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Autore: Andy Black    19/04/2013    7 recensioni
Non è la solita storia... qui non si scherza più. Il destino del mondo, come noi lo conosciamo, è in pericolo.
Pregare per il proprio futuro diventa lecito, quando scopri che il tuo dio ha finito di avere pietà e compassione per te. Troppi errori.
Troppe ingiustizie.
Ma qualcuno cercherà di cambiare tutto, e di salvarci. Di salvarci tutti.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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Secondo Interludio - Pt. 1


Vari anni prima dell’incendio del tempio di Arceus, Adamanta era un posto unico al mondo.
Lunghi corsi d’acqua si snodavano in un territorio rigoglioso di vita. Il Monte Trave sovrastava ogni cosa, guardando dall’alto le piccole pianure e le valli popolose come un padre guarda la propria prole.
Come detto, nelle valli si accumulavano le persone, piccoli villaggi spuntavano come funghi, per poi espandersi lentamente.
Tutti paesini piccoli, senza un’identità specifica. Anonimi, quasi tutti uguali. Ogni regnante seguiva dei dettami semplici e pacifici di governo, che permettevano una diplomatica coesistenza di quei piccoli nuclei.
Qualcuno si salvava, per la fama di qualche grande eroe nato o morto li, ma solo due centri spiccavano su tutti.
Il primo era Solnascente. Situato proprio ai piedi del Monte Trave, era noto per la presenza dei templari e per la lunghissima scalinata, quella dei mille eroi, che portava fino ai piedi del tempio.
La scalinata era stata costruita in onore di mille uomini, mille eroi che avevano combattuto una lunga e dolorosa guerra, ed ognuno di quei scalini, scolpiti interamente nella roccia della montagna, aveva inciso il nome di uno degli eroi. Morti tutti per salvare Solnascente.
Molto più grande di Solnascente, Nuovaluna era una città nata sul fiume Astro, che aveva fatto del commercio la sua ricchezza. E, come ogni città più grande, oltre alle cose buone, ci sono anche le cose cattive.
Il problema era che le cose cattive, a Nuovaluna partivano dal vertice.
 
“No Adamo. Non hai capito”
“Me lo rispieghi allora, sua altezza”
Avvolto in un ampio mantello di seta nera, sporcato qua e la di qualche rubino, Nestore camminava frettoloso per la stanza. La mano ingioiellata teneva un bicchiere colmo di vino, rosso come i rubini, che di tanto in tanto portava alla bocca.
Quando si fermò davanti alla finestra, Adamo strinse gli occhi. Il re eclissava quasi totalmente con le grandi e voluminose spalle la luce che filtrava, e quello sporadico raggio che riusciva nel transito, sprigionava più luce del dovuto. Colpivano alcuni dei rubini sulle spalline pompose e si trasformavano in colorate strisce verdi, blu e gialle.
Nestore si girò, spostandosi un ciuffo candido dalla fronte, fissandolo sotto la pesantissima corona.
“Bene. Questo... mondo... è semplicemente una coincidenza”
“Si spieghi meglio” lo esortò Adamo. Certe volte trovava difficile seguire i discorsi del re. D’altronde era il capo delle truppe, non uno studioso.
“La maggior parte della plebe, e per dirla tutta, anche molti tra i nobili, venerano il dio Arceus...” cercò di ridicolizzare con il tono le ultime due parole. “...in quanto pensano che sia stato lui a creare tutto. Umani, Pokémon, piante, alberi, prati, fiumi, laghi, mari... tutto. Beh, si sbagliano”
“Come può essere certo di questa cosa?”
“Se io fossi l’autore del creato vorrei esser venerato da esso. Se avessi dato il respiro a tutti i Pokémon, li comanderei tutti. Se lo avessi fatto con gli uomini farei lo stesso. Vedi...” poi lentamente si avvicinò all’uomo che quotidianamente si ritrovava seduto su quella sedia lussuosa.
“...non mi nasconderei in una –dimensione- parallela. Permetterei a chiunque di vedermi”
Adamo inarcò entrambi le sopracciglia.
“Certo. Da lontano, tenendo le persone di cui non mi fido a debita distanza... ma avrebbero motivo di credere ai loro occhi. Avrebbero una prova”
“Ma... se non Arceus, chi? Oppure, quale Pokémon?”
“Nessuno, Adamo. Il mondo si è creato per una pura coincidenza. Non esistono forze superiori... vieni” disse poi, avvicinandosi a delle ampolle.
Adamo lo seguì, e guardò curioso le mani del re.
“Questa...” mischiò un liquido celeste con della polvere, poi lo unì ad un altro liquido. Pochi secondi dopo, il colore del liquido all’interno dell’ampolla che teneva in mano cambiò. E l’ampolla esplose in mille pezzi.  ”Vedi... questa non è potenza divina. Questa è alchimia. Unire vari elementi, per creare altri effetti”
“Effetti strani” sorrise Adamo.
“Tanto strani quanto inaspettati. E secondo te, questi elementi sono stati creati da Arceus?”
 
 
“...ehm... No?”
“Bravo. D’altronde, se avessi creato veramente tutto io qui, non darei a nessun altro la possibilità di poterlo fare. Terrei questi preziosi strumenti per me” fece Nestore, asciugandosi la mano.
“Comprensibile, certo. Ma ancora non arrivo al nesso”
“Questi strumenti, o meglio, questi elementi, esistevano già prima delle nostre terre. Ed è stato il loro casuale miscuglio a creare quello che vedi oggi”
“Oh. Ora è chiaro”
“Ora, caro Adamo, converrai con me che non possiamo lasciare che la gente pensi che sia stato un Pokémon, a creare tutto. I Pokémon sono creature incapaci di comprendere quali sono i fattori utili a far muovere la vita. I Pokémon sono semplici mezzi che utilizziamo per assoggettare altri popoli. Sono le nostre armi”
“Beh... qui, a Nuovaluna è così” convenne Adamo. “Ma a Solnascente non lo è affatto. Li i Pokémon sono venerati, considerati come amici, al pari degli uomini”
“Ed è possibile che questa cosa accada?”
“No, mio re”
“In quanto ambasciatore del genere umano, mi sento coinvolto. Voglio che la gente smetta di porre quelle bestie sul nostro stesso piano”
“Certo”
“È per questo che cattureremo Arceus. E lo uccideremo”
“Come?!”
“Arceus”
“Ma ha appena detto che non ci crede, in Arceus”
“Adamo, la comprensione di semplici parole non dovrebbe esserti difficile, nonostante il tuo basso grado d’istruzione. Io ho detto che Arceus non è il responsabile della creazione. Ma so della sua esistenza. Arceus è un Pokémon molto raro”
“Bene. Quindi? Il da farsi qual è?” domandò Adamo, spaesato.
“Tu e le tue truppe, dovrete velocemente spiegare questa semplice verità ai sovrani degli altri popoli. E chiederai loro di unire le loro truppe alle mie, in modo da raggiungere velocemente questo obiettivo”
“E chi non si rivede nei nostri ideali? Che succederà a chi non riconoscerà la nostra verità?”
“Ucciderai i re di tali popoli, ed invaderai quel posto”
“Ma questo a che ci porterà?”
Nestore sorrise, i suoi denti si mostrarono in tutto il loro splendore. Si sedette, ed incrociò le braccia.
 “I templari sono guerrieri fenomenali. Uomini devoti che votano la propria vita alla preghiera ed all’allenamento. Il loro compito è proteggere il tempio sul Monte Trave e l’oracolo. Ma ciò che è ancora più importante è il cristallo della conoscenza, presente all’interno del tempio. È l’unico modo per ottenere udienza da Arceus. Ebbene. Noi dobbiamo impossessarcene, ed evocare Arceus. Lo cattureremo, lo indeboliremo, e in pubblica piazza lo uccideremo. Saremo i padroni di un mondo senza un dio. Capisci, Adamo?”
“Si, mio re”
“Se riuscirai in questa impresa, divideremo questi ampi territori, e ti regalerò quello che più ti aggrada. Diverrai re, Adamo. Ricchezze, donne, potere. Tutto per te. Ma dovremmo combattere contro i templari”
Adamo sorrideva. “Si, mio re”
“Bene. Ora esci fuori, motiva le tue truppe ed invadi Vallecometa”. Vallecometa era il centro cittadino più vicino a Nuovaluna.
"Si, mio re. Con permesso” e si dileguò.
Nestore rimase li. Sorrideva. Un sorriso ispido, ricco di rabbia.
Una rabbia che esprimeva sugli altri.
Ormai il suo piano si era delineato. Adamo avrebbe dovuto rendere vero quello che nei suoi sogni erano solo furori e pazzie.
 
 
La luce della luna risplendeva forte sugli scudi, sulle spade, sulle armature dei soldati.
Timoteo guardò Haxorus, poi Absol e Scyther. I suoi allenatori di spada. Ognuno di loro aveva delle lame, affilate e taglienti.
I suoi amici. I suoi guerrieri.
Si avvicinò ad Absol, accarezzandolo. Quello ricambiò con un sorriso. Era un esemplare bellissimo. Sembrava stare perfettamente a suo agio sotto la luce della luna.
Tutti i suoi soldati erano perfettamente schierati, i loro Pokémon davanti ai propri scudi.
Marcello guardò Timoteo, sorridente. Era carico, voleva dare una lezione a quegli uomini, odiosi e seccanti.
Haxorus guardava Gengar, che avanzava lentamente. Sogghignava, come suo solito.
 L’esercito degli ingiusti si stava schierando.
Adamo guardava il tempio con occhi bramosi. Nestore aveva bisogno di quel cristallo a tutti i costi.
Lui e Timoteo si squadrarono per un momento. Entrambi concentrati, entrambi fieri di quello che erano.
Timoteo fece la sua ultima carezza ad Absol, e si pose al centro delle sue truppe. Una truppa fatta di soldati, di uomini e Pokémon.
Anche gli ingiusti avevano truppe formate da tali schieramenti, la differenza però era netta: Haxorus, e gli altri Pokémon del suo schieramento erano amici degli umani, e lottavano per difendere il tempio. Anche loro si battevano per il loro dio, anche loro combattevano per Arceus. Tra i templari ed i loro Pokémon c’era un legame mistico, un filo che li teneva uniti tra di loro, nella gioia e nel dolore. Nessuna differenza, nessun tipo di pregiudizio ne scala di valori. Gli unici valori che vigevano in quel contesto erano quelli militari. Tutti stavano a ciò che diceva Timoteo. Subito dopo, in uno schema a piramide, c’erano gli altri, tra umani e Pokémon.
Tra gli ingiusti ed i loro Pokémon, invece, non esisteva nessuno stato di parità. I primi erano i padroni, gli altri i servi. E ciò bastava a far capire il tutto. Nonostante di natura quei Pokémon non fossero malvagi, furono inquinati dai pensieri dei loro padroni. Ed erano costretti a combattere. Quelli erano stati iperallenati fino allo sfinimento, basandosi su un sistema di premi e punizioni. Se riuscivano ad ottenere quello che i loro padroni volevano, i Pokémon potevano mangiare, bere, rilassarsi. Altrimenti niente. Ed i maltrattamenti continuavano. Venivano tenuti in cattività, quando non si allenavano, non uccidevano e non stavano nelle loro sfere, venivano tenuti in gabbia.
Fu proprio per via dei metodi di allenamento degli ingiusti che Arceus inveì contro il mondo che egli stesso aveva creato.
Timoteo guardava Adamo sguainare la spada, puntarla contro il tempio ed urlare qualcosa.
Come in ogni battaglia, il capo dei templari diede le spalle al nemico, guardando le sue truppe. Uomini e donne, stanchi, ricchi di paure e sonni non trascorsi tra le braccia di chi amavano.
“Questa... questa è probabilmente la mia ultima battaglia. Si. Perché oggi sconfiggeremo definitivamente i nostri avversari. Lo faremo, per noi e per loro. Per Prima, e le altre donne che vivono su, nel tempio. E sopra ogni cosa lo faremo per Arceus”
Il volto di Marcello si indurì.
“Sapete cosa vedo davanti? Vedo uomini stanchi, e vogliosi di tornare a casa, tra le loro famiglie. Di divertirsi, e sorridere, senza il peso che questo esercito di pazzi porta alle nostre anime. Ed è proprio alle nostre anime che dobbiamo parlare, chiedendo loro di mantenere strette le catene della nostra concentrazione. Non lasciamoci andare oggi. Non perdiamo. Non perdiamo le nostre vite, non perdiamo i nostri amici. Io... io lotterò per Prima. Voi per chi lotterete?”
Un leggero brusio si alzò.
“Benissimo. Per Arceus” disse Timoteo, alzando la spada verso Adamo.
“Per Arceus!” urlò l’esercito alle sue spalle.
La guerra cominciò. Prima vide dall’alto una scena incredibile. Uomini e Pokémon coperti di bianco entravano in uno schieramento di elementi neri come la pece, formando una miscellanea strana.
Come se ci fossero tante stelle in un cielo profondamente scuro.
Come se un onda si abbattesse sul bagnasciuga e ristagnasse li, riempiendo piccole pozze.
Preoccupata, Prima andò da Abra, e gli ordinò di trasmettere nella pozza d’acqua le immagini di Timoteo e della sua battaglia.
 
Timoteo strinse la spada, e prese a correre verso Adamo. Haxorus lo seguì. Gengar lo stava aspettando.
“Non l’avrai vinta!” urlò il templare, attaccando forte con la sua spada. Adamo alzò lo scudo, e contrattaccò. La spada di Timoteo fermò quella di Adamo.

 
   
 
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