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Autore: Mel_mel98    13/04/2013    3 recensioni
Quella che ora sta sfrecciando nel cielo non è una stella cometa.
È una aereo.
È partito oggi da Tokyo. New York è la sua meta.
Pieno zeppo, come sempre, ha spiccato il volo alle 16.45 di questo pomeriggio.
Chissà che cosa ci va a fare tutta questa gente in America.
Di tutti quei passeggeri, due sono in viaggio per lavoro.
Lei, guarda fuori dal finestrino, fa finta di dormire.
È un po' lunatica, non ha più voglia di parlare.
Lui, il ragazzo più misterioso di tutta la metal saga, è immerso nei suoi pensieri.
Forse non vorrebbe essere lì, in quel momento.
Sarà un bene o un male che questi due giovani siano stati costretti a lavorare insieme?
Solo leggendo potrete scoprirlo.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tsubasa Otori, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente in America
 
«Tu sei la persona migliore che ho conosciuto, e non devi neanche sforzarti!»
Juno
 
Si sedettero ai posti contrassegnati dalle loro carte d'imbarco.
“No aspetta, facciamo a cambio. Voglio starci io vicino al finestrino...”
Tsubasa, acconsentì con un gesto meccanico del capo.
Lei si piazzò al posto desiderato, lui al suo fianco.
L'aereo decollò e i loro cuori iniziarono a battere più velocemente, chissà mai perché.
Ognuno prese a pensare ai fatti propri.
E fino all'atterraggio non si scambiarono parola.
 
“Ciao papà, che fai?”
“Niente di che, amore mio...”- la voce che aveva risposto era calda, avvolgente.
Apparteneva ad un uomo sui trent'anni, alto, robusto, dalla stramba capigliatura verde.
Sfogliava distrattamente un libro molto grande.
 
Akane guardava fuori, immersa nei suoi pensieri.
Pensava al tutto e al niente, nel medesimo istante.
Un modo carino per dire che le stava quasi scoppiando la testa.
 
“Senti papà...”- riprese la ragazzina- “Ma è proprio vero quello che mi ha detto Kyoya?”
“E sentiamo un po', che cosa ti averebbe detto?”- fece l'uomo, voltandosi verso di lei.
“Ehm... mi hai detto che stai partendo.”
“Sì, Akane, è vero.”
“E... dove vai? Per quanto tempo starai via?”- la ragazza non riusciva a stare ferma, talmente tanta era l'agitazione a quella notizia.
“Sta' calma! Tornerò presto... Vado in America. Vedi, qui...”- e indicò un punto preciso sull'atlante che stava sfogliando.
 
America... Puah!
Praticamente dall'altro capo del mondo.
Bella meta sì per una come lei, che odiava viaggiare, stare lontana da casa.
Ah, ma chi voleva prendere in giro?
Lei una casa non ce l'aveva più, ormai.
 
“Wow... L'America! Come sei fortunato, papà! Il tuo lavoro ti permette di viaggiare in tutto il mondo!”- sorrise radiosa lei, cercando di non far notare la preoccupazione.
“Eh sì, hai proprio ragione”
Il padre ricambiò il sorriso. Ma anche lui si stava sforzando di nascondere i pensieri che quell'imminente viaggio gli dava...
 
Tentò di rilassarsi, ma certo quei ricordi non l'aiutavano molto.
Chiuse gli occhi e appoggiò la testa al sedile.
Rassegnandosi all'idea che quell'immagine non sarebbe mai scomparsa dalla sua mente.
 
“Su via... adesso è meglio che prepari la valigia...”
Si alzò dalla scrivania a cui era seduto.
Si diresse verso la sua stanza ma venne bruscamente fermato.
Dal dolce abbraccio di sua figlia.
“Ti voglio bene papà”- disse affondando la testa nel suo maglione.
“Anche io te ne voglio, Akane...”- e passò una mano nei suoi capelli color del mare.
***
 
Erano giorni che camminavano senza sosta.
Il sole caldo del pomeriggio batteva contro la terra secca.
E lui non ce la faceva proprio più. Stava veramente per cedere.
Tutte quelle salite, discese, il terreno scosceso...
Lo stavano letteralmente distruggendo.
La stessa cosa non si poteva certo dire del suo amico.
Lui era ancora pieno di energie, la stanchezza non lo toccava minimamente.
Forte, coraggioso, testardo, instancabile... un vero leone.
Per questo l'ammirava tanto.
Non esisteva nessuno al suo pari, secondo il suo parere.
Nessuno lo avrebbe mai battuto, specialmente quando si trattava di beyblade.
Ed era un onore per lui poter essere sempre al suo fianco.
Anche se certe volte lo portava in luoghi poco raccomandabili...
 
Un ragazzo dai capelli verdi di nostra conoscenza camminava spedito per quel luogo deserto.
Non c'era anima viva: solo enormi distese di terra, qualche cespuglio e...
Poco distante c'era il suo amico, un ragazzo piuttosto alto e robusto, i capelli viola coperti da una cuffia bianca.
Sbuffava e ansimava per cercare di tenere il suo passo.
“Kyoya! Kyoya aspettami!”- gridava tra un respiro e un altro.
Ovviamente sapeva che era tutto inutile: era impossibile fermare Tategami, sicuramente non lo avrebbe aspettato.
Però anche solo poter pronunciare quel nome riempiva il grande blader di felicità.
La distanza che li separava si faceva sempre maggiore.
Poi accadde l'incredibile.
 
Si fermò, Kyoya, come pietrificato.
Rimase lì, nel centro di una piccola pianura, impalato.
Fissava un punto lontano all'orizzonte.
Quando Benkei lo vide, gli vennero le lacrime agli occhi per l'emozione.
Mi ha aspettato! Si è fermato per me!!! pensò.
Un gioia immensa pervase il suo corpo e gli diede addirittura l'energia necessaria per cominciare a correre verso il suo idolo.
Corsa che, come potete immaginare, durò più o meno due secondi.
 
Gli arrivò vicino e finalmente constatò che Kyoya non si era fermato per aspettarlo.
Stava guardando qualcosa in lontananza.
Un nemico in avvicinamento?
Una belva feroce?
Un extraterrestre? (Ma cosa stai dicendo?! Nd Kyoya   Ok, scusa... NdAutrice)
Nossignori. Un aereo passeggeri, partito da poco dall'aeroporto di Tokyo.
 
“K... Kyoya? T.. tutto bene?”
“Benkei, dove pensi sia diretto quell'aereo?”- domandò l'altro così, di punto in bianco.
“Boh... Di preciso non lo so ma... a occhio e croce... probabile vada verso l'America. Perché?” (Ma senti là Benkei come si intende di voli intercontinentali... NdAutrice)
Kyoya continuò a fissare muto quel velivolo, come se non ne avesse mai visto uno simile.
Eppure era un normalissimo aereo...
Bah! Vallo a sapere cosa passa per la testa ad un blader così!
 
Come risvegliato da un lungo sonno, il ragazzo dai capelli verdi tornò in sé.
Riprese immediatamente a camminare.
Un brivido percorse la sua schiena.
E un sentimento represso, piano piano si faceva strada nel suo cuore.
Erano sensazioni strane per lui, il re della foresta.
Lui, che certe volte sembrava di ghiaccio o di pietra, era rimasto impressionato nel vedere un aeroplano nel cielo.
***
 
Appena mise i piedi sulla terra ferma, tirò un sospiro di sollievo.
Lì, fortunatamente, riusciva a contenersi.
Tsubasa invece era ancora teso, si teneva a debita distanza.
Inutile dire che avesse un minimo di “paura”.
Aveva pur sempre a che fare con una Tategami. Una specie difficile da gestire.
A proposito di specie...
Aveva passato tutto il viaggio a spremersi le meningi per trovare la costellazione più adatta al beyblade di quella strana ragazza.
Era quasi arrivato alla conclusione che potesse avere a che fare con la Luna...
Dopotutto era così lunatica! (ahahaahah! Ma che spiritosa! -.-'' NdAkane)
 
Uscirono fuori dall'aeroporto e cominciarono a guardarsi intorno, sempre più preoccupati.
Che palle... Ci metteremo un'eternità per completare la missione! pensò Akane.
Inutile dire che non vedesse l'ora di tornare in Giappone.
Tsubasa invece era più preoccupato di trovare il loro appartamento, dove avrebbero dovuto passare la notte. Non era mai stato un asso con le cartine...
Si avviarono per un grande viale, con mille pensieri per la testa.
Era ufficialmente cominciata la loro avventura.
Era giunta l'ora di mettersi al lavoro.
 
 
“Senti Tsubasa sono due ore che girovaghiamo per queste strade disabitate (strade disabitate a New York?! Mah... NdAutrice)... Sei sicuro di saper leggere una cartina?”
Tsubasa la guardò in malo modo.
“Ma come ti permetti!”- gli fece agitando per aria il foglio spiegazzato che teneva fra le mani.
“Innanzi tutto questa non è una cartina, ma una mappa... E poi so esattamente dove ci troviamo!”
Akane lo squadrò divertita. “Certo, certo... come no...”- disse.
Tsubasa sbuffò. Poche erano le persone che riuscivano a fargli perdere la pazienza, e Akane era una di quelle.
Come si può intuire, la ricerca dell'alloggio si era rivelata a dir poco difficoltosa.
Nessuno dei due era mai stato a New York.
Anzi, meglio dire che nessuno dei due aveva mai lasciato il Giappone.
Di chiedere informazioni non se ne parlava.
Primo, perché erano in missione segreta, cavolo non potevano andare a chiedere indicazioni ai quattro venti!
Secondo...
“Senti, io di inglese non ci capisco un'acca. Figuriamoci di americano!”- disse Akane.
“Te come sei messo?”- chiese.
“Ehm... diciamo... che capisco tre parole su dieci.”- rispose l'altro.
“Bah, siamo messi di nulla, sì!”
 
Così, continuarono a battibeccarsi per un'altra buona mezz'ora, finché non imboccarono una via a dir poco inquietante.
“Ehm, Tsubasa.... sei proprio sicuro che questa sia la strada giusta?”
L'altro non ebbe il tempo di rispondere.
In pochi secondi si ritrovarono accerchiati da una decina di bey, i cui rispettivi blader fecero capolino dai tetti che fiancheggiavano la strada.
“Ahahaha *risata malefica*... ma che ci fanno due principini come voi in vie come queste?”- disse un tizio poco raccomandabile, che con un balzo saltò giù dalla precedente postazione per finire a due passi da Akane e Tsubasa.
“Ma in che guaio mi hai cacciato?!”- sibilò la giovane al suo compagno.
Quest'ultimo aveva già portato la mano alla cintura per far intervenire Eagle.
Ma Akane lo fermò prontamente.
 
Eccola finalmente.
L'occasione che tanto stava aspettando, alla fine era arrivata.
Adesso avrebbe potuto dimostrare a Tsubasa quanto valeva.
Strinse nella mano il suo bey. Sì, era pronta a combattere!
“Adesso mi voglio divertire un po' io... Sta' a vedere!”
Afferrò il lanciatore e vi posizionò il bey.
Guardò con fare minaccioso tutti i blader che si era trovata davanti.
E poi...
SWAM!
Senza conto alla rovescia, senza neanche un “pronti... lancio!” il suo bey schizzò via veloce dalle sue mani.
 
Tutti presenti, compreso Tsubasa rimasero alquanto perplessi.
Invece sul suo viso comparve un terribile sorriso.
Perché il suo bey non girava insieme agli altri sulle pietre della strada.
Era volato via, su, sempre più su nel cielo di New York.
“Ehi ragazzina... Mi sa che sei una vera schiappa... non sai neppure lanciare il tuo bey in maniera decente! Ahahahaah, quanto mi fai pena!”- sghignazzò il tizio poco raccomandabile, accompagnato da tutti i suoi compagni.
Voi non sapete con chi avete a che fare...
“Primo:”- gridò Akane per richiamare la loro attenzione- “non ti azzardare mai più a chiamarmi ragazzina!”
Quella era una cosa che la mandava in bestia.
Nessuno, e sottolineo nessuno, doveva permettersi di chiamarla in quel modo.
Quella parola era capace di scoprire ricordi seppelliti nella sua mente, ricordi che non dovevano tornare in superficie.
Non voleva più saperne del suo passato, ma quello non perdeva occasione per ingombrarle la mente do pensieri cupi.
BASTA!
Adesso ve lo faccio vedere io chi è la schiappa! pensò, mentre le guance le si coloravano di rosso per la rabbia.
Poi alzò lo sguardo al cielo e puntò il dito verso un punto apparentemente indefinito.
“Secondo, ti consiglio di stare attento perché io e Storm Cancer non sbagliamo mai!”
Tsubasa osservava incantato la scena.
Akane gli aveva già dimostrato in precedenza di essere un'abile lanciatrice.
Il lancio con cui aveva rispedito Flame Libra a Yu era stato stupefacente.
Ma lo spettacolo a cui stava assistendo adesso lo era tremila volte di più.
 
“Adesso Cancer: SABBIE MOBILI!!”
Storm Cancer atterrò, provocando un enorme esplosione.
Poi cominciò a girare velocemente intorno ai bey dei bulli americani.
Al suo a passaggio l'asfalto si trasformò in sabbia dove quest'ultimi cominciarono ad affondare.
“Wow! Che mossa!”- esclamò Tsubasa.
“Aspetta, arriva il gran finale!”- fece l'altra, sempre più eccitata.
“Via Cancer: spazzali via!”
E così il bey di Akane di diresse a tutta velocità verso il punto dove tutti i bey avversari si erano ammassati.
 
Io non sono una ragazzina.
Io non lo sarò mai più.
E questa è una promessa che faccio a me stessa.
Nessuno mi porterà più via ciò che è mio.
Saprò difendermi.
Perché io non ho più paura. No, né ora né mai.
 
Dall'impatto si liberò una quantità di energia incredibile.
Tutti si coprirono gli occhi per ripararsi dalla forte luce.
Quando li riaprirono solo uno era il bey che ancora girava, gli altri erano volati lontano.
Ovviamente non importa che vi dica a chi apparteneva quel mitico beyblade.
 
Akane sorrise soddisfatta mentre richiamava Cancer.
“Allora, che ne dici?”
Pendeva dalle sue labbra.
Non che il suo commento le importasse qualcosa... (Nooooo! Ma che si scherza?! NdAutrice)
Ma sì, in fondo in fondo era curiosa di sapere cosa ne pensasse il suo nuovo compagno di viaggio.
Lei non aveva mai dovuto rendere conto a nessuno, come il possessore di Eagle aveva sempre lavorato da sola.
E quando Ryo le aveva comunicato di aver trovato un “collega” adatto per lei, per poco non lo aveva mandato a quel paese.
Ma adesso che si trovava lì, in America con Tsubasa la pensava diversamente.
Era quasi (ho detto quasi!) contenta di non essere sola ad affrontare quella missione.
 
Tsubasa intanto era ancora un po' intontito.
“Ma... ma come ci riesci?! Voglio dire, va bene la mossa speciale, va bene lo schianto per terra e ottima anche l'idea di cambiare il terreno sassoso in sabbia, ma non riesco proprio a capire come hai potuto lanciare il bey verso l'alto: è un'azione avventata, poteva succedere di tutto lassù!”
La ragazza sistemò il bey alla cintura.
“Ebbene, adesso sai qual è il mio punto di forza: il lancio. Secondo me per vincere un combattimento bisogna prima di tutto fare il lancio giusto. Non per vantarmi, ma so fare una ventina di lanci diversi. Sai ne esiste uno per ogni situazione e uno per ogni tipo di bey!”
Il possessore di Eagle strabuzzò gli occhi.
Una ventina?! Lui se sapeva lanciare il bey parallelo al terreno per diminuirne l'impatto era già tanto. Ed era considerato uno dei blader migliori del Giappone.
“D'accordo...ma continuo a non capire: è comunque un rischio lanciare il bey così lontano, poteva imbattersi in qualsiasi cosa, no? Non hai paura che gli possa accadere qualcosa?”
Akane sorrise.
“Io mi fido di Cancer, più di chiunque altro. Lui era con me quando tutti mi avevano abbandonato. È in gamba e sono sicura che non gli può succedere niente!”
Per un millesimo di secondo i suoi occhi blu si velarono di tristezza.
Ma si riprese velocemente.
“Sai invece di chi non mi fido? Di te, caro il mio blader! Di te e delle tue capacità di guida turistica!”- e detto questo strappò la cartina dalle mani di Tsubasa.
“Questa la prendo io!”
E cominciò a correre a tutta velocità.
Tsubasa inizialmente rimase un po' indeciso sul da farsi.
Poi, contro il suo solito comportamento, si mise a rincorrere la sua compagna.
Forse non era poi così male questa “novità”. Già si stava abituando alla presenza di quella stramba (Ehi, stramba a chi? NdAkane) ragazza al suo fianco.
   
 
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