Dìnen
iest
(Ned cîn ind tuiatha, /
manen cugen reviatha; / dìnen iest, / mellen iest: / i cuil anìra thilio.
)
C'è molto di più, nel guardare due braccini che si
agitano e due manine che si stringono, di quel che un semplice "non riesco a
dirlo" possa esprimere.
E’ una sensazione che si può comunicare solo a se
stessi, o a quella persona che per caso ti osserva in quel preciso istante, in
cui sollevi senza accorgertene una mano, e ti sfiori il ventre.
E’ qualcosa a
cui pensi dopo, a cui solo dopo riesci a dare nome, ma è un qualcosa di così
prezioso, che, come un tesoro, non puoi dirlo a nessuno, no, è solo tuo.
E’
un desiderio prezioso più di un Silevril, prezioso più del battito stesso del
tuo cuore.
Rimarrà silenzioso, e come tutto ciò che rimane dentro di te,
germoglierà, crescerà e un giorno darà i suoi frutti, quando guarderai il tuo
lui negli occhi e ti sfuggirà dalle labbra, colomba che ha atteso troppo a lungo
di volare.
Voglio un bambino.
Dedicata al mio cuginetto e alla sua povera
povera mamma, che si è portata dietro un piccolo puledro di quattro chili e
cinque per niente intenzionato ad uscire dal suo alloggio, anche se il contratto
d'affitto era già scaduto.
Dedicata un po’ anche a me, perché quel pazzo
“desiderio silenzioso” mi tormenta da secoli.
(Ps: "desiderio silenzioso" è
la traduzione nella vostra lingua di "dìnen iest", mentre "Silevril" è la
parola, nella mia, corrispondente al Quenya
"Silmaril")