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Autore: maple    16/04/2013    6 recensioni
« Buongiorno » La sauto avvicinandomi « Come stai? »
« Stanca e mi scoppia la testa » Risponde « Può portarmi un aspirina? »
« Dovresti chiederlo ad un impiegato dell'ospedale »
« Perchè lei non lavora qui? » Chiede con un espressione confusa. Io faccio cenno di no con la testa.
« Allora... Chi sei? »
« Layla, sono il tuo ragazzo »
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 3

Entro nella stanza dell’ ospedale e mi siedo su un angolo del letto.
« Com’è possibile che non ti ricordi di me? » Chiedo senza neanche salutarla. Mi sembra impossibile che da un giorno all’altro una persona possa dimenticare tutto a causa di un colpo alla testa.

« Com’è possibile che non ti ricordi del giorno in cui ci siamo conosciuti? » Erano passati diversi anni da quel giorno, ma me lo ricordo come se fosse successo ieri. A quel tempo stavamo ancora al liceo. Io avevo iniziato a lavorare in un bar, giusto per guadagnare qualcosa in modo da non dover assillare i miei genitori ogni volta che desideravo qualcosa. Era quasi finita la giornata e fuori diluviava. Non c’era anima viva nel locale e ad un certo punto entrò una ragazza . Era completamente bagnata per colpa della pioggia. Aveva i capelli rossi, appiccicati al viso, da cui cadevano alcune gocce di pioggia, le scarpe completamente infangate e con un tacco rotto in mano e il trucco sugli occhi le era calato e la faceva assomigliare ad un panda. Insomma, non era decisamente un bello spettacolo, ma qualcosa la rendeva diversa, speciale. Si mise a sedere su uno degli sgabelli accanto al bancone.
« Un cappuccino decaffeinato con molta schiuma » Chiese gentilmente prendendo il telefono che le squillava insistentemente nella borsa. « Certo raggio di sole » Risposi preparando il caffè.
« Ragazzo geloso? » Ipotizzai porgendole il suo ordine
« No. Capo insopportabile » Rispose cercando di aprire una bustina di zucchero, ma fece troppa forza e appena strappo la parte superiore della busta tutto lo zucchero si sparse per il bancone.
« Scusa » Rispose imbarazzata « Almeno adesso anche il bancone è dolce » Rispose cercando di aprire un’altra bustina di zucchero e stavolta non sparse il suo contenuto dappertutto.
Appena stava per bere il cappuccino le arrivò l’ennesimo messaggio e, appena lo lesse, sbuffo.
« Devo andare » Mi salutò alzandosi e dirigendosi verso l’uscita.
« Non mi dici neanche come ti chiami » Dissi un po’ deluso.
« Layla » Urlò quando era già fuori.


« Com’è possibile che non ti ricordi la prima volta che siamo usciti insieme? »
Da quella volta ogni giorno Layla veniva al bar. Erano passati tre mesi dalla prima volta in cui ci avevo parlato ed eravamo diventati amici. A furia di parlare avevo scoperto parecchie cose su di lei. Mi aveva detto di lavorare per un importante rivista di moda anche se i suoi compiti lì si limitavano a portare il caffè al suo capo, a rispondere al telefono, prenotare voli e hotel per quando i giornalisti andavano a aventi di moda, come la settimana della moda di New York. Mi raccontava le figuracce che faceva quando sbagliava a scrivere i nomi degli stilisti o alcune pronunce francesi. Mi raccontava della sua vecchia vita a Chicago e a quanto avrebbe voluto tornarci. Mi era sempre piaciuta sin da quando la avevo vista e avevo deciso di chiederle di uscire. Era seduta come sempre davanti al bancone a sorseggiare il cappuccino.
« Volevo chiederti… » Cominciai, ma lei mi interruppe.
« Anche io volevo chiederti una cosa » Disse
« Cosa? » Chiesi curioso.
« Vuoi uscire con me. Intendo un appuntamento »
« Stavo per chiedertelo io » Ammisi.
« Lo hai detto solo perché lo ho detto io » Ribbattè sicura di avere ragione « Allora dove mi porti, Romeo? »
« Al cinema » Risposi dopo averci pensato un po’.
« Ma come sei romantico » Disse ironicamente prima di uscire « A stasera »
***
Eravamo davanti ai cartelloni sulla parete del cinema cercando di scegliere cosa andare a vedere.
« Questo » urlò indicando un film horror
« Ti lamenti che non sono romantico e poi vuoi andare a vedere un horror? Sei strana ragazza. Perché non vediamo questo » Risposi indicando una commedia romantica. Cercavo in tutti i modi di convincerla a non vedere quel film perché a causa della mia paura avrei rovinato tutto.
« Louis, noi vediamo l’horror » Disse trascinandomi a prendere i biglietti e poi in sala.
Ci sedemmo a metà sala e dopo un quarto d’ora abbondante di pubblicità il film iniziò. Cercai di farmi coraggio, ma alla prima scena horror dopo un urlo uscii dal cinema e mi andai a sedere sul marciapiede davanti al cinema.
« Sai che urli come una donna » Disse Layla dopo avermi raggiunto. Ero talmente in imbarazzo che non risposi.
« Potevi dirmelo che avevi paura. Andavamo a vedere un altro film. » si sedette sul marciapiede accanto a me.
« Già non sono minimamente alla tua altezza, poi ti dico anche che sono un codardo. Ho perso ogni possibilità » Ribattei subito dopo.
« A me tu piaci indistintamente da una paura » Disse prendendomi la mano.
« Davvero? » Chiesi incredulo.
« Certo, scemo »


« Com’è possibile che non ti ricordi quando ti ho chiesto di sposarmi » Avevamo deciso di andare a vivere insieme. stavamo ancora portando dentro gli ultimi scatoloni.
« Sfaticato aiutami » La sentii urlare. Aveva in mano una pila di scatoloni che probabilmente pesava più di lei.
« Certo tesoro » Dissi poggiando gli scatoloni che aveva in mano a terra. « Però questo lo prendi tu » Gli porsi una piccola scatolina.
« Si» la prese « Ma ora porta dentro quegli scatoloni, Superman »
« Ai suoi ordini raggio di sole » risposi chiamandola con il soprannome che le avevo dato appena l’avevo incontrata e che le dava davvero fastidio. Presi gli scatoloni e li portai dentro.
« Perché non guardi cosa c’è nella scatolina » chiesi dopo aver portato tutto in casa. Lei annui, estrasse la scatolina dalla tasca e la aprì.
« Vuoi sposarmi? » Chiesi inginocchiandomi
« Certo » Urlò saltandomi praticamente addosso.
« Non ci speravo più che me lo chiedessi » Mi bisbigliò all’orecchio.


« Non lo so come è possibile e vorrei tanto ricordare chi sei, ma per me ora sei solo un estraneo. Ora puoi uscire? » Dice cacciandomi praticamente fuori dalla stanza.

Lunga vita agli umpa lumpa
Eccomi di nuovo qui a rompere :) 
Che dire, ho voluto spiegare un po' la storia prima dell'incidente con questo capitolo.
Mi piace più degli altri, anche se non c'è un vero e propio motivo.
Penso si capisca più che bene, ma le parti in  corsivo sono quelle raccontate da Louis, e le poche righe scritte normalmente sono quelle che stanno succendendo. Ok, si capiva molto meglio prima che lo spiegassi, ma pazienza.
Al prossimo capitolo ( che dovrei pubblicare questo week end. )

  
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