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Autore: soni67    04/11/2007    12 recensioni
Aggiornata: Terzo capitolo!

Lei non riuscì a rispondere. Lo fissava a bocca aperta, sbalordita e terribilmente felice. Poi le sue labbra si distesero in un sorriso e sussurrò, “ciao.”
Lui scoppiò in una risata sonora e, prima che potesse anche solo capire cosa stesse succedendo, sentì le sue labbra premute sulle sue, in un bacio delicato. Le ci volle qualche secondo per rendersene conto e, presa dall’entusiasmo, si alzò in punta di piedi, rispondendo al bacio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Halloween Lights

 

Dopo tanto tempo sono tornata a scrivere.

Ho scritto questa storia per questo Contest di Fanfiction di Halloween. Ho deciso di pubblicarla sebbene non sia venuta esattamente come desideravo, proprio perchè dopo tutto questo tempo accolgo volentieri ogni briciolo di ispirazione. L’unico parametro era l’ambientazione ad Hogwarts nel giorno di Halloween, così mi sono lasciata un po’ trascinare dalla fantasia.

 E’ ambientata al quinto anno ad Hogwarts di Harry&co, ad Halloween. Nessun “What If...?”, l’unica cosa puramente Fanon è la Ship protagonista: George/Pansy, che ultimamente amo alla follia.

Spero vi possa piacere.

 


 

 

Un basso mormorio alla fine del corridoio attirò la sua attenzione. La ragazza aggrottò le sopracciglia, infilando una mano sotto al mantello per afferrare la bacchetta.

Odiava le ronde serali. Odiava essere un Prefetto. Anzi, non era proprio così, le piaceva avere una certa autorità e potere sugli altri studenti, poter fare ciò che voleva, come e quando desiderava, e persino dare punizioni a quegli spocchiosi dei Grifondoro era molto piacevole, ma sicuramente preferiva i privilegi che le responsabilità che derivavano da quella spilla appesa alla sua divisa scolastica verde-argento. Soprattutto nelle sere come quella, Halloween, quando gli altri ragazzi erano in Sala Grande a festeggiare. All’improvviso colse qualche parola e tese lievemente le orecchie per ascoltare.

“Senti, tu ora resta qui, io scendo e lo accendo, ok? Tieni d’occhio questi, nel frattempo.” Pansy non riconobbe quella voce. Sicuramente non apparteneva alla casata di Serpeverde, allora. Sbuffando, si appoggiò al muro. Non ne valeva la pena. Non aveva voglia neppure di dare delle punizioni a qualche studente che stava infrangendo chissà quale regola.

“Come vuoi tu, Fred,” rispose a denti stretti l’altra voce, così simile alla prima.

Fred. Un Weasley, sicuramente. Si sentirono dei passi affrettati che svanirono velocemente, scendendo le scale situate nella parte opposta del corridoio del settimo piano. Quando quel rumore fastidioso svanì, Pansy sentì un brontolio. Doveva provenire sicuramente da George Weasley.

Pansy camminò lentamente verso di lui, curiosa e anche un po’ infastidita da quello che stavano tramando. Si credevano tanto divertenti, ma non lo erano affatto. Patetici, come tutta la loro famiglia.

“Che c’è?” brontolò lui, voltandosi e puntandole contro la luce della bacchetta.

“Weasley.” Rispose lei, guardandolo dall’alto in basso. “Temo che tu debba andare in punizione,” e indicò con un gesto fluido della bacchetta l’ammasso di roba che nascondeva dietro la schiena: razzi, fuochi d’artificio, e tante altre cose che sicuramente il regolamento non consentiva.

“Non scherzare, Parkinson,” ghignò lui, abbassando la bacchetta, ma aveva una strana espressione frustata sul volto.

“Mi dispiace per te, Weasley, ma non sto scherzando,” si indicò con la mano libera la spilla da prefetto, e continuò, “Temo che dovrò fare rapporto a Gazza, o a magari alla Umbridge,” concluse minacciosa.

Il ghigno non scomparve dal volto lentigginoso di George Weasley e sembrava seriamente divertito, con gli occhi marroni meno cupi di prima, ma allegri e solari e Pansy si chiese come potessero essere così … così belli. Ne aveva visti a centinaia di occhi di quel colore, così scuri, così impersonali, talmente comuni, ma i suoi erano una ventata di aria pura, di freschezza. Suo malgrado abbandonò la sua aria scocciata.

“Ti sorprenderà Parkinson, ma non ho paura di finire in punizione o venire espulso, sai? O forse per te è troppo strano concepire un universo in cui le persone per vivere non passano il tempo a fare i leccapiedi ai professori?” Pansy non riuscì a capire se scherzasse o meno. Il suo tono era duro, ma aveva ancora quel dannato ghigno stampato sul volto.

“Che diavolo nascondi la dietro?” ringhiò lei, puntando la bacchetta verso quel cumulo di oggetti, turbata dalla propria reazione. A lei non doveva importare niente di George Weasley, né di quello che pensava, né delle sue reazioni, né del suo ghigno, né dei suoi occhi. Assolutamente nulla. Non doveva pensare a quanto fossero irresistibili quegli occhi, lui era uno sporco traditore del suo sangue, amico di Potter e figlio di quei Babbanofili. Ma tutto questo passò in secondo piano quando lui le sussurrò con voce bassa ma ancora dura, “Ah, perché tanta curiosità, Parkinson? Da quando ti interessano gli esplosivi?”.

“Da quando sono un prefetto, Weasley.” Rispose a denti stretti.

“Mh. Capisco. La maledizione della spilla del prefetto, quando colpisce è irreversibile: tutti diventano così stramaledettamente noiosi e ligi alle regole … ci sono passati anche tre dei miei fratelli. Fortunatamente io ne sono stato risparmiato,” concluse, sorridendole in modo irresistibile.

Pansy gli lanciò uno sguardo storto. Non doveva sorridergli. Non poteva permetterselo. Ma a quanto pare il suo autocontrollo sembrava essere andato in vacanza e distese la sua solita smorfia in un sorriso trattenuto a fatica. Si avvicinò al mucchio di esplosivi. La scritta Tiri Vispi Weasley contrassegnava ogni scatola. Pansy ne aprì una e prese in mano uno strano aggeggio: aveva una forma cilindrica, molto sottile, con qualche pulsante colorato in cima. Lo osservò attentamente sotto lo sguardo divertito di George. All’improvviso lui sfiorò la sua mano e premette un pulsante verde. Un’esplosione di luce partì da quello strano oggetto, inondando tutto il corridoio, distogliendo Pansy dall’agitazione incredibile dovuta al leggero tocco dell’indice di lui sulla sua mano pallida. Fiotti di luce verde, azzurra, rossa e gialla si sparsero attorno a loro e Pansy gridò, mentre George rideva per la sua reazione spaventata.

“Tu!” gli ringhiò contro, mentre erano ancora avvolti da quei meravigliosi fasci di luce scoppiettanti. George le tappò delicatamente la bocca con una mano e le indicò il corridoio. Pansy cercò di calmare le furiosi palpitazioni del suo cuore e osservò, rimanendo incantata.

Si sentiva bene. Lì, accanto a lui, così divertente, così simpatico, così carino. In quel corridoio colorato, meraviglioso, un qualcosa di unico, lì, solo per loro due. Dannati ormoni, pensò, mentre si posava una mano sul petto, leggermente scombussolata. Non poteva sentirsi così. Tutti suoi pensieri e autoconvinzioni rischiavano di sfracellarsi solo per un ragazzo, solo per un Weasley. Un Babbanofilo traditore del proprio sangue. Lei era destinata a Malfoy, a Draco. Così voleva suo padre e così sarebbe stato.

George tolse la mano dalle sue labbra e la guardò. Le sorrise. Lei fece lo stesso, al diavolo Malfoy, al diavolo suo padre. Non faceva nulla di male. D’altronde Geor – ehm, Weasley, era un Purosangue e che c’era di male a dialogare con lui con educazione?

“Ti piace, Parkinson?”

“Mh. Non è male. Opera vostra?” disse inarcando un sopracciglio, con scarsa convinzione. Che c’era di male a scherzare con lui?

“Già. Mio e di Fred!”

“Sì, è carino. Ti rendi conto, vero Weasley, che sarai punito per questo?” Che c’era poi di male a divertirsi con lui?

“Allora anche tu, Parkinson. L’hai preso tu in mano, meriti una punizione quanto me!”

“Non scherzare, Weasley.” Che c’era di tanto sbagliato a flirtare con lui?

Lui la guardò, sollevando le sopracciglia. Poi, lentamente, alzò una mano e le accarezzò i capelli, dolcemente. Pansy trattenne rumorosamente il respiro. Lui ridacchiò, guadagnandosi un’occhiata truce da parte sua.

Poi, all’improvviso chinò la testa, socchiuse gli occhi e si avvicinò a lei, alle sue labbra. Il cuore stava per scoppiarle via dal petto. Di solito era così freddo, di ghiaccio, non aveva mai avuto una cotta per nessun ragazzo e, all’improvviso, con lui non la smetteva più di battere. Sicuramente stava per avere un infarto e sarebbe morta. Ottimo lavoro, Weasley, i tuoi amici Grifondoro te ne saranno grati. Questo pensiero le mozzò il respiro. Erano così diversi, troppo. Perché con lui si sentiva così bene e elettrizzata, nonostante tutto? Che c’era poi di così sbagliato nel fatto che lui le piacesse un po’?

Socchiuse gli occhi e alzò il capo, fregandosene di tutto, pronta ad unire le proprie labbra alle sue, ma udì un gran scoppio e delle grida, provenienti da molti piani più sotto.

“Accidenti,” borbottò George a pochi centimetri dalle sue labbra, “Fred sta già facendo scoppiare la sua scorta.” La sua espressione era di nuovo un po’ frustata, ma ridacchiava. Anche Pansy rise, poi tornò seria e lo fulminò con lo sguardo, impassibile, ma il suo sussurro impacciato la tradì, “Ehm. Penso che –” Lui la interruppe, prendendola per mano e trascinandola correndo verso le scale, ridendo.

“Weasley!” urlò lei indignata.

“Parkinson!” rispose lui con un finto tono pomposo, voltando la testa per guardarla, con gli occhi radiosi e quel meraviglioso sorriso. In fondo, sarebbe stato sbagliato essere innamorata di lui?

Lei non rispose, ma trattenne a stento un sorriso.

Arrivati alla Sala d’Ingresso, si fermarono per riprendere il fiato ed entrarono. Dentro regnava il caos, le decorazioni di Halloween erano tutte a terra, le zucche, i pipistrelli, i ragni, mentre nella Sala esplodevano i fuochi d’artificio e gli stessi fasci di luce che li avevano circondati nel corridoio del settimo piano. La maggior parte degli studenti si era rifugiata sotto ai tavoli, forse temendo che quelle esplosioni di luce potessero fare loro del male, altri le osservavano ammirati, altri eccitati. I professori tentavano di riportare l’ordine, ma inutilmente.

“Cavoli,” esclamò stupita Pansy.

“Bello, vero?”

“Abbastanza, sì.”

Lui la guardò. “Mi punirai?” Disse con un ghigno, quel sorriso storto che le piaceva tanto.

“Ovviamente, Weasley.”

“Lo immaginavo,” disse ridacchiando. “Tieni,” disse porgendole un oggetto simile a quello che aveva fatto scoppiare nel corridoio di sopra, “Mi è sembrato che ti piacesse!”

Lei non lo prese, fissandolo con un espressione dura stampata sul volto pallido. George sembrò un po’ intimidito e impacciato da quell’improvvisa freddezza, ma, improvvisamente, lei allungò la mano, sfiorando delicatamente la sua che teneva l’oggetto, e premette il pulsante verde. Dei fasci di luce esplosero attorno a loro mentre lei, ridendo felicemente, si alzava in punta di piedi per baciarlo. No, non c’era assolutamente niente di sbagliato in tutto ciò.




Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, i commenti sono bene accetti, sia positivi che negativi!

Grazie mille a chi recensirà, o anche solo a chi leggerà. Colgo l’occasione per ringraziare coloro che hanno commentato la mia prima fan fiction, mi avete fatto tanto piacere, grazie!

Baci,
Vale



  
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