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Autore: Kuri    05/11/2007    4 recensioni
"E per l’ennesima volta è ancora estate. Gli yukata leggeri vengono tirati fuori dalle loro buste di plastica, il condizionatore riprende a riempire tutta la casa del suo quieto ronzio. E come ogni estate si rinnova questo rito, da anni e anni e anni, questo aggrapparsi ostinatamente alla memoria per non andare alla deriva."
Satsuki è cresciuta. Ha diciassette anni e vorrebbe solo essere felice, vorrebbe solo potergli dire che lo ama. Ma ci sono troppe cose che non conosce del passato delle persone che la circondano.
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo inserito a metà della storia, quasi di fretta, perchè mi ero accorta che "mancava un pezzo"... e giuro che non riesco a capire come sia successo! Come sapete sono in anticipo di un paio di capitoli rispetto alla pubblicazione. Insomma, la scorsa settimana, mi preparo per concludere il penultimo capitolo e penso: "Ma scusa... alla fine Sa-chan non doveva andare ad un concerto?" E perciò ne è uscito questo caccoso capitolo (l'aggettivo è mio.. -.-)



Perchè?


Il tragitto in macchina è immerso in un silenzio denso come melassa in cui mi sembra di affondare irrimediabilmente.
Shin non ha detto ancora una parola. Mentre andavamo verso la casa di Mizune e poi quella di Aiko, non mi ha neppure guardata e io ho sentito il mio corpo sprofondare sempre di più nel sedile e ho davvero desiderato che accadesse, ho davvero desiderato di scomparire per non dover vedere più quello sguardo chiaro che fissava duro la strada e la linea rigida della mascella contratta in uno spasmo che non sembra di semplice concentrazione ma di rabbia e delusione.
Vorrei allungare una mano e sfiorarlo. Vorrei sentire il tepore della sua pelle, come una settimana fa su quel davanzale, mentre fumava placido la sua sigaretta e il mio tremore era molto diverso da quello che mi cattura adesso il corpo.
Nella mia testa ci sono solo domande, “perché” che si affollano scavalcandosi tra frammenti di ricordi. Vorrei solo capire, io non ho mai chiesto altro.
Sapere se Shin prova qualcosa per me e se non è così, sapere cosa c'è che non va in me.
Perché deve esserci per forza qualcosa di sbagliato.
Perché lui avrebbe l'obbligo di amarmi solo per tutta l'adorazione che io provo nei suoi confronti e non penso che sia stupido pretenderlo.
Shin svolta lungo la strada in cui si trova l'enorme struttura in cui si terrà il concerto di uno dei tanti gruppi di idols che spopolano in questo ultimo anno.
Aiko dal seggiolino posteriore si aggrappa al mio collo.
«Che bello, Sa-chan! Grazie di aver chiesto a Shin di accompagnarci!» esclama forte al mio orecchio quasi strangolandomi. Poi volta lo sguardo scuro verso Shin e lo fissa con un sorrisone.
Non riesco a sentirmi parte di questa allegria. In questo momento gli urletti di Mizune e l'insistenza con cui Aiko le chiede se le stiano bene i capelli li sento lontani anni luce, come se in fin dei conti fossi già una vecchia che ha scordato i travolgenti sentimenti della giovinezza.
Doveva essere la mia serata perfetta. Tutto doveva essere semplicemente perfetto e come in una favola stupenda Shin si sarebbe accorto di me e mi avrebbe confessato di avermi amata da sempre.
E invece papà ha rovinato ogni cosa. Lui che non si è mai curato di nessun'altro che della sua vita e della carriera di Reira, si è ricordato che sono sua figlia e ha rovinato tutto in modo orribile.
Mi mordo il labbro inferiore per impedire alle lacrime di scendere lungo le guance.
Quando l'auto si ferma Mizune e Aiko scattano giù con una velocità inaudita, abbracciandosi in mezzo al grandissimo parcheggio su cui sovrasta la mole dell'auditorio e gridando, così come fanno più o meno un'altra ventina di ragazzine della nostra età, iniziano ad avviarsi verso l'entrata sfavillante di luci dorate.
«Sa-chan, non vieni?» mi chiedono interrompendo il ticchettio dei tacchi rosa contro l'asfalto.
«Arrivo tra un attimo. Tanto abbiamo i posti numerati.» rispondo stringendo le braccia contro il corpo, come se fosse molto più freddo di quanto in realtà sia la serata di tardo estiva.
Shin scende dalla macchina e già sulle sue labbra è appoggiata la Black Stone. Fa per allungare la mano verso il cruscotto dell'auto e afferrare il grosso accendino di Vivienne Westwood ma le sue dita sembrano avere una leggera contrattura e rimangono sospese a mezz'aria. Poi porta la mano alla tasca della giacca e ne prende un accendino anonimo con cui accende la sigaretta.
Mi avvicino di qualche passo, ma i suoi occhi duri mi bloccano dove mi trovo.
Non riesco più a respirare.
Non guardarmi così, o non riuscirò mai più a sentire l'aria che gonfia i miei polmoni. Se tu mi guardi così, tutto dentro di me diventa secco e muore.
«Mi avevi detto che eri a casa di una tua amica, Satsuki.» dice con voce bassa, parole che potrebbero essere spazzate via dalla confusione che ci circonda nell'ampio parcheggio e che arriva pulsando dall'auditorium.
«Io...» barcollo facendo un passo in avanti, allungo la mano verso di lui, ma le lacrime hanno il sopravvento e stringo il pugno davanti alla bocca mentre un singhiozzo mi esce dalle labbra. Sento le loro scie tiepide rigarmi il viso.
«Tu mi hai detto che eri a casa di una tua amica!» grida Shin all'improvviso sollevando il volto.
Sussulto, ferita e sconvolta da una furia che non mi sarei mai aspettata e non riesco neppure a chiedermi perché reagisca così per quella che non è stata nient'altro che la piccola bugia di un'adolescente che voleva mostrarsi più grande di quello che è.
I passi che avevo conquistato verso di lui li perdo, ritraendomi per la paura.
Perché il suo viso ora mi fa davvero paura, quel volto così bello dai tratti sottili e vagamente occidentali che quando sorride si illumina di dolcezza e di malinconia.
«Shin, io...» le parole non vogliono saperne di uscire. Solo singulti strozzati e mangiucchiati dall'affanno, mentre nella mia testa le domande non lasciano spazio a nient'altro.
«Io non l'ho fatto apposta!» piagnucolo cercando di scacciare ogni lacrima con il dorso della mano, ma mi sembrano così tante da non riuscire a fermarle più.
Shin si porta la mano libera alla testa, stringendo nel pugno ciuffi di capelli, come se la consapevolezza di ciò che ha visto facesse troppa fatica a farsi strada in lui.
«Perché fai così? Era solo mio padre, non significa nulla...» mormoro tirando su con il naso mentre sento le parole che si spezzano in gola tanto il mio corpo è scosso.
Mi volge le spalle e io riesco solo a vedere le volute di fumo che si alzano pallide sullo sfondo scuro della notte.
«Pensavi non sapessi chi è tuo padre, Satsuki? C'ero, quando sei nata.»
Io non lo so. Quando penso a Shin, quando lui è di fronte a me, ogni consapevolezza si perde e io non sono più cosciente della realtà che mi circonda. Mi ritrovo con la testa vuota se non per le speranze e i sogni assurdi che traboccano dal cuore senza fine, senza che nulla possa fermarli.
Credevo che tutto sarebbe stato molto più facile.
Non riesco ad arrendermi. Malgrado le sue parole dure e lo sguardo vuoto, non posso credere di non riuscire a raggiungerlo, di non potermi aggrappare a quelle spalle coperte dalla giacca nera come sto facendo ora, affondando il viso che singhiozza sulla superficie tiepida della sua schiena.
«Perché non ti piaccio, Shin? Perché continui a considerarmi solo come una sorellina? Io ti amo, Shin. Ti amo così tanto che mi sembra di morire.» mormoro ed è come se tutto il parcheggio si fosse fatto improvvisamente deserto, come se al mondo non esistesse nessun'altro, ma solo il suo respiro sotto la mia guancia e i palmi aperti delle mie mani.
«Sono parole troppo grandi, Satsuki. E ogni volta che le pronunci potranno solo farti del male.» dice a voce bassa.
Scuoto la testa con decisione mentre i singhiozzi si fanno sempre più forti.
«Non è vero. Io ti amo, lo so, ne sono sicura...»
Shin fa un passo in avanti e io non posso altro che rimanere immobile a sentire il suo corpo che si stacca dal mio. Le mie dita annaspano nel vuoto cercando di afferrarlo, prima che sia troppo lontano anche solo per distinguere il colore dei suoi occhi.
È nel momento in cui lui si volta per guardarmi che la mia mano riesce finalmente ad afferrare il bavero della sua giacca.
Le mie labbra incontrano le sue mentre tento disperatamente di aggrapparmi a lui, di affondare le unghie nella stoffa perché non possa strapparmi e gettarmi via.
Con gli occhi chiusi premo la bocca sulla sua immobile e nulla è come mi sarei aspettata.
Doveva essere un istante magico. Doveva essere il mio primo bacio perfetto, un ricordo da cullare nel cuore nei momenti più difficili e sulla base del quale confrontare tutti quelli piacevoli, sapendo già che nulla avrebbe retto il confronto.
Dove si trova la perfezione in questo istante? È come se un folletto dispettoso si fosse divertito a sottrarmela da sotto il naso e sogghignasse nascosto nel suo angolino.
Perché le mani di Shin riescono a staccarmi così facilmente? Perché è già scomparso il suo sapore sulle labbra, come se avessi ingoiato un boccone amaro?
«No, ti prego... no...» lo mormoro piano mentre lui con le mani appoggiate sulle mie spalle mi allontana da sé, mettendo tra di noi tutta la distanza formata dalle braccia tese ma che in realtà è molto più vasta.
«Vai, Satsuki. Vai al concerto con le tue amiche. Io ti aspetterò qui, ma ora tu devi andare.»
Continuo a piangere e a scuotere la testa, ma tanto non servirà a nulla. Anche se continuassi a piangere per tutta la notte, anche se urlassi o lo implorassi, non cambierebbe nulla.
Shin stacca le mani dalle mie spalle e si volta verso la macchina, nascondendomi il suo viso.
Arretro di qualche passo, mordendomi il labbra inferiore.
Poi mi volto e inizio a correre verso l'entrata dell'auditorium, stringendo i denti per non permettere ai singhiozzi di togliermi il respiro.
Quando arrivo al grande portone spalancato nel quale si indirizzano gli ultimi ritardatari, mi volto a dare un'occhiata al parcheggio immerso nell'oscurità.
E vedo Shin seduto a terra con la schiena contro la macchina che si stringe la testa tra le mani, come se un peso enorme gli avesse schiacciato le spalle.
Di qualsiasi risposta, in questo momento, davvero non saprei cosa farmene. Non potrebbe radunare tutti i pezzi del mio cuore e incollarli in modo sghembo al centro del mio petto per permettermi di continuare a vivere.
Tutto è morto qui.





E ora un po' di dialogo con i lettori!

Liveinthedark: grazie mille, sei gentilissima! Mi fa piacere che tu ti sia immedesimata, l'obbiettivo era proprio quello: far rivivere quelle che sono le confusioni portate dal primo amore, le emozioni di cui siamo e siamo state vittime... ma non piangere! Tutto si sistema, e anche la povera Sa-chan troverà la sua pace!
ValHerm: pensa che la scena tra Reira e Shin me la sono immaginata frammento per frammento prima in testa, tanto che poi mi è risultato un po' difficile immedesimarmi di nuovo in Satsuki! Nella mia testa Reira è bellissima in questa ff, tragica e bellissima, perciò sono contenta di aver coinvolto anche una sua fan come te!
majinannetta: grazie mille della fiducia e della fedeltà! *__* Come dicevo anche prima ho cercato di spremere fino in fondo quelle che alla fine sono state anche le mie emozioni (sono un po' vecchietta, il tempo per il primo amore è quasi finito, ma non la voglia di sentirsi innamorate), e mi rende piena di orgaglio vedere che sono riuscita a coinvolgervi!

Grazie anche a tutti gli altri lettori, alla prossima, che sarà molto, molto presto!

   
 
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