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Autore: FedericaLille    19/04/2013    5 recensioni
Una fan, un idolo, una lettera, una canzone, poi un'altra lettera, e ancora un'altra.
Niall e Federica, distanti migliaia di metri, riescono a intrecciare le loro vite, tanto diverse ma tanto simili.
Niall nel suo ambiente da Pop star e Federica nella sua comune routine quotidiana. Cosa li accomuna?
Forse nulla, forse è tutto uno stupido scherzo del destino... o forse è amore.
Niall: "Non avevo mai pensato a come dovesse essere sentire quell'inspiegabile necessità di avere una persona accanto, che non fosse una qualunque , ma proprio QUELLA persona. Ecco cosa si provava: paura di starle lontano e farmi del male, ma soprattutto paura di starle lontano e causare male a lei."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di lettere'
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*POV FEDERICA*

 


Non avevo fatto parola con nessuno di ciò che era accaduto quella sera, non ero capace quasi a reggerne il pensiero, figuriamoci a parlarne.
I giorni seguenti furono piuttosto monotoni: non frequentavo più molto l’università perché condizionata dall’imminente provino a Madrid, e provavo con Chad mattina e pomeriggio.
Nemmeno lui accennò mai a quella sera traumatica.
“Fammi un sorriso, su! Domani si parte!”, mi spronava Mary, notando il mio cambiamento d’umore repentino. Lei non sapeva dei mille pensieri che irrompevano nella mia mente.
“Sei troppo tesa. Comunque vada sarà un’esperienza sensazionale! Non crucciarti.”, mi incoraggiava.
“Non sono tesa per i provini. Beh, quello anche.”, confessai.
“Si tratta per caso di un irlandese?”, mi chiese lei.
Negai ancora, ma in realtà anche quello era uno dei pensieri che mi affliggevano.
“Non gli hai detto nulla dei provini, giusto?”, mi domandò timorosa.
“No, ma ancora non capisco perché non dovrei.”
“Te l’ho già spiegato. Dammi retta, per favore.”, mi sorrise, alzandosi dalla sedia.
Eravamo a casa mia, aspettando le urla di mia madre che ci avvertivano che il pranzo era pronto.
Vidi Mary allontanarsi dalla scrivania, sedersi sul mio letto e porre attenzione al comodino di legno che imbruttiva la mia stanza.
“Che succede?”, le chiesi, vedendo il suo sguardo accorto.
“Hai scritto qualcosa…”, disse prendendo un foglio accartocciato. Non capii subito a cosa si riferisse, aspettai qualche secondo prima di avvicinarmi a lei.
“E questo cos’è?”, imprecò ad un certo punto.
Oh, no. Era lo sfogo di quella notte agghiacciante, non avrebbe dovuto vederlo. Gli strappai di mano la carta.
“Hai mandato una lettera simile a Niall? Ma che ti passa per la mente?!”, continuava.
“Non ho mandato niente a nessuno, tranquilla.”, replicai.
Lei tentò di riprendere il foglio, ma corsi in bagno ad eliminarne completamente ogni traccia.
“Perché hai scritto quelle cose?”, mi domandò non appena tornai in camera.
Fortunatamente a interrompere quella mia imminente confessione sopraggiunsero le grida di mia mamma: “E’ pronto!” Salva per un pelo.
 
L’allegra famigliola era seduta a tavola, e con noi anche Mary. Non era certo la prima volta che si trovava in quel contesto, ma a differenze delle altre occasioni adesso doveva sopportare le domande a trabocchetto dei miei genitori riguardo il viaggio dell’indomani, e bastava davvero poco a mandare in aria la nostra menzogna.
“Emozionate per Madrid?”, ci chiese mio padre, addentando una forchettata di pasta.
Io annuii e Mary rispose: “Sarà una bella esperienza!”
“Quindi sarete di ritorno il 4 Marzo?”, continuò papà, conoscendo già la risposta.
“Esattamente.”, confermai.
“Domani mattina passo a prendere Federica all’alba.”, disse Mary.
Io la appoggiai subito: “Si, l’aereo è alle 6 e mezza!”
Mio padre annuì e riprese a masticare.
Nessuna domanda compromettente, e nessuna risposta rischiosa: ancora una volta l’avevamo fatta franca.

Finimmo di pranzare e, una volta sparecchiata la tavola, tornammo in camera mia.
Mary mi aiutò a sistemare le ultime cose in valigia, poi mi pregò di poter assistere alla mia ultimissima lezione con Chad. Avevo appuntamento al magazzino alle 16:00 p.m. e portai Mary con me.
“Sono curiosa di conoscere questo misterioso maestro di danza!”, diceva lei.
In realtà era un ragazzo normalissimo. La mia prima impressione era stata quella di avere a che fare con un tipo eccentrico e presuntuoso, con la testa dura. Ma conoscendolo capii presto che fosse semplicemente rigido per dare il meglio nella sua professione, e cocciuto per saper tenere a bada il mio caratterino. Per il resto sapeva anche essere simpatico, di tanto in tanto. Peccato che da quella sera, col suo gesto eroico, pareva avesse irrigidito il nostro rapporto.
Una volta raggiunto il magazzino ticchettai tre colpi di nocche alla saracinesca, la quale si aprì immediatamente.
“Oggi si prova fino allo sfinimento!”, m’informò Chad non appena mi vide entrare. Neanche un saluto, come accadeva da un paio di giorni, d'altronde.
“Lei è Mary, verrà con noi a Madrid.”, dissi, facendo segno verso la mia amica.
Nel frattempo sentii sussurrarmi all’orecchio da quest’ultima: “Non mi avevi detto che il tuo insegnante fosse così carino!” Sgranai gli occhi.
Non avevo mai visto Chad da quel punto di vista, a dire il vero, non sapevo se poterlo giudicare carino o meno. Era alto, si, abbastanza alto, portava i capelli neri sempre all’indietro grazie alla sua immancabile fascia bianca, gli occhi… non li avrei saputi descrivere! Non avevo mai fatto caso ai suoi occhi, non sapevo se fossero chiari o scuri, piccoli o grandi. La carnagione chiara, e poi, beh, nient'altro. Non ero mai riuscita a guardarlo con attenzione, chissà perchè.
Scossi la testa e sorrisi involontariamente, Chad mi richiamò all’attenzione, “Spero che non sia per te motivo di distrazione.”, squadrando Mary dalla testa ai piedi.
Senza alcuna esitazione mi preparai per il riscaldamento.

Non realizzai quante dannate volte provai quella stessa coreografia, sotto quelle stesse note, seguendo quello stesso tempo, in quegli stessi passi. Ne avevo quasi la nausea ormai.
Tuttavia ad ogni prova coglievo un nuovo difetto da correggere, e mi miglioravo.
Guardavo di tanto in tanto verso Mary, stava per terra con le spalle contro lo specchio, qualche volta applaudiva o mi faceva l’occhiolino.
“Domani è il grande giorno.”, dissi ad un certo punto.
“E tu sei tutto fuorché  preparata.”, ribatté il mio insegnante, freddo.
Io sapevo che mi parlava in quel modo per spronarmi, ma la mia amica no, lei questo non lo sapeva.
“E’ fenomenale!”, esultò Mary mettendosi in piedi, “Non le dai tregua, e nemmeno un pizzico di incoraggiamento. Ammettilo che se la cava bene!”, puntava il dito contro Chad.
“Non può permettersi di cullarsi sui miei incoraggiamenti, lei per me non è ancora all’altezza dei provini.”, rispose lui.
In quel momento realizzai che lui non parlasse così per spronarmi, ma perché la pensava davvero in quel modo. Non ero ancora all’altezza: ottimo.
“Lei ci sta mettendo tutto l’impegno possibile e tu che fai? Distruggi la sua autostima.”, replicava Mary incavolata. I due cominciarono un battibecco aspro che culminò nell’apice della mia tensione.
“So che non potrò competere con ballerine molto più esperte di me, ci sto solo provando!”, urlai per sovrastare le loro voci, “Mary, grazie per il tuo sostegno, ma evidente per Chad ogni mio sforzo non è mai abbastanza. E tu…”, mi voltai verso di lui, “non puoi pretendere una preparazione impeccabile dopo solo un mese che mi alleno con te, non puoi.” L’agitazione era solita scatenare le mie lacrime facili, ma le bloccai in tempo, serrando gli occhi già un po’ appannati.
Portai una mano sulla testa e allisciai con fare nervoso i capelli, inspirando profondamente.
Mentre gonfiavo il petto con gli occhi socchiusi sentii Chad sussurrarmi un ‘scusa’. Impossibile, lo stavo sicuramente immaginando.
Aprii le palpebre e me lo trovai di fronte.
“Per oggi basta così. Ci vediamo domani mattina.”, disse, allontanandosi.
“Già, mi sa che l’hai spremuta abbastanza!”, commentò Mary. Che scema, mi fece sorridere, quella ragazza era sempre pronta a difendermi.
Tornammo tutti a casa, in attesa della giornata cruciale.






Quanto stress che c'è qui nell'ariaaa xD
Innanzitutto abbiamo la prima descrizione fisica di Chad, è un figo, insomma.
Poooi Mary che legge quelle frasi depresse che Federica aveva scritto a Niall la notte dell'incidente.
E infine lo scoraggiamento e la paura per i provini. Domani si parte per la Spagna.
Oh, Spagna? Ma.. chi c'è pure in Spagna in this moment?

Casualità...?
Ahahahah! Tranquille, che farò riincontrare presto i piccioncini :)

Intanto mi sento in dovere di ringraziare le 57 persone che hanno messo la storia tra le preferite **
Vi adoro infinitamente! E adoro ancora di più chi mi onora delle sue recensioni!
Davvero, davvero, davvero, mi fanno davvero piacere *__*

Alla prossima!

 

  
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