Capitolo Sesto
Solipsismo
Alcune
razze sono più inclini di altre, alla guerra.
I
krogan hanno la forza bruta, i salarian le conoscenze scientifiche senza il
freno dell’etica, le asari l’intelligenza e l’energia biotica, i turian la
strategia… ma gli hanar?
Mentre
l’agente Temnos la ragguaglia sull’omicidio della dottoressa Shoni, Shepard non
riesce a distogliere la mente da quel pensiero. Perché un hanar? Lenti, rosei, oltremodo educati… senza mani!
Probabilmente
è la stanchezza che la fa un po’ straparlare, ma ad ogni modo la cosa è
inquietante.
-
Signori, qui sono l’unica ad essere vagamente confusa?- chiede alla fine del
resoconto – Il dottor Zane è stato sulla Cittadella per tutta l’ultima
settimana, non vedo come possiate sospettarlo di omicidio.-
-
Il sottoscritto non ha mai detto che ritiene lo stimato dottore direttamente
responsabile dell’omicidio.- precisa Shaalon, serafico
-
Per ora è solo un testimone, Shepard.- le spiega Bailey, meno indisponente –
Eppure ci scommetto un anno di stipendio, che lo vogliono accusare di
qualcosa.-
L’agente
Temnos annuisce gravemente:- Sospettiamo che il dottor Zane possa essere coinvolto
nella sparizione della sua assistente, Athira Kane. Inoltre c’è un precedente:
la signorina Lari Fell, una collaboratrice temporanea del dottor Zane,
scomparsa poco prima in circostanze misteriose.-
- Infine
il decesso della dottoressa Shoni potrebbe essere in qualche modo connesso con
l’attività di sperimentazione illegale che conduceva assieme allo stimato
professore. Il sottoscritto apprezzerebbe delucidazioni in merito. I dati
reperiti nel sopraluogo nell’appartamento della dottoressa erano parziali e
frammentati, ma era palese che non aveva abbandonato le ricerche.-
-
Non aveva… Timala non aveva abbandonato le ricerche?-
Hiram
era incredulo. Timala era stata la prima ad avanzare dei dubbi sul loro lavoro
– non sulla sua etica, più sulla sua utilità e sulle basse probabilità di
riuscita – e anche la prima a collaborare con il governo di Kahje per
smantellare il laboratorio e fare luce sulla vicenda.
-
Il sottoscritto ha ragione di credere che la dottoressa Shoni stesse proseguendo
le ricerche.-
- Ok,
qui la cosa sta diventando allucinante.- s’intromette Shepard - Shaalon, visto
che collaboreremo a questo caso, vorrei che tu mi aggiornassi, prima di
giungere a conclusioni affrettate.-
Shaalon
si prodiga nell’equivalente hanar di un sorriso di circostanza:- il
sottoscritto provvederà ad inoltrare un resoconto completo all’esimia collega.-
-
Grazie.- annuisce la donna - per il momento, vorrei anche che rilasciaste il
dottor Zane. Non avete alcuna prova che lo collega all’omicidio e, in ogni
caso, nessuna valida ragione per sottrarlo al suo lavoro.-
-
Il sottoscritto concorda assolutamente con le affermazioni dell’esimia collega.
Certamente anche lo stimato agente dell’SSC non avrà alcuna obiezione da
muovere.-
L’agente
Temnos conferma, con un rigido cenno del capo.
-
Il sottoscritto inoltre spera che l’abile comandante possa concedergli alcuni
minuti del suo tempo, per discutere del caso e condividere le informazioni ad
esso attinenti.- completa Shaalon.
Shepard
annuisce, ma non ci crede, che sarà così facile. Non è mai così facile.
Konstantin
Shepard ha trascorso molto tempo sulla Terra, ma i ricordi di un’estate sono
difficili da cancellare. Era una delle rare, rarissime licenze che Hanna
Shepard concedeva a sé stessa… e l’aveva portata sulla Terra, da Emeirin Stone,
la sua miglior amica. Aveva una casa immensa e desolatamente vuota, in mezzo
alla verde terra d’Irlanda. L’architettura era solenne e robusta, nella sua
semplicità, ma sembrava sempre che mancasse qualcosa. Konstantin adorava
dormire sulla grande terrazza di pietra, il vento a baciarle il viso, il freddo
a romperle le labbra, solo il cielo sopra di sé e nient’altro. Si era sentita
davvero libera, in quei giorni, come se nessuna via le fosse preclusa.
Emeirin
Stone era una donna stravagante, con dei grandi occhi nocciola, screziati di
lilla.
Preparava
un the fortissimo, che ti teneva al caldo per ore, dopo che avevi posato la
tazza. Diceva sempre che il the caldo rincuora e conforta.
Mentre
aspetta il trasporto rapido, Konstantin sorride: non sa nemmeno perché l’è
venuto in mente adesso, ma ha un’incredibile voglia di bere di nuovo quel the,
di tornare in Irlanda per vedere che ne è stato della grande casa vuota e della
pallida donna sulla sedia a dondolo e delle sue mani che profumavano sempre di
petali nell’acqua.
E
si ripromette di farlo davvero. Di tornare sulla Terra, quando la guerra sarà
finita, per mostrare a Thane quel paesaggio meraviglioso, che le è rimasto
nell’anima, per riprendere i fili della sua vita da dove li ha lasciati cadere,
per riprendere ad essere una persona vera, non solo un ideale.
“L’asari giace a terra. La
morte sembra aver cancellato gli affanni dal suo volto. Pare così giovane, così
piena di speranze. Pare all’inizio di tutto. Stringo la siringa in mano, poi improvvisamente
perdo la presa. Rimbalza sul pavimento, si perde fra i vetri rotti, scivola
sotto un divano. Le fotografie mi guardano dalle pareti, rimproverandomi.
Tossisco. Sangue sulle mie dita. Kalahira, cos’ho fatto? E’ davvero questa, la
tua volontà? E se stessimo tutti sbagliando? Il rimorso mi consuma più della
malattia. Volto le spalle all’asari. Mi dispiace. Non potevi salvarmi,
dottoressa. Nessuno può.”
Athira
chiude con forza la porta della camera. Si accascia sul letto, premendosi le
mani sul volto. I ricordi l’assalgono, cercano ininterrottamente una falla
nella sua mente. Le danno una breve tregua, poi ritornano, come la risacca.
“- Athira, cosa ci fai
qui?- dice l’asari, con un sorriso stanco – è un piacere rivederti. Come stai?-
Entro nell’appartamento.
Odore di cibo riscaldato, di incuria, di tristezza.
- Dottoressa, devo
parlarle.-
Mi fa accomodare nel
soggiorno. Sposta un cumulo di camici sporchi e una pila di riviste.
- Ma certo.- di nuovo, quel
sorriso stanco. E’ diversa dall’energica professionista di un tempo. Ha perso
quella forza, quella passione che la faceva apparire perfetta.
- Ha ancora i dati della
nostra ricerca?-
Annuisce. Un fitta
d’angoscia mi trafigge il petto. Dubito. Forse dovrei darle tempo. Forse c’è
un’altra via. Poi il volto del Custode sommerge ogni riflessione. “Non tremare”
dice “non esitare. Compi il tuo fato, il fato della nostra razza. Il lavoro di
quella donna ci allontana dalla redenzione. Non permetterlo, Athira.”.
- Vorrei vedere i dati, se
è possibile.-
- Ma certo.- la stessa
risposta. Riconosco i sintomi del dolore, oltre la maschera di quieta
cordialità.
L’asari si alza, va verso
un pannello. Mi avvicino, alle sue spalle. La mia mano impugna la siringa. Il
veleno scintilla alla luce della lampada.
- Grazie, dottoressa.-
mormoro, accarezzandole un braccio.
- E’ un piacere.- mi
assicura.
Affondo l’ago e premo lo
stantuffo.”
Athira
affonda il viso nel cuscino e scoppia a piangere. La tosse la soffoca, il mal
di testa non le dà requie.
Vuole
solo che tutto cessi al più presto. Il dolore, la tristezza, il senso di colpa,
la sensazione di esser stata nel posto sbagliato per il motivo sbagliato.
La
certezza di aver troncato la vita di qualcuno che soffriva, come lei e che
forse l’avrebbe potuta comprendere. La disperazione le serra la gola, le pare
di soffocare.
Si
alza dal letto, si precipita in cucina ed afferra il comunicatore.
Seleziona
un numero, attende appena una manciata di secondi.
-
Athira?- risponde una voce maschile, vibrante di un’autorità che sembra paterna
-
L’ho fatto.- mormora la giovane, singhiozzando.
-
Non soffrire per il tuo operato, figlia mia – dice il Custode della Memoria –
gioiscine. Stai percorrendo la giusta via, per il perdono degli Dei. Che
Kalahira possa vegliare sui tuoi sogni.-
-
Ho i dati.- prosegue la drell
-
Bene. Dobbiamo assicurarci che vengano distrutti. Torna su Kahje al più presto,
figlia mia e assieme completeremo questa sacra missione.-
La
comunicazione cade.
Athira
si rannicchia nell’angolo della cucina, stringendosi il comunicatore al petto.
Non
si è mai sentita tanto sola, tanto sperduta. Non si è mai sentita tanto sbagliata.
“La cabina di Shepard.
L’acquario vuoto, un libro sul comodino, il terminale per le comunicazioni
spento.
La raggiungo sotto la
doccia. Sorride. Ci divide solo un velo d’acqua.
Le cingo la vita con le
braccia. Pelle liscia, sotto le dita.
- Hai visto?- mormora,
sulla mia bocca – Alla fine non era davvero una missione suicida.-
Ci baciamo. Vapore che
appanna il vetro, labbra soffici e voraci.
- Parli sempre di lavoro.-
la schernisco.
Lei si stringe nelle
spalle, spegne il getto d’acqua.
- Perché?- ribatte,
scherzosa – Tu hai qualche argomento migliore? Prego, sono aperta ai
suggerimenti.-
Non mi viene in mente
niente. La bacio di nuovo, stringendola a me. Il profumo della sua pelle.
- Sono felice di averti
incontrata, siha.- sussurro, accarezzandole i capelli.”
Thane
alza lo sguardo e le sue labbra s’incurvano in un involontario sorriso.
Shepard
è lì, appoggiata allo stipite della porta, splendida di una bellezza che nessun
ricordo, per quanto perfetto, potrà mai eguagliare. E’ la bellezza della vita,
del vigore, della speranza.
-
Di nuovo i ricordi?- lo saluta la donna, sedendosi sul letto, accanto a lui.
Thane
annuisce, prendendo le mani di Konstantin nelle proprie.
Non
si stanca mai, dei ricordi di lei, dei loro momenti passati insieme. C’è stato
un lasso di tempo, fra la sconfitta dei collettori e il giorno in cui lei è
tornata sulla Terra, per il processo, in cui sono stati davvero felici. Giorni
in cui
Mentre
Konstantin gli racconta di Hiram, e della dottoressa Shoni e dell’hanar che
pretende di condurre le indagini sul caso, Thane le accarezza il viso,
portandolo dolcemente verso il proprio. La bacia sulle labbra, arginando quel
fiume di parole che potrà straripare in un altro momento.
La
bacia a lungo, lentamente, respirando il suo respiro.
-
Ti amo, siha.- dice, a bassa voce.
Shepard
risponde al bacio, poi posa la testa sul suo petto.
-
Ti amo anch’io.- mormora.
Thane
le accarezza il viso.
-
Quali sono i ricordi a cui tieni di più?- le chiede poi, dolcemente.
-
I nostri.- risponde lei, senza esitare.
Il
drell sorride, posandole un bacio fra i capelli.
-
A parte quelli.- precisa poi, divertito
-
Sai… ci pensavo venendo qui.- anche Shepard sembra divertita. O forse è solo
stanca.
Anche
se all’apparenza sembra indistruttibile, salda e irremovibile come una roccia,
Thane riesce a leggere i segni sul suo viso, i movimenti meno fluidi del suo
corpo. Riesce ad intuire la stanchezza che c’è dietro.
-
Una volta… mia madre mi ha portata in Irlanda. Non potevo avere più di undici
anni…- racconta la giovane, stendendosi accanto a lui – e c’era questa casa,
sulla collina e attorno niente, solo un mare d’erba, accarezzato dal vento…-
mentre gli occhi le si fanno pesanti, a Shepard pare di sentire di nuovo il
profumo che c’era nell’aria, il tepore del sole sulla pelle -… mi distendevo
sul prato e stavo ore, a fissare le nuvole. Potrà sembrarti banale ma… ma per
me era la perfezione… e un giorno, mia madre… mia madre…- diventa difficile
articolare le frasi, le parole le sfuggono dalle labbra e lei non è certa di averle
pronunciate.
Ad
un certo punto, Shepard si dimentica la storia che voleva raccontare.
Sente
la propria presa sulla realtà farsi sempre più flebile, ma la cosa non la
spaventa. Sa che lì, fra le braccia di Thane, nulla le può accadere. Che la
guerra rispetterà il suo momento di paradiso.
Si
allunga in avanti, per baciare il drell sulle labbra.
Sussurra:-
ti amo, Thane.- e poi si addormenta.
Sogna una bambina che corre
scalza sull’erba.
Lei e Thane la stanno a
guardare, mano nella mano.
Lui ha una catenina al
collo, il cui ciondolo è un anello di metallo argenteo, con incisa una data.
Konstantin non riesce a
leggerla, ma sa che è incisa anche sull’anello che lei porta al dito.
Il vento scompiglia i
capelli della bambina, mentre si dirige verso di loro.
- Piccola.- l’accoglie
Shepard, con un sorriso radioso.
Thane la prende fra le
braccia e la fa volteggiare in aria. La bambina ride, poi lo bacia sulle
guance.
E allora, all’improvviso,
il sogno diventa un incubo.
Il cielo diventa nero, una
tempesta si abbatte sul prato.
L’Araldo appare fra le
nuvole di piombo. Il suo laser si abbatte fra lei e Thane, creando un abisso
fra di loro. La bambina sparisce nella voragine. L’anello di Shepard prende
fuoco, si consuma in cenere bruciandole la pelle.
La donna si porta una mano
alla cintura, per estrarre la pistola, ma si rende conto di essere disarmata.
Non ha nemmeno la corazza, ma solo un abito di lino bianco.
- Thane!- grida, ma l’unica
risposta che ottiene è la lugubre risata dell’Araldo.
Si
sveglia all’improvviso, mentre qualcuno la scuote delicatamente per una spalla.
-
Cosa succede?- chiede, stropicciandosi gli occhi
- Shepard,
mi dispiace per brusco risveglio. Ad ogni modo, tuoi movimenti ed espressione
lasciavano desumere un sogno tutt’altro che gradevole. Mia supposizione.- la
saluta la voce di Mordin.
Il
dottore salarian è in piedi accanto a letto, con un datapad in mano.
-
Cosa ci fai qui, Mordin?- domanda la comandante, ancora un po’ intontita
-
Partito da Tuchanka quando signorina Goto mi ha informato di tua intenzione di
curare sindrome di Kepral. Dopo recente esperienza su pianeta natale krogan, ho
dedotto che avresti avuto bisogno del mio aiuto. Nel caso, dispongo anche di
non trascurabile potenza di fuoco.-
Konstantin
si prende la testa fra le mani:- potenza di fuoco?- ripete, confusa
-
Sì. Dottor Zane mi ha riferito di vostri dissidi con banda di mercenari armati
e poi con Spettro hanar. Detto lui di non preoccuparsi: problema radicalmente
inferiore rispetto a minaccia di Razziatori e certamente di più facile
soluzione. Basta pistola, non occorre flotta galattica.-
Shepard
si guarda intorno:- dov’è Thane?-
-
Terapia giornaliera.- risponde Mordin, allargando le braccia - presumo tu possa
comprendere le implicazioni di aggettivo “giornaliera”.-
-
Ok, Mordin.- annuisce Konstantin, alzandosi dal letto.
-
Felice che tu sveglia, Shepard - prosegue lui, tendendole il datapad - Dottor
Zane chiesto di vederti appena possibile, per discutere di evoluzioni di vostra
ricerca. Credo dobbiate ricalcolare mosse successive alla luce di recente
omicidio di sua collega asari.-
-
Sei stato informato di tutto, eh?- sorride Shepard.
-
Mi piace avere quadro più ampio, quando m’inserisco in missione. Felice che
natura di quest’ultima impresa sia potenzialmente meno letale di assalto a base
di Collettori.-
-
Buona
domenica a tutti (anche se la parola “tutti” presuppone una pluralità d’individui,
mentre credo che qui ci passi solo quella santa di andromedahawke…).
Santo
cielo, quanto mi è mancato Mordin!
Siccome
sono remoti in tempi in cui ho postato il primo capitolo, vi rammento che ho
evitato di spiegare il motivo per cui il professore salarian sia ancora vivo e
vegeto, nonostante la missione del Velo. Sinceramente? Non ne ho ancora idea,
ma un giorno ve lo dico, promesso. Volevo troppo bene a Mordin per lasciarlo
morire!
Signori
e signore, buona domenica.
E
siate fort… no, aspetta, questo è il saluto della Allers. Stupida Allers.
Vi
prego, ditemi che esiste qualcuno, nella galassia, che condivide il mio odio
per lei!
Un
bacio a tutti!
Ci
aggiorniamo!
-