Allora prima che l’Arpia
(mia sorella) mi rubbi il pc per vedersi Once Upon A Time, posso aggiornare. Devo
dire che di questo capitolo non sono particolarmente entusiasta, ho dovuto
scrivere di un personaggio di cui non ero abituata. Ayame. L’ho sempre
immaginata molto simile a Kagome, solo più sicura di se per certi versi, quindi
ho cercato di renderla in questo modo. L’unico punto in cui potrebbe risultare
ambigua ed in pensieri maligni, ma dovete capirla, penso che il dolore di un
cuore distrutto vari da persona a persona, ma sono sicura sia orribile per
tutti e non possa non portarti a fare pensieri cattivi. Su ciò che ha fatto
Kikyo per tutta la serata, bisogna aspettare il prossimo capitolo.
Un avvertimento che è
dovuto: Questo capitolo ed il prossimo saranno “orribili” ogni coppia che amo
andrà al diavolo e le peggiori avranno buon fine.
Vorrei ringraziare coloro
che ricordano, preferiscono, seguono e leggono. Un ringraziamento speciale va a
serin88 e Zonami84. Grazie ancora.
Buona
lettura
RL&H
Tutto ciò che
c’è di semplice
(Ayame I)
La ragazza nuova ha una cotta
Infilò la giacca di pelle, senza smettersi di guardare allo specchio.
Non era mai stata una ragazza particolarmente vanesia, ma quella sera lei
voleva essere splendida. Sistemò per l’ennesima volta il fiore di iris
nell’elastico della coda destra. “Non pensi di essere vestita in modo troppo
succinto?” aveva indagato suo nonno, facendo capolinea nell’ingresso, “No,
nonnino” aveva risposto lei, prima di voltarsi per farsi ammirare in tutta la
sua genuina bellezza, “Ayame non mi stuferò mai di dirtelo” aveva detto il
vecchio uomo, “Ma sei bellissima anche senza impiastricciarti la faccia” aveva
detto bonario. Le non credeva così ciecamente alle parole di suo nonno, ma non
poteva non apprezzarle. Li regalò un bacio sulla guancia, prima di scivolare
via dalla porta di ingresso, infilandosi a stento le scarpe.
Rimase fuori la porta per un periodo di tempo che le sembrò forse
infinito per meditare la mossa successiva. Non aveva mai sentito alcun
nervosismo nell’imbucarsi a feste dove non era stata invitata e neanche quella
volta era diversa da quel punto di vista, ciò che la tormentava era che quella
sera si sarebbe dichiarata a Koga, l’aveva deciso e premeditato da giorni, ne
aveva addirittura discusso con il suo compagno di banco, l’avrebbe fatto, non
avrebbe più esitato.
Così invece di prendere l’ascensore per dirigersi nel seminterrato
dell’edificio in cui abitava per prendere la sua bella moto che il nonno le
aveva regalato per la promozione dello scorso anno, si limitò ad attraversare
il corridoio per raggiungere la porta di fronte, quattro dopo la sua, l’interno
15-A e bussò. Cercando di non mordersi il labbro. Ad aprire la porta fu la
signora Yoro, una donna semplice, dai capelli scuri e gli occhi chiari, una
struttura del viso non propriamente nipponica, “Ayame” aveva esclamato, “Signora
Yoro” aveva squittito lei, “Quanto sei bella” aveva esclamato facendole un
complimento, lei aveva ringraziato
pacata, “Ed io che mi ricordo quand’eri piccola così, ora sei quasi una donna”
aveva ricordato la donna, “Ma penso che tu non sia qui per me. Koga, giusto?
Per la festa?” aveva chiesto di fretta, senza aspettare risposta aveva chiamato
suo figlio, prima di far spazio alla ragazza per lasciarla entrare.
Koga era corso all’ingresso, con la maglietta di un gruppo punk
emergente ancora in mano ed il petto nudo, i capelli neri zuppi e sciolti,
“Ayame sei già pronta?” aveva commentato lui, incredulo prima di guardare
l’orologio al polso e constatare che era lui ad essere in ritardo. Si era
infilato di fretta e furia la maglietta, così come li stivaletti da stampo
militare lucidi, “I capelli non li asciughi?” aveva esclamato sua madre, mentre
il ragazzo la ignorava sbattendo la porta alle sue spalle. Ayame sorrise nel
vederlo, così naturale e selvaggio. Il ragazzo chiamò l’ascensore, così i due
poterono entrare, “Prendi la tua bella bambolina? O ti accompagno io?” le
chiese Koga, “Ho la gonna, mi farebbe piacere se mi portassi” aveva risposto
lei prontamente, come quando da bambini la caricava sulla vecchia bicicletta
del padre. Sorrise a quel ricordo. Non sapeva quando si era presa una cotta per
lui, forse era successo quando a dodici anni l’aveva spinta proprio dentro
quell’ascensore e l’aveva baciata così senza una ragione. O forse quando a
dieci anni l’aveva inseguita con una lucertola dalla scuola elementare fino a
casa. O semplicemente quando si era trasferito a cinque anni nell’appartamento
di fronte il suo.
“Ayame mi stai ascoltando?” aveva chiesto il ragazzo svegliandola dai
suoi tepori ricordi, “No” aveva ammesso lei, “Mi leghi i capelli?” aveva
ripetuto lui, che durante la discesa dei piani aveva continuato ad armeggiare
con la coda di cavallo che non li veniva ordinata come voleva, “Si” aveva detto
lei, afferrando la molletta e cominciando a passare le mani attorno a quei filamenti
scuri d’ebano, prima di invitarlo a chinarsi perché era troppo alto. Una volta
lo superava lei in altezza, ma allora non li acconciava i capelli, erano troppo
corti, solo a tredici anni aveva cominciato a farli crescere, una sorta di
ribellione che durava ancora adesso. “Certo che se li avessi asciugati, non
rischieresti una broncopolmonite andando i moto” aveva esclamato lei, prima di
stabilire che aveva sistemato i capelli, ricreando l’immancabile coda alta che
era divenuta simbolo del ragazzo.
Koga, la ignorò apertamente, preferendo studiarsi allo specchio, lo
vedeva dal suo sguardo che si piaceva, era arrogante questo si, ed anche pieno
di se, ma ad Ayame piaceva lo stesso e mai sarebbe potuta essere più d’accordo
con quello sguardo, anche a lei piaceva da impazzire così bello preparato per
la festa, impresentabile la mattina presto, selvaggio quando usciva, con l’uniforme
da kendo e malato con i capelli annodati ed il grosso pigiama rosso con i
lupetti, una visione che la fece ridere. “Sono stupendo” aveva detto il ragazzo
troppo ad alta voce, “Il tue ego è immutabile ed imperituro” aveva esclamato
lei. Ancora una volta lui aveva pensato bene di non raccogliere l’insulto ed
aveva mantenuto sul suo bel viso il sorriso più incredibile del mondo, o per ilBudda
se avesse potuto si sarebbe lanciata su quelle labbra in quello stesso istante.
“Ayame questa sera avremmo una grande serata” aveva esclamato, quando si
aprirono le porte dell’ascensore, mostrando il piano dei garage, “Come mai?”
chiese lei, mentre si dirigevano verso quello che apparteneva alla famiglia
Yoro, lei lo sapeva perché quella nottata sarebbe stata epica, perché lei si
sarebbe confessata, poi lo avrebbe baciato e sarebbero stati insieme tutto il
resto della loro vita, forse anche Koga stava pensando la stessa cosa. “Mi
piace una ragazza e questa sera credo farò la mia mossa” aveva commentato lui,
Ayame sorrise, doveva star parlando di lei? Chi altro se no? Passavano insieme
quasi ogni pomeriggio, certo con Hakkaku e Ginta, ma di chi altro poteva star
parlando? “E come mai questa sera?” aveva chiesto cercando di mantenersi
disinteressata, “La vedo troppo spesso con un idiota” aveva risposto lui.
Questa era la prova che parlava assolutamente di lei, aveva passato così tanto
tempo con Byakuya che a occhi estranei poteva apparire come una cottarella,
giusto il giorno prima Koga aveva fatto un allusione di quel tipo su lei ed il
suo compagno di banco, poi che il giovane Yoro non amasse l’Onigumo era noto,
non provava simpatia per nessuno di quella famiglia. Sorrise.
La festa era di Sujin Amakoi, una ragazza di piccola statura che
frequentava l’ultimo anno, viveva in una casa fuori dal centro di dimensioni
abbastanza grandi, quasi da poter essere definita villa, sebbene la stessa
ragazza avrebbe precisato che di quelle ne aveva una in montagna. Si era una
ragazza facoltosa, che da quando era al primo anno faceva feste ogni volta che
i suoi erano via e da quando Ayame era la suo primo anno ci partecipava sebbene
non avesse mai ricevuto l’invito o addirittura parlato con Sujin, però qualcuno
le aveva detto che sie ra una ragazza leggermente piena di se, ma non era male,
pareva sempre disposta a dare una mano a chiunque lo chiedesse.
Koga parcheggiò la macchina, poco lontano dal cancello ed appena la ragazza
si sfilò il casco potè identificare alcuni dei suoi amici, Kagome se ne stava
accanto a Ginta fuori il cancello, nervosa in viso, doveva sentir abbastanza
freddo visto che continuava a chiudersi il più possibile la giacca addosso, i
capelli scuri erano nascosti sotto il cappuccio, il lupo invece faceva lo
splendido per mostrare a tutti il suo abbigliamento naif, al loro fianco
c’erano Sara e Jackotsu ed Ayame non avrebbe potuto avere idea chi tra i due
avesse esposto più gambe. “Ayame! Koga! Siete arrivati!” aveva esclamato Kagome
andandoli incontro, per dare la buona sera ad entrambi con un abbraccio, “Loro
vengono a tutte le feste” aveva detto Jakotsu avvicinandosi; “Dov’è Hakkaku?”
aveva invece chiesto Koga a Ginta, “E’ entrato perché doveva assolutamente dire
una cosa ad Abi Tekkei” aveva risposto quello indicando la gente che entrava
nella festa, “Andiamo?” chiese Ayame allora, “Negativo, aspettiamo Kikyo”
rispose Sara.
“Strano che non sia arrivata lei è sempre così puntuale” aveva
commentato Kagome, “Non quando ha portarla è Bankotsu” aveva risposto Suto con
un sorriso caramelloso sul viso, “L’ha porta Banryu?” aveva chiesto Koga,
“Quello è sempre dieci anni in ritardo” aveva esclamato il ragazzo, prima che
un oggetto non meglio identificato – ed inseguito riconosciuto come un
volantino accartocciato – lo aveva colpito in testa, “Non si parla male degli
assenti” aveva esclamato un ragazzo dai capelli neri, raccolti in una treccia
ed un espressione smaliziata in viso, Bankotsu Banryu ed al suo fianco c’erano
i due amici di sempre, il maniaco delle bandane e viso d’angelo, Renkotsu Skill
e Suikotsu Bone. Koga aveva sbuffato
disinteressato, “Kikyo?” aveva chiesto Sara invece, ma Jackotsu aveva notate
che la sua nuova amica – riferendosi a lei con aggettivi e sostantivi meno
gentili – con conosceva i ragazzi, “Kagome ho il piacere di farti conoscere il
meglio del meglio” aveva enunciato, mentre i tre ragazzi si presentavano alla
ragazza nuova, “Lei è il nuovo acquisto della combriccola” aveva detto il ragazzo
con il mascara agli occhi, dando una botta alla schiena della ragazza nuova.
Allora Sara Asano aveva ripreso un po’ di autostima ed aveva fatto
notare che Miiko non era con loro. “Hum … Si è rotta la mi moto e nessuno
poteva accompagnarci” aveva cominciato Bankotsu, “Quindi io ho chiesto a Ren se
mi passava a prendere, ma con lui c’era anche Suikotsu” aveva spiegato il
ragazzo, “C’era posto per altre due persone” aveva intelligentemente notato
Kagome, ma Ayame l’aveva un po’ compatita per non sapere che non sarebbe mai
più capitato a Kikyo di stare a meno di trenta metri da uno di quei ragazzi.
“E’ complicato!” le aveva risposto Suikotsu, “Si ma lei come viene? La prende
qualcuno?” aveva chiesto giustamente preoccupata Higurashi, “Si” aveva risposto
Banryu prima di entrare, seguito dai due amici, fino a che anche Jakotsu
l’aveva seguito salutando le ragazze.
“Voi entrate?” aveva chiesto Koga, indicando il dentro della festa, da
dove una certa musica cominciava a sentirsi, “Certo” aveva detto Ayame, sebbene
Kagome aveva espresso il desiderio di voler aspettare Kikyo, “Chiamala” aveva
detto Sara, con nervosismo mentre si chiudeva la giacca sul collo. La ragazza
aveva annuito ed aveva preso il suo telefono, mentre componeva il numero aveva
comunque chiesto alle altre che relazione ci fosse tra Miiko e Bankotsu, “Sono
vicini di casa, sono cresciuti insieme” aveva risposto Ginta, mentre
aspettavano lei. Higurashi si era messa il telefono all’orecchio, “Dove sei?”
aveva domandato, si era udita una vocina dalla cornetta, “Mmm … c’è un po’ di
confusione, non sento bene” aveva commentato la ragazza, prima di annuire, dopo
aver salutato affettuosamente l’altra aveva chiuso la cornetta, “Kikyo dice di
aspettarla dentro” aveva esclamato alla fine e quindi erano entrati.
Sarebbe stato magistrale per Ayame aveva una scusa per inventare per
trascinare Koga all’aperto, nella piscina di casa Amakoi, ma invece il ragazzo
era scomparso con l’amico per partecipare ad una gara di bevute contro
Moryomaru ed i fratelli Raigekinjin, così alla fine Ayame si era ritrovata a
sorseggiare qualcosa alla frutta con Kagome e Sara, la prima era molto più di
compagnia della seconda che continuava a tenere li occhi fissi sulla porta,
probabilmente aspettando la sua cotta quasi decennale entrasse dalla porta. “Ma
chi è la proprietaria?” aveva chiesto Kagome, Yorozoku si era guardata intorno,
poi aveva ritrovato la padrona di casa letteralmente spalmata su un tizio
appiccicati al muro, aveva adocchiato il ragazzo e l’aveva riconosciuto,
“Quella che si bacia con il Monaco” rispose, indicandoli, non conosceva il nome
del ragazzo, però si ricordava che lo chiamavano tutti così, “E’ quel
pervertito di Miroku” aveva esclamato lei. Ayame si era voltato verso di lei,
come conosceva quel ragazzo? “Hai già conosciuto il peggio della scuola?” aveva
esclamato sconvolta Sara, mentre si alzava per prendere qualcosa da mangiare
senza scollare li occhi di dosso dalla porta. “Perché fissa sempre l’uscio così
intensamente?” aveva domandato Kagome a lei, “La sua eterna cotta. Spera sempre
di vederla arrivare a questo genere di festa” aveva detto Ayame, poi diede
all’amica che ora mangiava qualche dolcetto cercando di ignorare lo sguardo
adorante del fratello minore di Hiten, quello bassoccio e grassoccio, che era
lì a sbavarle addosso, possibile che Asano ancora imparasse che il suo tanto
amato non era un tipo da questo genere di cose.
Byakuya collassò al loro fianco, “Yorozuko, dolce Yorozuko” disse con
enfasi, mentre faceva roteare un bicchiere sotto il loro naso, “E Higurashi!”
aggiunse, notando la ragazza, “Siete più incantevoli di due dee” aveva
esclamato, per chi non lo conosceva poteva apparir ubriaco, ma la ragazza
conosceva abbastanza il suo vicino di banco da sapere che il liquido trasparente
nel bicchiere era semplice acqua. Magatsuhi era venuto verso di loro, indossava
il rossetto viola ed era aggrappato al braccio di Tsubaki Hebi, che continuava
a mostrare l’orrida chioma platinata e pensare che aveva una capigliatura così
bella e scura, “Devi guardare tuo cugino! Guardalo” aveva esclamato il ragazzo
dalle labbra viola, indicando Naraku che sembrava intenzionato a scappare da
una ragazza visibilmente brilla che lo inseguiva, “Quella è Abi Tekkei?” chiese
Ayame scioccata, non le era mai sembrata una che inseguisse un ragazzo,
particolarmente uno disgustoso come Naraku.
Dopo aver osservato Onigumo non riuscire a scappare alle labbra di
Tekkei, Ayame aveva seguito Kagome al buffet, questa continuava a guardarsi
intorno, “Ora è scomparsa anche Sara” aveva bisbigliato. Onestamente a lei non
interessava che fine avesse fato Asano, lei era intenzionata a trovare Koga e
rivelarle quello che provava per lui. Quella era la serata giusta. Byakuya si
era avvicinato a loro, ma era in compagnia di una ragazza slanciata dalle curve
sinuose con indosso un abito molto stretto, non era sicura di averla mai vista
da qualche altra parte, “Ragazze, avete per caso visto mia cugina Kagura,
perché qui Sango conosce praticamente solo lei” aveva detto il ragazzo
indicando la compagna. Era una subdola manovra per sbarazzarsi della ragazza in
questione, Ayame ne era certa, “Sei nuova al Sengoku?” aveva inquisito Kagome,
quella aveva annuito, così la ragazza si era presentata immediatamente mossa da
una specie di empatia, “Sango Hirakotsu. Prima sezione dell’ultimo anno” aveva
detto. Yorozoku si fermò a riflettere chi conoscesse di quella classe,
sicuramente la cugina del suo compagno di classe, una ragazzona alta dal
sorriso fastidioso e di vista anche Hitomiko, il leader del club d’arco, ma
sicuramente non era presenta alla festa, non era il tipo da frequentare questi
posti.
Quando si era svegliato dai suoi pensieri Onigumo era andato via, ma
Sango era rimasta lì a chiacchierare con Kagome, stavano parlando di calcetto,
la ragazza nuova dell’ultimo anno voleva fondare una squadra femminile come
nella sua vecchia a scuola e cercava di arruolare Higurashi, che si era
mostrata alquanto interessata, “E tu?” chiese Hiraikotsu con un sorriso
ambiguo; lei? Insomma Ayame giocava a calcio con i lupi da quando era alle
medie, era anche abbastanza brava, lei e Koga si passavano il pallone nella via
sotto l’edificio da che ne avesse memoria, “Volentieri” disse, prima di
ingurgitare un dolce ed allontanarsi.
Quando ritrovò il suo vicino di casa stava ridacchiato con un bicchiere
di sake in mano, accanto a lui Hiten cercava di mantenersi serio, ma Shunran
continuava a farli il solletico, Banryu si manteneva bene, ma Jakotsu aveva
perso ogni dignità – se mai ne avesse avuta una – ed era sul punto di
denudarsi, Gatenmaru era svenuto sulla spalla di suo fratello, Garamaru
d’altronde si reggeva a stento in piedi, Ginta era steso su un divanetto a
dormire, assieme ad Hakakku che non sapeva da dove fosse saltato fuori.
“Maschi” si era lamentata Kagome affiancandosi a lei, Sango era dall’altro
lato, “Gara di bevute?” aveva chiesto lei, “Oh si Sorellina” aveva commentato
Koga, allora quella si era seduta tra i maschi ed aveva afferrato da bere sul
tavolino attorno al quale si erano radunati ed avevano mandato giù un bicchiere
di non si sapeva cosa. Con il tempo avrebbero imparato che la ragazza era per
certi versi più maschile e virile di molti loro amici ed anche più resistente.
“Tu non bevi?” le chiese Kagome, mentre si dirigevano a cercare Sara,
“Una volta al secondo l’ho fatto, Inuyasha mi ha tenuto la testa tutta la
notte, non ho mai avuto intenzione di fare il bis” rispose Ayame, notando un
impercettibile sorriso mieloso che era sorto sul sorriso dell’altra ragazza al
nome del ragazzo. “Ferma! Ferma! Quella è un sorriso da cotta” la canzonò la
ragazza dai capelli di rame, vide la sua amica diventare rossa come un pomodoro
sul viso, “Che stai dicendo?” aveva chiesto indignata la ragazza, ma le sue
gote non la tradivano, “Per l’insediamento di Budda, tu hai una cotta” aveva
esclamato con sicurezza Ayame. O si, Kagome poteva mentire quando voleva,
poteva negare, ma quella era un infatuazione, “Smettila” aveva dichiarato la
ragazza, prima di prendere la prima rampa di scale per le camere, Yorozoku si
era chiesta se tentasse di fuggire da quella conversazione, ma visto che Koga
pareva intenzionato a superare Bankotsu ad una gara di bevute, decise che far
ammettere la cotta della sua compagna di classe sarebbe stata il suo obiettivo
tutta la notte.
Ritrovò Kagome perché lanciò un urlo quando aveva aperto una porta –
giustificandosi poi che cercasse il bagno – ed aveva trovato un ragazzo a petto
nudo ed una ragazza prossima a quella stessa situazione. Ayame rimase in
silenzio, Onigumo e Tekkei erano immobili, meno imbarazzati rispetto a loro, forse
era la loro totale assenza di pudore o quant’altro. “Volete rimanere a guardare?”
aveva domandato infervorata Abi, tirando giù la maglietta in modo che coprisse
la pelle nuda, “Passo” aveva detto Ayame chiudendo veloce la porta, “Non mi
riprenderò più da questa cosa” aveva bisbigliato Kagome, prima che entrambe si
infilassero in uno dei dieci bagni della casa. “Quindi ammetti di essere
infatuata di Inuyasha?” aveva chiesto lei, mentre quella apriva il rubinetto,
“E’ carino, ma è troppo pieno di se” aveva stabilito la ragazza. Bene Higurashi
cominciava a cedere, “Quando hai cominciato a trovare NoThaisho carino?” aveva
chiesto con allegria Ayame, “Più o meno da quando mi ha quasi investito”
aveva risposto Kagome, sedendosi sul bordo della vasca, rossa in viso.
Quando ritornarono al piano di sotto, Koga non era più al tavolo, Suikotsu
cercava di infilare i pantaloncini a Jakotsu, Hiten era collassato sul tavolo,
ma Bankotsu resisteva al tavolo con Sango, la ragazza era tranquilla, ma al
gruppo si era aggiunto anche Miroku e la proprietaria, aveva un espressione
fastidiosa in viso, probabilmente voleva essere a divertirsi come Tekkei ed
Onigumo. “Non trovi strano che Kikyo non sia ancora arrivata?” aveva chiesto
Kagome, “No. Mi sembrava strano che venisse” aveva commentato Ayame
tranquillamente, “Inuyasha invece, non mi pareva tipo da mancare un posto così”
aveva commentato la ragazza abbassando li occhi sul suo vestito, probabilmente
si era conciata così bene per lui, “In realtà è leggermente antisociale. E più
uno da una pizza la sera” l’aveva tranquillizzata Ayame. Era anche vero però
che non aveva mai mancato una festa di questo genere ed il fatto che mancasse
la insospettiva, particolarmente perché Kikyo non era lì pure.
Sara era apparsa scocciata solo dopo, “Lui non è venuto” aveva
gracchiato, “E’ superiore a tutto questo” aveva detto la Yoruzoku, lo sapevano
tutti, la decennale cotta di Asano, prima di sprofondare su un divanetto in
pelle bianca, “Ma che tipo è?” aveva chiesto Kagome con una certa curiosità,
“Meravigliosa, sembra glaciale ma io so che non lo è” aveva risposto luminosa
l’altra. Ayame aveva roteato li occhi, illusa si era detta. Cominciò a cercare
lo sguardo Koga, ma dove era finito quello lì? Jakotsu si era avvicinato a
loro, evidentemente Byakuya era riuscita a farli infilare i pantaloncini di
nuovo, ma aveva il trucco sbavato, si era steso accanto a Higurashi e si era
acciambellato al suo fianco come un gatto.
Il suo bel lupo apparve quasi di incanto e senza dirle una parola le
aveva preso una mano e trascinata fuori al gelo, davanti la piscina che veniva
sempre usata nell’estate per le feste. “Che succede?” aveva domandato Yoruzoku,
rossa in viso, il suo adorabile viso era così vicino e bello, l’avrebbe stretto
in un bacio immediatamente. “Ho parlato con Inuyasha” aveva risposto, “Sarebbe
il caso che arrivasse” aveva bisbigliato lei, così Sara avrebbe ricominciato a
guardare la porta, Suto si sarebbe addormentato sul divano, Kagome avrebbe
chiacchierato tutta la notte con NoTaisho e lei avrebbe potuto finalmente
esprimere i suoi sentimenti a Koga. “Si lo farà presto” aveva bisbigliato Yoro,
“Per questo dobbiamo muoverci prima” aveva esclamato con fermezza. La ragazza
con i capelli di rame aveva aggrottato le sopraciglia; era leggermente confusa,
“Come?” bisbigliò esterrefatta, “Ti ho detto che mi piaceva una ragazza e che
uno sbruffone li ronzava attorno” aveva commentato il ragazzo. Si l’aveva detto,
si ricordò Ayame, ma parlava di lei! Doveva parlare di lei e di Byakuya,
“Parlavo di Kagome” esclamò il ragazzo. Crack! Qualcosa da qualche parte in
Yorozoku doveva essersi spezzato. Koga parlava di quella nuova e di NoTaisho.
Quella sera non aveva bevuto, eppure a distanza di tempo non avrebbe
saputo dire che scusa l’aveva smossa ad allontanarsi da lì. Quando era
rientrato in sala, aveva urtato contro Kikyo, “Finalmente ti sei fatta viva
Miiko” aveva detto acida, o forse l’aveva solo pensato, comunque aveva
scavalcato la ragazza prima di poter averne la certezza. Sara si era infilata
una giacca ed era andata via indignata, la sua cotta decennale era in un angolo
buio con la sua non-ragazza discontinua, non si capiva dove iniziasse l’uno e
finisse l’altra. Jakotsu dormiva sul divano, con Suikotsu che li accarezzava i
capelli, al tavolo circolare anche Bakotsu aveva ceduto, Sango ora brilla stava
parlando con Miroku, anche la sua compagna lo aveva lasciato. Kagome era seduta
sulle scale, ma non era da sola,trasandato con una giacca di jeans c’era un
ragazzo dai capelli chiarissimi, Inuyasha.
Si avvicinò senza dare segno di volerli disturbare, solo per ascoltare,
solo per sperare si confessassero e passassero tutta la vita assieme, così a
Koga sarebbe passata e sarebbero stati felici tutti. “Credo di aver fatto un
casino” aveva detto il ragazzo, Kagome non aveva proferito sillabe, “Con la mia
ex-ragazza” aveva specificato quello. Che aveva combinato? Quello stupido
botolo che problema aveva? Si voltò e cercò la ragazza in questione, “Del
genere?” aveva chiesto la nuova ragazza apprensiva, o ma nella sua voce si
tradiva la gelosia, “Tra noi era finita in modo complicato” aveva esordito
Inuyasha, “Ti ha inchiodato ad un albero secolare con una freccia?” propose la
ragazza, forse voleva semplicemente essere divertente si disse Ayame mentre
posava le spalle al muro, “Quasi” esagerò il ragazzo. Una risatina sommessa.
“Il punto è che non era un fine” aveva detto quello, “Le cose complicate non lo
sono mai” aveva ammesso Kagome con nervosismo e lacrimosità. Yorozoku le avrebbe
voluto dire che neanche quelle semplici lo erano, lei e Koga erano cresciuti
spalla a spalla, il ragazzo non aveva mai mostrato sentimenti per nessuna
ragazza se non lei quella volta che l’aveva spinta e baciata in ascensore ed
ora aveva una cotta per Higurashi? La stessa ragazza che le aveva sottratto il
ruolo di rappresentante di classe?
“Ti piace ancora?” aveva chiesto Kagome, era un’amara verità. La
ragazza nuova doveva accettare che la sua cotta non lo ricambiasse, così come
Sara accettava che la sua decennale infatuazione non la considerava neanche,
che Naraku sfruttasse Abi ad uso e consumo e che nonostante fosse l’unica
ragazza della sua età a chilometri di distanza Koga non era interessato a lei.
“Si” rispose Inuyasha. Dolce il suono di quella sillaba. Si! Si! Si! Si chiese
se anche alla sua amica si fosse spezzato qualcosa dentro, forse no, era
una cotta veloce, non un grande amore composto da troppi anni, sospiri e
speranze. Non dissero niente per un bel po’ di tempo, o probabilmente parlarono
a mezza-voce o semplicemente lei aveva smesso di ascoltarli.
Si allontanò per poi accomodarsi accanto a Byakuya, Tsubaki era con
Magatshui e discutevano della professoressa Midorko. “Sei uno schifo?” aveva
commentato Onigumo, facendo scivolare il pollice sotto il suo occhio, prima di
mostrarlo sporco. Aveva pianto? Patetica! Patetica! “Voglio andare a casa”
aveva gracchiato lei, “Vai, nessuno ti ferma” aveva detto quello
disinteressato, ma lei non aveva scollato li occhi verdi di dosso, forse per
muovere un po’ di misericordia, “Mi ha accompagnato labbra di lilà” disse,
additando il ragazzo che adesso li guardava indispettito, “C’è Renkotsu che va
via!” l’aveva avvertita Tsubaki, per la prima volta di buon cuore, lanciando
sguardi al maniaco della bandana che assieme a faccia d’angelo cercavano di
caricarsi i due ubriachi, si alzò di scatto e chiese un passaggio.
Passò il restante fine settimana avvolta nelle coperte e non ebbe mai
neanche il coraggio di metter piede fuori l’uscio per paura di incontrare Koga.
Solo il lunedì mattina fece i conti con la propria coscienza, aveva così
sperato che a Kagome andasse male, che si era sentita in colpa, non era colpa
sua, quella ragazza non aveva fatto nulla e lei le aveva promesso che sarebbe
stata sua amica. Così appena la vide le chiese scusa, Kagome le accettò, anche
se probabilmente non le era chiara la motivazione.
Fu un senso di pace per il resto del giorno, chiese perdono al ragazzo
per averlo piantato alla festa e Yoro la perdonò con una sua ambigua dimostrazione
d’affetto, un lungo abbraccio. Fu una mattinata tranquilla, in cui spese tempo
a ridere con quell’illusionista del suo compagno di banco e le due ragazze
davanti a lei, cercando di ignorare alle sue spalle Moryomaru e Jakotsu che
bisticciavano. Ma in tutta quell’allegria Ayame non poté che trovare
dell’ipocrisia, si chiese infatti se Kagome sapesse la verità sulla sua tanto
amica Miiko, ma si rese conto che non era suo compito immischiarsi. Parlò con
lei lo stesso, al cambio dell’ora, le chiese come stava, specificando che si
riferiva ad Inuyasha e che aveva ascoltato la loro conversazione alla festa,
l’latra abbassò il capo amaramente e mentì: “Sto bene” la sua voce era un filo.
Yorozoku non riuscì a non sentirsi tremendamente in colpa per averle
augurato male e non poté non essere triste per lei, era un’amica che aveva il
cuore spezzato, come lei. Era empatica ai sentimenti di Kagome e decise che
avrebbe fatto di tutto per aiutarla a superare la cotta naufragante per
NoTaisho e forse in qualche modo avrebbe trovato anche il modo di aiutare se
stessa. La pensò così fino all’uscita, quando camminando con Jakotsu, Kikyo e
Kagome, furono raggiunti da Koga. Il suo amico aveva il più bel sorriso
mozzafiato del mondo e qualche di meraviglioso brillava negli occhi azzurri,
Yoro non poteva che essere qualche divinità celeste, si disse la ragazza non
poteva essere altro.
“Higurashi ti andrebbe di uscire con me?” le parole del ragazzo
fluirono via dalle labbra, veloci e nervose, così come la sua espressione improvvisamente
crucciata, Ayame si sentì mancare, afferrò e strinse la mano di Kikyo in modo
convulso, l’altra ragazza le lanciò un paio di sguardi incerti, mentre Jakotsu
aveva già posato le mani sulle spalle di Kagome con un sorriso sornione, pronto
ad allontanare il ragazzo con qualche frase pungente come usava di solito, ma
questa volta la ragazza nuova stupì tutti: “Si” disse piano.
Ayame desiderò solo che la terra si spaccasse sotto i suoi piedi e li
inghiottisse tutti nel baratro. Tutti senza eccezioni.
[Nel prossimo capitolo se
ci sarà: Kikyo I e a scanso di equivoci dovrebbe chiamarsi “Quando
sbagliare una volta non è mai abbastanza”]