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Autore: _fedss    17/04/2013    7 recensioni
"La parte più difficile in una serie TV, è quella di non innamorarsi della propria co-star."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Capitolo 9*

 

 
 
Nathan torna a casa stanco quella sera.
Ha pur sempre una certa età, non riesce a seguire i ritmi di un tempo.
I suoi movimenti sono lenti come i suoi passi. Tira le chiavi fuori dalla tasca e le infila nella serratura. Un giro. Due giri. Apre la porta di casa spingendola con una spalla, mentre in una mano tiene del cibo in scatola. Messicano.
Come piaceva a lei.
Chiude la porta dietro di se e cammina verso la cucina. Butta le scarpe vicino al divano togliendosele maldestramente. Poggia il cartone sul bancone del piano bar prima di sparire nella camera da letto.
Torna in soggiorno poco dopo, indossando dei vestiti un po’ più comodi.
Ha delle profonde occhiaie sotto gli occhi e i capelli scompigliati.
Gli fa male la testa.
Forse si è preso l’influenza.
O è solo la stanchezza.
Afferra il suo cibo d’asporto e delle posate, si siede sul divano ed inizia a mangiare. Non ha voglia di accendere la televisione.
Vuole rimanere solo, completamente solo, e riflettere.
Le tortillas sono fredde. Emette un verso di disgusto. Le posa sul tavolino che gli sta davanti allungandosi un poco, e si prende il capo fra le mani. Si strofina gli occhi, si scompiglia i capelli… ma la confusione è ancora lì, nella sua testa!
Non sa come comportarsi. Non si è mai trovato in una situazione del genere. Il cervello gli dice di fare una cosa, il cuore un’altra.
E lui non sa cosa vuole.
Non ce l’ha più con lei, è ovvio. L’ha perdonata tanto tempo prima, forse la sera stessa della loro litigata.
Ma c’è pur sempre qualcosa che lo frena. Forse ce l’ha con lui stesso. Per esser scappato, per averla abbandonata, per non aver saputo affrontare i problemi.
Afferra il telefono cellulare dalla tasca e  scorre velocemente la rubrica. Seleziona un numero ed attende in linea.
“Pronto?”
“Jeff! Sono io, tutto bene?!”
“Certo Nathan, cosa hai?”
“La amo ancora”, dice tutto d’un fiato. Sente il fratello trattenere il respiro.
Non c’è bisogno di fare nomi o di chiarire. Nathan ha detto una frase, e Jeff ha immediatamente capito a chi si riferisce.
“Va a dirlo a lei.”
“Non ho il coraggio.”
“Non dire stronzate”, gli dice dolcemente. “Sei forte fratellino.”
Bastano queste poche parole a dargli la carica giusta. Non tutta, ovvio. Ma si sente un po’ più pronto di prima. Adora suo fratello per questo. Sa sempre cosa dirgli al momento giusto, nel modo giusto.
 
 
 
 
La serata è andata bene, tutto sommato.
Le  sono mancati quei momenti madre-figlia pieni di confidenze, dolcezze ma anche divertimento. Ha sempre avuto un buon rapporto con la madre ma, ultimamente, si sono allontanate. Ma in realtà, si è allontanata un po’ da tutti, Stana.
Adesso che il suo periodo buio è passato, è pronta a riallacciare i rapporti. Con famiglia  e amici.
E Stana, con ‘amici’, intende anche lui, l’uomo di cui è innamorata.
Non ci può fare niente.
Ha provato ad evitarlo, ha provato a dimenticarlo.. è  persino arrivata ha provare ad odiarlo.
Ma niente.
Quel sentimento che prova, è più forte di lei, di loro, e non sa come gestirlo. O forse, non può semplicemente essere gestito. Va affrontato, assecondato e forse seguito.
Ma non sarà lei a fare il primo passo. Di questo ne è certa.
Guida sicura nel buio della notte, ha riaccompagnato la mamma più di un’ora prima. Ma non è tornata subito a casa, ha optato per una passeggiata sulla spiaggia, al chiaro di luna.
Come piaceva a lui.
Parcheggia davanti alla sua villetta e scende, un po’ assonnata.
Apre il cancelletto per poi richiuderlo dietro di se. Cammina con lo sguardo basso. Non si è accorta dell’uomo seduto sulle scale che portano alla sua veranda.
“Stana…”
Sobbalza spaventata, pronta ad aggredire l’intruso.
Ma si blocca all’improvviso quando riconosce gli occhi brillanti dell’uomo adesso in piedi di fronte a lei.
Nathan.
“Nathan?!”
Lui, imbarazzato, si infila le mani in tasca mentre prende a calci qualche piccolo sassolino del ciottolato. Non si vorrà tirare indietro proprio adesso?
“Ehm… io, ehm…”
Stana lo squadra circospetta, sorride al suo balbettio. Fa sempre così, ogni volta che è in imbarazzo. A lei fa tenerezza. Con lei non ha paura di mostrare quel ragazzo timido e impacciato che ha dentro. E non il solito duro che mostra al pubblico.
Lei lo conosce a fondo.
“Che ci fai qui? È quasi l’una di notte.”
Lui ride. Ancora in imbarazzo. “Devo… devo parlarti. Si devo farlo. Assolutamente.”
Stana lo supera  con le chiavi in mano e si avvia alla porta. “E non potevi farlo domani?”, gli chiede.
Lui si gira a guardarla.
“E’ importante. È molto importante.”
Un sospiro. Da parte di entrambi.
“Dai entra”, lo invita.
La segue nel piccolo appartamento, lo conosce bene. Stana accende la luce e lui si guarda intorno. Non è cambiato nulla. Qualche cornice spostata, qualche soprammobile diverso… ma è la stessa casa che aveva lasciato sei anni prima.
E il profumo… oh, adora questo profumo. Inspira profondamente per riempirsene i polmoni. Gli è mancato tutto questo. E ha una  gran voglia di dirglielo.
Non si è accorto che la canadese intanto, si è levata il cappotto e tolta le scarpe. Può vedere quella differenza di altezza tra loro che tanto lo fa impazzire.
Si avvicina a lei, che lo guarda curiosa. Sta aspettando che le dica qualcosa.
“Sei bellissima”, si lascia sfuggire.
Stana arrossisce ed abbassa il capo. “Grazie”, sussurra. “Vuoi un caffè?”, gli chiede poi, rialzando lo sguardo. Lui annuisce e, senza aspettare un ulteriore invito, va a sedersi sul divano bianco. In fondo, era stata anche casa sua. Ne ha il diritto.
La donna, intanto, impiega il maggior tempo possibile a preparare quel caffè.
Sono pronta?, si chiede.
È pronta. Prontissima. Ma allora cosa è questo peso che sente sullo stomaco? Agitazione, solo agitazione. Può farcela. Possono farcela.
Versa il liquido scuro nella tazza e glielo porta, sedendosi accanto a lui.
Non sedevano così vicini su quel divano da tempo.
Osserva Nathan bere un sorso di caffè, segue i sui movimenti sensuali, ne rimane stregata. Come fa ad essere ancora così attratta da quell’uomo?
Gli salterebbe addosso, se solo ne avesse il coraggio.
Lui si accorge dei suoi occhi che lo fissano, così posa la tazza di caffè e si volta a guardarla. Si sta mordendo il labbro inferiore. Adora quando lo fa.
Non riesce a frenare la mano, così le accarezza una guancia, per poi spostarla sullo zigomo e portarle una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio.
Sta arrossendo, Stana, ma non abbassa lo sguardo. Non questa volta.
I movimenti sono impercettibili, ma i visi di tutte e due si stanno avvicinando, l’uno all’altro. Entrambi lo sanno, entrambi sono pronti.
È  Nathan a colmare quella distanza.
Dio, le sue labbra. Gli sono mancate.
Stringe il suo labbro superiore con la bocca, poi fa lo stesso con quello inferiore. Gliele accarezza entrambe con la lingua e Stana geme, con piacere.
Finalmente anche la bocca di lei si apre e Nathan entra prepotente, facendo incontrare le loro lingue, mordendogli ogni centimetro di pelle a cui arriva. È una battaglia furiosa, la loro.
Le mani della donna vagano sulle spalle dell’uomo, aggrappandocisi forte, come a non volerle lasciare mai più.
Quelle di Nathan sono fra i suoi capelli, sul suo viso, sui suoi fianchi.
Non riescono a stare fermi. Si cercano, si vogliono, si toccano.
Si sono mancati.
La fa sdraiare sotto di se sul divano, arrivando ad accarezzarle le cosce, per poi risalire. Quel corpo, quella donna… sta impazzendo!
È Nathan a staccarsi per primo, baciandole la punta del naso.
La guarda negli occhi dolcemente, con amore. Stana fa lo stesso.
“Mi dispiace così tanto!”, le sussurra appoggiando la testa sul petto di lei. La donna gli accarezza i capelli intanto, godendosi il momento.
“Shh”, sussurra, “basta scusarsi. È passato tutto.”
Nathan rialza la testa, con gli occhi vispi.
“Sono perdonato?”, chiede furbamente.
Stana fa finta di pensarci. “Mh, non so. Dovresti fare qualcosa di più, per farti perdonare.”
E in un attimo, la bocca di Nathan è di nuovo su quella di Stana.
   
 
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