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Autore: Summoner Luna    14/04/2013    1 recensioni
E' il solito lavoro per l'investigatore privato Seifer Almasy, fino a quando una bomba bionda entra nel suo ufficio con una richiesta di aiutare suo fratello, che si è innamorato dell'intoccabile Rinoa Heartilly e si è messo in grossi guai con suo padre: il Boss della Banda Caraway. AU, per la challenge Where I Belong.
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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AIN'T NO SUNSHINE
scritta da Summoner Luna, tradotta da Alessia Heartilly
VII. Nonostante il domani

Deling City, 31 marzo. Oggi.

Il sole è quasi sorto, e sto finendo gli ultimi appunti della signorina Trepe con il viso accigliato quando sento che c'è qualcuno alla porta. Sento profumo di cannella e caffè, e apro la porta prima che lei abbia il tempo di bussare.

"Hai visto mia sorella ieri," dice, e mi dà una tazza di caffè.

"Te l'ha detto lei?"

"Non ce n'era bisogno. Non ti pago per andare in giro a far piangere mia sorella."

"Sembra che se la cavi bene a farlo da sola."

Il caffè è meglio della roba che tengo in ufficio, e la ringrazio per questo. Mi guarda basso al di sopra della sua tazza, e si accomoda.

"Ho letto tutti i tuoi appunti. E poi li ho letti di nuovo, e c'è qualcosa che non riesco a capire del tutto."

"E sarebbe?"

"Secondo questi appunti, e quello che ha detto ieri tua sorella lo conferma, sembra che questi due siano scomparsi in gennaio. Ma so che hai visto la signorina Heartilly da allora, e non è passata una settimana da quando hai bussato alla mia porta. E né tu né tua sorella mi sembrate il tipo che aspetterebbe due mesi per parlare. Ora, non dico che non devi portarmi il caffè, ma spero che il motivo per cui ti vedo all'alba sia che puoi dirmi quello che manca in questi appunti."

Lei solleva un sopracciglio, e io ricambio fissandola.

"Un po' troppo presto per fare domande la mattina, signor Almasy," dice, un sorriso furbo sul bordo della tazza.

"Sono un detective, tesoro. Le domande sono il mio lavoro. Quindi puoi dirmi questo, o dirmi perché tua sorella pensa che sia colpa sua."

"Per quanto la riguarda, lo è."

"Così ha detto. E poi passa a dirmi di loro che litigano, e quando ha finito piangeva così forte che era troppo difficile dirmi cosa è successo dopo. Secondo i tuoi appunti, la notte del loro litigio è stata l'ultima volta che ha incontrato la signorina Heartilly, e non penso che sia una coincidenza. E mi perdonerai per la domanda, ma mi accorgo che non mi hai mai detto come fai a sapere che tuo fratello è con Caraway. Hai mai pensato che forse se ne sono semplicemente andati?"

Il suo sorriso svanisce, e quando ho finito di parlare lei è chiusa com'era la prima notte che è entrata qui dentro. Non mi piace vedere una signora turbata, soprattutto non se è venuta qui da me per avere aiuto. E decisamente non se si occupa di una sorella che piange e affronta la scomparsa di un fratello. La signorina Trepe è una buona compagnia, e inizio a desiderare di averla incontrata in qualche altro modo. Ma non troverò suo fratello a meno che lei cominci a parlare, e se non parlerà, caffè o non caffè, non sarò suo amico.

"Non l'hanno fatto," dice soltanto, un tono sobrio nella voce a cui non ho altra scelta che credere. Ha gli occhi duri, e sta giocando al mio gioco. "Dice che il loro litigio è diventato piuttosto rumoroso, e crede che siccome è stato fatto il nome di Caraway, li abbia sentiti la persona sbagliata, e che lui sia stato seguito al pub. E potrebbe essere vero, ma sapevamo al Garden che i Caraway stavano cercando di saperne di più su un lavoro, e non è colpa sua se c'era qualcuno a origliare. Quindi a quale domanda vuoi avere risposta, dopo?"

"Sai dov'è stato tuo fratello dalla notte del sedici gennaio?"

Scuote la testa. "Non è mai tornato a casa, e non è mai tornato al lavoro. Elle mi ha raccontato del loro litigio e che ha detto di volersene andare. Se l'avessi visto, l'avrei ucciso per non avermi nemmeno parlato, credimi. In particolare dopo che Shu ha scassinato la sua scrivania e abbiamo trovato i biglietti che ha avuto e immaginato perché se ne sia andato e con chi sia."

Annuisco, e immagino bene che scena debba essere stata. Shu e io ci siamo addestrati insieme al Garden. Abbiamo fatto alcuni lavori, e bevuto dalla stessa bottiglia per anni. Lei si è spostata al piano di sopra più o meno quando me ne sono andato, e non l'ho più vista da allora. Era una tipa fredda, ma sono contento di sapere che c'è ancora.

"Quindi per un mese e mezzo penso quello che hai appena detto tu. Che quel cretino di mio fratello è scappato con la Principessina Caraway senza dire una parola a me o al suo lavoro, e sono furiosa come non mai, ma immagino che, se non ho sentito niente, devono essere usciti dalla città senza attirare troppa attenzione, e spero che stia bene."

"E poi?"

"E poi è arrivata una lettera al Garden indirizzata a mio fratello, ed è finita sulla mia scrivania, e tutto quello che ho visto è stato un pezzo di carta con un indovinello. Solo che ormai avevamo tutto quello che aveva nella sua scrivania archiviato, al Garden, e non mi ci è voluto molto per capire chi aveva mandato il biglietto, e che se lei pensava che fosse ancora al Garden, di sicuro non era con lei."

"E l'hai incontrata?"

"In un certo senso. Immaginavo di seguire il biglietto, sperare di poterla trovare e farle qualche domanda. Solo che sono arrivata troppo tardi."

"Quando è stato?"

"Il tre marzo."

"E sei venuta da me solo adesso?"

"Signor Almasy, non me l'hai mai detto, ma io so che eri del Garden, ed è per questo che sono venuta prima da te. Abbiamo un problema con un uomo del Garden, lo terremo segreto finché potremo, e so che non è qualcosa che dovrò ripeterti." Ha la voce secca, e io sorseggio il mio caffè, con gli occhi che vagano ancora sull'anello che porta al dito.

I problemi del Garden sono del Garden, ha ragione su questo. Probabilmente è stata Shu a fare il mio nome, se cerca aiuto esterno.

"Quindi cosa è cambiato?"

"Mi dispiace di non avertelo dato prima." Mi allunga una lettera che sembra sporca di sangue.

Questo è un avvertimento. Tra una settimana esatta inizieremo a mandare il resto.

La rileggo e socchiudo gli occhi, e guardo la signorina Trepe quando ho finito. Sembra colpevole e spaventata.

"Questo sangue?" chiedo.

"Questa è arrivata al Garden indirizzata a me, e nella busta c'era l'anello del Garden di mio fratello e un dito mignolo. È datata ventiquattro marzo."

Controllo e ricontrollo il mio calendario, e guardo duramente la signorina Trepe. "Quando l'hai ricevuta?"

"Circa un'ora prima che venissi da te venerdì scorso."

"Beh, signorina Trepe-"

Vengo interrotto dal rumore di qualcuno alla porta. Mi alzo, pronto a dire che chiunque sia aprirò solo tra due ore, ma perdo la parola quando vedo che è Rinoa Heartilly, la Principessa Caraway in persona, che entra nel mio ufficio e si ferma appena oltre la soglia, con la sua guardia del corpo tatuata alle costole.

*~*~*~*~*

Viale Frutteto, 3 marzo. Lo stesso mese.

Ho un brutto presentimento su stasera, ma non ho visto né sentito Squall dal raid da Kinneas, e se c'è una possibilità che ce l'abbia fatta, lo aspetterò qui. So che papà non l'ha mai catturato, o l'avrei saputo. Papà che prende un uomo del Garden è una cosa mai successa, anche se quell'uomo del Garden può averlo fatto arrabbiare troppe volte.

Ma lui lo sa, e ho avuto lividi più che sufficienti a dimostrarlo dall'ultima volta che sono tornata a casa.

"Quanto pensi di aspettare?" Il signor Dincht è sulle spine. Non riesco mai a capire se è nervoso o cerca di menare le mani, ma stasera penso che siano tutte e due le cose. Ha un modo diverso di fare le cose da chiunque al Garden, è sicuro, e non gli è piaciuto quando gli detto a cosa poteva andare incontro, ma a nessuno piace sentire di andare contro papà. Ma sa che tutto quello per cui è stato assunto sono i muscoli, e a parte dire che venivo qui a incontrare un vecchio amico, non gli ho detto nulla su Squall o sui nostri piani di fuga.

"Tutto il tempo che serve," dico. Forse non mi ha capita? O forse se n'è già andato e mi aspetta da qualche parte e sono io a prendermela comoda. Lo aspetto qui da più di un'ora oltre l'orario solito dei nostri incontri, e nessuno nella piazza somiglia minimamente a lui.

Sto pensando di dire a Zell esattamente cosa c'è di così importante in stasera, quando mi spinge dietro di lui e vedo due cose in una volta sola.

La prima è una bionda che mi viene incontro con un cappotto rosso e uno sguardo che mi blocca. Il secondo sembra cogliere il suo sguardo non appena lei coglie il mio, e mi sento il cuore fermo in petto. Due uomini con il cappotto stanno camminando in fretta lungo la piazza, e non devo vedere chi hanno preso di mira per sapere che è Squall, che è venuto, ma che gli uomini di papà stanno aspettando.

"Andiamo," dice Zell, e mi stringe un braccio. Provo a scrollarmelo di dosso, ma lui mi sposta il braccio sulla vita, e quasi mi fa cadere cercando di portarmi via dalla piazza.

"Questo è-"

"Se vogliono lui, farai meglio a sperare che non ti vedano, o è un uomo morto."

Guardo la mia guardia del corpo; sembra spaventato, ma ha detto una cosa vera. Poi guardo la bionda oltre lui: ha il viso addestrato in qualcosa di impassibile e so senza dubbio chi è.

"Io vado," dico a Zell, "ma ho bisogno che tu dia qualcosa a quella donna."

Lui mi guarda ma annuisce comunque, e gli do un biglietto e la mia stellina, e scompaio nella notte.

*~*~*~*~*

Deling City, 31 marzo. Oggi.

Il signor Almasy e la bionda della piazza mi fissano come fossi una condannata non appena supero la porta. E suppongo di esserlo, per loro.

Ci fissiamo più a lungo del necessario, ma non ho idea di cosa dire. La sorella di Squall - Quistis, penso che abbia detto lui - ha la stessa espressione sul viso di quella notte in piazza, e senza nemmeno parlarle posso capire che non è passiva come spera lei. Sono la ragione di tutto, per quanto ne sa lei, e non la biasimo per essere arrabbiata.

"Buongiorno!" È il signor Almasy a spezzare il silenzio, con un sorriso improvviso sul volto a cui nessuno crede nemmeno un secondo, a parte lui stesso, forse. Si alza e viene verso di me, mi mette un braccio intorno alla vita e mi indica il divano dov'è seduta Quistis. "Non posso dire che non mi aspettassi che saresti comparsa prima o poi, anche se sono sorpreso che prima non ti sia fatta cercare." Torna alla scrivania e vedo che lui e il signor Dincht si scambiano un'occhiata che spiega l'occhio nero con cui è tornato Zell ieri sera. Io lo guardo a mia volta, e lui non fa altro che scrollare le spalle a mo' di scusa.

"Allora se immaginavi che mi avresti visto, penso non serva che spieghi perché sono qui."

"Direi che hai delle spiegazioni che vorrei sentire," dice Quistis, e si volta verso di me con uno sguardo che ghiaccerebbe una fiamma. Zell fa un passo verso di lei, ma il signor Almasy inizia ad alzarsi dalla sedia e lo ferma dov'è.

"Va tutto bene, Zell," dico, e incontro gli occhi di Quistis. "Non ho niente da dirti a parte che mi dispiace, e che io e te abbiamo uno scopo comune adesso. Non ti biasimo se sei arrabbiata, ma penso che insieme possiamo tirarlo fuori."

Posso intuire che non mi crede, e non mi interessa. Avrei seguito Squall io stessa fin dall'inizio, se non che le parole di Zell mi sono sembrate vere, e so, grazie a tutti gli anni in cui ho vissuto a casa di papà, che una volta che non ha motivo di tener vivo un uomo, è solo una perdita di tempo aspettare a ucciderlo. Se il mio nascondermi è ciò che tiene Squall su questa terra, allora continuerò semplicemente a nascondermi.

"Scusami, principessa, ma a meno che tu abbia un'idea di dove possa essere il fratello della signorina Trepe, la tua presenza qui peggiorerà solo le cose." Il signor Almasy accende una sigaretta, e so che con lui non è solo una finzione.

"Ecco perché sono qui," gli dico, e alzo il mento.

"Sai dov'è?"

Mi volto verso la signorina Trepe. "Non pensi che sia venuta qui alla luce del sole per dirvi quello che so che sapete già, vero?"

Lei socchiude gli occhi e beve un sorso di caffè.

"Allora parla," dice il signor Almasy, e sposta qualche documento sulla scrivania. Vedo la mia calligrafia, e quella di Squall, e mi dà un tale senso forte di tristezza per ciò che deve succedergli che devo prendermi una pausa.

"Beh?" Il signor Almasy alza gli occhi, e io abbasso i miei. "Bene. Inizia a dirmi perché hai dato alla signorina Trepe un biglietto che raccontava la tua ultima notte al pub."

"Ho chiesto a Squall di tenere un registro," gli dico, e vedo Zell spostare il peso sui piedi, accanto alla porta. Da quella notte nella piazza l'ho sorpreso a farlo un sacco di volte, e anche se lui può vedere bene quanto me che il signor Almasy ha già in documenti tutto quello che posso dire, so che non gli piace particolarmente che ne parli ad alta voce.

"Un registro?"

"Signor Almasy. So che non sei nuovo dell'ambiente, o Quistis non ti avrebbe mai assunto, quindi so che sai una cosa o due su mio padre. Se pensi di metterti contro di lui, pensi anche di tenerti qualcosa nel caso le cose vadano male. Dopo quella notte avevamo una possibilità di uscirne, e se non fosse successo, uno di noi, o entrambi, sarebbe stato fatto fuori senza una parola. Gli ho chiesto, dopo che abbiamo iniziato a pensare di andarcene insieme, di tenere un registro di tutto, in caso fosse successo questo."

"Bella mossa audace, signorina Heartilly."

Guardo il signor Almasy dritto negli occhi. "Conosco mio padre, signor Almasy. Scopro che Squall ha due sorelle e non corro il rischio che lui scompaia e lasci la sua famiglia senza la minima idea di dove sia andato. E sono i miei appunti a portarci tutti qui adesso. So cosa sarebbe potuto succedere, ma non è successo, e potreste volerne essere grati."

"Sarò grata quando mi dirai dove tuo padre tiene i prigionieri."

Faccio un brusco respiro e sposto gli occhi dal signor Almasy a Quistis. "Roshfall, 823." Mi guardano come se non mi credessero, quindi continuo. "Papà ha più di un posto dove tiene i suoi bersagli, uno in periferia e due verso i moli. Solo che nessuno sa del secondo, e a lui piace così. Quelli che porta a Roshfall sono quelli che non pensa di tenere, e so che l'unico motivo per cui Squall è ancora là è che spera di usarlo come esca per attirarmi. Non appena metto piede dove i suoi uomini possono vedermi, Squall è morto e io sarà fortunata se rivedrò il cielo. Roshfall non è nemmeno un posto di cui dovrei sapere, ed ecco perché so che è là che tiene Squall."

"Come mai non ho mai sentito di questo posto?"

"Penso di avertelo appena detto."

Il signor Almasy mi guarda a lungo prima di spostare gli occhi sulla signorina Trepe. Passano alcuni secondi silenziosi a parlarsi l'un l'altro in un modo che mi porta a chiedermi quanto bene siano arrivati a conoscersi da quando lui se n'è andato, e poi lui torna a guardarmi. So cosa sta per succedere, e mi toglie il respiro.

"Prenderemo il tuo uomo. Sarà meglio che tu sia pronta ad andare non appena sarà con noi."

"Sono pronta da mesi, signor Almasy. Solo non ho mai immaginato che non sarei andata sola."

Lui annuisce, e persino Quistis ha un'espressione che penso possa essere una specie di approvazione.

"Rimani qui con Elle. Per quanto ne sappiamo, tuo padre non sa che il signor Almasy è coinvolto, e ha già fatto sorvegliare casa nostra. La manderò qui, e saremo qui il prima possibile."

"Vai anche tu?"

"Io e mio fratello abbiamo fatto un sacco di lavori insieme prima che arrivassi tu, signorina Heartilly, e non intendo lasciarlo solo per questo."

Zell si schiarisce la gola dalla porta, e tutti ci voltiamo improvvisamente su di lui.

"Hai un problema se rimane qui?" dice il signor Almasy, pronto a colpire.

"Vorrei venire con voi, se per te non è un problema." Lui e il signor Almasy hanno un'altra battaglia di sguardi, e vedo di nuovo quella parte di Zell che mi fa sempre pensare che gli prudano le mani per quanto vuole lottare. Sarebbe un buon mercenario al Garden, penso, anche se per me è una buona cosa che invece abbia scelto la via privata.

"Scusa. Non abbiamo spazio per altri, e la signorina Heartilly non ti paga per lasciarla qui da sola."

C'è una pausa pesante nella stanza, rotta solo dal rumore di Quistis che beve il caffè, e il signor Almasy che fa cadere la cenere in un portacenere sulla scrivania. Io guardo ciascuno di loro e infine sposto l'attenzione al pavimento, e penso eccoci.

O vedrò Squall stasera, o nessuno di noi vedrà di nuovo sorgere il sole.

   
 
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