticarla ai fianchi. “No! Ho detto… hahaha smettila! Elyse… hahaha no! Piantala!” “Ti brucia ti brucia ti brucia! “Hahaha dai fermati!”
Finirono per cadere entrambe nell’erba, ridendo e rotolandosi addosso a vicenda. Una cercava di solleticare la compagna, l’altra tentava di difendersi in tutti i modi.
Esauste alla fine si sdraiarono a pancia in su, guardando le nuvole che correvano libere nel cielo, ed Elyse desiderò veramente che quel giorno non finisse mai.
  
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