Ricordava
ancora il giorno in cui si erano incontrati per la prima volta. L’aveva
intravisto in un anfratto di Magie Sinister e l’aveva guardato con
disprezzo: chi diavolo poteva desiderare un bastone da passeggio? Poi,
Lui l’aveva guardato a sua volta, i loro sguardi si erano incrociati e
Lucius Malfoy aveva capito: lui, lui desiderava quel dannato bastone da
passeggio!
Da quel momento erano stati inseparabili. In ogni momento importante della sua vita, Lui era stato presente, Lui, l’unico a capirlo davvero, l’unico che non l’aveva mai giudicato. E lentamente, con il passare del tempo, Lucius si era reso conto che c’era qualcosa di forte fra loro, qualcosa che andava al di là del semplice rapporto uomo-bastone. Lucius lo amava. Certo, amava anche Narcissa, molto, ma quello che provava per Lui era… diverso. Lui non lo assillava di domande quando si recava in missione per conto del Signore Oscuro, Lui lo accompagnava. Lui non irrideva i suoi pavoni bianchi, Lui adorava i suoi pavoni. E i pavoni adoravano Lui. Quante volte, nelle fredde sere invernali, aveva indossato colbacco e cappotto di astrakan, l’aveva impugnato ed era uscito, nelle fredde lande del Wiltshire, per portare i pavoni a fare i loro bisognini. Ricordava ancora l’allegro uggiolare dei pavoni e il suo sguardo, divertito e felice, mentre li osservava camminare impettiti e fieri.
Ma poi… Poi tutto era cambiato. L’Oscuro Signore era tornato, richiamando Lucius al suo cospetto. Gli aveva affidato una missione di estrema importanza, una missione che Malfoy aveva fallito miseramente. Così, era stato spedito ad Azkaban, in mezzo all’orrore, lontano dal mondo, dal potere, dalla sua famiglia, da Lui. Gli era stato sottratto al momento dell’arresto ed era stato come perdere una parte vitale di sé. Avrebbe tollerato ogni violenza, fisica e psichica, ma non poteva tollerare di perdere il suo amato bastone da passeggio. Ma Lui gli era rimasto fedele e, al momento dell’evasione, si era fatto notare in mezzo a tutte le altre bacchette, quasi lo stesse chiamando, quasi lo stesse aspettando. Erano fuggiti insieme, perché insieme dovevano restare, per sempre.
Ma la vita, si sa, mette innumerevoli ostacoli sul nostro cammino verso l’eternità. Così, un giorno, Lord Voldemort aveva pronunciato quelle parole: tragiche per qualsiasi mago, ancor più spietate e crudeli per Lucius.
“La bacchetta, Lucius. Voglio la tua bacchetta”
Aveva ubbidito, perché non aveva scelta, se voleva aver salva la pelle. Aveva ceduto Lui, il suo migliore amico, l’essere che amava di più al mondo, insieme alla sua famiglia, pur di salvarsi la vita. Vide i suoi occhi implorarlo di cambiare idea, mentre il Signore Oscuro lo esaminava con cura. Poi, un rumore secco portò via per sempre la luce dai suoi occhi. Fu allora che Lucius capì che nessuna causa, per quanto nobile e pura, può valere la vita di coloro che amiamo. Fu allora che la sua prospettiva mutò radicalmente.
A guerra terminata, Lucius seppellì quel che rimaneva di Lui nel giardino della sua tenuta. Non volle condividere quel dolore con nessuno, perché nessuno avrebbe capito. Gli diede l’estremo saluto una sera di fine primavera, bagnando il terreno con le sue lacrime, estraendo, infine, la sua nuova bacchetta, quella bacchetta così impersonale, fredda, distante, per incidere nel marmo il suo epitaffio.
Per intere notti si era svegliato urlando, madido di sudore, il rimbombo del suono che aveva spezzato la vita del suo amico nelle orecchie.
Povero Lucius, tutti pensavano, rivive gli echi della battaglia, lo strazio della guerra, le ombre dell’ultimo periodo… Ma la realtà era che riusciva a pensare solo a Lui, ai suoi occhietti vispi e curiosi, al suo sorriso sincero e gioviale…
Niente sarebbe più stato come prima, di questo Lucius era ben consapevole. Così come era certo che, in cuor suo, sarebbe sempre stato per sempre suo.
Da quel momento erano stati inseparabili. In ogni momento importante della sua vita, Lui era stato presente, Lui, l’unico a capirlo davvero, l’unico che non l’aveva mai giudicato. E lentamente, con il passare del tempo, Lucius si era reso conto che c’era qualcosa di forte fra loro, qualcosa che andava al di là del semplice rapporto uomo-bastone. Lucius lo amava. Certo, amava anche Narcissa, molto, ma quello che provava per Lui era… diverso. Lui non lo assillava di domande quando si recava in missione per conto del Signore Oscuro, Lui lo accompagnava. Lui non irrideva i suoi pavoni bianchi, Lui adorava i suoi pavoni. E i pavoni adoravano Lui. Quante volte, nelle fredde sere invernali, aveva indossato colbacco e cappotto di astrakan, l’aveva impugnato ed era uscito, nelle fredde lande del Wiltshire, per portare i pavoni a fare i loro bisognini. Ricordava ancora l’allegro uggiolare dei pavoni e il suo sguardo, divertito e felice, mentre li osservava camminare impettiti e fieri.
Ma poi… Poi tutto era cambiato. L’Oscuro Signore era tornato, richiamando Lucius al suo cospetto. Gli aveva affidato una missione di estrema importanza, una missione che Malfoy aveva fallito miseramente. Così, era stato spedito ad Azkaban, in mezzo all’orrore, lontano dal mondo, dal potere, dalla sua famiglia, da Lui. Gli era stato sottratto al momento dell’arresto ed era stato come perdere una parte vitale di sé. Avrebbe tollerato ogni violenza, fisica e psichica, ma non poteva tollerare di perdere il suo amato bastone da passeggio. Ma Lui gli era rimasto fedele e, al momento dell’evasione, si era fatto notare in mezzo a tutte le altre bacchette, quasi lo stesse chiamando, quasi lo stesse aspettando. Erano fuggiti insieme, perché insieme dovevano restare, per sempre.
Ma la vita, si sa, mette innumerevoli ostacoli sul nostro cammino verso l’eternità. Così, un giorno, Lord Voldemort aveva pronunciato quelle parole: tragiche per qualsiasi mago, ancor più spietate e crudeli per Lucius.
“La bacchetta, Lucius. Voglio la tua bacchetta”
Aveva ubbidito, perché non aveva scelta, se voleva aver salva la pelle. Aveva ceduto Lui, il suo migliore amico, l’essere che amava di più al mondo, insieme alla sua famiglia, pur di salvarsi la vita. Vide i suoi occhi implorarlo di cambiare idea, mentre il Signore Oscuro lo esaminava con cura. Poi, un rumore secco portò via per sempre la luce dai suoi occhi. Fu allora che Lucius capì che nessuna causa, per quanto nobile e pura, può valere la vita di coloro che amiamo. Fu allora che la sua prospettiva mutò radicalmente.
A guerra terminata, Lucius seppellì quel che rimaneva di Lui nel giardino della sua tenuta. Non volle condividere quel dolore con nessuno, perché nessuno avrebbe capito. Gli diede l’estremo saluto una sera di fine primavera, bagnando il terreno con le sue lacrime, estraendo, infine, la sua nuova bacchetta, quella bacchetta così impersonale, fredda, distante, per incidere nel marmo il suo epitaffio.
Qui giace Snakey
amico fedele
amico fedele
Per intere notti si era svegliato urlando, madido di sudore, il rimbombo del suono che aveva spezzato la vita del suo amico nelle orecchie.
Povero Lucius, tutti pensavano, rivive gli echi della battaglia, lo strazio della guerra, le ombre dell’ultimo periodo… Ma la realtà era che riusciva a pensare solo a Lui, ai suoi occhietti vispi e curiosi, al suo sorriso sincero e gioviale…
Niente sarebbe più stato come prima, di questo Lucius era ben consapevole. Così come era certo che, in cuor suo, sarebbe sempre stato per sempre suo.