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Autore: Not Found    18/04/2013    3 recensioni
Quando si cerca una verità, uno scopo, un arrivo, ma non si conosce nemmeno la partenza.
Quando si cerca una vita, un senso, una strada, ma tutto pare confuso e lontano.
Si cerca solo se stessi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non sapeva nulla di quei capelli. Nulla.
Li aveva intravisti per un solo attimo.
Uomo, donna, anziano, giovane, non avrebbe saputo dirlo.
Ma quel castano biondo gli aveva messo in subbuglio lo stomaco, in confusione la mente e il cuore in fibrillazione.
Riusciva a sentirli benissimo, i suoi battiti fulminei. Pesanti e costanti come le lancette di un orologio.
Si sentiva scottare, tremava.
Corse dentro in casa e si precipitò in bagno. Si appoggiò al lavandino e aprì il rubinetto al massimo.
Non gliene importava un bel niente di star sprecando acqua.
Quello scorrere veloce, quella sostanza trasparente e cristallina sembrava purificarlo e farlo tornare alla normalità.
Si sciacquò il volto e frizionò i polsi.
Già si sentiva meglio.
Alzò la testa e si guardò allo specchio.
Aveva le pupille estremamente dilatate e le guance pallidissime.
Non era bello. Non era brutto. Era quel che si dice normale.
E questo non gli era mai piaciuto.
La normalità non viene mai apprezzata dalla gente. Le persone normali sono persone squallide, monotone.
Le loro parole, i loro visi prima o poi finiscono con il confondersi, mischiandosi e perdendosi nel nulla.
Nessuno più rammenta il tuo volto. La tua voce non ha sostanza. Solo semplice suono che si propaga nel vuoto.
Avrebbe preferito avere una testa deforme, una grande gamba storta, una cicatrice immensa, essere qualcuno.
Almeno la gente lo avrebbe guardato, osservato, avrebbe speso qualche secondo della propria vita a commentare su di lui, esclusivamente su di lui.
No, questo non succedeva.
Tutti passavano, guardando basso, ognuno pensando ai propri problemi.
Si sentiva come un satellite.
Orbitava, orbitava, senza fine attorno alla sua esistenza, attorno alla vita, senza poterla raggiungere, senza potersi unire ad essa.
Questo moto perpetuo lo estenuava.
Smise di osservarsi allo specchio solo quando realizzò che era passata un’ora.
Senza sapere cosa fare si infilò la felpa più larga che avesse e uscì di casa.
La strada era ancora affollata. Non aveva importanza. L’unica cosa che era al centro dei suoi pensieri era quella persona, quella a cui appartenevano quei capelli.
Morbidi, fluttuanti capelli.
Non sapeva cosa avrebbe fatto, cosa sarebbe successo quando e se li avrebbe trovati.
Non voleva pensare. Non voleva prevedere.
Sforzare il cervello gli costava fatica.
Niels riteneva che ragionare fosse nocivo per la persona, in quanto imprigionava e incatenava la mente alla razionalità.
E una mente libera doveva essere slegata da tutto, impulsiva, istintiva.
Detestava tutti quelli che, di fronte ad un problema, si mettevano a pensare, riflettere, e indecisi e titubanti giungevano ad una qualche conclusione.
Aveva svoltato l’angolo e stava percorrendo il viale di salici che costeggiava il torrente.
   
 
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