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Autore: Masayume Pachirisu    18/04/2013    5 recensioni
I loro sguardi si incrociarono.
Entrambi con il fiato corto, le guance rosse e gli occhi liquidi per il piacere appena provato.
La mano destra di Yong Guk finì sul collo di Zelo, tirandolo verso di sé, facendo scontrare così le loro labbra arrossate e gonfie per i troppi baci.
Il piacere li riprese nuovamente e i ruoli tra loro cambiarono, così che Zelo si ritrovò tra quelle coperte.
E Dio se ci stava dannatamente bene tra tutti quei Tigro stampati in mille pose diverse. Accaldato ed eccitato, lo fissava con trepidazione, aspettando che l'altro lo toccasse nuovamente e lo facesse sentire vivo...
Tema: Amori, tradimenti, band e musica. -Attenzione Crack Paring-
Principali: B.A.P (tutti) - SHINee (Onew - Taemin - Key - Jonghyun) - Infinite (Sungjong - Hoya)
Secondari: EXO (Baekhyun - Chanyeol - Kai - Kyongsoo) - Teen Top (?) - Yong Nam
Meteore: f(x)
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La macchina di Jonghyun era una hyundai ix35 che non si addiceva molto ad un ragazzo universitario che passava la vita a suonare e guardare film di qualsiasi tipo, sopratutto quelli di fantascienza, dove le menti più intelligenti e i personaggi più forti si riunivano per salvare il mondo da una qualsiasi catrastrofe. 
Quella macchina non gli si addiceva, ma i suoi genitori gliel'avevano regalata dopo che aveva preso la patente e Jonghyun, che non si è mai permesso di rifiutare qualcosa, nemmeno il più stupido dei regali, l'aveva accettata trattandola come una figlia. 
All'interno si poteva sentire il profumo leggero del mughetto sprigionato da un apposito marchingegno, che ogni volta il vocalist comprava per eliminare qualsiasi odore strano. Ne possedeva tanti e assurdi, come l'ultimo scovato in qualche negozietto della periferia, la cui forma era quella di un fungo giallo che sorrideva! Era proprio li, sulle bocchette dell'aria condizionata e Kibum non poteva fare a meno di guardarlo e sorridere. Sembrava Jonghyun quel cosino, ma di certo, non gliel'avrebbe mai detto! 
L'abitacolo dell'auto era sempre ordinato e pulito, come se quella fosse la macchina di un avvocato o CEO di qualche agenzia. 
Conoscendo Jonghyun e dando retta alle mille lamentele dei suoi compagni di band, era quasi assurdo pensare che quella potesse essere la sua macchina, visto che in casa Humanoids regnava il caos più totale soprattutto per colpa sua. 

-Hai messo la cintura Kibum?- domandò il maggiore con un sorriso elegante.

Il barista annuì sentendosi le guance andare a fuoco. 
Quei sorrisi gli portavano via sempre qualche anno di vita e se avesse continuato così sicuramente sarebbe morto da li a pochi mesi, o forse giorni!! 
Jonghyun mise in moto e dopo aver controllato che non giungesse nessuno alle loro spalle, si inserì nella strada arrivando ben presto a una velocità normale. 
La sua guida era molto più tranquilla di quella di Jinki, che a volte lo faceva diventare scemo per tutte le strade sbagliate che faceva. Possibile che riuscisse a sbagliare anche la strada da casa sua al bar? Sì, era possibile e Kibum ormai ci aveva fatto l'abitudine. 
Jonghyun invece era calmo, preciso, con la sinistra sul volante e la destra sul cambio. Guardava la strada con sguardo serio, come se non pensasse praticamente ad altro se non alle macchine di fronte a lui, alla strada e il traffico del giovedì sera, i semafori troppo lenti e le persone che attraversavano la strada. 
Kibum lo invidiava perché lui la patente non ce l'aveva, e non aveva nemmeno voglia di prenderla. Un po’ perché le macchine non gli piacevano, e poi non aveva il tempo e la voglia di studiare anche per quell'esame! 
Sospirò sottovoce sperando che l'altro non l'avesse sentito. Quel silenzio che c'era intorno a loro era insopportabile, ma allo stesso tempo non avrebbe saputo dire nulla e soprattutto, non voleva disturbarlo. 
Uno dei vari semafori di quella strada principale apparentemente infinita diventò rosso e Jonghyun frenò piano, fermandosi a qualche metro di distanza dalla mini blu metallizzata davanti a loro. Si voltò verso Kibum che, scoperto a spiarlo, impallidì sistemandosi la frangia e spostando lentamente il volto verso la macchina davanti a loro. 

-Kibum forse dovresti lavorare meno... ti vedo parecchio stanco...- il maggiore pareva preoccupato dal tono di voce.

Kibum non lo guardò, ma era sicuro che l'altro stesse sorridendo come suo solito. Se lo sentiva e per questo non si voltò per rispondergli. Sicuramente quella visione lo avrebbe ucciso mentalmente e non sarebbe più stato in grado di dormire. A dire la verità ormai non aveva più un briciolo di sonno nonostante quel giorno avesse passato almeno dodici ore fuori. 

-Kibum... per quale motivo te ne stai sempre in silenzio quando ci sono io? Ti infastidisco?- 

Non poté fare a meno di voltarsi verso il vocalist con uno sguardo spaesato. 
Ma che diavolo gli aveva detto? 
Infastidirlo? 
Si certo, come no!
Cercò di trovare il coraggio per rispondergli quando il verde scattò e Jonghyun inserì la marcia per poi riprendere a guidare. Di nuovo il suo buon senso di non disturbare la guida del maggiore bloccò la sua voglia di rispondergli, così riprese a fissare la strada dal suo finestrino, rimanendo incantato a guardare le varie insegne luminose che gli passavano davanti.

-No... non è per quello...- rispose con pochissima voce, senza nemmeno accorgersene. 
-E allora qual è il problema?- chiese l'altro preoccupato.

Lo aveva sentito quel sussurro, anche se lieve e Kibum si maledisse più volte. 
Perché aveva parlato? 
Ora non avrebbe avuto il coraggio di continuare nemmeno sotto tortura. 
Perché Jonghyun gli aveva fatto quella domanda? 
Che senso aveva sapere per quale motivo stava in silenzio? 
Cosa poteva importargliene?
Ok, all'inizio Kibum parlava e scherzava molto di più e quel suo strano comportamento era iniziato da meno di un mese. Non sorrideva più come al solito e non si lasciava andare in attacchi di dolcezza improvvisi, soprattutto con il vocalist nei paraggi. 
Insomma, Kibum era cambiato notevolmente e tutti se n'erano accorti, anche il diretto interessato. 
Ma di certo non l'aveva fatto per la stanchezza, come molti dei suoi amici pensavano. 
No. Lui lo faceva senza rendersene conto, senza pensarci, senza che il suo cervello potesse rifiutarsi. 
Si era innamorato di Jonghyun da quando lo aveva sentito cantare la prima volta, ossia tre anni prima, quando Jinki gli aveva dato l'ok per poter suonare al Dream Girl. 
Kibum conosceva Yong Guk perché frequentavano la stessa scuola e aveva conosciuto Sungjong tramite il maggiore, mentre Taemin era il suo amico di sempre. 
Jonghyun non l'aveva mai visto prima e ancora si chiedeva per quale motivo. 
Kibum si era solo preoccupato di Yong Guk e della sua voglia di esibirsi a tutti costi. Si era lasciato affascinare dalle parole del chitarrista, che gli diceva sempre quanto fosse bella la voce del loro cantante, e come rendesse tutte le canzoni una meraviglia. 
Non avrebbe mai pensato di rimanerci secco con solo un misero ascolto, con solo una canzone, con la sua canzone. 

Da quel giorno il suo cuore aveva vacillato e ogni volta che Jonghyun si avvicinava a lui, lo sentiva battere e pompare forte per mille emozioni diverse che quel ragazzo gli sprigionava. 
Ma da meno di un mese, dopo tre anni passati a fantasticare su Jonghyun e un loro futuro amore, solo da un mese si era reso conto che quella era una fantasia stupida e senza fondamenta e che forse, avrebbe fatto bene a smettere di amarlo, specialmente perché l'altro pareva essere molto più interessato al mondo femminile che a quello maschile. 
Ma come si fa a smettere di amare una persona dopo tre anni? 
Come si può smettere di amare qualcuno a priori? 
Esisteva per caso una formula segreta o un intruglio per disinnamorarsi? 
Kibum non lo sapeva e quindi aveva fatto la cosa più normale - anche perché era l'unica che gli fosse venuta in mente. 
Smise di stargli vicino, smise di sorridergli e smise di sprigionare pazzia per ogni canzone che cantasse, in particolar modo per la sua. Non che si comportasse come Sungjong o Taemin, ma di certo non era una statua e questo lo sapevano tutti!

-Sai... Mi mancano le nostre chiacchierate...- Jonghyun interruppe i suoi pensieri, mettendo la freccia a destra.

Kibum abbassò lo sguardo fissando le mani. 
Sapeva che prima o poi Jonghyun avrebbe tirato fuori l'argomento e lui aveva anche la risposta pronta. 
 
"Scusa ma ho troppe cose per la testa... la scuola e quindi lo studio... poi al locale c'è sempre tanto da fare e senza di me Jinki sicuramente impazzirebbe... devo anche preoccuparmi dei vostri giovedì sera... non ho tempo di chiacchierare in questo periodo…"

Sì, aveva il discorso pronto, sarebbe bastato aprire la bocca e tirare fuori le parole giuste. Non ci voleva di certo una laurea per farlo, anzi. Lo aveva provato tante di quelle volte chiuso in bagno davanti allo specchio. Si era persino immaginato lo sguardo di Jonghyun ed era sempre riuscito a tirare fuori quelle cavolo di frasi, anche se con un po’ di timore. Ma ora, ora che il maggiore era lì fisicamente, con il suo sguardo serio e senza nessuna traccia del suo sorriso migliore, con gli occhi tristi e la voce bassa, ora tutto il coraggio che aveva sempre avuto pareva essere sparito nel nulla.

-Non è facile...- tentò di non balbettare nel dargli quella risposta senza nessun senso logico.
-Non lo è nemmeno per me...- rispose freddamente l'altro facendogli gelare il sangue nelle vene.

E il cuore iniziò a fargli male impercettibilmente, come se un piccolo ago si fosse spinto dentro di esso. 
Piccolo ma bastardo pensò Kibum, stringendo la destra in un pugno, tentando di stare calmo ed evitare di sputargli addosso tutta la verità. Quella verità che ormai il suo corpo non voleva più accettare, non voleva più nascondere. 

-Kibum non capisco... perché ti comporti così? Non è per la stanchezza lo so, l'ho capito! Dimmi cosa ti ho fatto... dimmi come posso sistemare le cose...-

E mentre Jonghyun tirava fuori le palle nel dirgli quelle parole, sentì quella voce melodiosa incrinarsi più volte, forse per la voglia di piangere che anche lui cercava di bloccare, proprio come Kibum tentava di trattenere la verità di quel comportamento. 
Ormai erano vicino a casa sua, ma il vocalist si fermò qualche metro prima del suo condominio, spegnendo poi la macchina. 

-Perché?- domandò Kibum senza capire.
-Voglio una risposta- disse l'altro posando una mano sulla sua spalla, sperando così che Kibum si voltasse verso di lui.

E così fece notando con dispiacere il volto preoccupato quanto triste di Jonghyun. Non sapeva che rispondergli né che scusa inventarsi per non distruggere tutto. Perché la verità a volte non fa bene. Molte volte è meglio nasconderla per evitare problemi, per evitare di perdere la cosa più preziosa che si ha.

-Kibum...- 

Ma quella voce era peggio di tutti quegli spilli che stavano pian piano straziando il suo cuore.

-Merda Jonghyun... non posso più essere come prima! E' colpa tua!- gridò con forza contro il vocalist che lo guardò sbalordito.

Si voltò verso lo sportello con l'intenzione di scappare via, ma le mani di Jonghyun lo bloccarono prima che potesse fare qualsiasi movimento e lo obbligarono a rimanere attaccato al sedile. 
I loro corpi erano troppo vicini, decisamente troppo vicini, e il cuore di Kibum perse un battito, forse due, per poi riprendere più freneticamente, più dolorosamente.

-Che vuol dire? Che ho fatto?!- domandò con furia il maggiore.
-E' solo colpa tua...- rispose Kibum sempre più adirato. 

Ma ormai non aveva più forze per evitarlo e lasciò andare le barriere che si era creato in quel misero mese.

-Se ti amo è solo colpa tua...-

Lo sguardo di Jonghyun era indecifrabile e sapeva che a breve lo avrebbe lasciato andare. Sapeva che ormai era tutto finito. 
Non avrebbe più messo piede nel Dream Girl il giovedì sera e nemmeno la domenica mattina. 
Non avrebbe più preparato una bottiglietta d'acqua fresca per ognuno di loro sul palco per il loro live, non si sarebbe preoccupato di comprare gli ingredienti migliori per preparare i loro piatti preferiti o di cercare tutte le canzoni che i ragazzi amavano per fargliele ascoltare al locale. 
La sua amicizia con Jonghyun era arrivata al termine.

E forse, preso troppo dai suoi stupidi pensieri, non si rese conto del sorriso dell'altro e di come piano piano si era avvicinato pericolosamente alle sue labbra, appoggiandoci sopra con le proprie. 
Solo dopo quel contatto si risvegliò dal suo coma e rimase completamente bloccato per lo stupore. 
Jonghyun lo stava baciando sul serio o era come al solito uno dei suoi sogni ad occhi aperti?

 
**


Bloccato.
Fermo in quella posizione, con la porta che conduceva al retro a solo tre passi dal suo corpo. Nonostante questo però sembrava completamente fissato al suolo, come se il pavimento lo stesse trattenendo con qualche strana forza a lui sconosciuta. In realtà, sapeva bene che quel suo blocco era stato causato da una sola persona. 
Taemin.
Quel ragazzino gli aveva detto le parole che lui stesso avrebbe voluto sentirsi dire da ben tre anni. E ora, ora che le sue orecchie avevano udito quella frase, quelle parole, quelle semplici sillabe, e ora aveva una fottuta paura.
Di certo uno ci spera fino alla fine, ma quando le cose accadono si resta sempre un po’ spiazzati, no? 
Ecco, Jinki si sentiva così. 
Spiazzato, bloccato tra la realtà e il sogno, completamente perso tra la paura e la felicità. Nemmeno se ne rendeva conto che Taemin era lì che lo fissava senza capire, che aspettava una sua semplice risposta, un suo cenno, qualsiasi cosa.
Se ne stava fermo come se avesse detto la cosa più normale del mondo, ascoltando solo il suo cuore battere veloce ma con costanza. 

-Jinki hyung...- lo chiamò forse per la terza volta il più piccolo.

Questo finalmente percepì quella voce e si destò o per lo meno, provò a riprendersi voltandosi di poco per poter vedere lo sguardo pieno di speranza del più piccolo. 
Ma quello che vide fu solo la figura di un ragazzino troppo preso da qualcosa che forse, nemmeno comprendeva. 
Perché Taemin alla fine aveva solo vent'anni e non poteva di certo saperne nulla di amore o storie serie. Poteva anche avergli detto che gli piaceva, ma da lì a provare i sentimenti di Jinki, ne sarebbe dovuta passare di acqua sotto i ponti. 
E il barista questo non poteva accettarlo, no, lui non voleva aspettare che l'altro lo amasse. Lui lo voleva questo era certo, ma allo stesso tempo non avrebbe potuto rovinargli la vita con una storia difficile, perché lui si sentiva una persona difficile da accontentare, una persona bisognosa di affetto, di sicurezze, di calore, di amore e di certo Taemin queste cose non poteva offrirgliele, non tutte insieme almeno. 
Per lui era stato semplice dire "Mi piaci" come accadeva ai ragazzi della loro età e lo ammirava per il coraggio che aveva avuto per dirglielo, per dichiararsi. 

-Taemin... non scherzare...- riuscì solo a rispondergli, notando lo sguardo dell'altro mutare in un'espressione sconvolta.

Sembrava non aspettarsi una simile risposta dal maggiore. 
Cercò di formulare una frase, una qualsiasi parola ma le parole gli morirono in gola prima di raggiungere l'aria aperta. Abbassò lo sguardo sentendo i capelli coprirgli il volto. Tentò di bloccare le lacrime che bastarde spingevano contro i suoi occhi prepotentemente. Non avrebbe dovuto mostrarsi debole di fronte al suo hyung. 

-Ora vado a cambiarmi... aspettami..- disse di nuovo il maggiore, spostandosi lentamente verso quella porta.

Ma Taemin non accettò di aspettarlo e scappò via nella direzione opposta, uscendo dalla porta principale che Jinki non aveva ancora chiuso. 
Il maggiore si voltò di colpo nel sentire i passi veloci dell'altro allontanarsi. 
Solo quando vide la porta chiudersi si rese conto di quello che aveva appena combinato. Yong Guk lo avrebbe ucciso se gli fosse capitato qualcosa, oltretutto casa sua era lontana per pensare di farsela a piedi dal locale! 

-MERDA!- gridò prendendo di corsa il giubbotto, le chiavi, portafoglio e telefono.

Si precipitò alla porta chiudendola in malo modo attendendo la chiusura della saracinesca che sembrò metterci il doppio del tempo. 
Ma una volta che questa si chiuse, si guardò intorno maledicendosi in dieci lingue diverse. 
Dove cavolo poteva essere andato?
 
  
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